BELGIO (VI, p. 505; App. I, p. 251; II, 1, p. 372; III, 1, p. 214)
Secondo una valutazione del 1974, la popolazione del B. è di 9.756.590 ab. su una superficie di 30.514 km2, con una densità media di 320 ab. per km2; rispetto al 1959, cioè in quindici anni, si è avuto un aumento di quasi 680.000 ab., corrispondente a un incremento medio annuo dello 0,5%. Poiché nello stesso periodo l'indice di natalità è sceso dal 17 al 13‰, mentre quello di mortalità è rimasto stazionario intorno al 12‰, l'aumento della popolazione è dovuto per oltre metà all'immigrazione degli stranieri, il cui numero è salito da 454.000 (pari al 5% della popolazione totale) nel 1961 a 775.000 (8% della popolazione totale) nel 1974.
Gl'individui attivi sono 3,8 milioni (39% della popolazione totale) e risultano così ripartiti: agricoltura - silvicoltura - pesca 4,2%, industrie 43,4%, attività terziarie 52,4%.
L'utilizzazione della superficie territoriale, rispetto a un quindicennio fa, risulta in aumento per i prati e i pascoli (24,4%) e per i boschi (19,7%) e in diminuzione per le colture (27,6%); il restante territorio (28,3%) è costituito dal suolo incolto o improduttivo, che è lievemente aumentato per l'espansione dei centri abitati e delle opere pubbliche o per l'abbandono dei terreni più poveri e accidentati.
Nel campo cerealicolo è aumentata la produzione del frumento (9,3 milioni di q) e dell'orzo (6,4 milioni di q), mentre si sono dimezzate quella della segala (760.000 q) e quella dell'avena (2,5 milioni di q).
Forte incremento hanno avuto quasi tutte le coltivazioni di legumi e di ortaggi (piselli, 1,6 milioni di q; fagioli, 560.000 q; pomodori, 1 milione di q; cavolfiori, 1 milione di q; cipolle, 260.000 q) e quelle frutticole (mele 2,4 milioni di q; pere, 580.000 q; ciliegie, 230.000 q; prugne, 100.000 q; uva, 120.000 q). Fra le colture industriali, mentre è fortemente aumentata quella della barbabietola da zucchero (43 milioni di q), sono diminuite quella del tabacco (22.000 q) e, soprattutto, quella tradizionale del lino (100.000 q) per la forte concorrenza delle fibre artificiali.
L'espansione dei prati e il più largo ricorso a mangimi importati hanno determinato il potenziamento dell'allevamento dei bovini (2,9 milioni) e dei suini (4,2 milioni), mentre si sono ridotti a un terzo, rispetto al 1959, gli equini (58.000) e gli ovini-caprini (84.000); quasi stazionaria è rimasta la pesca, il cui prodotto è stato di 592.000 q nel 1972.
Le industrie del B. sono state ulteriormente incrementate nell'ultimo quindicennio, nonostante l'aggravarsi della crisi carbonifera e la perdita dei territori coloniali, i quali, tuttavia, hanno mantenuto cospicui scambi commerciali con l'ex-madrepatria.
Le sempre maggiori difficoltà di estrazione e gli aumenti salariali hanno fatto salire a tal punto il prezzo del carbone belga, che esso ha superato non solo quello del combustibile tedesco, ma persino quello del carbone statunitense, noli marittimi compresi. In conseguenza - nonostante l'apporto delle sovvenzioni statali e comunitarie - molte miniere del bacino dell'Hainaut sono state chiuse e la produzione carbonifera del B. è diminuita da 27 milioni di t nel 1958 a soli 8 milioni di t nel 1974, forniti per oltre metà dal bacino più facilmente sfruttabile della Campine.
Ne è risultata profofondamente modificata la struttura dell'approvvigionamento energetico del B., basata sino al 1960 per oltre tre quarti sul carbone e attualmente così articolata: carbone 25%, petrolio 60%, gas naturale 15%.
La produzione di energia elettrica ha superato i 40 miliardi di kwh, nella quasi totalità forniti dalle centrali termoelettriche e dalle due centrali nucleari di Doel e di Tihange, di recente ultimate.
Il B. è il secondo stato del mondo, dopo il Lussemburgo, per produzone pro-capite di acciaio, con 1637 kg/ab. nel 1974; mentre si colloca al nono posto per la produzione assoluta, con 16,2 milioni di t di acciaio e 13,1 milioni di t di ghisa. L'aumento della produzione siderurgica (più che raddoppiata rispetto al 1960) è avvenuto nonostante la crisi carbonifera e l'esaurimento quasi totale delle riserve di ferro, cosicché l'industria siderurgica belga è costretta a importare la quasi totalità del minerale e oltre metà del combustibile.
Per ovviare a tali gravi svantaggi, si è proceduto alla modernizzazione degl'impianti, alla fusione di diverse imprese in società di grandi dimensioni e alla costruzione di un nuovo centro siderurgico subcostiero a GandZelzate, accessibile alla navigazione oceanica. L'acciaio prodotto è destinato per oltre tre quarti all'esportazione, sia allo stato grezzo e semilavorato, e sia trasformato in prodotti finiti dalle industrie meccaniche (costruzioni navali, materiale ferroviario, autoveicoli, apparecchi elettrici, armi, ecc.).
In notevole aumento è la lavorazione dei minerali non ferrosi importati (rame 372.000 t, zinco 282.000 t, piombo 113.000 t, stagno 5.000 t); Hoboken-Overpelt, centro tradizionale di raffinazione del rame, si è di recente specializzato nella produzione di particolari metalli (cadmio, tungsteno, molibdeno, germanio e selenio). Il settore delle industrie tessili ha dato nel 1972 le seguenti produzioni: filati di cotone 91.000 t, di lana 89.000 t, di lino 10.000 t, di iuta 64.000 t; tessuti di cotone 74.000 t, di lana 44.000 t, di raion 33.000 tonnellate. Nel campo delle industrie chimiche, oltre ai prodotti tradizionali (acido solforico 2,6 milioni di t, ammoniaca sintetica 545.000 t, fertilizzanti azotati 646.000 t), hanno assunto grande importanza quelli della petrolchimica, sviluppatasi di recente parallelamente all'industria della raffinazione degli oli minerali e localizzata principalmente attorno al porto di Anversa, ove sono sorte anche due fabbriche di caucciù sintetico (65.000 t nel 1973).
Altre attività industriali, la cui produzione è notevolmente aumentata nell'ultimo quindicennio sono, infine, quelle del cemento (7 milioni di t), del vetro (1,3 milioni di t), della carta e del cartone (787.000 t), dello zucchero (6,9 milioni di t), della birra (13,5 milioni di hl) e dei tabacchi (22 miliardi di sigari e di sigarette).
Le vie e i mezzi di comunicazione, già proverbiali per la loro efficienza, sono stati ulteriormente potenziati e hanno registrato considerevoli aumenti di traffico in tutti i settori. La rete ferroviaria, la più fitta del mondo, si estende per 4.081 km ed è attraversata dalle principali linee ferroviarie dell'Europa occidentale; oltre che per il trasporto delle merci (per le quali assorbe il 13% del traffico interno, il 14% di quello delle importazioni e il 19% dì quello delle esportazioni), essa è molto utilizzata per il trasporto dei passeggeri, non solo per gli spostamenti all'interno del paese, ma anche sui collegamenti internazionali.
