Belgio
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(VI, p. 505; App. I, p. 251; II, i, p. 372; III, i, p. 214; IV, i, p. 241; V, i, p. 325)
Geografia umana ed economica
di Claudio Cerreti
Popolazione
Nel 1998, secondo una stima, la popolazione belga ammontava a 10.141.000 ab., risultato di un accrescimento sempre più lento e dovuto quasi esclusivamente all'apporto migratorio, il quale, peraltro, è fenomeno ormai marginale, come dimostra la stazionarietà della quota costituita dagli stranieri immigrati e stabilmente residenti (911.900 persone nel 1997, pari a circa il 9% della popolazione totale). L'elevatissima densità media e la tendenza degli abitanti all'agglomerazione fanno sì che la quasi totalità (97%) della popolazione venga considerata urbana, anche se nessun agglomerato raggiunge il milione di abitanti. Da questo punto di vista, dunque, l'assetto territoriale del paese si modifica con molta gradualità, privilegiando i centri minori, ma senza ridurre sensibilmente la popolazione di quelli maggiori.
Condizioni economiche
La riforma dello Stato in senso federale, ormai pienamente operante, sembra avere spostato il fuoco delle tensioni dal piano del conflitto fra le comunità linguistiche al piano economico, che di quel conflitto è, d'altronde, una delle componenti sostanziali. La ristrutturazione industriale è giunta quasi a completamento: la popolazione attiva nel settore, nel 1992, era già scesa a poco più di un quarto del totale, ma dopo di allora il processo è proseguito, e con esso la riduzione del numero degli attivi. Parallelamente, la crescita straordinaria del terziario è proseguita senza sosta, con forti incrementi nei comparti finanziario, assicurativo, dei servizi alle imprese e dei trasporti, con il relativo indotto. Ormai ridotta ai minimi termini è, invece, la popolazione attiva in agricoltura.
Nell'insieme, nonostante le difficoltà e le consistenti perturbazioni di ordine sociale, il risultato del processo di ristrutturazione viene considerato generalmente positivo, anche se la disoccupazione, particolarmente elevata nei primi anni Novanta, rimane non irrilevante (specialmente nella Vallonia) e colpisce soprattutto i giovani.
I primi anni Novanta, come nel resto dei paesi industrializzati, hanno fatto registrare in B. una generale flessione produttiva, recuperata a partire dal 1994: nel lungo periodo (1980-95) l'incremento medio annuo della produzione è risultato dell'1,6%, mentre è stato dell'1,3% nel 1996; il PIL per abitante ha ripreso a crescere, raggiungendo (1997) i 26.420 dollari. La competitività del sistema belga sembra confermata dall'andamento della bilancia commerciale, in pareggio o in lieve disavanzo fino al 1992, in avanzo negli anni seguenti, talvolta per importi considerevoli (e senza considerare le partite invisibili, che nel caso del B. rappresentano una voce molto consistente). Parallelamente, però, la gravità delle condizioni della finanza pubblica (con un debito pubblico pari a circa il 130% del PIL) ha imposto un processo di dismissione e privatizzazione di una serie di attività economiche a capitale pubblico dal 1993 in poi; tuttavia i risultati raggiunti non sono stati tali da determinare un mutamento radicale della situazione.
Gli aspetti materiali delle difficoltà economiche si rispecchiano in maniera differenziata nelle tre regioni federate in cui il paese è articolato: la più colpita è la Vallonia, specialmente per la contrazione delle attività industriali (siderurgia, metalmeccanica); anche nelle Fiandre la chiusura di stabilimenti industriali (metallurgia) e le ristrutturazioni radicali hanno comportato conseguenze negative per la popolazione; quanto alla regione di Bruxelles, invece, i problemi sembrano piuttosto di ordine sociopolitico che di crisi economica, dato che la capitale continua a essere il cuore del settore terziario che, come si è accennato, va migliorando le sue prestazioni.
In termini generali, pertanto, gli aspetti critici e in larga parte congiunturali sembrano convergere nell'alimentare una percezione negativa delle condizioni del B. che, forse, non ha corrispondenza nelle reali condizioni del paese, ma che basta fra l'altro a rimettere in discussione la tenuta dello Stato pure nel suo nuovo assetto federale. La prospettiva europea, in questo quadro, rimane assolutamente centrale per il B. e per tutte le sue componenti regionali.
bibliografia
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Storia
di Luisa Azzolini
Con la trasformazione del B. in uno Stato federale, riconosciuta dalla Costituzione nel 1993, venne portato a compimento il processo di riforme avviato negli anni Ottanta. Il nuovo assetto istituzionale, tuttavia, non riuscì a ricomporre i contrasti fra le comunità linguistiche e fra le regioni del paese, diversamente toccate dalla recessione economica dei primi anni Novanta e dal conseguente aumento della disoccupazione. I partiti tradizionali (cristiano-sociali, liberali, socialisti) che diedero attuazione alla riforma federale subirono una progressiva, benché limitata, perdita di consenso a vantaggio di formazioni di estrema destra e di movimenti ecologisti. Contemporaneamente, la severa politica di austerità adottata dal governo federale fra il 1993 e il 1995 per adeguarsi ai parametri di Maastricht aumentò, oltre alla conflittualità sociale, anche il distacco tra la società civile e la classe dirigente, verso la quale, a partire dagli stessi anni, l'opinione pubblica belga cominciò a provare un sentimento di sfiducia crescente, provocato dal coinvolgimento di numerosi esponenti politici in scandali di vario genere.
Il governo guidato dal cristiano sociale W. Martens fu costretto a rassegnare le dimissioni nel 1991, a causa dell'abbandono della coalizione da parte dei rappresentanti della nazionalista Volksunie e della conseguente mancanza di una maggioranza qualificata in Parlamento, necessaria per completare il programma di revisione costituzionale.
