BELGIO.
– Demografia e geografia economica. Webgrafia. Storia. Bibliografia. Architettura. Letteratura. Bibliografia
Demografia e geografia economica di Edoardo Boria. – Stato dell’Europa occidentale. La popolazione è aumentata in entrambe le grandi regioni amministrative definite su base linguistica (quella fiamminga, Vlaams Gewest/Région flamande, e quella vallone, Waals Gewest/Région wallonne) che, insieme alla regione di Bruxelles-Capitale, articolano l’ordinamento federale del Belgio. Tuttavia, i fattori alla base di questi aumenti sono sostanzialmente diversi. Nella regione fiamminga è risultato decisivo l’apporto della popolazione straniera, salita secondo le statistiche ufficiali da 288.375 ab. a 481.882 (+67,1%) nel decennio 2004-14; nella regione vallona, invece, gli stranieri sono aumentati nello stesso periodo soltanto del 12,6%. Questi differenti andamenti si spiegano con le condizioni economiche più attraenti dell’area fiamminga, che accoglie prevalentemente cittadini di quelle comunità provenienti da Paesi senza un passato coloniale belga o francese (turchi, ex jugoslavi, polacchi, romeni, cinesi, indiani, pakistani). Invece, gli immigrati da colonie francofone (congolesi, marocchini, algerini, tunisini) continuano a privilegiare Bruxelles come porta d’entrata nel Paese.
I diversi andamenti della popolazione straniera sono compensati da tassi di crescita opposti per la popolazione con cittadinanza belga, aumentata molto di più nell’area francofona rispetto a quella fiamminga, con il risultato che gli incrementi complessivi nelle due aree sono piuttosto simili (rispettivamente, 5,8% e 6,6%). Cresce invece molto di più la regione di Bruxelles-Capitale, che le statistiche, sia quelle sociali sia quelle economiche, presentano come una realtà eccentrica rispetto al contesto belga; qui gli aumenti complessivi risultano molto più consistenti, con i residenti che, nello stesso periodo 2004-14, sono cresciuti del 16,4%. Inoltre, a Bruxelles si concentra un terzo degli stranieri presenti sull’intero territorio belga, arrivati sia da Paesi poveri alla ricerca di un futuro migliore, sia da realtà più fortunate per lavorare in una delle numerose strutture dell’Unione Europea e della NATO. La diversa estrazione di questa massiccia presenza straniera è tra le cause dei contrasti tra i quartieri centrali della città, afflitti da alti tassi di disoccupazione e di criminalità, e la cintura periurbana, che presenta gli stipendi e i costi delle abitazioni più alti di tutto il B. (emergono, in particolare, i comuni di WoluweSaint-Pierre e Ixelles, situati a ridosso delle grandi sedi internazionali e delle istituzioni federali).
L’espansione dell’area urbana di Bruxelles, con la sua particolare situazione linguistica, continua a essere al centro delle tensioni politiche tra fiamminghi e valloni. Molti dei suoi cittadini francofoni, per sfuggire allo scadimento della qualità della vita e ai crescenti costi della capitale, si stabiliscono nel circondario abitato prevalentemente da fiamminghi, andando a formare enclaves linguistiche che cominciano a rivendicare una propria rappresentanza politica. Per queste ragioni la recente separazione della circoscrizione elettorale di Bruxelles-Hal-Vilvoorde (BHV) con l’istituzione di una circoscrizione neerlandofona per queste ultime due cittadine, che si colloca nel programma di rafforzamento dell’assetto federale del Paese sancito nel 2012, ha provocato accese proteste tra i cittadini francofoni, ma anche malumori tra i nazionalisti fiamminghi, che temono una lenta, ma inesorabile ‘istituzionalizzazione’ della presenza francofona in aree storicamente fiamminghe. La divisione linguistica continua infatti a costituire un fattore di enorme importanza nella vita politica e sociale del B., e anzi si nota un crescente aggravamento della conflittualità politica tra le comunità. Tuttavia, non sono disponibili dati ufficiali aggregati per le tre comunità linguistiche (neerlandese, francese e tedesca), in quanto permane il divieto di effettuare censimenti in materia (l’ultimo è del 1961).