La rete dei fiumi e canali navigabili (1572 km) è stata migliorata con l'approfondimento di molti fondali e con l'ampliamento di parecchie chiuse, il cui numero è stato ridotto per aumentare la velocità media dei battelli. A tal fine sul canale Bruxelles-Charleroi sono state eliminate sette chiuse a Ronquières, sostituendole con un gigantesco elevatore meccanico, che permette ai battelli fino a 1350 t di superare rapidamente un dislivello di 68 metri. La rete fluviale disimpegna il 18% del traffico interno delle merci e, attraverso i suoi collegamenti con i corsi d'acqua francesi, olandesi e tedeschi, trasporta il 14% delle merci importate e il 24% di quelle esportate.
La necessità d'importare quantità sempre maggiori di materie prime e di combustibili ha determinato il potenziamento delle attrezzature portuali per far fronte all'aumentato volume dei traffici.
Il porto di Anversa, che si sta ampiamente estendendo anche sulla riva sinistra della Schelda per l'insediamento delle nuove industrie petrolchimiche, è attrezzato anche per lo smistamento dei containers e ha un traffico annuo di oltre 80 milioni di t di merci, di cui quasi tre quarti allo sbarco. Gli altri maggiori porti marittimi sono quelli di Gand e di Zeebrugge, in ciascuno dei quali il traffico delle merci sbarcate e imbarcate supera i 10 milioni di t annue. La flotta mercantile, raddoppiatasi dal 1959, conta 263 navi con una stazza complessiva di 1,2 milioni di tonnellate.
Il traffico aereo - che è in gran prevalenza internazionale, date le piccole dimensioni del territorio belga - è concentrato in massima parte nell'aeroporto di Bruxelles (ottimamente attrezzato anche per il traffico di merci deperibili, congelate o radioattive) e ha superato i 3 miliardi di passeggeri-km.
Nel 1971 è stata rinnovata per un decennio l'Unione Economica Belga-Lussemburghese (UEBL), che sarebbe scaduta nel 1972.
La bilancia commerciale dell'UEBL è di solito attiva, sia pure di poco: nel 1972 le importazioni hanno raggiunto i 682 miliardi di franchi e le esportazioni i 711 miliardi di franchi, con un coefficiente di copertura delle importazioni di 104.
Rispetto al 1958 il valore delle importazioni risulta più che quadruplicato e quello delle esportazioni quasi quintuplicato; la quota degli scambi con i paesi della CEE è salita dal 47,1% al 64,9% per le importazioni (Rep. Federale di Germania 24,3%, Francia 19,4%, Paesi Bassi 17%, Italia 4,2%) e dal 45,5% al 68,1% per le esportazioni (Rep. federale di Germania 24,8%, Francia 20,2%, Paesi Bassi 18,6%, Italia 4,5%).
Per la centralità della sua posizione geografica, Bruxelles è divenuta sede degli organi direttivi della CEE e della NATO.
Bibl.: CECA-Alta Autorità, Ripercussioni dell'insediamento di un'impresa siderurgica nella regione di Gand-Zelzate, Lussemburgo 1967; P. George, R. Sevrin, Il Benelux, Milano 1971; Société générale de banque, Industrial Investment in Belgium - Why? - How?, Bruxelles 1973.
Economia. - L'economia belga nel decennio 1960-70 è caratterizzata dal susseguirsi di fasi di sviluppo e recessive. I periodi 1963-64 e 1968-70 possono definirsi di "alta" congiuntura; in entrambi i periodi i motori di tale espansione sono stati le esportazioni e gl'investimenti fissi delle imprese. Infatti la ripresa economica, iniziata verso la fine del 1967, sotto la spinta delle esportazioni ha guadagnato i principali settori componenti la domanda interna, realizzando inoltre un netto miglioramento della bilancia commerciale, che è passata da −5,7 miliardi di franchi nel 1966 a 6,1 nel 1967, −2,0 nel 1968, 8,8 nel 1969 e a 39,4 nel 1970. Molto elastiche all'inizio, le condizioni di offerta si sono progressivamente irrigidite; l'aumento di disoccupazione, realizzatosi nel periodo di bassa congiuntura, negli anni 1965-67, è stato in gran parte riassorbito e i tassi di utilizzazione delle capacità produttive hanno toccato valori elevati nel settore industriale. Il tendenziale andamento positivo della bilancia dei pagamenti si è accentuato durante tale periodo di ripresa e l'eccedenza è nettamente aumentata nel 1969 (+200) per poi giungere a 886 nel 1970. Fino al 1969 si erano attuate forti uscite di capitali a carattere speculativo; dal 1970 i movimenti si sono invece invertiti, soprattutto sotto l'effetto della stabilizzazione della situazione monetaria dovuta alla rivalutazione del marco tedesco. Il miglioramento economico si è accompagnato a un'accelerazione marcata del livello dei prezzi e dei salari. Negli anni 1968-70 la politica monetaria e di bilancio è stata regolata più strettamente che negli altri anni dalla necessità di controllare la domanda a breve termine; la fuga di capitali, che era stata uno dei principali motivi di restringimento progressivo delle condizioni monetarie, si è prolungata fino al momento della rivalutazione del marco tedesco. La politica economica e una ripresa del consumo privato hanno inoltre contribuito all'accelerazione del progresso realizzatosi nelle due fasi di sviluppo prese in osservazione. I due periodi hanno però delle differenze nella loro struttura: la più recente si è prodotta dopo due anni di congiuntura particolarmente debole, che aveva portato un forte aumento dei tassi di disoccupazione e una sensibile diminuzione dei tassi di utilizzazione delle capacità industriali. Il precedente periodo di sviluppo, al contrario, rappresentò l'apice di una fase espansiva, che durava dal 1960, e che aveva ridotto il tasso di disoccupazione a livelli relativamente bassi (1,9% della popolazione attiva). Queste differenze spiegano in parte perché la capacità produttiva non è stata interamente sfruttata e l'aumento salariale si sia realizzato in tempi molto più brevi nel 1970 che non nel 1964. Tuttavia l'una e l'altra fase espansiva hanno comportato una spinta inflazionistica dei prezzi, di livello quasi equivalente. Dopo tali periodi di sviluppo, l'economia belga ha subito, negli anni 1970-72, un rallentamento nella sua crescita, soprattutto a causa di una diminuzione di esportazioni dell'UEBL (Unione Economica Belga Lussemburghese). Il ciclo di ripresa economica, delineatosi alla fine del 1972, è culminato nel 1973 e ha prolungato i suoi effetti sino agl'inizi del 1974.
Dopo una vigorosa espansione, attuatasi nei primi cinque mesi del 1974, l'attività economica belga si è però trovata ad affrontare una fase congiunturale negativa, manifestatasi attraverso una diminuzione della domanda estera e della produzione nei vari settori, specie in quello siderurgico, che ha causato un aumento della disoccupazione, passata, a fine 1974, al 3,4% dal 2,8% del corrispondente periodo del 1973. Nel terzo trimestre del 1975 però si è avviato un consolidamento nella situazione congiunturale, che si è quindi rafforzato agl'inizi del 1976. La tendenza positiva assunta dall'economia belga è stata favorita dall'aumento della spesa pubblica, dalle crescenti commesse all'esportazione e soprattutto dall'incremento dei consumi privati. Solo la tendenza agl'investimenti è rimasta molto debole, a causa della sottoutilizzazione delle capacità produttive, che sono del 30% al di sotto del livello normale.
