BELGRADO
(lat. Singidunum; Alba Bulgarica nei docc. medievali; ungherese Nándorfehérvár; serbocroato Beograd)
Capitale della Rep. di Serbia (Iugoslavia), si trova alla confluenza della Sava nel Danubio, in un terreno prevalentemente di rocce ricoperte da un manto boschivo. B. fu fin dall'età del Ferro centro abitato, favorita in questo dal suo essere situata a un tempo su una importante via di comunicazione fra Europa e Asia e in una posizione strategica e ben difendibile. Le tracce dei Celti sono relativamente scarse - alcuni reperti provengono dal sobborgo di Višnjica - ma lo stesso nome latino della città è di origine celtica.Scavi archeologici hanno ricostruito il perimetro dell'abitato romano, sussistente sotto l'attuale centro storico: il tracciato del castrum, un quadrilatero di m. 560330, le fondamenta della cinta muraria, costruita a grandi blocchi squadrati, i resti di alcune torri e di due porte.Le numerose distruzioni subìte nei secoli da B. hanno condotto alla quasi totale perdita non solo dei monumenti medievali ma anche delle relative fonti scritte, non essendosi conservati né statuti originari né cronache. Le principali fonti storiche, oltre alle notizie che si ricavano dai cronisti bizantini, si trovano in archivi ungheresi e austriaci nell'arch. di Dubrovnik.Gli unici resti di costruzioni medievali si trovano, all'incirca sul luogo dell'antico castrum romano, inglobati nella fortezza ricostruita dopo il 1717 dagli Austriaci utilizzando le mura di cinta medievali; tracce della città medievale sono inoltre emerse nel corso degli ultimi decenni grazie ad appositi scavi archeologici.La prima ricostruzione delle fortificazioni di Singidunum, dopo la sua distruzione da parte di popolazioni barbariche, sarebbe stata eseguita durante il regno dell'imperatore Giustiniano, intorno al 530-535. Secondo Procopio (De Aed., IV, 5, 13ss.), Giustiniano avrebbe addirittura ricostruito integralmente la città, cingendola di possenti mura; tuttavia accurate indagini archeologiche compiute nell'ambito della fortezza non ne hanno dato conferma, a parte minori rinvenimenti lungo il fiume, relativi alla cultura materiale, attestanti unicamente la sopravvivenza della vita in loco.Dalla fine del sec. 6° all'ultimo quarto del 9°, le fonti storiche non citano B., il che, data la parallela mancanza di testimonianze archeologiche, autorizza a pensare a tre secoli di abbandono del sito da parte degli abitanti.Nell'878 uno scritto di papa Giovanni VIII (Ep. CVIII; PL, CXXVI, col. 760B) nomina B. per la prima volta con il nome slavo, attestando inoltre che la città era allora sede episcopale (episcopatum Belogradensem). Alcuni anni più tardi, nella biografia di s. Clemente di Ochrida di Teofilatto di Bulgaria (Vita S. Clementis, XVI; PG, CXXVI, col. 1222B), B. è citata come la più importante città sul Danubio.Nel secondo decennio del sec. 11° B. passò dai Bulgari ai Bizantini, che in quell'occasione riattarono le mura di difesa dell'antica fortezza, in parte ricostruendole. Dalle descrizioni dei partecipanti alle crociate dei secc. 11° e 12° risulta però che le fortificazioni non garantivano la sicurezza della città, cosicché, a causa anche dei frequenti scontri con gli Ungheresi, durante il regno dell'imperatore Emanuele I Comneno, venne costruita una nuova possente fortificazione. I resti di questo castrum del terzo quarto del sec. 12° sono stati ritrovati grazie a scavi archeologici; delle sue caratteristiche costruttive parlano Niceta Coniate (Hist., III-IV; PG, CXXIX, coll. 377-574: 467B) e Giovanni Cinnamo (Hist., V; PG, CXXXIII, col. 565D). A forma di poligono irregolare, lunga m. 120 e larga m. 60 ca., la fortezza era cinta di mura, larghe quasi m. 3 e rinforzate da torri (i resti di tre di esse sono stati riportati alla luce, come pure tracce di una porta urbana); costruita in un punto naturalmente strategico, era difesa quasi da ogni lato da pareti rocciose, mentre a S-E si trovava un profondo fossato.Alla fine del sec. 12° Bisanzio perse B., per il cui possesso si scontrarono fino al 1232 l'Ungheria e la Bulgaria. A