BULGARINI, Bellisario
Nacque a Siena nel 1539 (fu battezzato il 1º aprile) da nobile famiglia, figlio di Paris, che figura tra gli ambasciatori inviati dalla Repubblica all'imperatore nel 1550 per una missione speciale.
Si formò presso lo Studio di Siena. Ebbe cultura vasta e profonda: oltre agli studi letterari e linguistici coltivò la filosofia e la teologia, e sembra avesse anche cognizioni di medicina. Fu buon conoscitore delle lingue classiche e anche del francese e dello spagnolo, e in tutte queste lingue pare abbia dettato qualche componimento poetico (Eritreo, Ugurgieri). Appassionato promotore degli studi, contribuì a dar nuovo vigore all'Accademia degli Intronati, alla quale fu ascritto col nome di Aperto, e istituì in casa propria, nel giugno del 1558, l'Accademia degli Accesi, cui aderirono, fra gli altri, Adriano Politi, Scipione Bargagli, Virginio e Francesco Turamini, e che nel 1603 fuassorbita da quella degli Intronati. Sposò nel 1561 Aurelia Borghesi e da lei, che gli fu sempre compagna fedelissima, ebbe ben quindici figli, di cui undici maschi. Il peso della numerosa famiglia se non riuscì mai a distoglierlo dagli studi, costituì tuttavia per lui una grave remora, e riferimenti espliciti alla condizione familiare sono frequenti nelle sue opere e nel suo epistolario. Tanto più che le sue sostanze dovevano essere tutt'altro che cospicue se nel 1580, per pagare la dote della prima figlia, fu costretto a indebitarsi per ben 1.000 ducati, e se nel 1579 si occupò personalmente di redigere una petizione, da parte dei padri di dodici figli, al granduca, per ottenere l'esenzione da ogni gabella e gravezza, privilegio che fuconcesso e per cui egli scriveva al Politi di sentirsi in parte sollevato.
I veri protagonisti del suo copioso epistolario, che ci è conservato in vari mss. della Bibl. comunale di Siena, sono proprio i suoi figli: di essi parla continuamente e appare sempre affannato per provvedere ai loro studi o per sistemarne qualcuno presso qualche corte o nobile famiglia. Né mancarono nella sua vita altri dolori, per le condizioni di salute, che non furono mai buone, e per la perdita di parecchi figli, tutti in giovane età, uno dei quali fu assassinato in Padova nel 1594 a colpi d'archibugio.
Non s'allontanò quasi mai da Siena, alternando il soggiorno in città con quello nella sua villa di Guistrigona in Val d'Arbia (due sole volte si recò a Roma, nel 1580 e, per il giubileo, nel 1600; una volta fu in Firenze nel 1588 e un'altra volta si recò a Venezia nel 1594 per la nomina nell'Accademia Veneta). In Siena godé di grande reputazione, non soltanto nei circoli letterari e presso la buona società, ma anche nella vita pubblica, ed egli stesso afferma nel suo Antidiscorso di aver "goduti i suppremi magistrati" della sua patria (tra le sue carte si trovano alcuni abbozzi e copie di orazioni recitate "nel render lo scettro in Palazzo", e da notizie sparse nelle sue lettere sappiamo che nel 1578 e nel 1585 era tra gli ufficiali della Mercanzia, che nel 1602era tra i Regolatori, e che nel 1589 fu uno dei quattro deputati di Balia per la riforma dello Studio senese). Nel 1594 fu aggregato all'Accademia di Venezia (ms.D VI 7, cc.174 s. della Bibl. com. di Siena), alla quale dedicò nel 1608 le sue Annotazioni. Nel 1607, colpito da apoplessia, perdette quasi completamente l'uso della parte sinistra del corpo e, nonostante qualche periodo di miglioramento che gli permise di condurre a termine le sue ultime fatiche letterarie, la sua salute andò sempre più logorandosi, finché il 20 genn. 1619 si spense.