Il B. si conferma un Paese altamente urbanizzato (97,5 della popolazione totale), ma le altre città sono molto distanziate dalla popolosa Bruxelles, che nella sua area metropolitana sfiora ormai i 2 milioni di abitanti (anche in virtù della presenza di organismi dell’Unione Europea): Anversa è la seconda città, con 510.610 ab., Gand la terza con 251.133. Lo squilibrio non è solo demografico e l’ipertrofia della capitale diviene sempre più un problema per il Paese. Infatti, tale configurazione urbana squilibrata si riflette in una struttura economica parimenti squilibrata, con la regione Bruxelles-Capitale che, saldamente connessa al complesso urbanistico, manifatturiero e finanziario posizionato lungo l’asse Bruxelles-Anversa, accentra gran parte dell’attività economica avanzata del Paese.
L’economia ha subito pesantemente la crisi finanziaria internazionale deflagrata nel 2007 e i suoi strascichi continuano a farsi sentire. Il numero di disoccupati è cresciuto ininterrottamente dal 2008, attestandosi nel 2013 all’8,5%, e il debito pubblico continua a rimanere fra i più alti d’Europa. Il fabbisogno energetico è ancora in larghissima parte garantito dal nucleare, ma per due dei sette reattori attualmente in esercizio è previsto lo spegnimento nel 2015, con la prospettiva di abbandonare definitivamente la produzione di energia nucleare nel 2025.
Webgrafia: P. Deboosere, T. Eggerickx, E. Van Hecke, B. Wayens, The population of Brussels: a demographic overview, «Brussels studies», 2009, 3, pp. 1-17, http://www.brusselsstudies.be/medias/publications/EN_71_CFB3.pdf (5 febbr. 2015); A. Lambert, L’emploi bruxellois dans le cadre de la forte croissance démographique régionale 2010 - 2020, 2011, http://adrass.net/Word Press/wp-content/uploads/2011/10/Bruxelles-forte-croissanceet-emploi.pdf (5 febbr. 2015).
Storia di Ilenia Rossini. – A cavallo del primo decennio del 21° sec., le tensioni tra la regione francofona della Vallonia e quella fiamminga delle Fiandre, sempre più orientate al separatismo, scossero profondamente la politica belga. Questione di scontro era soprattutto l’ipotesi di scissione dell’unica circoscrizione elettorale bilingue del B., quella di Bruxelles-Hal-Vilvoorde (BHV), in un collegio fiammingo e uno bilingue, a cui si opponevano i francofoni.
Le maggiori forze politiche del B. erano, nelle due declinazioni fiamminga e francofona, i tradizionali partiti cristiano-democratico, liberale e socialdemocratico: il CD&V (Christen-democratisch en Vlaams, Cristiano-democratici e fiamminghi) e il CDH (Centre démocrate humaniste, Centro democratico umanista); l’Open-VLD (Open Vlaamse liberalen en democraten, Liberali e democratici fiamminghi aperti) e il MR (Mouvement réformateur, Movimento riformatore); il PS (Parti socialiste, Partito socialista) e il SP.A (Socialistische partij anders, Partito socialista differente). Accanto a essi si erano affermati due partiti fiamminghi, nazionalisti e di destra: la N-VA (Nieuw-Vlaamse alliantie, Nuova alleanza fiamminga) e lo xenofobo e antieuropeo VB (Vlaams belang, Interesse fiammingo).
Dopo le elezioni del giugno 2007, che videro un cattivo risultato dell’Open-VLD, partito del primo ministro Guy Verhofstadt, le consultazioni per la composizione di un nuovo governo furono complicate dalle contrapposizioni tra i partiti sull’autonomia in materia fiscale e sulle politiche sociali da concedere alle regioni. Esse si conclusero solo nel marzo 2008 con la formazione di un governo guidato dal democristiano fiammingo Yves Leterme e sostenuto da CD&V, CDH, Open-VLD, MR, PS.
Superate le difficoltà determinate dalla crisi finanziaria esplosa nel 2008 – sul medio periodo, meno acuta in B. che in altri Paesi europei – e dalla necessaria adozione di misure di austerity, nell’aprile 2010 si aprì una crisi di governo, dovuta ai disaccordi tra i partiti di maggioranza sulla questione della circoscrizione BHV. Alle elezioni anticipate del giugno 2010, la N-VA emerse come il maggiore partito (17,4%), anche se i socialisti del PS (13,7%) e del SP.A (9,2%), insieme, presero più seggi.
Per i diciotto mesi successivi, i partiti non riuscirono ad accordarsi per formare un nuovo governo. In questo periodo furono, comunque, approvati provvedimenti importanti, come il piano di risanamento del debito pubblico (sett. 2010) e il divieto per le donne musulmane di indossare il velo integrale (luglio 2011), divieto che accentuò le tensioni con la comunità islamica.