All'ottimistico atteggiamento di fondo contribuisce anche il calo della disoccupazione che si è riscontrato nel primo semestre del 1976, dopo aver raggiunto il 4,4% della popolazione attiva. Per frenare il costante aumento del numero dei giovani in cerca di primo impiego si è deciso, da parte delle autorità, di offrire ai lavoratori più anziani la possibilità di andare in pensione anticipatamente.
Per cercare di attenuare il grave fenomeno dell'inflazione e, contemporaneamente, dello scarso interesse a investire da parte delle aziende, il governo belga dall'inizio del 1976 ha sostituito il blocco dei prezzi, valido fino ad allora, con l'obbligo di comunicarne gli aumenti. I contratti collettivi di lavoro in vigore sono stati prolungati, come nei Paesi Bassi, fino alla metà del 1976. L'indice di contingenza, che, assicura un adeguamento automatico di salari e stipendi agli aumentati costi della vita, vale ancora solo per redditi mensili lordi fino a 40.000 franchi belgi. Tutti i redditi più elevati sono stati fissati fino alla fine del 1976. I sindacati belgi però, che, anche se divisi in CSC (cristiani) e FGTB (socialisti), raggruppano il 70% dei lavoratori, non hanno completamente accettato questa politica, e il 13 marzo 1976 si è avuto uno sciopero generale in tutto il paese in difesa del posto di lavoro e del potere d'acquisto.
Secondo calcoli provvisori, nel dicembre 1975 il disavanzo della bilancia commerciale dell'unione economica Belgio-Lussemburgo è sceso a 1,3 (4,3 in novembre) miliardi di franchi belgi. Così per l'intero 1975 il deficit della bilancia commerciale risulta di 68 (l'anno precedente 58) miliardi di franchi belgi. Questo deficit è stato compensato in notevole parte con le aumentate spese delle organizzazioni internazionali presenti in B. e Lussemburgo, che ammontano a oltre 30 miliardi di franchi belgi.
Storia. - Coinvolto dall'estate del 1960 nella crisi internazionale seguita al costituirsi del Congo in repubblica indipendente (v. congo, in questa App.), il B. rinunciò ai suoi ultimi possedimenti coloniali a metà del 1962, concedendo l'indipendenza al Ruanda e all'Urundi. I problemi del travagliato processo di decolonizzazione, tuttavia, hanno avuto ulteriori ripercussioni sul B., ancora impegnato a tutelare interessi politici ed economici nel Congo, con ripetuti interventi di truppe (drammatico l'invio di paracadutisti a Stanleyville nel novembre 1964) e conseguenti aspre tensioni nei rapporti con l'ONU.
Sul piano interno, intanto, il governo cristiano-sociale e liberale di Gaston Eyskens incontrò nel 1960 una durissima opposizione alla sua "legge unica" di riforma del bilancio. La situazione semi-insurrezionale costrinse re Baldovino a rientrare in anticipo dal suo viaggio di nozze (il 15 dicembre aveva sposato la spagnola Fabiola de Mora y Aragon) e a condurre una difficile opera di mediazione. Il braccio di ferro terminò solo dopo che, all'indomani delle elezioni del 26 marzo 1961, il governo Eyskens si dimise per essere sostituito il 25 aprile da un gabinetto di coalizione fra cristiano-sociali e socialisti, presieduto da Théo Lefèvre.
Il problema principale, cui si trovarono di fronte questo e i successivi governi, fu il crescente inasprimento della rivalità etnico-linguistica fra Fiamminghi e Valloni (che era stata al centro anche della battaglia sulla "legge unica") e l'accentuarsi delle tendenze federalistiche. Una legge del 31 ottobre 1962 per la fissazione della frontiera linguistica suscitò forti contrasti durante la sua elaborazione e lasciò tutti insoddisfatti, mentre restava focolaio di gravi tensioni la questione di Bruxelles (enclave bilingue a prevalenza francofona, situata in zona fiamminga).
Con le elezioni del 23 maggio 1965, la coalizione governativa perdeva la maggioranza di due terzi che le era necessaria per le riforme costituzionali in programma, mentre riscuotevano un notevole successo i raggruppamenti etnici favorevoli a una soluzione federalistica. Dopo un breve gabinetto Harmel, i cristiano-sociali tornavano il 20 marzo 1966 ad allearsi con i liberali (il cui partito aveva assunto nel 1961 il nome di Partito della libertà e del progresso, attenuando il proprio carattere laico, e aveva ottenuto nel 1965 una buona affermazione elettorale), in un governo guidato da Paul van der Boeynants. Il 7 febbraio 1968 i contrasti etnici giungevano al punto di rottura e portavano alle dimissioni di questo governo e allo scioglimento anticipato del parlamento. La drammaticità della spaccatura era messa in rilievo dal suo riprodursi perfino all'interno del partito di maggioranza relativa cristiano-sociale, la cui ala fiamminga decideva di presentarsi candidata in liste separate. Questo sdoppiamento era destinato a divenire un dato permanente del quadro politico belga ed era accompagnato da analoghe tensioni all'interno degli altri partiti tradizionali.
Tali partiti subivano perdite sia alle elezioni politiche del 31 marzo 1968, sia a quelle comunali dell'11 ottobre 1970, sia alle politiche (anticipate) del 7 novembre 1971, sempre a vantaggio dei partiti federalisti. I governi - costituiti spesso dopo crisi lunghe e difficili - vedevano ormai ripartiti i dicasteri secondo criteri non solo politici, ma anche linguistici. Alle coalizioni cristiano-sociali e socialiste guidate da Gaston Eyskens, che ressero il paese dal 17 giugno 1968, succedette il 25 gennaio 1973 un gabinetto tripartito (socialisti, cristiano-sociali e liberali) presieduto dal socialista Edmond Leburton. La successiva crisi di governo, scoppiata il 19 gennaio 1974 per i contrasti fra cristiano-sociali e socialisti (e fra Fiamminghi e Valloni) sul progetto Ibramco mirante a creare una grande raffineria statale belgo-iraniana, condusse di nuovo a elezioni anticipate (10 marzo 1974), le quali tuttavia - malgrado una flessione dei socialisti e un certo incremento cristiano-sociale - non determinarono nei rapporti di forza spostamenti sufficienti a sbloccare la situazione; l'elemento più notevole era il sia pur lieve regresso dei partiti federalisti. Il 23 aprile il cristiano-sociale Léo Tindemans costituì un governo di minoranza cristiano-sociale e liberale: da allora il suo principale obiettivo fu la conquista di nuovi appoggi per raggiungere i due terzi necessari ad approvare la riforma regionale in cantiere fin dal 1970. L' 11 giugno riuscì a raggiungere la maggioranza semplice alleandosi al francofono Rassemblement wallon e il 20 luglio il processo di regionalizzazione fece un passo avanti con l'approvazione di tre parlamenti regionali, per il momento senza poteri legislativi. Successivi tentativi di ottenere l'apporto degli altri partiti linguistici restarono però senza esito.
Alla crisi endemica dovuta alla rivalità fra le due comunità etniche fece riscontro un costante atteggiamento europeistico del Belgio. Anche su questo terreno, tuttavia, un elemento di tensione s'introdusse a metà del 1975, con la decisione di acquistare l'aereo americano F-16 anziché il francese Mirage F-1: le aspre critiche indussero Tindemans a chiedere un voto di fiducia, che gli fu accordato dal parlamento a maggioranza semplice, il 12 giugno.
