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Belgio

di Robert O.J. Van Nuffel - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Belgio

Robert O.J. Van Nuffel

Sin dall'età del Rinascimento musici e pittori vennero dal Belgio in Italia a imparare o a perfezionare il proprio mestiere: molti di loro vi presero stabile dimora. Alcuni, conosciuta l'opera di D., vi trovarono l'ispirazione per la propria produzione. Albert Counson ricorda che i musicisti Josquin des Prés (1490-1521) e Adrien Willaert (?1490-1562) avevano " dedicato a passi di Dante composizioni che non ci sono giunte ". Tra i pittori, Giusto di Gand (o qualche altro fiammingo, discepolo di Melozzo da Forlì) è ritenuto autore di un ritratto di D. conservato oggi nel museo del Louvre. Jean van der Straet - lo Stradano (Bruges 1523-Firenze 1605) - dipinse illustrazioni per la Commedia, un'allegoria rappresentante D., Virgilio e Beatrice e un quadro di Ugolino nella sua torre. Da queste pitture, Galle trasse incisioni che godettero una certa fama se, nel 1813, Artaud de Montor scelse a frontespizio della sua traduzione il ritratto di D. dello Stradano.

Se La Concorde des deux Langages di Jean Lemaire de Belges (1473?-1547?) sostiene le ambizioni italiane di Luigi XII, del quale lo scrittore fu storiografo, questi può essere considerato belga, poiché, nato nello Hainaut, fu uno dei personaggi più notevoli della corte di Margherita d'Austria a Malines. Appunto alla sua protettrice venne dedicata la seconde épitre de l'Amant Veri, nella quale si possono rilevare numerosi raffronti con l'Inferno dantesco.

Nei secoli successivi domina nel B. l'influsso francese: l'amore per D., anzi la semplice conoscenza, sarà l'appanaggio dei soli studiosi: sappiamo che Artaud de Montor ebbe dal bruggese Van Praet preziose indicazioni per i suoi lavori danteschi.

Le lotte risorgimentali, cacciando numerosi fuorusciti sulle vie dell'esilio, fecero approdare nel B. molti Italiani che contribuirono a far meglio conoscere D.: fin dal 1820, l'astronomo Adolphe Quetelet (1796-1874), fondatore dell'osservatorio astronomico, aveva pubblicato sul " Mercure belge " un articolo su Dante. Nel salotto suo, gli esuli incontravano i maggiori esponenti della cultura belga. La contessa de Lalaing, nata Maldeghem, che contava fra i suoi antenati un traduttore del Petrarca, amica di quella casa, volse in francese la Vita di Dante di Cesare Balbo (1846) e diede versioni francesi dei sonetti Ne li occhi porta la mia donna Amore e Tanto gentile e tanto onesta pare (Vita Nuova XXI e XXVI, 1853). Nel 1843 Ernest Buschmann pubblicava una mediocre poesia intitolata Francesca da Rimini (" Revue Belge " XXIV).

Il pittore Edouard De Biefre (1808-1882), allievo di David d'Angers e di Paul Delaroche, allora residente a Parigi, mandò nel 1836 al ‛ salon ' di Bruxelles un quadro di grandi proporzioni: le Comte Ugolin et ses fils dans la tour de Pise, di cui Coomans fece un'incisione riprodotta da L. Alvin nel suo " compte-rendu du salon d'exposition ".

Charles De Coster, l'autore di Thyl Ulenspiegel, evocò in uno dei suoi racconti, ripreso dalla tradizione popolare fiamminga, Smetse Smee, uno " spectacle bien merveilleux ", che non è altro che una descrizione dell'Inferno: se quest'episodio non ha nulla che richiami il poema dantesco, si può tuttavia pensare che fu ispirato dalla lettura della Commedia fatta dallo scrittore negli anni della sua maturazione.

Col rinnovamento letterario che si manifestò nel B. tanto per le lettere francesi che per quelle fiamminghe, intorno al 1880, l'interesse per l'Italia e i suoi poeti andò sempre più allargandosi. D. viene più d'una volta citato negli scritti, nei discorsi, nei carteggi, nei diari degli scrittori della " Jeune Belgique ": nella battagliera rivista, Fernand Severin (1867-1931) pubblicò due poesie, riprese poi nei volumi di versi, La Béatrice (sett. 1891) e La Dame de Grâce (nov. 1893), il cui contenuto rivela un indubbio influsso dantesco. Sappiamo che, fin dal liceo, il futuro professore s'era interessato all'opera di D. (che leggeva allora in traduzione): compose un poema di 416 alessandrini intitolato: L'Enfer. Vision du moine Radulphe, rimasto inedito, in cui si ritrovano interi passi che sono rifacimenti di brani del poema. Avendo imparato la lingua durante il suo esilio inglese (1915-1918), Severin si fece in seguito un tenace divulgatore della Commedia.

