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CASTALDI, Bellerofonte

di Claudio Mutini - Cesare Orselli - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 21 (1978)
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CASTALDI, Bellerofonte

Claudio Mutini
Cesare Orselli

Nacque a Modena, o in una località del ducato, in data da ascriversi quasi sicuramente tra il 1580 e il 1581. Proveniva da famiglia di agiate condizioni economiche. Il padre Francesco, spirito bizzarro conosciuto per tale dai contemporanei, tramandò al figlio un modesto patrimonio e una certa dose di spensierata, cordiale eccentricità che fu ripetutamente sottolineata dagli amici del C.; soprattutto da Fulvio Testi.

Viaggiò per l'Italia in qualità di musico; a Venezia (intorno al 1623) intrattenne relazioni col Monteverdi, del quale riconobbe il genio tessendone ripetutamente le lodi.

Mediocre autore di versi satirici (un suo sonetto fu inserito fra le Rime del Testi, Modena 1617; qualche altro componimento "bemiesco" è stato riesumato dal Cavazzuti), ricevette, probabilmente da qualcuno che voleva vendicarsi, una archibugiata a un piede che lo storpiò per il resto della vita. Per i suoi atteggiamenti licenziosi fu anche posto in carcere e in seguito fu bandito da Modena per aver fatto uccidere l'assassino di suo fratello Oromedonte (per una strana bizzarria Francesco aveva voluto imporre ai figli nomi ricercatissimi).

Questa vita violenta, che ha tuttavia un certo sapore tassoniano anche nelle sue svolte più drammatiche, veniva temperata dal C. con una dose di facile ottimismo, ostentando di sé un'esistenza serenamente distaccata dal fermento dei rapporti quotidiani. In una poesia dedicata ai "Signori Musifili" egli tracciava questo ritratto ideale della propria persona: "Amici, io son di certa condittione / che su miei cinque soldi me la passo / e in smusicar ognhor mi piglio spasso / tempestando liuto o chittarone". Ma il suo strumento prediletto era la tiorba, della quale il Tiraboschi lo dice "eccellente suonatore": Nella medesima poesia diretta ai Musifili il C. afferma: "D'un nobile strumento ho appreso l'arte / con cui discaccio ogni malinconia / e ben ch'Apol mi sia ritroso e schivo / pur leggo, canto, scrivo / qualche strambotto". E questa virtù di scacciare la malinconia e stare allegro facendo della musica e della cattiva poesia era per lui la più valida massima della vita.

In un'altra composizione diretta ugualmente alla Camerata Musifila scriveva: "Mora chi vive in pianto / e viva solo a cui diletta il canto". Che è una massima certo superiore al debole canto del C., ma in cui la personalità del modenese ben si rappresenta nel generale clima culturale che si registra in Italia tra Controriforma e Arcadia.

Negli ultimi anni della vita lo ritroviamo a Modena dove chiese l'autorizzazione ad aprire una scuola di musica.

Morì a Modena il 27 sett. 1649.

Della sua attività musicale sappiamo ben poco: le maggiori notizie, come si è visto, sono quelle che egli stesso ci fornisce nel suoi scritti. La sua versatilità si esercitò anche nell'arte dell'incisione: i Capricci a due stromenti cioè tiorba e tiorbino..., furono stampati con caratteri intagliati dall'autore stesso, così come l'autoritratto contenuto nella raccolta: "mie galanterie tiorbesche - li definisce il C. - che per passatempo feci et intagliai". Il Primo Mazzetto di fiori musicalmente colti dal Giardino Bellerofonteo appaiono al Roncaglia pagine "senza pretese, però scritte correttamente e piacevoli". La fama del C. è affidata essenzialmente ai suoi già citati Capricci per tiorba e tiorbino, strumenti a 14 corde appartenenti alla famiglia degli arciliuti, insieme con il chitarrone ed i liuti attiorbati. La tiorba aveva otto corde fuori del manico che servivano a realizzare il basso fondamentale, e sei corde sul manico; il tiorbino era accordato un'ottava più in alto. La tiorba ebbe ampia fortuna nella pratica musicale: conosciuta fin dal 1600 in tutta Europa, ne esisteva ancora nel 1755 un suonatore alla corte di Vienna. I Capricci del C. sono da considerarsi fra le composizioni più significative per questo genere di strumenti. Come riferisce il Dardo, i primi sette capricci sono quelli nei quali il tiorbino esegue la parte del canto, e portano titoli coloriti come Hermafrodito, Ceremonioso, Chiacchierino, Spagnolino;gli altri capricci sono invece per tiorba, in cui le varie forme della "gagliarda" e della "corrente" e altre sono accompagnate da aggettivi come "soave", "fulminante", "perfidiosa". Nei Capricci una "corrente" utilizza un motivo di cui anche Frescobaldi si servirà per il suo Capriccio Fra Iacopino del 1637.

