BELGIO
(VI, p. 505; App. I, p. 251; II, I, p. 372; III, I, p. 214; IV, I, p. 241)
Il B. (30.518 km2) non ha ancora raggiunto i 10 milioni di abitanti (9.875.717, secondo una stima del 1988, per una densità di 324 ab. per km2). In effetti, nell'ultimo decennio si è avuto un aumento di sole 100.000 persone, corrispondente a un tasso d'incremento annuo veramente esiguo (1‰ circa). L'indice di natalità, già basso nel 1974 (specialmente in Vallonia e complessivamente pari al 13‰), è ulteriormente diminuito (nel 1987, 11,9‰), e solo la parallela diminuzione del tasso di mortalità (dal 12‰ all'11,3‰ nello stesso periodo) ha evitato al B. la crescita zero. Le correnti d'immigrazione sono praticamente cessate, ma la percentuale degli immigrati rimane comunque elevata (9% della popolazione totale).
Il 5 agosto 1988 si è concluso l'iter parlamentare che ha trasformato il B. in un paese federale costituito da Fiandra, Vallonia e regione di Bruxelles (v. oltre, Storia).
In sostanza, questa sofferta decisione segna il fallimento della politica tesa ad appianare la radicata, ed evidentemente insanabile, rivalità tra Fiamminghi e Valloni. Poiché a nulla sono valse misure come la delimitazione delle frontiere linguistiche e la creazione di comuni a statuto speciale, la divisione federale sancisce la frattura definitiva fra le due etnie.
Condizioni economiche. - Grosse novità registra anche l'economia belga, che ha risentito della crisi mondiale degli anni Settanta e primi anni Ottanta, con conseguenze particolarmente negative nel settore industriale e positive nel settore terziario. In agricoltura, invece, l'evoluzione ha seguito vie abbastanza prevedibili. In fatto di utilizzazione del suolo si osservano, rispetto al decennio precedente, il deciso incremento delle aree forestali (dal 19,7% al 21,0%), la contrazione delle aree a prato e pascolo (dal 24,4% al 21,3%) e una riduzione della superficie coltivabile (dal 27,6% al 24,0%). In aumento la porzione di territorio costituita da terreni incolti o improduttivi (33,4%).
Le colture cerealicole occupano il 45% dell'area coltivabile; in aumento sono le produzioni di frumento (11 milioni di q) e di orzo (7,5 milioni di q), in forte diminuzione quelle degli altri cereali. Tra le colture industriali, sempre notevoli la barbabietola da zucchero (56 milioni di q) e il tabacco (19.000 q). Tra le colture orticole, in aumento solo la produzione dei pomodori (1,4 milioni di q). Nella frutticoltura diminuisce la produzione delle mele (2,4 milioni di q) a vantaggio di quella delle pere (820.000 q) e dell'uva da tavola. Ulteriormente potenziato, malgrado la riduzione dei prati e dei pascoli e grazie all'importazione di mangimi, l'allevamento bovino (3,1 milioni di capi) e suino (5,8 milioni), mentre è in forte contrazione (addirittura del 40%) quello equino, che pure si distingueva un tempo per i famosi cavalli da tiro del Brabante. La produzione ittica è stata nel 1987 di 40.374 t, sbarcate nei porti di Ostenda, Zeebrugge e Nieuwpoort.
Il settore secondario occupa una percentuale di popolazione at tiva solo di poco superiore, ormai, a quella degli 'agricoli' (un tempo) Paesi Bassi, come ultima testimonianza di una specializzazione industriale − rispetto al paese vicino − che oggi non esiste più. Questo è il risultato non solo del processo di industrializzazione dei Paesi Bassi ma anche della profonda trasformazione dell'economia belga, come risposta alla crisi che ha colpito soprattutto quelli che erano i pilastri dell'economia del paese: il carbone e la siderurgia. La conseguenza più dolorosa della ristrutturazione industriale è stato il forte aumento della disoccupazione (il 12,5% nel 1988), che colpisce soprattutto la Vallonia, area di antica industrializzazione incentrata sulla siderurgia e quindi con strutture obsolete e con bassa produttività relativa.
La produzione carbonifera del B., già drasticamente ridotta dai 27 milioni di t del 1958 agli 8 milioni di t del 1974, nel 1987 ha superato di poco i 4,3 milioni di t, estratte per lo più dai giacimenti della Campine e di Charleroi-Namur. Il deciso incremento della produzione di gas naturale (73 milioni di m3 nel 1986) e il potenziamento delle centrali nucleari hanno contribuito a modificare notevolmente il bilancio energetico del paese. La produzione di energia elettrica (62 miliardi di kWh nel 1987) è fornita per il 72,3% dalle centrali termoelettriche, per il 26,4% da quelle nucleari e per l'1,3% dalle centrali idroelettriche.
Nonostante la crisi che ha investito il settore, e pur dipendendo quasi completamente dai minerali di ferro d'importazione, il B. rimane un buon produttore d'acciaio (9,7 milioni di t). Addirittura in aumento è la lavorazione dei metalli non ferrosi (d'importazione).
Nel settore chimico e petrolchimico è sempre alta la produzione di ammoniaca sintetica (270.000 t) e di caucciù sintetico; ridotte, invece, rispetto al decennio precedente, le produzioni di acido solforico (2 milioni di t) e di fertilizzanti azotati (800.000 t).
Sempre competitivo, nonostante la forte concorrenza internazionale, è il settore tessile (lana: 87.000 t di filato, 36.000 di tessuto; cotone: 46.000 t di filato, 50.000 di tessuto; lino, che resta il vanto della Fiandra, 7600 t).
L'effetto più importante della ristrutturazione economica è il forte predominio raggiunto dal settore terziario, che occupa ormai il 66% della popolazione attiva, rispetto al settore secondario, che è sceso al 31%. Favorito dalla posizione centrale e dallo sviluppo dei grandi porti di Anversa, Gand e Bruges-Zeebrugge (flotta mercantile di 344 navi per una stazza lorda complessiva di 2,4 milioni di t), che competono, spesso con successo, con i vicini porti olandesi, percorso da una fitta e continuamente potenziata rete di vie navigabili (quasi 2000 km), di ferrovie (3618 km) e di strade (128.000 km, di cui 1500 di autostrade), il B. rappresenta, insieme con i Paesi Bassi, un'importante regione di smistamento del traffico commerciale diretto ai paesi della CEE da ogni parte del mondo. Anche il traffico aereo è in continuo aumento: oltre 5,9 miliardi di passeggeri/km, realizzati in gran parte dall'aeroporto di Bruxelles.
Politica economica e finanziaria. - Dopo gli ampi squilibri che hanno caratterizzato i primi anni Ottanta, la situazione economica del B. ha evidenziato un sensibile miglioramento.
All'inizio di questo decennio in B. la perdita di competitività delle imprese, la disoccupazione e il disavanzo del settore pubblico si alimentavano a vicenda. Il forte aumento del disavanzo statale e di quello commerciale nel 1980-81 ha posto in evidenza la necessità di un drastico mutamento d'impostazione della politica economica. La risposta delle autorità è consistita, dapprima, in un maggior trasferimento di risorse dalle famiglie alle imprese e, successivamente, verso il settore pubblico. A questo fine sono stati temporaneamente abbandonati due elementi che avevano fino ad allora contraddistinto la politica economica belga: da un lato la stabilità del tasso di cambio rispetto alle valute europee, dall'altro l'indicizzazione dei salari.
Per restituire competitività alle imprese, nel febbraio del 1982, il franco belga è stato svalutato dell'8,5% rispetto alle altre valute dello SME, a eccezione del franco lussemburghese e della corona danese. Successivamente, le autorità sono tornate all'obiettivo della stabilità del cambio.
Per quanto riguarda i salari, sono stati ridotti gli effetti dei meccanismi di indicizzazione. In particolare, i salari reali sono rimasti congelati fino al 1986, mentre una "norma di competitività" ha autorizzato il governo a intervenire nella determinazione dei salari qualora questi fossero risultati superiori a quelli dei principali partners commerciali. La moderazione salariale è stata accompagnata da provvedimenti volti a rendere più flessibile il mercato del lavoro e a facilitare il reinserimento dei disoccupati. Sono state inoltre introdotte misure per canalizzare il risparmio privato verso le imprese e sviluppare il capitale di rischio.