partire da quell'anno e fino al sec. 14° la città fece parte del regno ungherese. Tra il 1248 e il 1316 B. fu però amministrata dal re serbo Dragutin, genero del re d'Ungheria, e più tardi, per un breve periodo, dal fratello di Dragutin, Milutin. In quell'epoca la fortificazione si estese verso la confluenza tra Sava e Danubio e sul pendio verso il Danubio. Le nuove mura formavano un trapezio irregolare, approssimativamente di m. 100120. Appositi scavi archeologici hanno potuto accertare che per la costruzione vennero utilizzate le pietre squadrate (opus quadratum) dei bastioni dell'antica fortificazione e che le mura erano alte m. 5. Vi erano torri quadrate sporgenti, il che è insolito nelle fortificazioni ungheresi, tanto da far supporre che si tratti di strutture appartenenti al periodo di governo dei re serbi. Lungo il fiume le mura proteggevano in quel momento solo una parte del sobborgo, che sembrerebbe perciò essere stato allora destinato prevalentemente all'alloggio del presidio militare. Con il completamento anche lungo il fiume dell'intero sistema di fortificazione, B. prese l'aspetto della tipica città medievale: sulla collina il castello, circondato dalla cinta fortificata, e sulla riva della Sava il sobborgo.Delle altre costruzioni medievali cittadine, anche di quelle più rappresentative, non si sa quasi nulla. Solo alcune fonti scritte e rare incisioni indicano nel sobborgo vicino alla riva una grande chiesa dedicata alla Dormizione della Vergine, ove era conservata una icona mariana tradizionalmente venerata come miracolosa e ritenuta dipinta dall'evangelista Luca; già ricordata come presente in questa chiesa nell'ottavo decennio del sec. 11°, l'icona fu venerata nel 1315 dalla regina serba Simonida.Indebolito il regno di Ungheria da lotte intestine e dagli attacchi dei Turchi che avevano invaso la penisola balcanica, per l'importanza strategica di B. nella difesa dei confini meridionali del suo stato, il re ungherese Sigismondo consegnò la città, all'inizio del 1404, al despota Stefano Lazarević, che vi fissò la sua residenza fino alla morte (1427). In questo periodo B. raggiunse l'apice della sua fioritura; nel lasso di tempo di due decenni vi furono eseguite molte opere edilizie - come testimonia Costantino Filosofo, biografo del despota - di cui gli scavi archeologici hanno confermato l'esistenza. B. era allora divisa in due parti, tra loro chiaramente distinte: sul pianoro era il nucleo fortificato, in basso, lungo i fiumi, il sobborgo. Il nuovo fervore edilizio interessò anzitutto il riattamento delle fortificazioni già esistenti. Al centro della fortezza fu innalzato un grande mastio che divideva la città murata in due parti ed era chiamato Neboiša 'intrepido', nome che il francescano Giovanni di Tagliacozzo alla metà del sec. 15° tradusse "turris que vocatur 'Noli timere'"; era molto alto e nei suoi sotterranei veniva conservato il grano. Nella parte orientale della fortezza erano diversi edifici, tra cui le scuderie; nella parte occidentale, ulteriormente fortificata e comprendente anche lo stesso mastio, si trovava la residenza del regnante, della quale si sa solo che comprendeva una piccola chiesa. A S e a E, dove la città murata era particolarmente vulnerabile, furono innalzate nuove robuste mura munite di cinque torri.Sempre durante il governo del despota Stefano fu rielaborata la vasta città alta, inglobante, nella sua parte meglio difesa, anche il centro medievale. Venne allora costruita una nuova cinta muraria, disegnante un rettangolo regolare di m. 300170, alta m. 5 e nei punti più esposti m. 7 e munita di torri; anche all'interno la rielaborazione del contesto abitativo fu sostanziale.Inizialmente l'ingrandimento della città bassa non era previsto, ma dal momento che B. divenne la capitale del despotato e si trasformò in un importante centro economico e culturale con un notevole aumento della popolazione, si rese necessario costruire altre mura di difesa rinforzate da due potenti torri, una delle quali, situata sul fiume a guardia del porto, aveva la capienza di quindici-venti