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BELGIO

di Giandomenico Patrizi e Francesca Socrate - Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2006)
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Belgio

Giandomenico Patrizi e Francesca Socrate
VOL 1 Tab belgio 01.jpg

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Geografia umana ed economica

di Giandomenico Patrizi

Stato dell'Europa occidentale. Con una popolazione presente di 10.296.350 ab. secondo il censimento del 2001 e di 10.419.000 secondo stime del 2005, il B. si conferma come uno dei Paesi più fittamente popolati del mondo (341,3 ab./km2), superato in Europa soltanto dai Paesi Bassi, ove si escludano alcuni microstati la cui densità è poco significativa a causa dell'esiguità della superficie territoriale. Parallelamente a ciò che è avvenuto in tutti i Paesi sviluppati, la crescita demografica, nel corso degli ultimi tre decenni del 20° sec. e dei primi anni del 21°, si è fortemente rallentata in conseguenza dell'accentuata contrazione del tasso di natalità, che nel 2005 è sceso a un valore (10,48‰) pressoché uguale a quello di mortalità (10,22‰): il sia pur minimo incremento annuo di popolazione registrato (0,15%) è dovuto quasi esclusivamente all'apporto migratorio. Ma anche le correnti di immigrazione, assai consistenti fino agli anni Sessanta, sono andate progressivamente assottigliandosi (soprattutto per la graduale dismissione delle miniere di carbone), come dimostra la stazionarietà del numero degli stranieri immigrati e stabilmente residenti, attestatosi nei primi anni del 21° sec. tra 900.000 e 850.000. La densità singolarmente elevata e la marcata tendenza degli abitanti alla concentrazione territoriale e all'insediamento agglomerato hanno determinato un'urbanizzazione pressoché totale (la popolazione urbana, nel 2001, ha raggiunto l'altissimo valore del 97,4%, inferiore, in Europa, solo a quello del Regno Unito), ripartita in numerose grandi città, senza tuttavia che nessuna di queste raggiunga, neppure con la sua agglomerazione, i valori plurimilionari che si riscontrano nelle metropoli di altri Paesi dell'Europa occidentale (Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Italia). La città di gran lunga più popolosa rimane la capitale, Bruxelles, cresciuta per popolazione e funzioni da quando ospita alcune delle più importanti istituzioni dell'Unione Europea: 1.004.240 ab. nel 2004 nel complesso dell'agglomerazione urbana, che include anche Schaerbeek, Anderlecht, Molenbeek e numerosi altri organismi urbani minori, e che deborda ampiamente dai limiti amministrativi della regione di Bruxelles. Seguono la grande città portuale di Anversa (449.000 ab. nel 2003, ma 1.100.000 milioni nell'intera agglomerazione, comprendente anche il sobborgo aeroportuale di Deurne e molti altri), Gand (226.000 ab.), Liegi (185.000 ab.), Bruges (117.000 ab.), Namur (105.000 ab.).

Grazie alla sua posizione nella cosiddetta Dorsale europea, cuore di una delle regioni più industrializzate del mondo, il B. possiede eccellenti infrastrutture di trasporto, che rendono la sua economia molto aperta e integrata con quella degli Stati vicini; di conseguenza, il Paese mantiene una posizione piuttosto forte nel commercio mondiale, e la sua principale attività consiste nell'importazione di beni intermedi e semilavorati che vengono trasformati e riesportati: le esportazioni, pari a circa i due terzi del PIL, sono destinate per il 75% a Paesi europei (per lo più appartenenti alla UE, segnatamente Germania e Francia). Particolarmente consistenti risultano gli investimenti stranieri nel settore industriale, soprattutto nei comparti chimico, petrolchimico e del montaggio delle autovetture. Nel complesso le attività secondarie, molto diversificate e costituite per lo più da attività tradizionali (tessile, petrolifera, chimica, agroalimentare, farmaceutica, meccanica), occupavano nel 2001 circa un quarto della popolazione attiva e contribuivano per il 26,5% alla formazione del PIL. In crescita risultano i comparti elettrotecnico ed elettronico, localizzati nella regione di Bruxelles e nell'area di Anversa, e quello delle telecomunicazioni. La metallurgia (specialmente nella Vallonia) riveste ancora un ruolo molto importante, nonostante la dipendenza dall'estero per la fornitura della materia prima: i maggiori impianti siderurgici si trovano nel bacino di Liegi e in quello di Charleroi, mentre altri impianti sono nelle province del Brabante fiammingo e del Lussemburgo.

Da parte sua il settore dei servizi contribuisce per oltre il 72% alla formazione del PIL, occupando una quota pressoché uguale di forza-lavoro (75%); in particolare forti incrementi si sono registrati nei comparti finanziario, assicurativo, dei servizi alle imprese e dei trasporti, con il relativo indotto.