Per quanto riguarda il riequilibrio della finanza pubblica, nel triennio 1984-86 è stato effettuato un prelievo straordinario sui salari pari al 2% annuo. Nel maggio del 1986, un nuovo piano di risanamento ha ridotto o soppresso alcune spese che in precedenza erano a carico dello stato. Questi due provvedimenti hanno comportato un trasferimento di risorse verso il settore pubblico dell'ordine di 400 miliardi di franchi (pari a circa il 9% del PIL del 1984) e ridotto il disavanzo pubblico in rapporto al PIL da oltre l'11% nel 1983 al 7% nel 1987-88.
Queste misure, assieme al miglioramento delle ragioni di scambio, hanno fatto sì che, dopo anni di stagnazione, dal 1986 la crescita dell'economia belga sia tornata su livelli non lontani da quelli dei principali paesi europei. Il tasso di disoccupazione, dopo aver toccato un massimo del 13% nel 1983-84, è iniziato a scendere dal 1985. A partire dallo stesso anno, inoltre, la bilancia dei pagamenti di parte corrente, dopo otto anni di continui disavanzi, è tornata in attivo. L'avanzo corrente è cresciuto rapidamente, passando dai 700 milioni di dollari nel 1985 a oltre 3 miliardi annui nel successivo triennio.
La riduzione del disavanzo pubblico, in presenza di un ampio avanzo di parte corrente, ha inoltre consentito una gestione più flessibile della politica monetaria. Nel periodo 1986-88 l'aumento dei prezzi al consumo è risultato inferiore al 2% annuo.
Nel 1989 e 1990, in un quadro di politica economica coerente con quello anteriore, il B. ha realizzato buoni risultati: il rapporto fra disavanzo pubblico e PIL si è ridotto; la domanda interna ha continuato a crescere e il saldo corrente è rimasto in attivo. La disoccupazione è ulteriormente diminuita.
Storia. - Lo scenario politico belga non è sostanzialmente mutato negli ultimi quindici anni, se si considera che i cristiano-sociali (al governo dal secondo dopoguerra tranne una breve interruzione fra il 1954 e il 1958) hanno conservato le redini dell'esecutivo, alternando alleanze di centro-destra e centro-sinistra con i liberali o i socialisti.
Nel marzo 1977 il governo guidato da L. Tindemans si trovò in minoranza quando il Rassemblement wallon (da cui nel 1976 si era separata l'ala liberale per dare vita, insieme al Parti de la liberté et du progrès, al nuovo Parti des réformes et de la liberté en Wallonie) abbandonò i partners della coalizione governativa per la mancata attuazione del progetto di regionalizzazione del 1970.
Le elezioni politiche anticipate, che si tennero nell'aprile, registrarono un rafforzamento dei due partiti cristiano-sociali (fiammingo e vallone) e dei socialisti, e un calo dei raggruppamenti linguistici (Front démocratique francophone e Volksunie). Tindemans formò allora un nuovo governo di ampia coalizione (cristiano-sociali, socialisti, partiti linguistici vallone e fiammingo) sulla base di un programma economico di rilancio dell'occupazione e della produzione, e di un progetto di riforma dello stato in senso federale, che prevedeva un'ampia autonomia amministrativa, economica e culturale per le due comunità − fiamminga e vallona − e le tre regioni, Fiandre, Vallonia e zona di Bruxelles. Il progetto governativo trasferiva alle comunità la competenza per i settori dell'istruzione, della cultura, dell'assistenza e della sanità, e alle regioni la competenza per i settori economici, mentre allo stato rimanevano gli esteri, la difesa, le finanze, il commercio estero e la politica monetaria. Sia le regioni che le due comunità sarebbero state dotate, sempre secondo il piano governativo, di propri organi rappresentativi ed esecutivi eletti a suffragio universale.
Ma i dissensi sorti in seno al Parlamento, specialmente da parte dei cristiano-sociali fiamminghi, sulla costituzionalità del piano, ne impedirono il varo legislativo, mentre nell'ottobre 1978 il dimissionario Tindemans veniva sostituito, fino alle successive elezioni politiche anticipate del dicembre 1978, dal collega di partito P. Van Den Boeynants.
I risultati elettorali non modificarono tuttavia i rapporti di forze precedenti − se non per un ulteriore calo della Volksunie − mantenendo pertanto inalterata la situazione. Solo nell'aprile del 1979, dopo 108 giorni di negoziati, si addivenne perciò alla formazione di un nuovo governo di coalizione (fra i due partiti cristiano-sociali, i due partiti socialisti e il Fronte democratico dei francofoni, di Bruxelles) guidato dal leader dei cristiano-sociali fiamminghi, W. Martens.
Neanche questa volta, però, la questione etnica venne risolta definitivamente. Nei due anni successivi, infatti, già instabili a causa della grave crisi economica che aveva investito l'industria tessile e siderurgica e che aveva colpito soprattutto la Vallonia, il progetto di riforma presentato dal governo si scontrò con l'opposizione del Consiglio di Stato − che lo giudicò incostituzionale −, mentre a più riprese fra il 1979 e il 1980 tornarono ad affacciarsi le tensioni etniche tra fiamminghi e valloni. Nell'agosto del 1980 fu approvato lo statuto di autonomia per le Fiandre e la Vallonia. Tale primo risultato, che lasciava in sospeso la sistemazione di Bruxelles (situata in territorio fiammingo con una popolazione di francofoni pari all'85%), provocò contrasti tra le forze politiche (il Fronte democratico francofono uscì dal governo, Martens fu costretto a dimettersi e nel maggio 1980 formò un nuovo gabinetto di coalizione con i socialisti e i liberali).
Il quadro politico continuò tuttavia a essere caratterizzato da aspre divergenze anche in seno alla compagine governativa, soprattutto in materia di politica economica. I socialisti, maggioritari in Vallonia, chiedevano infatti una politica di sostegno alla produzione e all'occupazione, mentre i cristiano-sociali, maggioritari nelle Fiandre, sostenevano una scelta economica di austerità. Lo scontro fra i due partiti portò alla crisi del governo Martens (marzo 1981), alla sostituzione di questi con il compagno di partito M. Eyskens, e, dopo appena cinque mesi, alle elezioni anticipate nel novembre 1981. Le elezioni registrarono un grave calo dei cristiano-sociali, un notevole aumento dei liberali e una sostanziale tenuta dei socialisti. L'affermazione liberale portò alla formazione di un nuovo gabinetto Martens di centro-destra (cristiano-sociali e liberali) con l'esclusione dei socialisti.
Il governo, ottenuti dal Parlamento poteri speciali d'intervento in materia economica (febbraio 1982), avviò un programma di stabilizzazione economica e monetaria (svalutazione della moneta pari all'8,5%, congelamento dei salari e dei prezzi, aumenti dell'imposizione fiscale, tagli alla spesa pubblica), duramente contestato dai socialisti.
Nonostante gli episodi di protesta sociale e le forti resistenze sindacali a tali misure, il governo mantenne una linea economica di austerità grazie anche al rinnovo da parte del Parlamento, nel luglio 1983, dei poteri speciali (e successivamente sostituiti, nel giugno 1984, da un programma triennale di austerità votato dal Parlamento).
Confermato alle successive elezioni politiche anticipate dell'ottobre 1985 − anche grazie ai primi risultati positivi della politica economica perseguita negli anni precedenti −, il governo Martens si trovò ad affrontare l'escalation di un terrorismo di sinistra guidato dalle Cellule Comuniste Combattenti (CCC): legato alla RAF tedesca, questo gruppo attuò, fra la fine del 1984 e i primi mesi del 1986, una serie di attentati dinamitardi contro basi NATO e sedi dei partiti di centro-destra. Con l'arresto del gruppo dirigente delle CCC (1986), il fenomeno del terrorismo parve debellato, almeno fino al sequestro, nel gennaio 1989, dell'ex-primo ministro P. Van Den Boeynants, a opera delle Brigades socialistes révolutionnaires (il rilascio avvenne nel febbraio dopo il pagamento, da parte della famiglia, di una forte somma di riscatto).