Bibl.: Aspects actuels des problèmes de la dèfense nationale, Bruxelles 1960; P. De Gaulle, Pas de visa pour la Belgique, Parigi 1960; G. Brausch, Belgian administration in the Congo, Londra 1961; J. H. Huizinga, Mr. Europe: A political biography of Paul Henri Spaak, ivi 1961; G. Jacquemyns, L'ONU au Congo. Ses interventions vues et jugées par les Belges, Bruxelles 1961; A. Maurice, Belgique gouvernante du Congo, ivi 1962; W. J. Ganshof van der Meersch, Fin de la souveraineté belge au Congo. Documents et réflexions, Bruxelles-L'Aia 1963; V. Faux, Cinq semaines de lutte sociale. La grève de l'hiver 1960-61, Bruxelles 1963; Les conséquences d'ordre interne de la partecipation de la Belgique aux organisations internationales, Bruxelles-L'Aia 1964; J. Dhondt - S. Vervaeck, Instruments bibliographiques pour l'histoire contemporaine de la Belgique, Lovanio-Parigi 19642; La decision politique en Belgique. Le pouvoir et les gorupes, sous la direction de J. Meynaud, J. Ladrière et F.Perin, Parigi 1965; P. Lo Re, Le classi medie belghe nella dottrina, in Rassegna di politica e storia, XII (1966), pp. 10-22, 40-57, id., Problemi sociali delle classi medie in Belgio, ibid., pp. 181-192, 203-216; F. Debnyst, La fonction parlementaire en Belgique, Mécanisme d'accès et images, Bruxelles 1967; F. Huggett, Modern Belgium, New York 1969; R. Avermaete, Nouvelle histoire de Belgique, Bruxelles-Parigi 1970; D. O. Kieft, Belgium's return to neutrality. An essay in the frustrations of small power diplomacy, Oxford 1972.
Letteratura di lingua francese. - Durante il periodo successivo alla prima guerra mondiale, il regionalismo, che ancora pochi anni prima aveva trovato espressione in autori illustri, quali E. Glesener, G. Garnir, H. Krains, L. Delattre, è ormai in fase di declino, pur ispirando ancora il romanzo-fiume di J. Tousseul (Jean Clarambaux, 1927-1936), tanto che, nel 1937, sarà ufficialmente ripudiato dal manifesto degli scrittori facenti capo al Groupe du lundi, i quali proclamano la loro volontà d'integrarsi nella letteratura francese.
Negli anni tra il 1920 e il 1950, la narrativa si arricchisce di una serie di contributi importanti. Difficilmente classificabile è quello di A. Baillon (1875-1932), le cui opere principali raccontano, in un misto di tenerezza e di provocazione, i ricordi di un'esistenza tormentata dalle ossessioni e dal progredire della pazzia, di cui egli descrive il terrificante avvicinarsi. Marie Gevers (1883-1975) ha dedicato la sua opera alla Campine, di cui evoca le passioni e le miserie, in uno stile naturalistico che ricorda C. Lemonnier. Il periodo tra le due guerre è anche l'epoca, in B., dei grandi affreschi sociali e di costume. C. Burniaux (1892-1975) offre un bilancio delle proprie esperienze in Les temps inquiets, mentre O.P. Gilbert (1898-1972) rievoca mutamenti sociali ed economici nella saga dei Bauduin. C. Plisnier (1896-1952), premio Goncourt 1937 per i racconti di Faux-passeports, cerca nell'impegno politico un surrogato della fede, cui peraltro farà ritorno negli ultimi anni della sua vita. Dotato di notevole penetrazione psicologica, capace di tratteggiare caratteri di grande efficacia e di ricreare un'atmosfera, Plisnier si è dedicato a un'analisi impietosa dell'ipocrisia borghese e dell'alienazione sociale (Mariages, Meurtres, Mères). Su un piano analogo va collocato A. Ayguesparse (1900), con la sua rappresentazione della vita sociale e politica e la descrizione di ambienti borghesi che ricordano quelli di Mauriac. L'opera sterminata di G. Simenon offre l'esempio di un romanzo poliziesco che tende a una narrazione di tipo naturalistico e psicologico e, nello stesso tempo, all'indagine di costume. L'efficace caratterizzazione dei personaggi, la resa pregnante delle atmosfere, quale che sia lo specifico ambiente descritto, assieme a un linguaggio semplice e diretto, ne hanno assicurato il grande successo internazionale. La copiosa produzione di F. Hellens (1881-1972) sfida ogni tentativo di classificazione: prossimo al surrealismo in Mélusine, inventore del "fantastico reale", visionario e mitico con le Mémoires d'Elseneur, ha affrontato anche il romanzo sociale e psicologico, l'esplorazione dell'anima e del subconscio. Benché scarsamente rappresentato in ambito surrealista (R. Poulet, O. J. Périer), il romanzo belga si apre tuttavia alla dimensione di un immaginario filosofico con la prosa classica e tersa di Marcel Thiry (1897), i cui racconti fantastici e poetici (Nouvelles du Grand Possible) sono basati sull'ossessione metafisica del tempo, che conferisce all'opera la sua unità interna.
Tra la produzione più recente, va ricordata quella di Maud Frère (n. 1923), in cui domina il tema del permanere della giovinezza nell'esistenza, di M. Pierson-Piérard, dedicata ai problemi della donna, di L. Dubrau (n. 1904), incentrata sulle difficoltà della coppia e della vita familiare. F. Walder (n. 1906) ritrova il classicismo in Saint-Germain, mentre D. Gillès (n. 1919), critico feroce dell'ipocrisia sociale e del mondo degli affari, tenta il grande affresco con il Festival de Salzbourg. Se in autori come J.A. Lacour, A. Curvers, F. Marceau, vi è uno scarso rinnovamento delle tematiche, altri, come F. Mallet-Joris, J.G. Linze, M. Moreau, D. Rolin, P. Mertens, si sforzano, in modi assai personali, di fare proprie le migliori innovazioni della narrativa moderna. La vitalità del genere fantastico e immaginario è testimoniata da autori quali Th. Owen, J. Ray, G. Prévot.
La poesia, che ha sempre conosciuto in B. un notevole numero di cultori, tende invece alla ricerca individuale e all'emancipazione dalle "scuole". È col surrealismo che, a partire dal 1920, si manifesta l'aspirazione al rinnovamento: M. Lecomte, A. Chavée, P. Nougé, L. Scutenaire partecipano attivamente al movimento. Henry Michaux (n. 1899), surrealista indipendente, si volge all'assurdo, al subconscio, in una poesia dell'assoluto, torrenziale e propizia agli esperimenti linguistici. O.J. Périer (1901-1928), classico e sobrio, o A. Bernier (1902-1969), moderno francescano in estatica comunione con la natura, autori pur interessanti, non possiedono tuttavia la vastità di risonanze e la multiformità di M. Thiry, nella cui poesia vi è l'eco sia di giovanili vagabondaggi (Toi qui pâlis au nom de Vancouver) sia delle più materiali esperienze di vita, sublimate in una dimensione visionaria e impressionistica (Statues de la fatigue, Mer de la tranquillité). Vi sono poi molti altri autori che tentano di dare alla poesia belga un contributo personale: R. Goffin, G. Linze, R. Vivier, Ed. Vandercammen, G. Libbrecht, con i quali si va dalla violenza alla tenera malinconia; M. Carême ha invece scelto toni di una bonomia a volte un po' leziosa. Con le ultime generazioni, la poesia ritrova spesso toni di gusto neoclassico: è il caso, per es., di H. Juin, J. Tordeur, J. Mogin, R. Foulon, L. Wouters.