galee. La torre, quadrata e con la parte inferiore aperta su arcate per far passare l'acqua, oltre che funzione difensiva, ebbe anche quella di mulino: in alcune incisioni più tarde è detta infatti Mühlthurm (torre-mulino).Nella città bassa si trovavano allora diverse chiese. La principale, dedicata alla Dormizione della Vergine e sede episcopale ortodossa, aveva pianta a triconco con cupola ed era preceduta da un portico. All'inizio del sec. 15° furono costruite le chiese dei tre santi patriarchi (Basilio di Cesarea, Giovanni Crisostomo, Gregorio Nazianzieno), la chiesa di S. Nicola e quella della Parasceve, con le sue reliquie. Lungo i fiumi sorgevano due chiese, di cui una sede episcopale cattolica.Per le sue fortificazioni B. era considerata all'inizio del Quattrocento una città ideale. In effetti, all'inizio del sec. 15°, nella penisola balcanica B. era la città meglio difesa e di maggiore estensione (ha 15). Costantino Filosofo la paragona a Gerusalemme e mette in evidenza la sua divisione in sette parti, che egli vede allusiva ai sette colli di Roma, chiamandola "città dalle sette vette".Il Narodni Muz. di B. possiede la più importante collezione di opere d'arte della Serbia medievale, comprendente oggetti rinvenuti durante scavi archeologici, donazioni di privati e di conventi, acquisizioni di raccolte private. Le più antiche icone sono del sec. 14° (Madonna con il Bambino, Battesimo di Cristo, Natività, ecc.). Fra i più importanti lacerti di affreschi esposti nel museo, provenienti da monasteri medievali, sono quelli di Djurdjevi Stupovi (1190), di Gradac (1270) e della chiesa di Palež (fine del sec. 14°). Dei manoscritti miniati il più prezioso è l'Evangeliario del principe Miroslav (1190), fratello di Stefan Nemanja, fondatore della dinastia serba medievale, le cui miniature denunciano l'influenza dell'arte dell'Italia meridionale; del celebre codice dello zar Dušan del 1354 è conservata invece una copia del 16° secolo. Tra le sculture, notevoli le porte lignee lavorate a intaglio di una iconostasi del 1370, provenienti da un monastero nella pianura di Skoplje Pelje, con la raffigurazione dell'Annunciazione. La raccolta di oggetti liturgici contiene pezzi dal 12° (legatura di evangeliario in oro e smalti, croce processionale romanica, icona in steatite della Vergine) al 14° secolo. Particolarmente ricca la collezione di gioielli in oro e argento, alcuni dei quali appartennero a personaggi storici: l'anello di fidanzamento del re Radoslav (1219), la fibula del principe Pietro (1234), l'anello della regina Teodora, madre dello zar Dušan (secondo quarto del sec. 14°). Molti gioielli sono stati rinvenuti in scavi archeologici, come gli orecchini e i monili da Markova Varoš presso Prilep, della metà del sec. 14°, o la coppa d'argento da Stobi, del 14° secolo. Nel museo sono anche conservati alcuni esempi di vestiario liturgico ricamato (epitrachélia del sec. 14°) e antiche ceramiche (coppa di Peć del sec. 14°; brocca di Novo Brdo). Nella collezione numismatica sono degne di particolare nota le monete bizantine, specialmente quelle del sec. 13°, e la più completa raccolta di monete medievali serbe, dal primo dinaro del re Radoslav (1230) fino alle monete degli ultimi despoti serbi del 15° secolo.Il Muz. Primenjene Umetnosti possiede una ricca raccolta di oggetti d'oro di uso profano (anelli dal sec. 13° al 15°, bracciali del sec. 13°, coppe dal sec. 13° al 15°) e di uso liturgico (turibolo del sec. 14°, candeliere del sec. 14°, ecc.) e, in quantità minore, anche ricami (icona della Madonna ricamata e in parte dipinta del sec. 14°).Il Muz. Srpske Pravoslavne Crkve è composto prevalentemente dai tesori di alcuni antichi monasteri. Oltre ai numerosi manoscritti, dal sec. 12° al 15°, e alle icone, vi si trova una preziosa collezione di ricami di cui fanno parte la tovaglia del re Milutin (1300), epimaníkia del sec. 13° dal monastero di Krušedol, la veste del principe Lazzaro (1380) e la 'lode' allo stesso principe, ricamo della monaca Jefimia, del 1402.
Bibl.:
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