Nell'ottobre 1987, di fronte all'impossibilità di risolvere la disputa etnica che riguardava l'amministrazione del comune francofono di Les Fourons (che dagli anni Sessanta era stato inserito nel distretto fiammingo di Limburg), si giunse alle dimissioni di Martens e alle elezioni anticipate (dicembre), i cui risultati (calo dei cristiano-sociali fiamminghi e netto aumento dei socialisti) portarono alla formazione di un nuovo gabinetto di coalizione guidato da Martens e aperto al Volksunie e ai socialisti. Nell'agosto 1988 è stata approvata dai due rami del Parlamento la prima fase della riforma costituzionale tesa a realizzare il progetto di trasformazione dello stato in senso federale (v. sopra). Nel gennaio 1989 è stata approvata una seconda riforma costituzionale che prevede il trasferimento delle risorse finanziarie dalle autorità centrali a quelle regionali, con un meccanismo correttivo del divario tra la più povera Vallonia e le più sviluppate Fiandre nella forma di un'equiparazione tra i fondi attribuiti alle tre regioni. Nel marzo 1990 il rifiuto del re, motivato da convinzioni religiose, di apporre la sua firma alla legge approvata dal Parlamento sull'interruzione volontaria di gravidanza, ha aperto una crisi costituzionale, risoltasi con la sospensione per un giorno (4 aprile) dello stesso sovrano dalle sue funzioni e l'assunzione di queste da parte del Parlamento.
Bibl.: Conflict and coexistence in Belgium. The dynamics of a culturally divided society, a cura di A. Lijphart, Berkeley 1980; F. Delpérée, Chronique de crise: 1977-1982, Bruxelles 1983; J. Happar, Au nom de la liberté, Liegi 1984; J. Fitzmaurice, The politics of Belgium. Crisis & compromise in a plural society, Londra 1988.
Letteratura fiamminga. - Il clima turbolento degli anni Sessanta si è manifestato in letteratura con una pletora di piccole riviste, una più aggressiva dell'altra. Si è assistito a una polarizzazione fra un'idea di letteratura come impegno politico, ideologico e sociale e un'estetica mirata all'autonomia dell'opera d'arte. Le piccole riviste non hanno prodotto grandi nomi, ma hanno innescato nuove tendenze, il nuovo realismo in poesia e la scrittura-riflessione in prosa. Questa ha avuto il sopravvento, mentre, rispetto al decennio precedente, la poesia ha svolto un ruolo secondario.
Poesia. - Due poeti hanno raggiunto una vasta popolarità: A. van Wilderode e H. de Coninck. Il primo, che ha esordito nel 1943, s'inscrive nella linea tradizionale: dopo la guerra aveva lanciato un messaggio che sosteneva una sintesi fra sapienza greca e carità cristiana (Najaar van Hellas, 1947, "Autunno dell'Ellade").
Senza spingersi oltre sulla via della poesia filosofica, ha creato una poesia limpida e comunicativa, che pone il destino dell'uomo fra fragilità ed eternità, nel mezzo di paesaggi fiamminghi e mediterranei delicati e sottilmente melanconici (Dorp zonder ouders, 1978, "Paese senza avi"; De overoever, 1981, "La riva dell'aldilà"); traduttore dell'intera opera di Virgilio, è insieme rinnovatore della poesia di attualità, di circostanza, di lotta. Nell'ambito tradizionale sono da menzionare H. van Herreweghen, Chr. D'Haen, L. Rens, W. Haesaert, Gwij Mandelinck, A. van Assche, che non sono però insensibili alle contemporanee ricerche di nuovi linguaggi.
L'altro poeta in voga, H. de Coninck, si lega al nuovo realismo, che fu fra i primi a far trionfare con De lenige liefde (1969, "L'amore lieve"). Le prime avvisaglie di questo movimento si colgono nella rivista Ruimten ("Spazi", 1961-73) e fu poi sostenuto da altre come Yang (1963-), Kreatief (1966-) e Revolver (1968-). Esso ha origine dalla pop art americana, dal nuovo realismo nelle arti plastiche e dal clima di contestazione degli anni Sessanta.
Sprezzando lo sperimentalismo, questo movimento si volge alla realtà quotidiana vista con occhio stupito ed espressa con un linguaggio accessibile sebbene non privo di attrattiva poetica, nel tentativo di gettare un ponte verso il lettore nella società. Alcuni poeti, come St. van den Bremt, passano all'impegno politico o, come E. van Vliet, all'impegno umanistico; invece R. Jooris riduce parole e cose all'essenziale, mentre P. Lasoen non può rinunciare a un pizzico di fantasia. Quanto a de Coninck, di natura tenera e malinconica, si distanzia dai suoi sentimenti e dai suoi problemi con un tono faceto e un parlare stilizzato, che cerca la parola inattesa, ben situata. È curioso come le sue opere, pur mirando alla riabilitazione della realtà, finiscano per costruire, grazie a una versificazione che non appare certo raffinata, una realtà propria. In Met een klank van hobo (1980, "Al suono dell'oboe") e De hectaren van het geheugen (1985, "Gli ettari della memoria") l'emozione è a stento trattenuta.
Al suo apogeo, verso il 1975, il nuovo realismo è attaccato da una tendenza opposta, il neo-sperimentalismo: la rivincita della poetica fondata sui dati linguistici e sul carattere esplorativo della poesia è sostenuta dalle riviste Morgen (1967-72, "Domani") e Impuls ("Impulso", 1969-79, manifesto lanciato nel 1975) ed è rappresentata, fra gli altri, da L. van den Brande, L. Nolens, D. Christiaens, R. de Neef, A. Reniers, W. Adams, M. Bartosik e dal poeta della metafora e accanito teorico antirealista H. Speliers. All'estremo dell'avanguardia, la poesia concreta, visiva o uditiva, perde la sua capacità di attrazione dopo la chiusura della rivista De Tafelronde ("La tavola rotonda") e la morte (1982) del suo animatore, P. de Vree. Invece si fa largo una corrente neo-romantica, dapprima con gli esteti dandy N. van Bruggen, P. Conrad, H. Fl. Jespers, poi con alcuni giovani colpiti dalla nostalgia sprigionata dal clima di fallimento seguito al soprassalto rivoluzionario del 1968: i primi coltivano uno spirito decadente e uno stile manierato, gli altri fuggono la realtà nell'assoluto, nel sogno, nell'io e si compiacciono della tenerezza, della tristezza, dell'inaccessibile, come J. T'Hooft, L. Gruwez, E. Verpale. Negli anni Ottanta il neo-romanticismo non tenta più gli esordi, assai notevoli, di St. Hertmans, E. Spinoy e Ch. Ducal, rappresentanti della nuova leva.
Prosa. - Abbondante, ricca di molteplici aspetti e brillanti realizzazioni, la prosa domina tutta la produzione letteraria, compresi saggistica e teatro. Negli anni Sessanta appare in movimento, tra dizionale nella forma ma non nella mentalità con M. Rosseels e J. Geeraerts, sperimentale con H. Claus, G. Gils, C. C. Krijgelmans, M. van Maele, L. Stassaert. Al formalismo linguistico si appellano I. Michiels e M. Insingel, adepto altresì della poesia concreta. Michiels si abbandona a prolungati riti di purificazione interna, nel corso dei quali critica, distrugge e ricrea il materiale linguistico in In den beginne was het woord (1963-79, "Al principio era il verbo", 5 volumi), ciclo di grande levatura, animato tanto dalla 'parola motrice' quanto da traumi personali e dall'impatto di un periodo agitato da guerre, violenze, scacchi, delusioni. Un nuovo ciclo in 10 vol., apparentemente più interiorizzato, ha preso l'avvio col titolo complessivo di Journal brut (1983-).