La fama del B. è legata essenzialmente alla parte da lui avuta nella polemica, nata nell'ultimo trentennio del sec. XVI, intorno al carattere e al valore poetico della Commedia di Dante. La disputa, com'è noto, prende le mosse dal Discorso, diffuso manoscritto nel 1572 sotto il nome di Ridolfo Castravilla, in cui si mostrava, in polemica con il Varchi e in nome della Poetica d'Aristotele, "l'imperfezione della Commedia di Dante". Per l'identificazione del Castravilla sono state avanzate varie candidature: Ortensio Landi, Girolamo Muzio, Lionardo Salviati; qualcuno (lo Zeno e, prima di lui, anche alcuni dei contemporanei) pensò al B. stesso. Una lettera del B. al Politi del 1578 (ms. D VI8, c. 108 della Bibl. com. di Siena), mentre smentisce definitivamente questa ipotesi, indica che l'ignoto autore era molto vicino al Bulgarini. In essa infatti, riferendosi chiaramente al Discorso del Castravilla, il B. dichiara: "Non negherò già che in quella opera... io non durasse, per servigio dell'amico, ricercone da lui, qualche fatica per rivederla e correggerla... ma sicurisi... che nel resto... l'è interamente sua...". Fra le tante repliche al Castravilla, uscì nel 1573 un Discorso in difesa di Dante di Iacopo Mazzoni. Quest'opera, inviatagli da Orazio Capponi nel 1576, dette occasione al B. d'entrare nella polemica. Fattevi sopra alcune Considerazioni, in cui difendeva le tesi del Castravilla, egli le sottoponeva al giudizio del Capponi, il quale, non convinto dai suoi argomenti, controbatteva con una Risposta alle cinque particelle delle Considerazioni, cui seguirono subito le Repliche del Bulgarini. La disputa, nonostante le pressioni che da più parti venivano fatte al B. perché pubblicasse le sue note, sarebbe rimasta nell'ambito privato se non fosse apparso il plagio perpetrato dal padovano Alessandro Cariero, il quale, avendo avuto tra le mani in Siena nel 1579 le opere del B., s'era valso di quelle nel suo Breve et ingenioso discorso contra l'opera di Dante, uscito in Padova nel 1582. Il B. fu costretto ("contra mia voglia" è l'espressione che ricorre nelle sue lettere) a dare alle stampe le Considerazioni, che apparvero nel 1583, con varie testimonianze della sua priorità. Il Cariero, con una brusca conversione, pubblicava nello stesso anno un'opera contenente una Apologia, in cui ricusava la taccia di plagio, e una Palinodia, in cui si professava grande ammiratore di Dante. A quest'opera il B. rispose nel 1588 con le sue Difese, portando altre prove del plagio subito e confutando gli argomenti in favore di Dante avanzati dal Cariero. Nel frattempo la polemica s'era allargata per l'intervento del bolognese Girolamo Zoppio, professore di filosofia a Macerata, il quale, avendo comunicate a voce a Celso Bargagli alcune critiche alle Considerazioni del B., ed essendo venuto a conoscenza che le risposte del B. a tali critiche circolavano manoscritte tra i suoi colleghi maceratesi, dette alle stampe nel 1583 i Ragionamenti in difesa di Dante e del Petrarca. A quest'opera e all'altra dello Zoppio, Risposta all'oppositioni sanesi, provocata da una lettera di Diomede Borghesi a Camillo Camilli (pubbl. nella seconda parte delle Lettere discorsive di quello) in cui si riprendevano alcuni errori di lingua dello Zoppio, il B. rispose nel 1586 con le Risposte a' Ragionamenti. Eancora, alle Particelle poetiche sopra Dante dello Zoppio (1587), suffragate dalla Poetica sopra Dante dello stesso, si opposero nel 1602 le Riprove delle particelle del Bulgarini. La seconda Difesa di Dante del Mazzoni, la cui prima parte uscì nel 1587, riaccese la disputa. Il B., dopo un lungo periodo d'incertezza, in cui fu tentato probabilmente di lasciare l'agone, intervenne di nuovo con le Annotazioni, pubblicate nel 1608 insieme al Discorso del Castravilla. L'ultima battuta della polemica è segnata dall'Antidiscorso del B., pubblicato nel 1616 in risposta al Discorso sopra Dante di Sperone Speroni (paternità di cui il B. dubitò attribuendolo al Cariero), che gli era pervenuto manoscritto. Altre opposizioni al B. rimasero inedite, tra