Opere: Rimangono di lui opere manoscritte tra cui: Modena, Bibl. Estense, ms. It. 1407: Rimansuglio (sic) di rime berniesche raccolte da B. Castaldi con licentia toltasi del 1645 in Venezia;Ibid., ms. Dep. Coll. S. Carlo, 6: De le rime burlesche seconda parte SETNOFORELLEB TABEDUL [da leggersi a ritroso] in Modena tra vitelli e campagne e la festa puzza, 1636; parte terza, 1638; Ibid., Bibl. Forni, Fondo Pagliaroli, ms. 355, Capitolo a Stefano Ingoni;ms. 366, Raccolta di sonetti.

Pubblicò inoltre: Capricci a due stromenti, cioè tiorba e tiorbino e per sonar solo varie sorte di balli e fantasticarie, SETNOFORELLEB TABEDUL, Modena 1622, stampato e inciso dall'autore, del quale contiene un ritratto; Primo Mazzetto di fiori musicalmente colti dal Giardino Bellerofonteo Per tenore, a 2 e 3, col basso continuo, al Ill.mo e Rev.mo Signor Donno Alessandro Cardinal d'Este, Venezia 1623.

C. Orselli

Fonti e Bibl.: G. Gaspari, Catal. della Bibl. del Liceo musicale di Bologna, III, Bologna 1893, p. 219; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, I, Modena 1781, pp. 424 s.; L. F. Valdrighi, Di B. C. e per incidenza di altri musicisti modenesi dei secc. XVI e XVII…, in Atti e mem. d. R. Deput. di storia Patria per le prov. modenesi, s. 5, I (1880), pp. 89-115; G. Cavazzuti, Poesia dialettale modenese, Bologna 1910, passim;Id., Frammenti di una corrispondenza poetica del sec. XVII, Bologna 1910; L. de La Laurencie, Les luthistes, Paris 1928, p. 76; G. Roncaglia, Di B. C. (con un documento inedito), in Atti e memorie della Deput. di storia patria per le antiche prov. modenesi, s. 8, X (1958), pp. 117-23; E. Pohlmann, Laute, Theorbe, Chitarrone, Bremen 1968, ad Ind.;A. Bertolotti, Musici alla corte dei Gonzaga [in... Mantova], Bologna 1969, p. 99; G. Dardo, B. C., in Die Musik in Gesch. und Gegenwart, XV, Supplement, Kassel 1973, coll. 1363-64; F.-J. Fétis, Bibliogr. univers. des musiciens, II, p. 205; R. Eitner, Quellen Lexikon der Musiker..., II, p. 359; C. Schmidl, Diz. univers. dei musicisti, I, p. 307; Grove's Dict. of music and musicians, I, p. III; Encicl. della musica Ricordi, I, p. 428; La musica, Diz., I, p. 365; Encicl. della musica Ricordi-Rizzoli, II, p. 27.

C. Mutini-C. Orselli

Vedi anche
tenore In ambito musicale, la più acuta delle voci maschili: il termine indica il corrispondente registro e, estensivamente, il cantante che ne è dotato. In relazione alle famiglie strumentali, in funzione appositiva, designa lo strumento che all’interno della propria famiglia suona nel registro di tenore (per ... struménti musicali struménti musicali Oggetti per la produzione di suoni musicali. Nelle varie tradizioni culturali l'uomo ha prodotto suoni attraverso gli oggetti più svariati. Il suono viene prodotto dalla vibrazione dell'aria, e la sua qualità dipende dal modo in cui avviene tale vibrazione e dal modo in cui essa risuona ... musica Arte che consiste nell’ideare e nel produrre successioni strutturate di suoni. In quanto attività sociale, la musica appartiene a tutte le epoche e a tutte le culture, mutando il proprio significato e la propria funzione e manifestandosi in una grande varietà di forme e tecniche a seconda dei periodi ... poesia Arte di produrre composizioni verbali in versi, cioè secondo determinate leggi metriche, o secondo altri tipi di restrizione; con una certa approssimazione si può dire che il significato di poesia è individuabile, nell’uso corrente e tradizionale, nella sua contrapposizione a prosa, in quanto i due termini ...
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bellerofonte bellerofónte s. m. [lat. scient. Bellerophon, dal nome di Bellerofonte, eroe della mitologia greca]. – Genere di molluschi fossili della famiglia bellerofontidi, che appare e si sviluppa esclusivamente nell’era primaria.
castaldìa
castaldia castaldìa s. f. [der. di castaldo]. – Ufficio, dignità di castaldo; abitazione del castaldo (nel senso storico).
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