Il teatro, infine, ha conosciuto, negli anni tra le due guerre, una fase estremamente feconda, malgrado la notevole indifferenza del pubblico verso la produzione nazionale. F. Crommelynck (1885-1970), dopo un esordio di marca simbolista, ha trovato la sua strada in una sorta di esasperazione tragica dei sentimenti umani e in un suo gusto della dismisura (Cocu magnifique, Tripes d'or): teatro dell'assoluto, il suo, sotto le apparenze della farsa, in cui i personaggi si elevano a tipi universali. Un teatro d'idee e di notevole maestria tecnica è quello di H. Soumagne (1891-1951; L'autre Messie). Ma l'opera più ampia e più varia è senz'altro quella di M. de Ghelderode (1898-1962). Dissacratore dei grandi miti (Mort du Docteur Faust, Christophe Colomb, Don Juan), egli mescola il colore locale alla truculenza dei procedimenti scenici, che prefigurano talvolta il "nouveau théâtre"; oppure tenta di realizzare una visione nuova della Passione, con un'opera insolita e di grande forza (Barabbas). Accanto a Pantagleize, che inaugura un teatro di derisione della condizione umana, sono numerosi i lavori caratterizzati da una tonalità vigorosamente fiamminga, dal colore, da una comicità brutale (Magie rouge, Farce des ténébreux, Balade du grand macabre), mentre altri si collocano sulla linea del teatro della crudeltà di Artaud (Escurial, Sire Halewyn, École des bouffons). Herman Closson (n. 1901), che si pone in una prospettiva simile, ha coltivato il grande spettacolo (Quatre fils Aymon, Jeu de Han), la demistificazione dei grandi eroi (Godefroid de Bouillon, Borgia) o il tema dei sogni che svaniscono a contatto con la realtà (Passante illuminée, Hélène). Dopo la guerra, il teatro trova nuovo impulso: G. Sion (Voyageur de Forceloup), M.-Th. Bodart (Et Adam répondit), S. Lilar (Tous les chemins mènent au ciel) affrontano il problema della fede con opere di una certa ambizione, mentre Ch. Bertin (n. 1919) fa del teatro poetico, così come P. Willems (n. 1912), i cui lavori sono quasi delle féeries. F. Marceau (n. 1913) si è dato alla demistificazione e alla satira, con toni aspri e buffoneschi. J. Mogin (n. 1921), con un teatro dell'eroismo e dell'assoluto, J. Sigrid, Cl. Spaak, D. Scheinert, J. Louvet assicurano un valido ricambio di generazione.
Bibl.: G. Charlier, Les lettres françaises de Belgique, Bruxelles 1944; G. Charlier, J. Hanse, Histoire illustrée des lettres françaises de Belgique, 2 voll., ivi 1958; A. Mor, J. Weisgerber, Storia delle letterature del Belgio, Milano 1958; R. Frickx, La littérature belge d'expression française, Parigi 1973; A. Jans, Lettres vivantes 1945-1975, Bruxelles 1975.
Letteratura fiamminga. - Il gruppo Van Nu en Straks ("Di oggi e di domani") - che, negli anni intorno al 1900, aveva emancipato la letteratura fiamminga e l'aveva elevata ai livelli europei in virtù di una doppia sintesi, quella delle diverse tendenze letterarie di fine secolo e quella di tutte le facoltà dell'uomo nell'arte non seppe sbarrare il passo, al proprio interno e fuori, né all'estetismo (K. van de Woestijne, H. Teirlinck, F.V. Toussaint van Boelaere, De Boomgaard) né a un regionalismo a volte vigoroso (C. Buysse, S. Streuvels), a volte pittoresco ed esuberante (F. Timmermans, Pallieter, 1916). Negli anni intorno alla prima guerra mondiale l'espressionismo distrugge le forme classiche e proclama la superiorità dell'etica sull'estetica, del collettivo sull'individuale. In un linguaggio ricco e immaginoso, la nuova poesia annuncia il sorgere di un mondo migliore, basato sulla solidarietà, alla cui edificazione è compito dello scrittore collaborare.
Il teatro, presto diffusosi per opera di una compagnia d'avanguardia di alto livello artistico, "Het Vlaamse Volkstoneel" ("Il teatro popolare fiammingo"), accentua i temi di critica sociale. Questo movimento è noto sotto il nome di espressionismo umanitario. Iniziato da P. van Ostaijen (Het sienjaal, "Il segnale", 1918), esso ha avuto come principale punto di collegamento la rivista Ruimte ("Spazio", 1920-1921) e come capifila i poeti W. Moens e M. Gijsen e i drammaturghi H. Teirlinck, A. van de Velde e P. de Mont; dal quadro sono invece assenti i prosatori. Intanto, però, il fondatore del movimento Van Ostaijen, investito da una grave crisi morale, approda a un dadaismo nichilista e, affascinato dalle parole in libertà di Marinetti e dai Calligrammes di Apollinaire, opera una svolta clamorosa con la raccolta di poesie Bezette stad ("Città occupata", 1921). Rinnegati in tal modo i precedenti appelli profetici, inizia contemporaneamente a scrivere i suoi "grotteschi", racconti corrosivi e beffardi in sintonia col suo fallimento morale. Ripresosi dalla crisi, si dedica in seguito alla poesia pura: il componimento poetico, libero da ogni impulso alla confessione e da ogni fine estrinseco, rinuncia ai contenuti per essere nient'altro che lo sviluppo di un tema attraverso la strumentazione della parola assoluta (Eerste boek van Schmoll, "Primo libro di Schmoll", 1928). Questo sistema ermetico Van Ostaijen lo chiama, in contrapposizione alle effusioni di un tempo, espressionismo organico. Su questa strada egli trova un compagno in G. Burssens, che più tardi tornerà al verso comunicativo, ma per giocarvi con la parola, con la logica, con la disillusione.