Il settore primario, invece, ha subito una forte contrazione: occupa appena lo 0,8% della popolazione attiva, e il suo contributo alla formazione del PIL è sceso all'1,3% del totale. Tuttavia, l'agricoltura rimane molto produttiva, grazie alla modernizzazione realizzata attraverso nuove tecniche di coltivazione intensiva e il rinnovamento radicale del parco dei macchinari agricoli. Oltre che alle colture tradizionali (cereali, patate, barbabietola da zucchero, ortaggi in serra), il settore è essenzialmente rivolto all'allevamento del bestiame (nel 2004: 2,7 milioni di bovini, 6,4 milioni di suini, 34,2 milioni di volatili), la cui produzione è largamente eccedentaria (supera del 200% la quota destinata al consumo interno). Di scarso rilievo rimangono la pesca (30.628 t di pescato nel 2002) e lo sfruttamento delle limitate risorse forestali (4.765.000 m3 di legname nel 2003).

La principale fonte di energia elettrica è sempre costituita dal nucleare, che con sette reattori in attività copre oltre i due terzi del fabbisogno nazionale (si tratta di una delle percentuali più alte al mondo); la percentuale rimanente di energia è prodotta da impianti a carbone e a gas. La bilancia commerciale belga registra un forte avanzo. Principali merci esportate sono veicoli e loro componenti, prodotti farmaceutici, macchinari vari, diamanti e altre pietre preziose, prodotti chimici, nonché manufatti di alta tecnologia (nel 2003 l'8% delle esportazioni complessive).

Nei primi anni del 21° sec. l'economia belga, risentendo della congiuntura internazionale, ha conosciuto un periodo di stagnazione, e la crescita del prodotto interno lordo, che negli anni Novanta era stata mediamente del 2% annuo, si è ridotta all'1% nel 2001 e allo 0,7% nel 2002, per poi riprendersi leggermente nel 2003 e nel 2004. È aumentato il tasso di disoccupazione, che nel 2003 era attestato attorno al 12%, valore medio nazionale che maschera una profonda differenza territoriale tra Fiandre e Vallonia: in quest'ultima regione, dove predominano le industrie del carbone e dell'acciaio, la disoccupazione è strutturale, e al dicembre 2003 il tasso raggiungeva il 18%; nelle Fiandre, dove l'economia è più orientata verso l'industria chimica, le attività high-tech e i servizi, esso è inferiore della metà rispetto al dato complessivo del Paese. Il governo ha tentato di migliorare la situazione dell'occupazione, sia direttamente, creando nuovi posti di lavoro (soprattutto nel settore della sanità, dove occorreva intervenire a causa della domanda crescente legata al progressivo invecchiamento della popolazione), sia indirettamente, cercando di stimolare la creazione di impieghi tramite un alleggerimento della pressione fiscale sui redditi da lavoro e una riduzione delle imposte sui salari più bassi. Restano gravi le condizioni della finanza pubblica, con un debito che nel 2001 era pari al 107,5% del PIL. Il governo ha tentato anche di favorire il rientro dei capitali portati all'estero dai cittadini belgi e che si vorrebbero reinvestiti nell'economia nazionale: si è calcolato che i capitali illegalmente esportati, particolarmente nel Lussemburgo, siano stati di circa 160 miliardi di euro. Un elemento di preoccupazione è stato pure il fallimento (2001) della compagnia aerea nazionale Sabena, già in condizioni precarie e ulteriormente danneggiata dalla crisi del traffico aereo seguita all'attentato alle Twin Towers.

Storia

di Francesca Socrate

Alla fine del 20° sec. il B. conosceva una significativa svolta politica con la formazione, nel luglio 1999, di un governo senza la partecipazione dei cristiano-sociali. Questi, rappresentati dal fiammingo Christelijke Volkspartij (CVP, Partito cristiano del popolo) e dal vallone Parti social chrétien (PSC), erano stati infatti pressoché ininterrottamente alla guida del Paese dal 1947, o da soli o in coalizione. La loro esclusione era il frutto di un processo avviatosi nel corso dell'ultimo decennio del secolo, quando le difficoltà economiche, la lentezza del processo di trasformazione in senso federale del Paese, le questioni legate alla presenza nella popolazione di una quota consistente di immigrati, gli episodi di corruzione in cui erano stati coinvolti importanti esponenti della classe politica, la recrudescenza delle tensioni interetniche e, infine, i sospetti sul coinvolgimento di apparati istituzionali nella copertura di una rete di pedofili e omicidi (scandalo esploso nel 1996) avevano gravemente eroso il consenso di cui godevano i partiti tradizionalmente al centro della scena politica belga: i cristiano-sociali, appunto, e poi i due partiti socialisti, il fiammingo Socialistische Partij (SP, Partito socialista) e il vallone Parti socialiste (PS). Parallelamente al loro indebolimento (tra le elezioni del 1987 e quelle del 1999 la loro presenza alla Camera era passata dall'86% al 71% dei seggi) si verificava la progressiva affermazione di due forze alternative radicali: la prima, rappresentata dagli ambientalisti di AGALEV (acronimo dello slogan Anders gaan leven, Vivere diversamente) e di ÉCOLO (Écologistes confédérées pour l'organisation des luttes originales); la seconda, che si raccoglieva attorno all'estrema destra del Front national (FN, vallone) e soprattutto del separatista e xenofobo Vlaams Blok (VB, Blocco fiammingo).