La scrittura-riflessione di 'testi', sostenuta dal gruppo raccolto nella rivista Komma (1965-70, "Virgola"), prova, non meno di Michiels, che il romanzo fiammingo partecipa ai cambiamenti profondi avviati da Joyce, Kafka, Beckett e dal nouveau roman francese. Questi autori condividono il rifiuto della trama, del personaggio, del tempo cronologico, del pensiero e della scrittura continui, del rispetto dei generi. Appassionati dell''io' autobiografico, si concentrano sul momento creatore che deve loro impedire d'irrigidirsi: ciò che è importante è salvaguardare la piena libertà, parola magica di un'epoca intera. Il linguaggio infine crea la realtà dello scrittore. R. Gysen, morto precocemente, è rimasto il più intransigente. W. Roggeman, filosofo e musicista jazz, affascinato da Nietzsche, Benn e Valéry, per il quale l'arte combatte "il sudiciume nichilista dell'esistenza in un momento di trascendenza formale", è autore di Opus finitum, terminato nel 1976, comprendente 30 vol. fra romanzi, poemi, diari , saggi, critiche (ne sono stati pubblicati 21). P. de Wispelaere, critico eminente, è il romanziere dell'ambivalenza totale e, come M. Leiris, di una letteratura autobiografica di rischio: i suoi racconti, assai ben strutturati, sono riusciti a conciliare scrittura e vita, poli rimasti a lungo opposti. Vivere è scrivere, scrivere è vivere per C. van de Berge, in cui le modulazioni interiori e la poetizzazione della prosa sfociano nello sciamanismo, e per D. Robberechts, un isolato volontario, che per due volte si costruisce una città, Avignone e Praga, a propria immagine e conduce un accurato studio del testo nella rivista Tijdschrift ("Scrittura nel tempo", 1977-). In W. van den Broeck, strambo e talvolta folcloristico, il problema del reale, caro a tutti gli scrittori della scrittura-riflessione, diviene un luogo comune; il suo apporto personale sta nella ricerca dell'io, intrapresa insieme alla ricerca delle radici genealogiche.
La ricerca delle proprie radici è un tema frequente negli anni Settanta e Ottanta. Accostarsi a un passato vicino o lontano, o in spirito di rivolta (L. Pleysier, Gr. Seghers), o in una prospettiva di riconciliazione (Alstein, E. Aerts, rappresentanti della 'generazione tranquilla'), offre allo scrittore l'occasione di definire la sua identità e il suo ruolo nel presente. I numerosi tentativi raggiungono il culmine con De vermaledijde vaders (1985, "I padri maledetti") di M. van Paemel, scrittrice che supera gli slogan femministi dell'epoca e che sembra portare a realizzazione le idee letterarie sostenute da Komma; in questo grande romanzo, duro nei confronti dei signori e padroni, responsabili di calamità storiche, e insieme delle madri, troppo disposte al ruolo di vittime, s'intravvede però anche la possibilità di relazioni future più umane fra le donne liberate e i padri, gli sposi, i figli.
Il romanzo tradizionale, che racconta, descrive, evade e accetta i limiti naturali del linguaggio, mantiene le sue posizioni con H. Lampo, W. Ruyslinck, J. Geeraerts, convertito al romanzo poliziesco. W. Spillebeen si è unito a loro con un libro di grande classe, Cortés of de val (1987, "Cortés o la caduta"). H. Claus, il più proteiforme degli scrittori fiamminghi, si è accostato a questo genere con Het verdriet van België (1983, "Il dolore dei Belgi"), che ha fatto scalpore con l'appoggio invero di un'enorme campagna pubblicitaria, fino ad allora mai usata e fatto nuovo nella lotta della letteratura contro i mass media. È insieme un romanzo d'iniziazione, genealogico e sociale, e un campionario della sua scrittura, piena di artifici.
Verso il 1985, nel mezzo della crisi del libro e dei crolli nel mondo editoriale, si assiste alla fragorosa entrata in scena di H. Brusselmans e T. Lanoye, che non cessano di divertire e di provocare. Fra gli altri nuovi scrittori, particolarmente numerosi, meritano attenzione St. Hertmans, H. Portocarero, D. van Babylon e K. Hemmerechts.
Bibl.: Per la poesia: R. van de Perre, Er is nog olie in de lamp der taal, Beveren 1982; H. Brems, De poëzie in Vlaanderen na 1916, in Culturele geschiedenis van Vlaanderen, vol. 6, Deurne 1983. Per la prosa: H. Bousset, Grenzen verleggen. De Vlaamse prozaliteratuur 1970-1986, i, Trends, Anversa 1988; Geboekstaafd. Vlaamse prozaschrijvers na 1945, a cura di M. Janssen, M. de Sterck, L. Lannoy, Lovanio 1988. Inoltre: Jaarboek Vlaamse literatuur, Brussel 1985-; Vlaams Leesboek. Poëzie, proza en literair essay tussen 1932 en 1986, a cura di J. Deleu, A. M. Musschoot, Tielt 1986.
Letteratura di lingua francese. - Dopo la seconda guerra mondiale il romanzo belga si diversifica talmente che diviene impossibile enumerarne tutte le tendenze: si nota un ritorno al romanzo regionalista con J.-P. Otte, G. Deblander, H. Juin, R. Hénoumont; la società borghese trova in A. Ayguesparse e D. Gillès pittori minuziosi o aspri detrattori; il genere fantastico si prolunga con Th. Owen, M. Thiry, G. Prevot, J. Muno, J.-B. Baronian, G. Vaes; il Nouveau Roman invece influenza D. Rolin, autore fra l'altro di For intérieur (1962) e di Gâteau des morts (1982), J.-G. Linze (La conquête de Prague, 1965), B. Beck, E. Savitzkaya e anche i primi libri di P. Mertens. Ma parallelamente all'affermarsi delle preoccupazioni politiche e dell'ambizione a essere 'testimone del proprio tempo' si riscontra in Mertens un progressivo ritorno a una composizione più lineare (Terre d'asile, 1978; Les éblouissements, 1987).
Nel contempo molti scrittori restano fedeli al romanzo psicologico di costruzione classica: G. Thinès, Ch. Bertin, F. Mallet-Joris, S. d'Otremont, F. Walder, H. Bauchau. La rivolta esistenziale attinge, nella scrittura barbara, panica, spesso provocante di M. Moreau e di G. Compère, una dimensione veramente mitica. C. Detrez (1937-85) tenta di conciliare il proprio impegno politico e il proprio cristianesimo con le esigenze della sensualità in un'opera allucinata (L'herbe à brûler, 1978), mentre M. Frère, L. Dubrau, J. Henrard e altri esplorano il cuore umano con lucidità o delicatezza. Non vanno dimenticati altresì quegli scrittori che si sono lasciati tentare da altri orizzonti: H. Cornelus, J.-A. Lacour, A. Curvers, Ch. Paron. Dal 1970 si è andata affermando una nuova generazione di romanzieri come F. Dannemark, T. Barboni, P. Emond, B. Gheur, F. Lalande, J.-C. Pirotte e molti altri. Ma il più grande scrittore belga contemporaneo, il più celebre e il più venduto rimane G. Simenon (1903-1989).
Nel campo della poesia, dopo la generazione de La jeune Belgique e de La Wallonie, si assiste allo sgretolamento delle grandi correnti tradizionali e alla moltiplicazione dei cenacoli e dei gruppi. Vedono la luce nuove riviste come Résurrection, Le disque vert, Correspondance, La renaissance d'Occident, Le journal des poètes. Il surrealismo è rappresentato dal Groupe de Bruxelles (P. Nougé, M. Lecomte, L. Scutenaire, Mesens) e dal Groupe du Hainaut, animato da A. Chavée e F. Dumont. Un'intera generazione di poeti è segnata dal surrealismo: J. de Bosschère, R. Guiette, E. de Hauleville, P. Neuhuys, E. Moerman e soprattutto H. Michaux (1899-1984), autore di una vasta opera in cui reale e immaginario si fondono in un rigoglio d'immagini folgoranti, d'invenzioni ritmiche e verbali.