Alla morte di Van Ostaijen, nel 1928, l'espressionismo è ormai in fase di riflusso. È il momento dei suoi avversari, cioè, da un lato, i poeti di 't Fonteintje ("La piccola fonte", 1921-1924), R. Minne, M. Roelants, R. Herreman, che già avevano demolito i castelli in aria delle utopie umanitarie, dall'altro di un convinto tradizionalista come U. van de Voorde. Tra i giovani della generazione in ascesa, si distinguono i poeti di Vormen ("Forme", 1936-1940), P.G. Buckinx e R. Verbeeck che introducono nell'estatica dimensione della poesia pura i fremiti dell'esistenza personale; vanno altresì ricordati il fiero e solitario H. Hensen, il realista e malinconico K. Jonckheere e il vitalista B. Decorte. Il fatto di maggior rilievo è, comunque, la rinascita del romanzo, propiziata dall'apertura etica che l'espressionismo aveva operato. Vengono abbandonate le ricercatezze linguistiche, l'evocazione della natura, la bonomia della narrazione e dei caratteri. Ciò che conta è l'uomo, nient'altro che l'uomo, problema, o meglio enigma, morale e sociale, unico oggetto d'investigazione da parte di romanzieri pur diversi tra loro, come M. Roelants, dedito all'analisi psicologica (Komen en gaan, "La visitatrice", 1927); il vitalista impegnato G. Walschap, il più notevole tra questi prosatori, con la sua critica impietosa dello sclerotizzato ambiente cattolico che lo circonda, cui contrappone una figura di pagano istintivo, incarnazione della volontà di vivere al di là del bene e del male (Houtekiet, 1939); lo scettico R. Brulez; il neo-romantico F. de Pillecyn; M. Gilliams, alla ricerca della propria identità (Elias, of het gevecht met de nachtegalen, "Elias o la lotta con gli usignoli", 1936); W. Elsschot che, col suo stile conciso, mette a nudo la mediocrità (Het dwaallicht, "Il fuoco fatuo", 1946); infine M. Gijsen, col suo amaro stoicismo (Het boek van Joachim van Babylon, "Il libro di Gioacchino di Babilonia", 1947). Inoltre, accanto al romanzo cattolico, rinnovato da A. Demedts, P. Lebeau, G. Duribreux e M. Rosseels, e al naturalismo, o romanticismo, sociale di L.P. Boon e P. van Aken, nasce e si sviluppa il realismo magico di J. Daisne (De man die zijn haar kort liet knippen, "L'uomo dalla testa rasata", 1948) e di H. Lampo. Dopo la seconda guerra mondiale, si assiste all'avvento dei Vijtigers ("Quelli del Cinquanta"). La loro rivista principale, Tijd en mens ("Tempo e uomo", 1949-1955), proclama di voler ristabilire un legame tra la letteratura e il suo tempo: tempo che, per essi, è quello di Sartre, di Picasso, di H. Moore. L'assurdo, il caos, l'angoscia, la nausea e la rivolta dell'esistenzialismo si accompagnano alla ricerca sperimentale, ispirata soprattutto al surrealismo e ai suoi esponenti. Gl'ideali estetici di Tijd en mens trovano, nel campo della poesia, una piena realizzazione con l'opera di A. Bontridder, in cui si combinano impegno etico e linguaggio metaforico. L.P. Boon, uno scrittore più anziano, associatosi al movimento su invito dei suoi promotori, innalza una sorta di monumento al caos con una coppia di romanzi, scritti in uno stile populista e facondo, De Kapellekensbaan ("La strada della cappella", 1953) e Zomer te Ter-Muren ("Estate a TerMuren", 1956). Il più giovane del gruppo, H. Claus, è il meno impegnato, ma il più vario e barocco: poeta istintivo, sensuale e crudele (De Oostakkerse gedichten, "Poesie di Oostakker", 1955), egli evolve, sotto l'influsso delle sue vaste letture (Eliot, Pound, ecc.), verso un manierismo erudito (Heer Everzwijn, "Signor Cinghiale", 1970), pur cimentandosi anche nello stile parlato. Per quanto riguarda la sua attività di romanziere (De verwondering, "Lo stupore", 1962) e di autore teatrale (Een bruid in de morgen, "La fidanzata del mattino", 1955), si nota una tecnica oscillante tra sperimentalismo e tradizione. I Viifenvijftigers ("Quelli del Cinquantacinque") sono poco sensibili alle "grandi miserie del nostro tempo", care alla generazione precedente: P. Snoek proclama la sua gioia di vivere, mentre H. G. Pernath si trincera nel proprio mondo tormentato. Contemporaneamente, altri poeti si affermano al di fuori di ogni raggruppamento: J. de Haes, con la sua evocazione di un angoscioso universo mitico (Azuren holte, "Cavità azsurre", 1964); E. van Ruysbeek e P. Le Roy, che ricercano, con spirito positivo, l'unità dell'esistenza universale sempre in divenire; Chr. D'haen, con la sua divertita retorica dell'antichità classica.
Il movimento delle avanguardie si protrae anche dopo il 1960. Concetti come romanzo, intreccio, personaggio, perdono completamente senso nella prosa astratta di C. Krijgelmans o nel formalismo linguistico di I. Michiels (Het boek Alfa, "Il libro Alfa", 1963) o nelle strutture disintegrate di H. Raes o nella scrittura-riflessione dei "testi" di R. Gysen, W. Roggeman, P. de Wispelaere, D. Robberechts. Si tratta di una prosa elaborata, autocosciente, talvolta assai ricercata, che ha i suoi destinatari tutti all'interno di un ristretto e chiuso circuito letterario. Grande successo invece arride al comunicativo e dinamico J. Geeraerts, che si dibatte tra i traumi provocati in lui dalla civiltà occidentale (Gangreen, "Cancrena", 1968, poi 1972 e 1975). Nel campo della poesia, la sperimentazione linguistica ha il suo apice nelle riviste Labris (1962-1975) e De Tafelronde ("La Tavola rotonda" che assume una impostazione sperimentale dopo il 1956). La poesia concreta, rappresentata da P. de Vree, passa via via attraverso le fasi della poesia audiovisiva, della poesia ideografica e della poesia visiva, montaggio di fotografie, di lettere e di elementi plastici (Poëzien, 1971; Maskers, "Maschere", 1973). Tra le correnti più recenti, l'estetismo dandy, il nuovo realismo e il neo-sperimentalismo. Il che non impedisce ad alcune personalità isolate di continuare per la propria strada: si tratta di autori spesso legati alla tradizione, ma che hanno traversato o costeggiato il surrealismo, il cui perdurare ha cambiato il volto della poesia.
Bibl.: R. F. Lissens, Rien que l'homme. Aspects du roman flamand contemporain, Bruxelles 1944; A. Mor, J. Weisgerber, Storia delle letterature del Belgio, Milano 1958; J. Weisgerber, Formes et domaines du roman flamand 1927-1960, Bruxelles 1963; Le più belle pagine delle letterature del Belgio, a cura di A. Mor e J. Weisgerber, Milano 1965; R. F. Lissens, De Vlaamse letterkunde van 1780 tot heden, Bruxelles-Amsterdam 19674; P. de Vree, Onder experimenteel vuur, Anversa 1968; B. van Vlierden, Van In't Wonderjaer tot De Verwondering. Een poëtica van de Vlaamse roman, ivi 19742.
Arti figurative. - Pittura e scultura. - Negli anni dell'immediato dopoguerra, a portare una ventata d'aria nuova nella vita artistica del B. è l'associazione della Jeune peinture belge, costituitasi nel 1945, che raggruppa alcuni giovani artisti offrendo loro la possibilità di esporre sia in patria che all'estero. Gli esordi sono figurativi, ma ben presto si verrà compiendo un progressivo avvicinamento all'arte astratta. L'influenza dell'esposizione La jeune peinture française non è estranea all'origine del movimento, tuttavia la pittura belga, secondo lo stesso parere di G. Diehl, è più sensuale e reca ancora in sé un espressionismo latente. Alcuni pittori appartenenti al gruppo continueranno, anche dopo questo periodo, a far sentire la loro voce.
G. Bertrand (nato nel 1910) si muove con costante rigore sulla linea di un'astrazione fatta di decantazioni successive a partire da qualche motivo attinto dai suoi schizzi di viaggio, molto spesso un ambiente architettonico. L. van Lint (nato nel 1909) è rimasto più barocco, più vicino al regno vegetale, più pittore, anche nella misura in cui, nelle sue opere, interviene la materia. La morte di A. Bonnet nel 1960 ha posto fine a un'opera fremente di vita interiore, spesso ispirata da paesaggi. J. Delahaut (nato nel 1916) è il più puro astrattista del gruppo: la sua arte molto intellettuale, dalle grandi forme ritmate, tende a integrarsi con l'architettura e a proporsi come ambiente. A. Mortier (nato nel 1908) è un lirico, un espressionista astratto alla maniera di un Kline. M. Mendelson (nato nel 1915) ha fatto sue tutte le fasi della pittura contemporanea: dopo ricerche materiche e di bianco su bianco, è tornato a un'arte figurativa soffusa d'ironia, in cui si avvertono ancora i segni della sua lunga esperienza astratta. J. Cox (nato nel 1919) ha fatto carriera negli Stati Uniti prima di tornare in B., dove attualmente s'impone come una delle personalità più vigorose della sua generazione con la sua pittura molto mossa, a metà tra l'astratto e il figurativo.