Nel giugno 1999, mentre il governo di centrosinistra guidato da J.-L. Dehaene era sottoposto a duri attacchi per i ritardi e le ambiguità con cui aveva fronteggiato il caso di un'industria nazionale produttrice e distributrice di cibi per animali contaminati da diossina (un prodotto cancerogeno), si svolgevano le elezioni politiche, che avrebbero severamente punito cristiano-sociali e socialisti, i quali calarono rispettivamente da 41 a 32 seggi e da 41 a 33. L'area liberale, composta dal fiammingo Vlaamse Liberalen en Democraten (VLD, Liberali democratici e fiamminghi) e dalla lista vallone composta da Parti réformateur libéral (PRL), Front démocratique des francophones (FDF) e Mouvement des citoyens pour le changement (MCC), registrò complessivamente un leggero aumento passando da 39 a 41 seggi; la crescita più rilevante fu quella ottenuta dagli ambientalisti di AGALEV ed ÉCOLO (da 11 a 20 seggi), mentre l'estrema destra passava da 13 a 16 seggi. G. Verhofstadt, leader del VLD, incaricato di formare un nuovo esecutivo, al termine di difficili negoziati dava vita nel luglio dello stesso anno a un governo di coalizione fra sei partiti: i due liberali, i due socialisti e i due ecologisti.

Ma la questione dei prodotti contaminati dalla diossina non sembrava appianarsi, tra le proteste degli agricoltori che reclamavano aiuti governativi e la nuova linea di rigore adottata dal governo, fino a quando, in agosto, fu varato un apposito decreto che dettava precise norme in relazione all'esportazione di beni alimentari. Nel corso della legislatura il governo realizzò alcuni degli obiettivi indicati nel programma elettorale: il processo di federalizzazione del Paese fu ulteriormente rafforzato; sul terreno dei diritti civili, venne liberalizzato l'uso delle droghe leggere (genn. 2001), legalizzato il ricorso all'eutanasia (sett. 2002) e, nel gennaio 2003, furono concessi alle coppie omosessuali gli stessi diritti di quelle eterosessuali, tranne quello di adozione. La presenza degli ecologisti al governo portava inoltre, nel dicembre 2002, all'approvazione di una legge che stabiliva la chiusura (prevista nell'arco di 25 anni) degli impianti nucleari.

Ma il peso elettorale dell'estrema destra continuò a crescere, riflettendo una sempre più diffusa intolleranza nei confronti degli immigrati: nelle elezioni amministrative dell'ottobre 2000, sull'onda di una campagna elettorale ispirata alla richiesta di un rimpatrio immediato degli immigrati e alla rivendicazione dell'indipendenza per le Fiandre, il VB aveva ottenuto un grande successo non solo ad Anversa, dove registrava il 33% dei voti, ma anche a Bruxelles, dove raggiungeva quasi il doppio dei consensi. Le elezioni politiche del maggio 2003 videro un'ulteriore affermazione del VB, che dai 15 seggi del 1999 passò a 18 (e che nel novembre 2004 avrebbe cambiato il proprio nome in Vlaams Belang, Interesse fiammingo), accanto a una ripresa dei partiti tradizionali: registravano infatti un aumento significativo i due partiti liberali, da 41 a 49 seggi (la lista vallone nel 2002 si era trasformata in partito, assumendo il nome di Mouvement réformateur), i socialisti, da 33 a 48 seggi (il loro ramo fiammingo, diventato nel 2001 Sociaal Progressief Alternatief, SP.A, Alternativa social progressista, si era presentato con il piccolo partito regionale Spirit), i cristiano-sociali, da 32 a 39 (anche qui il ramo fiammingo nel 2001 aveva adottato una nuova denominazione, Christen-Democratisch en Vlaams Partij, Partito cristiano-democratico e fiammingo), mentre gli ecologisti di ÉCOLO e AGALEV (presentatosi quest'ultimo con il nuovo nome di Groen!, Verdi!) subivano una grave sconfitta (da 20 a 4 seggi). Il nuovo gabinetto Verhofstadt, formatosi nel luglio 2003 e composto da liberali e socialisti, si trovò a dover affrontare l'ulteriore rafforzamento dell'estrema destra del VB (elezioni europee e regionali del giugno 2004), mentre nell'ottobre 2005 le nuove misure in materia di welfare e il progetto di riforma pensionistica incontravano una forte opposizione nel Paese, che conobbe il primo sciopero generale dal 1993.

Vedi anche
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bèlga
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