Nell’ottobre 2011 i principali partiti politici belgi (esclusa la N-VA) trovarono finalmente un accordo sulla sesta riforma dello Stato (Accord papillon) e a dicembre, a 541 giorni dalle elezioni, Elio Di Rupo (PS) riuscì a formare un nuovo governo, una coalizione tra PS, SP.A, CD&V, CDH, Open-VLD, MR. Con la riforma istituzionale, oltre al trasferimento di poteri politici e finanziari alle regioni, fu approvata anche la scissione della circoscrizione elettorale di BHV (luglio 2012).
Il 21 luglio 2013 re Alberto II abdicò in favore del figlio Filippo.
Nonostante le polemiche per la tolleranza verso l’estrema destra, le elezioni del maggio 2014 premiarono la N-VA (20%), guidata dal sindaco di Aversa Bart De Wever. Dopo qualche mese di trattativa, nell’ottobre 2014, entrò in carica, guidato da Charles Michel (MR), un nuovo governo di centro-destra (MR, N-VA, CD&V, Open-VLD): una coalizione composta, a esclusione del MR, da soli partiti fiamminghi che molti consideravano destinata all’instabilità.
Sul fronte della politica estera, il ruolo internazionale del B. rimase importante: mentre procedeva il miglioramento dei rapporti con gli Stati Uniti, incrinatisi nel 2003 a causa dell’opposizione belga alla guerra in ῾Irāq, nel 2011 il B. partecipò all’intervento militare NATO in Libia.
Bibliografia: R. Dagnino, Fiamminghi e valloni. Separati in casa, «i Quaderni speciali di Limes», 2010, 3, pp. 127-36, nr. monografico: Lingua è potere; A. Mastromarino, Il Belgio, Bologna 2012.
Architettura di Chiara Puri Purini. – Grazie alla sua centralità geopolitica, il B. nel suo insieme e, in particolare, Bruxelles hanno attirato architetti da tutto il mondo, influenzati da un’atmosfera cosmopolita e dalla coesistenza di culture diverse. Se città d’arte come Gent e Bruges hanno conservato quasi immutato il loro fascino medievale, Bruxelles è stata vittima della cosiddetta bruxellisation, il disordinato sviluppo immobiliare determinato da una crescita senza precedenti, avvenuto per lo più in assenza di ogni efficace forma di pianificazione. Di qui la necessità di una radicale riqualificazione dell’intera area metropolitana. Fra gli esempi di recupero si segnala la Tour Madou, costruita in maniera discutibile negli anni Sessanta su progetto di Robert Goffaux, che, dopo essere stata acquisita nel 2001 dalla Commissione europea, ha subito un sostanziale rinnovamento (2002-03), aggiudicandosi il MIPIM Award (Marché International des Professionnels de l’IMmobilier) a Cannes nel 2006. Analogamente è avvenuto per la Tour des Finances(2005-08), che fa parte della Cité administrative de l’État, progettata negli anni Sessanta da Hugo van Kuyck, Marcel Lambrichs e Léon Stynen e radicalmente rinnovata (2005-08) da Michel Jaspers. Il Quartier Nord, uno dei centri finanziari della capitale, è stato quasi completamente ricostruito a partire dagli anni Ottanta: fra le molte creazioni degli ultimi dieci anni, si ricorda il complesso Covent Garden (2005-07), realizzato nella place Charles Rogier dagli studi Art & Build e Montois & Partners; degli stessi studi, un altro interessante esempio è costituito dall’Ellipse Building (2007) a Schaerbeek, ancora a Bruxelles, che ospita fra l’altro la comunità fiamminga.
Fra gli architetti più interessanti si segnalano Xaveer de Geyter che, dopo un periodo presso lo studio neerlandese OMA (Office for Metropolitan Architecture), ha fondato lo studio XDGA (Xaveer de Geyter Architects) realizzando, fra l’altro, la sede della Scuola di economia dell’Univer sità di Gent (2006), e Hans Verstuyft, autore dell’ospedale psichiatrico Imelda (2007) a Bonheiden, caratterizzato da un efficace impianto planimetrico cruciforme.
Santiago Calatrava ha progettato la Gare des Guillemins (2000-09) a Liegi, stazione ferroviaria coperta da un’ardita onda di acciaio, vetro e cemento bianco, in gran partetrasparente. È invece opera di Ron Arad la Médiacité (200609) nella stessa Liegi, un serpentone trasparente di 350 m punteggiato di rosso che costituisce il nuovo, principale centro commerciale della città.