Dell'espressionismo fiammingo, sopravvive ben poco nel campo della pittura. Il grande C. Permeke è morto nel 1952, G. de Smet nel 1943, F. van den Berghe nel 1939, J. Brusselmans nel 1953 ed E. Tytgat nel 1957, e l'ultima fase della loro carriera è molto meno gloriosa del grande periodo tra il 1920 e il 1930. Per contro, il surrealismo è ancora assai vivo. R. Magritte, P. Delvaux, E. L.T. Mesens e altri artisti vicini al surrealismo, sono ancora al centro dell'attualità artistica. La grande considerazione di cui gode Magritte (1898-1967) non ha avuto inizio che dopo il 1955, ma "il suo procedimento non automatico ma pienamente deliberato è un punto di riferimento per il surrealismo già dal 1929" (A. Breton). Le sue leçons de choses, accostamenti imprevedibili di oggetti disparati in situazioni contrarie a ogni logica, hanno influito su un'intera generazione di artisti pop, all'estero più ancora che in Belgio.
E. L. T. Mesens, nato nel 1903 e morto nel 1971, ha prodotto negli ultimi dieci o quindici anni di vita un gran numero di certi suoi collages spiritosi e poetici. P. Delvaux, nato nel 1897, è tuttora vivente e operante, e il suo universo ossessivamente popolato di donne dai grandi occhi immobili e dai gesti di sonnambule, non cessa di arricchirsi. Sulla scia di questi maestri, ma in piena indipendenza, si svolge l'attività di M. Mariën (nato nel 1920) e H. Heerbrant (nato nel 1913). Il gruppo Phases, di cui era stato animatore J. Lacomblez (nato nel 1934), benché abbia cessato di esistere, ha lasciato i segni di una certa affinità negli artisti che ne avevano fatto parte, i quali hanno sviluppato una pittura del mondo interiore fino a esiti di un'astrazione organica. M. Broodthaers (1924-1976) aveva realizzato un collegamento tra surrealismo e arte concettuale. P. Bury (nato nel 1922), un indipendente formatosi nell'ambiente surrealista di La Louvière, dopo aver cercato d'introdurre il movimento nell'arte astratta "fredda" mediante piani mobili ruotanti attorno a un asse, ha animato, con tenui movimenti di orologeria, dei fili metallici simili ad antenne di insetti, o a piccole foglie di palma riunite in ciuffi; oppure ha usato delle sfere disposte su di una superficie irregolarmente percorsa da correnti magnetiche. I suoi ultimi lavori sono di dimensioni monumentali, ma il principio è sempre lo stesso: spostamento di parti con movimenti lentissimi, quasi impercettibili, che paiono di materia vivente.
Il surrealismo ha profondamente influenzato il gruppo Cobra tramite il poeta e disegnatore C. Dotremont (nato nel 1922): i suoi "logogrammi" (sorta di scrittura dilatata, fatta d'impetuosi segni plastici) ne conservano tutta la poetica ambiguità. A Cobra si rifà anche P. Alechinsky (v. in questa App.), con le sue linee serpeggianti che qua e là, allusivamente, s'affastellano e si espandono in macchie. Nelle sue tele brulica un mondo di larve, di personaggi un po' grotteschi e un po' drammatici. I suoi inchiostri sono percorsi da influenze della calligrafia giapponese. Negli acrilici trasparenti ha sviluppato temi come i "Gilles de Binche" o i "vulcani". Circonda il motivo principale di "note a margine". Utilizza vecchi registri coperti di scritti come base per i suoi segni.
Alcuni artisti rimangono legati alla tradizione fantastica. O. Landuyt (nato nel 1922) occupa in questo gruppo una posizione preminente. La sua tecnica è quella di un primitivo: fa sorgere dal colore, e proietta in grandi dimensioni, dei mostri umani da incubo. Talvolta s'ispira a sezioni di materia vivente viste al microscopio. Gli scultori v. Gentils (nato nel 1919) e R. d'Haese (nato nel 1921) seguono una via in cui domina l'immaginazione. Il primo riunisce oggetti e frammenti di oggetti in legno per costruirne personaggi grotteschi. Il secondo, con la tecnica della "cera perduta", fonde degli assemblages di aspetto molto umano. P. van Hoeydonck (nato nel 1925) e C. van Breedam (nato nel 1936) seguono anch'essi i sentieri del fantastico, mentre P. Mara (nato nel 1920) si è orientato verso soggetti pop, anche se addolciti e resi poetici, spesso erotici. Ceramista, scultore e pittore, P. Caille (nato nel 1922) impiega, in ciascuno di questi campi, una tecnica raffinata attraverso cui traduce un suo universo magico pervaso di humor. Tra gli esponenti della pop art va altresì annoverato R. Raveel (nato nel 1921) con il suo gruppo, anche se si tratta di una variante espressionistica e molto fiamminga di questa tendenza. E. Elias (nato nel 1936), inizialmente discepolo di Raveel, si è volto a uno stile prezioso da miniatore. Sul versante della scultura, via citata l'arte molto classica ma sensuale di G. Grard (nato nel 1901) e di C. Leplae (1903-1961). Della stessa generazione, il disegnatore J. Lismonde (nato nel 1908) occupa una sua posizione particolare nell'ambito dell'arte astratta, mentre un altro disegnatore, J. M. Folon (nato nel 1934), aderisce strettamente ai temi della vita contemporanea. La tradizione del realismo socialista è mantenuta viva dall'irrequieto R. Somville, pittore e polemista.
In conclusione, una grande varietà di stili, un'enorme vitalità alimentata da una sana immaginazione, un senso acuto della materia in ciò che essa ha di sensuale, caratterizzano questo settore della vita artistica belga.
Architettura. - Il B. non si distingue in maniera particolare per la sua architettura contemporanea. Contrariamente a quanto è avvenuto nel campo della pittura e della scultura, l'architettura ha perso ogni carattere nazionale e regionale e non presenta alcuna omogeneità stilistica. Le migliori testimonianze dell'architettura del primo Novecento, come la Casa del Popolo di V. Horta, sono state demolite, e quell'esempio magnifico che fu l'introduzione delle strutture in ferro e vetro, non ha avuto più seguito. Le realizzazioni degne d'interesse si trovano disperse e sono raramente di grande rilievo.