Parallelamente si sviluppano altre correnti: quella detta 'classica' rappresentata da O.-J. Perier e A. Marin; quella dei grandi lirici: R. Vivier, Ch. Plis nier, E. Vandercammen; quella degl'innovatori, affascinati dal mondo moderno, che si sforzano di tradurre in linguaggi e ritmi nuovi: M. Thiry, R. Goffin, G. Linze. Accanto a loro G. M. Norge si distingue per una poesia allegra e corposa, che mescola tenerezza e ironia; G. Libbrecht (1891-1976) persegue una ricerca metafisica in un linguaggio lapidario libero di ogni pesantezza e di ogni eloquenza; più superficiale l'opera di M. Carême (1899-1978), che celebra instancabilmente l'amore della natura e la felicità di esistere, non senza far spuntare qua e là un'ombra d'inquietudine.
Dopo la seconda guerra mondiale la poesia classica conserva numerosi fedeli: J. Tordeur, J. Mogin, A. Sodenkamp, R. Foulon, L. Wouters, L. Des noues, A.-M. Kegels, R. Bodart, J. Moulin, G. Prévot. Ma accanto a questa corrente neoclassica si sviluppano diversi movimenti, che mirano a rompere con l'estetica e i temi tradizionali: Phantomas, Temps mêlés, Daily Bul. P. Della Faille e A. Miguel optano per una scrittura rinnovata da numerosi giochi fonetici e da inconsueti accostamenti lessicali. L'opera di J. Izoard s'impone per la sobrietà, l'andatura ellittica, la sorprendente concisione; quella di J. Crickillon per la sontuosità, la ricerca verbale, il ritmo torrenziale. Fra i rappresentanti della nuova generazione sono da citare ancora M. Joiret, Ch. Hubin, M. Stavaux; alcuni come W. Lambersy si spingono fino alla dissezione, alla scomposizione del linguaggio; altri rinnovano il versetto o il poema in prosa. Al realismo aggressivo di W. Cliff, alla truculenza verbale di Puttemans o di Verheggen si oppone l'espressione tutta finezza di A. Doms, di A. Schmitz o di S. Meurant; all'intellettualismo di F. Delcarte e di C.-A. Magnes la sensualità sapiente o brutale di L. Spède e di E. Savitzkaya. L'espressione diviene sempre più ermetica nelle ultime leve (Dannemark, F. De Haes, Rotschild, J. Daive), spesso del tutto incuranti della sintassi.
Dopo la seconda guerra mondiale il teatro è dominato da autori di comprovato talento: G. Sion, M.-Th. Bodart, S. Lilar, Ch. Bertin, J. Mogin. Teatro di idee al quale si oppongono le féeries poetiche di P. Willems (Il pleut dans ma maison, 1963), le commedie di F. Marceau (L'oeuf, 1956) e i tentativi di rinnovare le forme drammaturgiche tradizionali: le pièces di J. Sigrid (Mort d'une souris, 1968), di L. Wouters (Vies et morts de Mlle Shakespeare, 1979), di R. Kalisky (La passion selon Pier Paolo Pasolini, 1977). J. Louvet pratica un teatro politico, talvolta di tono pesantemente didattico (Le train du bon Dieu, 1960); P. Vrebos invece si abbandona a una fantasia sbrigliata (Cyclochoc, 1975).
Bibl.: A. Jans, Lettres vivantes 1945-1975, Bruxelles 1975; R. Frickx, M. Joiret, La poésie française de Belgique de 1880 à nos jours, ivi 1977; R. Burniaux, R. Frickx, Littérature belge d'expression française, Parigi, nuova ed. 1980; Alphabet des lettres belges de langue française, Bruxelles 1982; A.-M. Trekker, J.-P. Vander Straeten, Cent auteurs, Nivelles 1982; R. Frickx, R. Trousson, Lettres françaises de Belgique. Dictionnaire des oeuvres, Gembloux 1988-89.
Archeologia. - Le ricerche archeologiche in B. hanno mostrato, negli ultimi anni, uno spostamento di interesse dagli aspetti militaridifensivi a quelli ambientali delle popolazioni civili, autoctone o immigrate. Scavi recenti ad Amiens (Samarobriva), Boulogne (Gesoriacum), Bavary (Bagacum) hanno dato notevoli risultati, chiarendo i caratteri formativi e lo sviluppo delle città gallo-romane e delineando i fattori dominanti dell'urbanizzazione: subordinazione dello sviluppo urbano alla rete stradale, adozione del modello romano per l'impianto urbano, età delle nuove installazioni. L'urbanizzazione appare legata a una classe dirigente assai limitata, che dominava la vita municipale ed era poco integrata con il resto della popolazione. Quest'ultima sembra essere rimasta legata, nella maggioranza dei casi, a forme di convivenza tradizionali. Questi fattori sociali e i caratteri stessi dell'architettura monumentale e dell'urbanesimo − meno elaborati e diffusi che in altre zone − sono legati a due tratti quasi costanti del B. di età romana: città di dimensioni, popolazione e importanza media, e territori delle civitates vasti, popolati e sfruttati più che nelle altre province galliche.
Un altro problema oggetto di studi recenti, è quello della crisi del 3° secolo d.C. e di tutto il periodo che va fino alla metà del 5° secolo, quando il B. diventa meta di diverse migrazioni e colonizzazioni da parte di elementi germanici, senza tuttavia che l'elemento autoctono gallo-romano scompaia completamente. Gli scavi e le scoperte recenti consentono di delineare, per il periodo del Basso Impero, una situazione differente rispetto all'immaginabile, con una ripresa d'importanza dell'occupazione civile e dell'abitato rurale, non del tutto cancellati delle invasioni del 275 d.C.
Ancora confusa è la problematica relativa a queste immigrazioni germaniche di laeti, gentiles e di altri foederati; particolarmente significativi sono gli scavi fatti nella regione di Nismes, dove è stata messa in luce tutta una serie di fortificazioni che attestano nettamente una ripresa di vita attorno alla fine del 3° secolo. Nella stessa regione due santuari rinvenuti a Mategne-la-Petite e a Mategne-la-Grande ed eretti nella prima età imperiale furono ricostruiti e conobbero un'intensa attività alla fine del 3° e nel 4° secolo.
La ricerca si è allargata ai siti rurali: a Neerharen (presso Maastricht) si elevava, nel periodo dell'Alto Impero, una bella villa romana, distrutta o abbandonata nella seconda metà del 3° secolo. Il sito fu rioccupato a partire dal 360 d.C. in un contesto economico e sociale completamente differente; vi furono erette una serie di capanne, la cui disposizione sembra rivelare una forma di pianificazione del villaggio e un concetto di aggregazione lontano da quello di età romana e più simile al sistema merovingio o medioevale. A circa 40 km più a ovest, l'insediamento di Donk mostra le tracce di un'occupazione continua dall'età del Ferro fino al 1° e 2° secolo d.C., quando vi sorse un abitato romano. Segue un lungo periodo di abbandono e quindi nuove installazioni dell'inizio del 40 secolo, mentre gli edifici ancora parzialmente esistenti furono riadattati o smantellati. Gli scavi dei due siti lasciano intravvedere la presenza di un'immigrazione o colonizzazione da parte di elementi germanici provenienti dal B. orientale.
Bibl.: M. E. Marien, Belgica Antiqua. L'empreinte de Rome, Anversa 1980; Id., L'archéologie en Wallonie, ivi 1980-85; E. M. Wightman, Les villes de la Gaule Belgique, in Les villes de la Gaule Belgique au Haut-Empire, Amiens 1984, pp. 63 ss.; Id., Gallia Belgica, Londra 1985; J. Martens, Recherches récentes sur le Bas-Empire romain en Belgique, in Fundberichte aus Baden-Württemberg, 20 (1986), pp. 192 ss.
Arte. - Il dibattito nel campo delle arti visive in B. registra, negli ultimi decenni, la compresenza di atteggiamenti dissimili in un fluido panorama che, nell'espressione di un'insoddisfazione permanente nei riguardi del significato e della natura dell'arte stessa, assomma ritorni alla tradizione e aperti e critici confronti dei singoli artisti con manifestazioni e movimenti internazionali (cfr. in particolare Fluxus, Arte Povera; influenza del gruppo Zero di Düsseldorf).