Fra le altre realizzazioni si ricordano infine l’insolita sede della stazione di polizia di Charleroi, la cosiddetta Tour Bleue, una piccola torre interamente rivestita di piastrelle di colore azzurro scuro progettata da Atelier Jean Nouvel e MDW Archi tecture (2012-14), e lo spettacolare Centro congressi inaugurato nel 2015 nella cittadina medievale di Mons, capitale europea della cultura nello stesso anno, opera di Daniel Libeskind, segnato da due volumi in collisione, rispettivamente rivestiti in legno e in doghe metalliche dorate.
Letteratura di Elisabetta Sibilio. – La questione della definizione di una ‘letteratura belga’ è da sempre una questione aperta. Teoricamente il Paese è diviso in due comunità linguistiche: la comunità fiamminga, di lingua neerlandese, e quella vallona, di lingua francese. Tuttavia, dal Medioevo in poi, la supremazia della lingua francese è stata schiacciante e la produzione letteraria si confonde, soprattutto nella percezione dei lettori europei, con quella francese. Molti scrittori belgi, che ritengono ‘minore’ la loro letteratura nazionale, si sono ‘esiliati’ a Parigi o hanno comunque scelto editori francesi. Anche a livello istituzionale l’identità vallona, capace di opporsi anche duramente a quella fiamminga, non reagisce, sulla base della lingua comune, all’egemonia della cultura francese di Francia. Basti pensare che nel 2012, alla morte di Jacqueline Harpman (n. 1929), una delle più notevoli scrittrici belghe di lingua francese, il commento commosso del funzionario del Servizio delle lettere e del libro presso il ministero della Cultura della Comunità francese è stato: «Era una donna innamorata della lingua francese. Giudicava uno scrittore a partire dalla lingua. È per questo che non credeva alla letteratura belga. Per lei contava la lingua e quindi c’era una sola letteratura, quella francese» («Le Soir», 24 maggio 2012).
Nel secolo scorso almeno due grandi autori belgi, Georges Simenon e Marguerite Yourcenar, si erano ‘esiliati’ in Francia, mentre François Weyergans (n. 1941), pur senza abbandonare il suo Paese, ha ottenuto nel 2005 il premio Goncourt, massimo riconoscimento nell’ambito della letteratura francese, per il suo romanzo Trois jours chez mamère (trad. it. 2007).
Negli ultimi anni, tuttavia, sta emergendo una nuova generazione di scrittori, nati negli anni Settanta e Ottanta, periodo in cui la popolazione del B. è diventata sempre più multiculturale e multietnica. Anche se, almeno dal punto di vista della letteratura, la cultura belga appare ‘colonizzata’ da quella francese, non va dimenticato che il B. è stato a sua volta una potenza coloniale e negli ultimi due decenni è stato meta della migrazione dalle ex colonie. Se Amélie Nothomb (n. 1967) di belga ha solo il passaporto e Jean-Philippe Toussaint (n. 1957), pur essendo nato e vivendo a Bruxelles, è un autore di punta delle parigine Éditions de Minuit, due scrittori hanno fatto parlare di sé negli ultimi anni: Nicolas Ancion (n. 1971), performer oltre che scrittore che ha al suo attivo numerosi titoli di romanzi e raccolte di novelle, si è fatto notare per il suo romanzo Une très petite surface (2010), un poliziesco che ha per sfondo la crisi dei supermercati Carrefour in B. ed è stato scritto in ventiquattr’ore dall’autore rinchiuso in una teca di vetro al Salone del libro; Thomas Gunzig (n. 1970) è invece autore di una vasta produzione di romanzi, raccolte di novelle e testi teatrali. Il suo umorismo nero e crudele gli vale l’ammirazione di un pubblico scelto e fedele ed è assurto agli onori delle cronache per aver sfidato a duello (entrambi praticano le arti marziali orientali) il suo editore per una questione di diritti.
Bibliografia: Poche le fonti bibliografiche specifiche per la letteratura belga. Tra queste si segnala la rivista specializzata on-line «B.A.T.-Bon-à-tirer», http://www.bon-a-tirer.com/in dex.html.
Per uno sguardo ‘esterno’ sulla situazione della letteratura belga, si veda J. Domingues De Almeida, Une littérature qui va de soi. Cadre contemporain des lettres belges de langue française, «Revista da faculdade de letras, línguas e literaturas», II s., 2005, 22, pp. 3-15.