Tra le due guerre, si vennero diffondendo le città-giardino. H. Hoste costruì quelle di Selzaete e di Kapelleveld, L. van der Swaelman quella dei Trois Tilleuls, V. Bourgeois la città moderna di Berchem-Sainte-Agathe. Di opere monumentali non si può citare che la basilica di Koekelberg di A. van Huffel, rivelatasi un grosso fallimento, tanto che rimase incompiuta. Malgrado ciò, H. van de Velde, direttore della Scuola di architettura della Cambre, capofila del funzionalismo architettonico e del razionalismo urbanistico, diede nuovo impulso agli studi e alla progettazione, impulso che si è espresso soprattutto nel campo dell'edilizia sociale e delle abitazioni private. Vanno citati i lavori di R. Braem, le ville di J. Dupuis, di A. Jacqmain (casa Urvater a Rhode-Saint-Genèse), di Vandenhove e di P. Callebaut. Gruppi di abitazioni sono stati realizzati nel Kiel ad Anversa, nella piana di Droixhe a Liegi, nel quartiere modello dello Heysel a Bruxelles, nell'altopiano di Trixhe presso Flémalle Haute. Il dopoguerra è stato dominato dalle forti personalità di L. Stynen (Casinò di Chaudfontaine e di Ostenda, conservatorio di musica ad Anversa) e di R. Bastin (numerose chiese e cappelle in terra vallona, museo di Mariemont). Questo periodo, tuttavia, è stato caratterizzato dalla proliferazione di palazzi per uffici costruiti secondo gli schemi dell'architettura dei curtain walls all'americana, introdotti da H. Van Kuyk, proliferazione che ha deturpato Bruxelles costellandola di grattacieli isolati, senza rapporto col tessuto urbano circostante. Alcune costruzioni sfuggono a tanta povertà d'immaginazione e presentano soluzioni originali. Vanno citati: a Bruxelles, Glaverbel (architetto A. Jacqmain), la Banca Lambert (dell'architetto americano G. Bunshaft), la Royale Belge (di P. Dufau e R. Stapels), l'edificio del Crédit Communal; ad Anversa il palazzo della BP (di L. Stijnen). Nel 1958 l'Esposizione Universale di Bruxelles fornì l'occasione per un certo numero di esperienze interessanti, come la guglia del padiglione del Genio civile e quell'autentico segnale che è l'Atomium. Ma poco ne è seguito. I grandi lavori di urbanizzazione del Mont des Arts, la costruzione della Città amministrativa e quella della sede delle Comunità europee a Bruxelles, non possono essere considerati dei risultati validi. Per contro, uno sforzo d'innovazione formale è stato tentato nel nuovo campus universitario di Sart-Tilman presso Liegi e, attualmente, lascia bene sperare la costruzione di Louvain-la-Neuve, ove l'università, divisa in due gruppi di facoltà, si va integrando col centro di una nuova città. Vi sono poi alcune fabbriche, officine, miniere e cave che hanno richiesto interessanti soluzioni costruttive. Vanno citati il Technical center IBM a Diegem, la fabbrica di materiale d'automazione a Wondelgem, il centro Volkswagen a Erps Kwerps, la centrale elettrica della Socobie a Rivage-en-Pot, il Centro di ricerche nucleari di Mol. L'hangar di Grimbergen dell'ingegnere A. Hardy è stato scelto per l'esposizione Twentieth Century Engineering a New York. Il serbatoio dell'acquedotto di Malines, dell'ingegnere F. Mortelmans, si colloca nel campo della scultura-architettura.
In conclusione, molta edilizia decorosa, in cui si riflette la prosperità del paese, poca architettura di alto livello, poca autentica creatività.
Bibl.: J. Walravens, Hedendaags schilderkunst in België, Anvesra 1961; G. Gepts, Beeldhouwkunst in België, ivi 1962; A. Bontridder, L'architecture contemporaine en Belgique, ivi 1963; M. Seuphor, La peinture abstraite en Flandre, Bruxelles 1963; J. Dypreau, Les peintres abstraits, ivi 1967; id., l'art en Belgique. Les peintures abstraites, ivi 1969; M. Eemans, La peinture moderne en Belgique, ivi 1969; G. Beekaert, F. Strauwen, La construction en Belgique 1945-1970, ivi 1971; E. De Keyser, La sculpture contemporaine en Belgique, ivi 1972; L. W. Stokvis, Cobra, Geschiedenis, voorspel en betekenis van een beweging in de kunst van na tweede wereldoorlog, Proefschrift, Utrecht 1973; A. van Wiemersch, Contemporary painters and sculptors in Belgium, Gand 1973; P. Mertens, La jeune peinture belge, Bruxelles 1975.
Archeologia. - In B., nell'ultimo decennio, si è ripreso intensamente lo studio, attraverso scavi sistematici, degl'insediamenti neolitici di Boitsfort, Chaumont-Gistoux, Spiennes, Avennes, ecc. Le nuove campagne hanno permesso d'individuare (per es. a Spiennes) la presenza, quasi costante, di una doppia cinta circolare e quindi di un villaggio-fortezza, difeso da due terrapieni. Ad Avennes, in occasione di una prospezione sistematica del sito, è stato scoperto un importante complesso funerario di età neolitica. L'esplorazione archeologica mediante la fotografia aerea ha fornito l'individuazione di campi di urne nella regione delle Campine (B. nord-orientale), di cinte fortificate di età pre-romana (peres. Sommerain, Tenneville, Buzenol, Ethe, ecc.) e delle opere del limes belgico. Dal 1955 si è intrapreso lo studio sistematico della rete stradale e degl'insediamenti di età romana. La colonizzazione romana nel paese è stata realizzata sistematicamente con la creazione di un'infrastruttura viaria, la fondazione di città e la colonizzazione delle campagne. La rete stradale, oggi perfettamente individuata, era destinata principalmente a unire l'Est all'Ovest, il Reno al Mare del Nord, con la creazione di centri urbani come Tongres, Tournai, Arlon, Namur, agl'incroci più importanti. Ivi nuovi scavi sono stati intrapresi, chiarendone l'importanza economica e commerciale. A fianco delle città e dei vici, si è rivelata l'esistenza di un grande numero di agglomerati meno importanti, spesso sorti in prossimità di una statio, e divenuti in breve centro economico e talvolta religioso di una regione (Liberchies, Braives, Amay, Vervoz, Blicquy, Tirlemont, ecc.). Questi centri potevano disporre, com'è risultato da studi recenti, di proprie officine ceramiche e di fonderie di bronzisti (in particolare a Blicquy, localizzata e scavata nel 1968), di forni per la lavorazione del ferro. Questo ha comportato l'esistenza di un artigianato molto sviluppato e altamente specializzato e ha contribuito notevolmente alla diffusione della civiltà e della tecnica romana nelle campagne, dove già in età preromana l'agricoltura era ampiamente sviluppata. Gli scavi hanno rivelato che alle regioni più fertili del paese (Hesbaye, Condrox, il sud delle Fiandre, ecc.) si era data una fisionomia agraria assai moderna, mediante la centuriatio e la divisione del territorio in particelle di m 700 × 700, disseminate da molteplici fattorie. Attualmente poche ville sono state scavate in maniera sistematica (ville di Basse-Wavre, di Anthée, di Mettet, e infine quella di Haccourt, in cui sono stati rinvenuti affreschi e mosaici di notevole importanza). Assai rilevanti i ritrovamenti degli arredi funerari sia di semplici tombe a incinerazione, sia dei ricchi tumuli gallo-romani del B. centrale (Tirlemont, Berlingen, ecc.) dove sono stati rinvenuti utensili lavorati in argento, gioielli in oro, terra sigillata a vernice rossa, ecc.
Vedi tav. f. t.
Bibl.: J. Mertens, Vingt-cinq années de fouilles archéologiques en Belgique, Bruxelles 1972; A. Wankenne, La Belgique à l'époque romaine, ivi 1973 (con bibliografia precedente).