Bellanger: il giovane Balzac dell’era digitale
Un romanzo che sembra un saggio o un resoconto giornalistico. E invece ha un modello ottocentesco in Balzac, con l’ampiezza degli orizzonti e il gusto per i piccoli ambienti dove si giocano grandi fortune, e uno contemporaneo in Houellebecq, con la sua visione apocalittica priva di ogni verosimiglianza realistica.
di Walter Siti
Quando si comincia a leggere ci si casca: si crede davvero che il libro La théorie de l’information di Aurélien Bellanger sia un docu-romanzo basato sulla biografia di un uomo famoso, un po’ come il Limonov di Emmanuel Carrère. Le notizie sull’infanzia e l’adolescenza sono dettagliatissime, quando si passa alla giovinezza e agli studi di informatica l’effetto di reale è aumentato da un lessico e da una documentazione specialistica inappuntabile; il protagonista si muove in un contesto di persone esistenti e verificabili (parlamentari, imprenditori avventurosi, grand commis dello Stato); soprattutto per un lettore non francese, il trompe-l’oeil è perfetto e si è pronti a giurare sulla esistenza empirica di Pascal Ertanger.
Dando un’occhiata ai giornali francesi dell’agosto 2012, quando il libro uscì, si scopre che esso viene letto invece come un romanzo a chiave: Pascal non è mai esistito, ma il romanzo sarebbe la biografia dissimulata di un vero imprenditore francese, Xavier Niel, uno degli 8 uomini più ricchi di Francia e gestore di Free, un noto operatore di telefonia mobile. Da lui il romanzo riprende molti dati: l’anno di nascita, la carriera nel mondo della telematica (da Minitel a Internet) e perfino gli incidenti giudiziari legati ai suoi contatti col mondo del porno e coi sex shop, con propaggini di sospetta frode fiscale.
Le ambizioni del libro sono diverse e più alte, riassumibili nei 2 numi tutelari Balzac e Houellebecq. A Honoré de Balzac (1799-1850) rinviano l’ampiezza di orizzonti, il gusto di descrivere i piccoli ambienti dove si giocano le grandi fortune, la passione per i personaggi workaholic e l’idea che il plot sia disegnato più dai movimenti del denaro che dai sentimenti e dalla psicologia. A Michel Houellebecq (pseudonimo di Michel Thomas, n. Réunion, 1956) – del resto già balzacchiano di suo – richiama soprattutto la seconda parte del libro, quella più visionaria e apocalittica, che fa cadere ogni verosimiglianza realistica, la più vicina alla science fiction. Aurélien Bellanger aveva 32 anni quando il libro è uscito e il dato anagrafico corrisponde a un’effettiva novità del testo, irriducibile a modelli anteriori, sia pure nobilissimi. Se dovessi definire in che consiste questa novità, pronuncerei la parola ‘freddezza’. Freddezza stilistica prima di tutto: la scrittura sfida il minimo sindacale di metaforicità che di solito si concede alla letteratura, anche le parti più intime non si distinguono da quelle saggistiche, il titolo stesso potrebbe essere il titolo di un saggio. Le vicende personali del protagonista sono annegate nel resoconto simil-giornalistico della sua ascesa personale e a lui stesso sembrano importare molto meno: Pascal è più una funzione narrativa che un personaggio, ci si chiede se il romanzo possa ormai prescindere dall’individualità, sostituendo all’intuizione tragica di Beckett una neutra atonia.
L’umanità è riassorbita dall’impersonalità delle macchine, molto più performanti e logiche in un orizzonte irreversibilmente sottoposto alle leggi di mercato; i social network simulano una totalità di protocolli umani tanto più rassicuranti quanto più digitali; il web è un immenso cervello diffuso, a bassa intensità, che respinge l’intelligenza alla periferia. Poi c’è l’aspetto regressivo, o moralistico, che io considero la parte debole del libro: c’è l’amour fou per una prostituta affascinante e misteriosa che si rivela essere una squallida truffatrice, ci sono la cultura ermetico-new age, la noosfera e il mito di Gaia, la considerazione che «il computer sarà oggetto di un culto sincretico simile alle religioni del cargo delle popolazioni melanesiane». Pascal, che da giovane studente geniale è salito fino a diventare il principale concorrente di France Télécom, cade pian piano in un quieto delirio di onnipotenza: immagina imprese sempre più assurde fino a ottenere la distruzione dell’umanità, sostituita da api geneticamente modificate e trasformate in bit informativi.
Qui il romanzo, purtroppo, torna a essere tradizionale; ma fin qui ci aveva dato i brividi proprio perché non sembrava un romanzo ma il prodotto ibrido di una mutazione narrativa, 3 secoli di ricerca romanzesca ridotti a indifferente entropia.
Aurélien e Michel
urélien Bellanger, nato a Laval (Pays de la Loire) nel 1980, ha una formazione da filosofo e le sue ricerche guardano alla metafisica dei mondi possibili. La théorie de l’information è il suo primo romanzo, dopo la pubblicazione nel 2010 del saggio Houellebecq écrivain romantique, dedicato proprio allo scrittore francese indicato, accanto a Balzac, come uno dei suoi principali punti di riferimento letterari. Michel Houellebecq è autore, tra le altre opere, di alcuni romanzi di grande successo anche internazionale (Les particules élémentaires, 1998, trad. it. 2000; Plateforme, 2001, trad. it. 2003; La possibilité d’une île, 2005, trad. it. 2005; La carte et le territoire, 2010, trad. it. 2010, vincitore del premio Goncourt), nei quali ha disegnato un paesaggio letterario cinico e desolato, imperniato sul tema della povertà affettiva e sessuale propria della società contemporanea. Al centro di polemiche per le sue posizioni fortemente provocatorie, in particolare per le durissime critiche rivolte alla religione islamica, gli sono state rivolte critiche anche di misoginia e di oscenità pornografica. Houellebecq ha espresso un giudizio positivo sul romanzo di Bellanger, che considera riuscito «nonostante» le parti scientifiche, e non «grazie a esse».
Da Minitel a Internet
Il francese Minitel è stato uno dei più diffusi sistemi di comunicazione telematica al mondo prima dell’avvento di Internet. Si trattava di un servizio di videotex, sistema di comunicazione di dati e immagini che consente agli utenti di ottenere informazioni di vario genere visualizzandole sullo schermo dell’apparecchio televisivo domestico o su appositi monitor. Basato sulla linea telefonica (come il Videotel in Italia), il Minitel ebbe vastissima diffusione in Francia, anche perché gli apparecchi erano forniti gratuitamente e il loro uso non richiedeva un abbonamento: nel 2000 i terminali installati erano 9 milioni, utilizzati da 25 milioni di persone (su una popolazione di 55 milioni). Il diffondersi di Internet ha reso obsoleto il Minitel, che ha continuato a funzionare sino al 30 giugno 2012.