Il musicista Paul Gilson (1855-1942), che aveva vinto nel 1888 il Premio di Roma, volle dedicare un oratorio all'episodio di Francesca da Rimini: forse l'argomento gli era stato suggerito dal bibliotecario del Conservatorio, Jules Guilliaume, il quale scriveva la maggior parte dei testi che i concorrenti del celebre concorso di composizione musicale interpretavano in ‛ cantate '. Fu, a ogni modo, su un suo mediocrissimo libretto che Gilson compose l'opera. Sulla " Jeune Belgique " il critico musicale Ernest Closson commentò calorosamente l'esecuzione datane ai ‛ Concerts populaires '; il collaboratore dell'" Art moderne " rimproverava però al compositore l'abuso dei leit-motiv: rimprovero non del tutto immeritato. Bisogna pure riconoscere che i temi erano scelti opportunamente, se uno di questi leit-motiv insiste appunto sull'indissolubilità della coppia Paolo-Francesca.

Fra i poeti più giovani del gruppo della " Jeune Belgique ", Franz Ansel (1874-1937) avrebbe potuto recare un contributo importante alla gloria di D., poiché la maggior parte della sua produzione poetica è ispirata all'Italia: ma sono di poco momento i sonetti Le songeur qui revient, e Sur la grève où Virgile..., delle Muses latines (1924). Questa stessa raccolta contiene La Vision sous les Oliviers recitata in occasione della solenne commemorazione dantesca del 25 gennaio 1920, rievocazione della figura di D. che presenta, accanto alle solite qualità, purtroppo anche gli abituali difetti dello scrittore.

L'inizio del secolo XX vide alcuni studiosi volgere in veste francese o fiamminga il grande poema: nel 1901, padre Haghebaert ne diede a Lovanio una traduzione integrale, sotto il titolo Het Goddelijke Spel, che, riveduta da Rob. Antonissen, venne ripubblicata nel 1947. Ernest de Lamine dedicò molti anni alla preparazione di una sua versione francese: solo le due prime cantiche videro la luce (Parigi 1913-1914): la guerra, poi la morte, interruppero il lavoro.

La seconda guerra mondiale costringendo i Belgi ad avere le proprie edizioni degli autori classici, Robert Vivier presentò un'antologia dantesca (Bruxelles 1944), mentre Pierre Poirier dava un Dante Alighieri. Humain-Surhumain, biografia commentata da testi malamente tradotti (Bruxelles 1945). Poco dopo un giovane studioso, Paul Goddaert, pubblicava un testo francese del De vulgari Eloquentia (Lovanio 1948).

Se gli studiosi s'interessavano sempre più all'opera di D., i saggisti pure gli dedicavano maggiore attenzione. Arnold Goffin (1863-1934) diede, nelle sue Poussières du Chemin (Bruxelles 1923), una serie di appunti su D., che aveva per altro commentato sulla rivista " Le Flambeau " (luglio 1920). Il centenario del 1921, dando luogo a una serie di manifestazioni, tra altre numerose conferenze e sedute accademiche, offerse opportunità ad alcune personalità di primo piano di recare il loro contributo a una più ampia conoscenza e a un miglior apprezzamento dello scrittore italiano. Non è il caso di citare tutti gli articoli apparsi tra il 1920 e il 1922: basti rilevare i nomi del cardinale Mercier, di Ernest Verlant, di Paul Errera, per la parte francofona, di August Vermeylen e di Julius Persijn, per la parte fiamminga.

Il grande poeta di lingua neerlandese, Karel Vande Woestijne (1878-1929) lesse, nella seduta dedicata a D. dalla Regia Accademia di Lingua e Letteratura fiamminghe, la sua poesia Ontmoeting met Dante (" Incontro con D. "), che, ritoccata, venne ripresa nell'Opera omnia; da parte sua, padre Hilarion Thans lesse il suo Dante nella prima seduta organizzata dal comitato fiammingo per le onoranze dantesche: figura oggi nella raccolta Verloren stroom (" Fiume perduto ").

Il culto per D. diventava sempre più fervido: nuove traduzioni e scritti di Robert Vivier (1951, 1954, 1960), studi molto impegnativi di Roger Dragonetti (1961 e 1966), saggi minuziosi di Yolande Alaerts (1954) e Jean Constant (1962) fissarono l'attenzione su punti specifici dell'opera dantesca. Nella parte fiamminga del B. Clement Daenen studiò i rapporti di D. con le Fiandre (1926), mentre in un lavoro di letteratura comparata, paragonò D. e Henriette Roland Holst-Vander Schalck (1930). I lavori sintetici del canonico De Beer (De onsterfelijke Dante, " l'Immortale D. ", Lovanio 1955) e di padre Van Mierlo (De Divina Commedia, Turnhout 1942 e 1946) sono scritti divulgativi ai quali occorre muovere seri appunti.