La ricerca belga, pur rispecchiando il frammentario intreccio delle tendenze internazionali, presenta spinte ''regionali'' e autonome (cfr. la mostra Echelle I, Bruxelles 1981), che si oppongono alla semplicistica omologazione degli artisti sotto le sigle di comodo del mercato dell'arte, e nel contempo alcune prese di posizione indipendenti come per es. nell'esperienza iperrealista, che rifiuta il banale mimetismo del gruppo americano e sviluppa un carattere più analitico e astratto, ponendo in secondo piano l'elemento aneddotico (cfr. la produzione di H. Duchateau, M. Maeyer, accanto alle più pragmatiche nature morte di R. Wittevrongel). Il multiforme procedere della ricerca pone in parallelo lo sviluppo di risposte ed estetiche contrapposte; se da una parte alcuni artisti recuperano significative esperienze del recente passato, fatto riscontrabile nel connotato espressionistico dell'aggressiva figurazione di Y. Vandicke (n. 1942), di D. Josse (n. 1952) e dei più giovani D. Matrige (n. 1961) ed E. Ninane (n. 1963), la crisi dell'estetica tradizionale e la nuova relazione tra arte − intesa come progetto creativo e riflessivo − e ambiente (environnement) nella sua valenza sociale e naturale, ha dato vita in B., in particolare a partire dagli anni Settanta, a prese di posizione che intrecciano elementi sociologici, atteggiamenti intellettualistici e soggettivi mutuati dall'esperienza dadaista e surrealista.
Oltre all'ironica e personalissima attività di M. Broodthaers (1924-1976) nel campo della Mec art (cfr. la sua presenza a Documenta 5, Kassel 1972), sperimentata da artisti diversi tra cui P. Bury, e alle sue azioni decontestualizzanti e metaforiche (cfr. Kunsthalle di Berna nel 1982) nell'utilizzo e assemblage di oggetti diversi, nel campo del concettuale rientrano anche altre esperienze come le ricostruzioni di ambienti veri con inserzioni ironiche di G. Bijl (n. 1946) o le opere del più distaccato N. Todoir (n. 1954), che lavora su oggetti codificati, inseriti in un contesto di segni del linguaggio artistico, ricerche che risentono entrambe anche del surrealismo magrittiano.
A questo ambito vanno ancora riferite le esperienze individuali ed ermetiche delle ''mitologie'' sul tema del volo di Panamarenko (n. 1940) e quelle di L. Copers (n. 1947) sull'''energia creativa dell'arte'', che sottolineano l'emergenza dell'elemento creativo, venato di caratteri utopici regressivi, così come la ricerca di un rapporto diretto tra produzione artistica e textures naturali che assume connotazioni etnologiche nell'utilizzazione di materie naturali, assemblage collage e sculture all'aperto da parte di R. Bruyninckx (n. 1946), M. Martens (n. 1921), insieme a molti altri artisti che si sono cimentati in campi diversi della ricerca visiva (P. Alechinsky, C. Van Breedam, Y. De Smet, P. Courtois, J. Lennep, e altri).
Altri aspetti nati nell'ambito dell'arte concettuale, diretti all'analisi del significato dei segni iconici, sono da riferirsi alla ''poesia visiva'' del gruppo di P. De Vree (n. 1909) e della rivista De Tafelronde, e alle sperimentazioni multimediali nel confronto tra diversi sistemi espressivi di M. Couturier (n. 1957) e dell'arte relational - termine coniato da J. Lennep (n. 1941) e P. Courtois (n. 1950) nel campo del video − volte all'informazione e alla descrizione multidimensionale dell'oggetto osservato.
In altri casi, esperienze diverse e precedenti trovano un terreno di sviluppo nel comune rifiuto dei valori razionalisti della cultura ''modernista''; l'attività (anni Sessanta-Settanta) di J. e M. Wyckaert (n. 1932) per la sezione belga dell'Internazionale Situazionista ha per es. un'eco non solo nel connotato futuristico delle proposte di L. Deleu (n. 1944) di un'architettura mobile fatta di elementi intercambiabili, ma anche nella progettazione architettonica dell'ultimo decennio.
D'altro canto, la complessità del panorama annovera nell'ambito della ricerca astratta e dell'analisi delle forme e strutture della visione, oltre alle esperienze optical degli anni Sessanta dei ''monocromi'' di W. Leblanc (1932-1986) e al cinetismo dei ''movimenti lenti'' di P. Bury, lo sviluppo della riflessione sull'esperienza costruttivista (iniziata dopo il 1945 da J. Delahaut e L. Peire), nelle costruzioni minimaliste, nei rilievi monocromi e nelle integrazioni architetturali del gruppo di Gand e di Y. De Smet (n. 1946). Un aspetto che accomuna esperienze tra loro dissimili è poi la ricerca, condotta nel campo dei ritmi primari tra strutture ed elementi materiali, di D. Van Severen (n. 1927) e di M. Wéry (n. 1930), a cui si associa il carattere archetipico dell'astrazione di M. Angeli (n. 1954).
Nell'ambito dei ritorni alla figurazione, è da sottolineare, in particolare negli anni Ottanta, la presenza di esigenze di maggiore leg gibilità, riscontrabili per es. nei liberi paesaggi di Wyckaert, e di atteggiamenti eclettici e vitalistici, posti sotto il comune denomina tore della ''nuova soggettività''. A questa espressione sono riconducibili le opere di P. Roobjee (n. 1945) e di Raveel, insieme all'at tualizzazione della ''veduta'' veneziana di G. Degobert (n. 1914) e alle problematiche avanguardistiche di J. Vancruysse (n. 1948), che introduce elementi contraddittori nelle categorie dei generi classici (per es. l'autoritratto), ma anche la riscoperta dell'immaginario di R. Nelleus (n. 1937) e la figurazione simbolica e immaginaria delle strips di F. Schutten (n. 1956).
Per quel che riguarda in modo particolare le arti plastiche sono da segnalare i segni e volumi iscritti nello spazio urbano di J. Mareschal (n. 1913); F. Roulin (n. 1931), usando la tecnica tradizionale, integra elementi figurativi e astrattivi, mentre al di là della ricerca minimalista si pone la scultura flessibile di Tapta (n. 1926), che lavora sullo sviluppo spaziale e sulla ''volontà'' plastica interna ai materiali (caoutchouc industriale). Vedi tav. f. t.
Bibl.: E. De Keyser, La sculpture contemporaine en Belgique, Bruxelles 1972; Catalogo della mostra Art Actuel, Musée Royal des Beaux-arts, ivi 1979; K. J. Geirlandt, P. Mertens, J. Dypréau, W. Van Mulders, L'Art en Belgique depuis '45, Anversa 1983; Catalogo della mostra De l'animal et du végétal dans l'art belge contemporain, Bruxelles 1985; Espace 251 Nord, Place Saint-Lambert investigation, Liegi 1985; ''Inside/Outside'', an aspect of contemporary sculpture, catalogo della mostra al Museum Van Hedendaagse Kunst, Anversa 1987; L'Art dans le Métro, a cura del Ministère des Communications, Bruxelles 1987.
Architettura. - L'architettura e l'urbanistica degli ultimi anni si caratterizzano per una più accentuata diversificazione delle esperienze costruttive rispetto all'univocità degl'interventi attuati nei decenni precedenti. Tuttavia sono ancora in corso operazioni di rinnovo urbano incontrollate (quali l'edificazione di fabbricati giganteschi accanto a palazzi storici) e strategie urbanistiche disinvolte nei confronti di contesti consolidati, con demolizioni e ricostruzioni ex novo. In particolare a Bruxelles prosegue un processo di terziarizzazione dell'abitato, che ne ha sconvolto la fisionomia destinando sei milioni di m2 di superficie all'architettura per uffici con domanda annuale di ulteriori 150.000 m2. Nella capitale d'Europa interi quartieri hanno assunto così peculiarità monofunzionali, mentre nel centro cittadino sono concentrate le attività direzionali e commerciali nonché i servizi pubblici.