Nelle elezioni anticipate del novembre 1991 socialisti, cristiano-sociali e liberali persero numerosi seggi, mentre gli ecologisti diventarono il quarto partito in Parlamento. L'affermazione più significativa fu comunque quella del Vlaams Blok (Blocco fiammingo) che ottenne ben 10 seggi in più grazie a una campagna elettorale incentrata su un radicale separatismo e su rivendicazioni di carattere xenofobo, quali la richiesta di un immediato rimpatrio per tutti i lavoratori immigrati.
Il nuovo governo, guidato dal cristiano-sociale J. L. Dehaene e composto dai partiti cristiano-sociali fiammingo e vallone e dai due partiti socialisti, riuscì, dopo un periodo di incertezza dovuto soprattutto a contrasti sul ridimensionamento della spesa pubblica, a completare la riforma costituzionale avviata dal governo Martens. Nel febbraio 1993 il Parlamento votò quindi gli emendamenti costituzionali che trasformavano il B. in uno Stato federale, comprendente le tre regioni autonome delle Fiandre, della Vallonia, di Bruxelles, e le tre comunità linguistiche vallona, nederlandese e tedesca. Sempre nel 1993, nel luglio, morì re Baldovino, ritenuto dalla maggioranza dei belgi simbolo e garante dell'unità del paese, cui successe il fratello Alberto di Liegi.
Gli emendamenti costituzionali entrarono in vigore il 17 febbraio 1994: in base al nuovo ordinamento sono state create un'assemblea che rappresenta le Fiandre e la comunità nederlandese, due assemblee regionali per la Vallonia e per Bruxelles e due assemblee per le comunità vallona e tedesca. Ai cinque organismi legislativi corrispondono altrettanti Consigli escutivi eletti a suffragio diretto. Le amministrazioni regionali sono responsabili delle politiche ambientali, dei trasporti e dei lavori pubblici, mentre agli organismi rappresentativi delle comunità linguistiche spetta occuparsi dell'istruzione e della politica culturale.
L'accordo raggiunto sul tema istituzionale non fu di per sé sufficiente a migliorare il clima politico. Mentre i tagli governativi alla spesa sociale suscitavano numerose agitazioni sindacali, nel gennaio 1994 tre ministri socialisti (fra cui il vice primo ministro, G. Coëme) coinvolti in uno scandalo legato al finanziamento illecito dei partiti, attraverso tangenti pagate dall'industria aeronautica italiana Agusta per ottenere commesse dal governo belga, erano costretti alle dimissioni.
Alle elezioni europee del giugno 1994 si verificò un generale avanzamento delle formazioni di destra - come il Vlaams Blok e il Front National vallone - e dei liberali, che dimostrò la sfiducia di una parte crescente dell'elettorato verso i partiti al governo. Ulteriori difficoltà provennero all'esecutivo da una recrudescenza delle tensioni interetniche, dovute a contestazioni sull'allocazione di risorse finanziarie alle comunità, nonché alla richiesta, avanzata dal capo del Consiglio fiammingo, di trasformare la federazione belga in uno stato confederale.
Il declino della coalizione governativa sembrò arrestarsi con le elezioni politiche del maggio 1995, in cui socialisti e cristiano-sociali ottennero alla Camera 82 dei 150 seggi, mentre il rafforzamento dei liberali e dell'estrema destra fu inferiore al previsto. Dehaene fu quindi nominato primo ministro del nuovo governo di centro-sinistra. Contemporaneamente si tennero le elezioni per le assemblee regionali che ebbero risultati analoghi: nelle Fiandre e in Vallonia si formarono esecutivi composti da socialisti e cristiano-sociali, mentre nella regione di Bruxelles il Consiglio, a guida socialista, comprese anche i liberali.
Il governo nazionale continuò a essere impegnato soprattutto sul fronte del contenimento del disavanzo in vista dell'unione monetaria europea. A questo fine introdusse drastici tagli alla spesa pubblica, in particolare nel campo dei trasporti ferroviari e della scuola, che provocarono scioperi e manifestazioni di protesta da parte dei sindacati. L'accordo, stipulato nell'aprile 1996 fra governo, sindacati e lavoratori per contenere l'alto tasso di disoccupazione, ristabilì la pace sociale solo per breve tempo, poiché i provvedimenti assunti furono giudicati insufficienti dai principali sindacati.
Nella seconda metà del 1996 la società belga fu colpita dalla scoperta di una banda di pedofili e omicidi, che aveva operato per anni con la protezione di elementi appartenenti alle forze di polizia, all'ordine giudiziario e al mondo politico stesso. L'ampiezza dello scandalo, e soprattutto le sue ramificazioni negli apparati istituzionali, suscitarono una forte reazione nell'opinione pubblica e una grave crisi di legittimità dell'intera classe dirigente.
Ad aumentare il diffuso malcontento popolare contribuì, all'inizio del 1997, la chiusura di alcuni stabilimenti industriali della Vallonia, che provocò una ripresa degli scioperi e delle manifestazioni di protesta. Il B., in quanto membro della NATO, ha partecipato alla guerra contro la Iugoslavia iniziata nel marzo 1999 e conclusasi nel giugno.
bibliografia
G. Brees, L'affront national. Le nouveau visage de l'extrême droite en Belgique, Bruxelles 1992;P. Delwit, J.-M. de Waele, Les partis politiques en Belgique, Bruxelles 1996; Nationalism in Belgium. Shifting identities, 1780-1995, ed. K. Deprez, L. Vos, New York 1998.