Nel 1929 il pittore liegese Armand Jamar (1870-1946) si recò a Bruges con l'intenzione di rinnovare la propria ispirazione: incontrò il medico Louis de Winter che gli suggerì nuove tematiche, e fra queste, un'illustrazione della Commedia. L'artista accettò il suggerimento con entusiasmo. Diede un'ingente serie d'interpretazioni pittoriche di episodi danteschi, rimaste a tutt'oggi proprietà privata degli eredi del mecenate bruggese, che egli aveva però rivelate al pubblico in mostre antologiche (Bruges 1947-1948, Anversa, Gand, Charleroi, Bruxelles 1965).

Nell'anno centenario, appunto in occasione della mostra Jamar tenutasi a Charleroi, lo scultore Darville fece un medaglione in terracotta, riproducente il profilo del poeta. Non è forse inopportuno ricordare che il castello di Attre possiede una statua in bronzo di D. poco nota, opera del francese Carrier-Belleuse (1824-1887).

Il musicista Norbert Rosseau che, nei suoi giovani anni, percorse l'Italia un po' da fanciullo prodigio, studiò in seguito all'Accademia di Santa Cecilia di Roma: ebbe agio di conoscere a fondo l'anima italiana. Dell'Inferno musicò i tre primi canti; la sua opera è tuttora inedita.

Anche gli scrittori presero da D. l'avvio per nuove opere: non è il caso d'insistere sui versi di circostanza di Victor Kinon (1873-1953), La colère de Dante (1921), né sul sonetto di Albert Giraud (1860-1929), Le rive de Dante (1919). Mediocri e incompiute le poesie di Léon Kochnitzky (1892-1965), che fece a Bruxelles una serie di lecturae Dantis (1925) e si sforzò di diffondere sempre più, nel suo paese natio, la conoscenza della Commedia. Importante, invece, tanto per la sua originalità che per il suo significato poetico, il trittico di Robert Vivier (1894): Nel mezzo del cammin: Un soir du temps, La chanson du Léthé, Le dur retour, della raccolta Chronos rêve (1959).

I letterati fiamminghi sentirono anche il fascino di D.: Albe (pseudonimo di Albert Joostens) ha dato una mirabile traduzione delle Rime per la donna Pietra (Bruxelles 1966).

Ma colui che prese da D. lo spunto più efficace per la propria produzione fu il bruggese Hugo Claus (1929): nutriva la speranza di dare un commento poetico personale alla Commedia. Capì presto però che le sue forze non avrebbero retto al compito: nel 1962 affidava a Karel Jonckheere, che le pubblicò in un'antologia di inediti - Uit het nest geroofd (" Rubate dal nido ") - le sue Nove poesie marginali all'Inferno, Canto XIII, riprese poi nelle poesie complete (Gedichten,1966): si tratta d'interpretazioni originali e seducenti. In uno studio perspicace, Jean Weisgerber ha mostrato come il romanzo di Claus, De Verwondering (" L'Ammirazione ", 1962) trovi la sua origine, nonché parte della sua tematica, nell'Inferno e nel Purgatorio, anche se il poeta italiano viene interpretato ‛ alla rovescia ', nel senso demoniaco: la Commedia serve in questo racconto di riferimento più che altro al suo senso allegorico.

Citeremo ancora alcune poesie di scrittori fiamminghi, ispirate all'amore di D. per Beatrice: Dante tot Beatrice, di Urbain Van de Voorde (1951), Beatrice's groet (" Il saluto di Beatrice "), di Raoul Claeys, e Dante en Beatrice (" D. e Beatrice "), di Rik Vandermoere.

Certo la diffusione di D. nel B. venne molto tardi: ormai tuttavia il suo culto è saldamente professato anche in questo paese. Ne sono buona testimonianza i numeri unici delle riviste pubblicati in occasione del VII centenario: Lettres romanes, Marche romane, Bulletin de l'Académie Royale de Langue et de Littérature françaises.

Bibl. - A. Counson, D. en Belgique, in " Giorn. d. " XIV (1906) 135-142; J. Persijn, D. in de Nederlandsche Letterkunde voor het huidige zesde eeuwfeest, in Gedenkdagen, I, Bruxelles 1925, 86-135; Robert O.J. Van Nuffel, Dante nel B., Alcamo 1957 (Lectura Dantis Siciliana); Id., Dante nel B. dal 1921 ad oggi, in D. nel mondo, Firenze 1965, 19-62; Id., Fernand Severin et D., in " Bulletin de l'Académie Royale de Langue et de Littérature françaises " IV (1965) 357-378; Id., Léon Kochnitzky e D., in " Convivium " XXXIV (1966) 334-344; Id., Dante 700 jaar (Catalogo della mostra dantesca organizzata dall'Università di Gand), Gand 1965; J. Weisgerber, Hugo Claus: Devotissimus et doctissimus doctor, Literair Lustrum, Amsterdam 1967, 119-140.

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belgico bèlgico agg. [dal lat. Belgĭcus] (pl. m. -ci). – Del Belgio, dei Belgi; è forma meno com. di belga.
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