Per contro, con l'esodo degli abitanti dalla regione metropolitana, si è resa necessaria un'esuberante infrastrutturazione del territorio per consentire lo spopolamento serale delle aree centrali. Anche il già vasto insieme della Comunità Europea continua a crescere con risultati non sempre di qualità. Un concorso, bandito nel 1984 e vinto dal gruppo Czyz, De Laveleye e Grochowssky, prevede per il 1992 l'inserimento di un altro vastissimo congegno per riunioni e assemblee nei pressi del complesso Berlaymont.
Questa politica di ampliamento è però frenata da associazioni come l'ARAU (Atelier de Recherche et d'Action Urbaines), che, con larga partecipazione popolare, si oppone sia all'abbandono dei nuclei antichi sia alla programmazione di nuovi agglomerati residenziali periferici in favore di un'azione capillare di recupero e salvaguardia delle zone di città degradate.
Uno dei più rappresentativi esponenti di quest'ultimo periodo, L. Kroll (n. 1927), ha impostato l'attività del suo atelier sul concetto della creazione partecipativa, coinvolgendo cioè nella metodologia di progettazione prima e nella realizzazione poi, utenti e maestranze. Lo stesso architetto definisce il suo tipo di lavoro "permeabile" e parte "di un ambito continuo". Esemplare di questa poetica 'anarchitettonica', la realizzazione della nuova università cattolica di Lovanio, dove Kroll ha ideato un insieme integrato di edifici didattici e abitativi, di spazi aperti e di volumi, con il supporto di un'eccezionale collaborazione dei futuri fruitori. Costruisce in seguito la stazione metropolitana di Woluvé-St-Lambert, che collega il campo suburbano con il cuore di Bruxelles.
Il centro di Alma, com'è chiamato, pur non rispondendo interamente ai propositi del suo autore, si denota per una gamma abbastanza ampia di funzioni differenziate e per un linguaggio complesso non esente da volute contaminazioni. Morfologie organiche s'intrecciano, quindi, con plastici etimi di derivazione gaudiana e con l'apparente brutalismo dei pilastri cementizi grezzi, che sostengono la piattaforma ondulata. Kroll formulava inoltre un landscape con alberi e case esteso al di sopra delle strutture.
A Liegi, invece, Ch. Vandenhove, ex partner di Kroll, prende spunto dalle tradizioni locali per riproporle razionalizzate e riadattate alle mutate circostanze. La tipologia dell'organismo direzionale trova ad Anversa una versione aggiornata nell'albergo-uffici dell'italiano G. Mileto, che inserisce a fronte di un parco protetto stereometrie slittanti e riflettenti l'intorno arboreo. Una prova urbanistica di rilievo è costituita dalla citata università di Louvain-la-Neuve, duplicazione in terra francofona dell'antico insediamento di Lovanio, il cui piano è stato redatto da Lemaire e Laconte.
Su un'area di 150 ha trovano attualmente ospitalità 18.000 residenti, studenti e professori, ed è prevista una popolazione limite di 50.000 unità. L'elemento di maggior interesse risiede nella ricerca di dimensioni contenute e in una trama compatta ma articolata liberamente sulle direttrici pedonali, interrelate dalle sagome basse e in alcuni casi ripetitive dei fabbricati, per conseguire un'immagine urbana.
Bibl.: Complesso universitario e stazione "Alma" a Bruxelles, in Techniques et Architecture, 360 (giugno-luglio 1985); Albergo e uffici ad Anversa, in L'architettura - cronache e storia, 360 (ottobre 1985); C. De Seta, Il cemento dei faraoni di Bruxelles, in Corriere della Sera, 5 maggio 1987.
Musica. - Il divario che ancora agli inizi del Novecento separava la musica belga da quella degli altri paesi europei, si è venuto sensibilmente riducendo in questi ultimi decenni. È accaduto così che alcuni tra i maggiori compositori belgi abbiano potuto svolgere un effettivo ruolo innovativo anche al di fuori del loro paese.
L'ambiente di Bruxelles è stato determinante nell'evoluzione della vita musicale del paese, proponendosi già dagli anni Trenta come centro di un'intensa attività concertistica: nel 1927 era stata fondata la Société Philarmonique de Bruxelles, che nel 1930 si univa ai Concerts Populaires della città, mentre nel 1936 l'Orchestre symphonique de Bruxelles (istituita nel '21) era riorganizzata nell'Orchestre Nationale de Belgique/Nationaal Orkest van België. Il Théâtre de la Monnaie (Koninkijke Muntschouwburg), ricostruito dopo un incendio alla metà del secolo scorso, si affermò allora come l'istituzione più prestigiosa nella capitale e nel paese per il teatro musicale (ma un ruolo non meno importante svolsero istituzioni analoghe, come la Koninklijke Veaamse Opera di Anversa, e altri teatri presenti a Liegi, Gand e Verviers). Nel 1948 furono istituiti a Bruxelles i Concerti del Mezzogiorno, che entrarono ben presto a far parte della tradizione musicale cittadina. Negli ultimi anni un'importanza crescente è stata assunta dal Festival delle Fiandre, sorto nel 1958 come coordinamento dei più importanti festival cittadini della regione, mentre in Vallonia un ruolo analogo viene svolto dai Festival di Liegi, Lussemburgo e Stavelot, che dal 1968 vengono coordinati assieme ad altri dal Centro di azione culturale delle comunità di lingua francese.
L'Institut National Belge de Radiodiffusion/Belgisch National Instituut voor Radio-Omroep (INR/NIR), creato nel 1930, gestisce due prestigiose orchestre sinfoniche e sovraintende all'organizzazione di stagioni musicali nelle principali città del paese. Un ruolo non trascurabile ha inoltre il Centro Belga di Documentazione Musicale (CeBeDeM), fondato nel 1951 su iniziativa privata e sovvenzionato dal 1953 da parte dei ministeri per la Cultura francese e neerlandese; esso si propone di sostenere e incentivare l'attività dei compositori contemporanei, oltre che di curarne l'edizione delle opere.
L'insegnamento musicale viene praticato a livello di preparazione professionale presso i Conservatori (Conservatorio Reale di Liegi, diretto da H. Pousseur; di Bruxelles, diretto da C. Schmitt prima e da E. Feldbusch poi per la sezione francofona, e da K. d'Hoogue per la sezione neerlandofona; di Gand, di Anversa e di Mons) e le Accademie di Stato; altre scuole di stato forniscono viceversa una preparazione di tipo dilettantistico. Sezioni musicali sono state istituite nei licei classico-artistici del paese, dal 1968 in Vallonia, e successivamente nelle Fiandre, secondo un'organizzazione differente nelle due parti del paese. Un'attività non secondaria infine viene svolta dagli istituti di musica sacra, come l'Istituto Lemmens (1878, Mechelen, poi Lovanio), l'Istituto di musica sacra di Namur, e inoltre la Scuola reale di Cariglione e la Cappella di musica Regina Elisabetta (1939). Le biblioteche musicali più importanti si trovano a Bruxelles, Anversa e Liegi.
Nel 1946 veniva fondata la Société Belge de Musicologie/Belgische Vereniging voor Muziekwetenschap, alla quale si deve la pubblicazione della Revue Belge de Musicologie/Belgisch Tijdschrift voor Muzie Kwetenschap. Nell'ambito della musicologia, rilevante è divenuta ormai l'attività di studiosi come R. Wangermée, S. Clerckx-Lejeune, J. Quitin, J. Robijns.
Un importante laboratorio di musica elettronica e ricerca acustica (l'APELAC) è sorto a Bruxelles nel 1958 per iniziativa di Pousseur, mentre un istituto analogo è stato fondato a Gand su iniziativa di L. de Meester nel 1962 (Istituto di Psico-acustica e Musica Elettronica, IPEM). Per la ricerca etnomusicologica, che è attualmente in fase di crescita, va ricordata l'attività di P. Collaer e di alcuni suoi collaboratori, come H. Daems.
Tra i compositori più significativi che furono attivi alla metà degli anni Quaranta va ricordato K. Goeyvaerts (n. Anversa 1923), allievo a Parigi di D. Milhaud e O. Messiaen, dal quale rimase notevolmente influenzato (per es. nella Sonata per due pianoforti, 1951). Goeyvaerts ha collaborato fra il 1970 e il 1974 all'IPEM assieme a L. Goethals (n. 1931) e con lui ha sperimentato l'uso compositivo dei mezzi elettronici. In questo stesso periodo venivano affermandosi alcuni compositori più anziani, come P. Froidebise (Ohey, Namur, 1914 - Liegi 1962), M. Quinet (Binche, Hainaut, 1915 - Bruxelles 1986), V. Legley (n. Hazebrouk 1915) e J. Louël (n. Ostenda 1914).
Froidebise, che nel 1949 fondò il gruppo Variation, rivolto a compositori e interpreti emergenti, ebbe un'influenza rilevante su altri più giovani autori e fu sempre attento agli esiti del serialismo e più tardi dei procedimenti aleatori. Quinet e Legley furono allievi di J. Absil (1893-1974): particolarmente il secondo è rimasto estraneo all'uso delle odierne tecniche compositive, privilegiando nella sua opera l'aspetto divulgativo del messaggio musicale (così il famoso concerto per violino Paradise Regained, op. 70, 1967). Louël ha seguito un indirizzo analogo, proponendosi peraltro alla guida di un buon numero di giovani compositori.
H. Pousseur (n. Malmédy, Liegi, 1929) si è presto affermato come una delle figure più rappresentative della musica belga, acquisendo fama internazionale. Oltre alle collaborazioni presso l'IPEM di Gand e l'APELAC di Bruxelles, va ricordata la sua attività in altri paesi europei (ha lavorato a Colonia, Milano, Darmstadt e Basilea) e negli Stati Uniti (Buffalo). Dopo una prima fase di serialismo estremo (Quintette à la memoire d'Anton Webern, 1955), si è aperto alla sperimentazione di nuove forme compositive con una particolare attenzione alla musica elettronica.
Attivi in Vallonia e vicini a Pousseur sono Ph. Boesmans (n. 1936), P. Bartholomée (n. 1937), fondatore e direttore del gruppo Musiques Nouvelles di Bruxelles e particolarmente attivo sempre nel campo sperimentale come compositore.
Tra gli autori più giovani vanno ricordati R. D'Haene (n. 1943), W. Westerlinck (n. 1945), che riprende diverse delle tecniche compositive attuali, e F. Gyselinck (n. 1950), che al pari del primo segue un indirizzo più tradizionale.
Bibl.: Fontes Artis Musicae, 1977 (numero unico); F. Brody, C. Brook, The musik to Belgium, Luxembourg, Holland and Switzerland, New York 1977; La Wallonie, le pays et les hommes. Lettres, Arts, Culture, t. iii, Bruxelles 1979; F. J. de Hen, La vita musicale in Belgio, ivi 1979; Victor Legley. 1915-1980, a cura di G. Huybens, Buren 1980; J. P. Muller, Paul Collaer et Octave Maus. 70 ans d'avantgarde musicale à Bruxelles, Bruxelles 1982; P. Urmetzer, Abschied von der Kopfmusik. K. Goeyvaerts auf dem Weg zu einer postmodernen Musik, in Neue Zeitschrift für Musik, 1984. Si veda inoltre: P. Raspé, Bibliographie de l'histoire de l'art national: musique/Bibliografie van de nationale Kunstgeschiedenis: muziek, in Revue Belge de Musicologie, 35-38 (1982-1984) [1985], pp. 216-60; 39-40 (1985-1986), pp. 185-96; 41 (1987),pp. 115-44.
Cinema. - Il B. ha svolto un ruolo importante nella preistoria del cinema con le invenzioni di Robertson (il fantascopio) e di J.A.F. Plateau (il fenachistoscopio). Nel 1896 vengono organizzate a Bruxelles le prime proiezioni pubbliche del Cinematografo Lumière.
La vicinanza territoriale oltre che culturale della Francia ritarda l'avvio di una produzione nazionale. Si devono infatti a un francese, A. Machin, operatore della Pathé attivo in Belgio fino al 1944, la maggior parte dei film realizzati nel periodo prebellico, tra cui anche il primo lungometraggio, Histoire de Minna Claessens (1912). Con la fine della prima guerra mondiale il mercato viene invaso da pellicole straniere mentre la produzione nazionale, di scarso rilievo e originalità, segue in prevalenza i moduli del melodramma francese.
I primi talenti autoctoni si manifestano verso la fine degli anni Venti nel campo del documentario e del cinema d'avanguardia. Ch. Dekeukeleire conduce un'avanzata e importante ricerca sul linguaggio cinematografico con opere come Combat de boxe (1927), Impatience (1928), Histoire de détective (1929) e Flamme blanche (1930). H. Storck, anch'egli impegnato in un'attività sperimentale inizialmente influenzata dai surrealisti e da Flaherty, realizza Images d'Ostende (1929), Un idylle à la plage (1931) e Borinage (1933), un film di forte impegno sociale e politico diretto insieme con J. Ivens.
Con l'avvento del sonoro, nel 1930, la cinematografia belga segue la bipartizione linguistica della nazione dando origine a due diverse produzioni, in francese e in fiammingo, legate, comunque, da tratti culturali comuni: una forte vocazione documentaria, un'imponente tradizione figurativa, a cui si ricollega un genere molto frequentato, il film sull'arte, e una particolare disposizione al visionario e al fantastico anch'essa radicata nella storia letteraria e artistica del paese.
Tra i cineasti che lavorano negli anni Trenta, oltre ai già citati Dekeukeleire e Storck, si distinguono G. Schoukens, che realizza lungometraggi a soggetto di forte impatto popolare, e J. Vanderheyden, autore, insieme con W. Benoy, di Filasse (De Witte, 1934), manifesto di un neorealismo ante litteram.
Alla liberazione segue un breve momento di vivace espansione produt tiva, soprattutto nel campo del cortometraggio (P. Haesaert, L. De Heusch, E. Degelin e L. Deroisy), mentre è solo nel 1955 che viene realizzato un lungometraggio di rilievo come Les mouettes meurent au port di R. Kuypers, I. Michiels e R. Verhavert. Con gli anni Sessanta si apre una nuova sta gione produttiva.
Nel 1963 lo stato costituisce una commissione per il cinema all'interno del ministero della Cultura e dà avvio a una politica di sovvenzioni. Contemporaneamente vengono fondate tre scuole di cinema (IAD, INSAS, RITCS) e si definisce l'impegno produttivo della televisione. Nasce una corrente di cinema politico a opera del gruppo Fugitive Cinéma composto da P. De Vree, R. De Hert e G. Henderickx; si afferma l'underground con R. Lethem, P. Helle, J. Pustjens. Nel 1966 esce il primo film finanziato dallo stato, L'Homme au crâne rasé, una storia d'amore allucinata e folle, che impone all'attenzione internazionale A. Delvaux, destinato a diventare il maggiore autore belga contemporaneo. Nel decennio, inoltre, operano con successo autori come P. Meyer, H. Kümel, A. Cavens.
Negli anni Settanta si afferma un'eccellente scuola di animazione con R. Sewais, G. Frydman e Pycha ed emerge il nuovo talento della regista Ch. Akerman. Altri nomi di donne si segnalano più recentemente: M. Jiminez e M. Hänsel che vince il Leone d'argento a Venezia nel 1985 con il film Dust, un dramma psicologico sul contrasto padrefiglia. Nel complesso la produzione dell'ultimo decennio, pur ricca di autori di talento come J. J. Andrien e Th. Zeno, oltre ai già citati, procede tra enormi e ormai croniche difficoltà finanziarie e burocratiche dovute in massima parte alla mancanza di un'adeguata politica statale e allo scarso sviluppo dell'industria privata nazionale. Per questi motivi il cortometraggio, documentario e di animazione, continua a costituire il campo di attività più fertile e vivace del cinema belga.
Bibl.: P. Davay, Cinéma de Belgique, Gemblousc 1973.