le quali saranno da ricordare gli Avvertimenti di Lelio Marretti (nel ms. H VII 19, cc. 437r-454v della Bibl. com. di Siena, con postille del B.) e la Risposta di Anonimo in difesa di Dante al sign. B. B. (nel ms. Magl., cl.VII 1028, cc. 30-86, della Bibl. naz. di Firenze). La questione, commenta a ragione il Toffanin, "si mantenne sur un terreno d'aridità precettistica, cioè aristotelica". Il che vale per il B., cui tutto sommato, al di là di Dante, della cui grandezza probabilmente non dubitò mai, stava a cuore l'applicazione di un metodo, portata fino alle estreme conseguenze; ma vale anche per i suoi avversari, i quali, pur accettando quel metodo, tentavano soluzioni più concilianti. Il B. nega insistentemente d'essere antidantista, proclamando la propria obbiettività nello sforzo di difendere Dante dalle accuse del Castravilla, ma, trascinato dalla polemica, calca sempre più la mano, cercando di cogliere il poeta in fallo in ogni particolare; gli avversari lo seguono e spesso lo avanzano sulla medesima strada, ribattendo punto per punto; il tutto con gran dovizia di sillogismi e sfoggio di erudizione. Le accuse principali mosse a Dante erano, a parte le riserve sulla lingua già avanzate precedentemente dal Bembo e dal Della Casa, di non essere in accordo coi precetti d'Aristotele e d'aver inserito in un poema sacro "le favole de' gentili". Ma, sin dall'inizio della polemica, la discussione si estende, al di là di Dante, al fine stesso dell'arte poetica, se essa cioè sia o no "parte della moral filosofia". E qui il B. alla concezione moralistica del Mazzoni, seguace del Varchi e "rigidissimo campione dell'estrema destra e dell'Inquisizione" (Toffanin), contrappone la sua concezione dichiaratamente edonistica: "e se la poesia è stata trovata per dilettare, conviene che ella sia di cose vaghe e graziose le quali principalmente possono piacere al comun popolo" (Considerazioni, p. 24). Sotto questo profilo non andrà ignorata la concordanza tra il B. e B. Guarini, che furono amici e corrispondenti, né il fatto che anche al B., come era successo al Guarini, "pare si facesse balenare la minaccia dell'Inquisizione", secondo quanto rileva il Toffanin interpretando acutamente alcuni cenni contenuti nell'Apologia del Cariero e nella seconda Difesa del Mazzoni.
Se la sua attività di critico fu polarizzata essenzialmente sulla questione dantesca, non è da pensare che in essa si esaurisse. Sappiamo che fu grande ammiratore del Tasso (cfr. varie lettere contenute nei mss. D VI7, 8, 9) e probabilmente sarebbe intervenuto in suo favore nella disputa sulla Gerusalemme, ma egli stesso in una lettera a Roberto Titi confessa: "i miei studi... sono tanto segreti, che non si troveranno già mai... sapendomi male di quelli che si son mostrati fin ora alla luce". D'altro canto, l'ampiezza delle sue relazioni epistolari e la considerazione in cui era tenuto presso i maggiori letterati del tempo ci danno la misura del suo prestigio di critico.
Altrettanto notevole dovette essere la sua rinomanza in campo filologico e linguistico, anche se nulla da lui fu dato alle stampe. Per le notazioni linguistiche sparse nelle sue opere dantesche il Lombardelli (Ifonti toscani, Firenze 1598, pp. 47 e 51) lo annoverò tra "gli autori della teorica di nostra lingua"; il Cittadini ebbe grande stima di lui (e a lui dedicò nel 1591 la sua prima operetta linguistica sull'origine del "Voi"; cfr. la lettera a c. 75 del ms. D VII 11) e così Diomede Borghesi, Adriano Politi, Scipione Bargagli; ma la figura del B. filologo e teorico della lingua emerge principalmente dal suo epistolario, in cui spesso sono trattati argomenti linguistici con un'acutezza di giudizio che ci dà la misura della sua competenza. Per questi motivi il B., nonostante il suo silenzio ufficiale, dovuto probabilmente alla sua dichiarata avversità per la stampa, si profila come figura tra le centrali di quella "scuola senese" che, ricalcando le orme di Claudio Tolomei, auspicava una soluzione genericamente "toscana" della questione della lingua, rivendicando in particolare l'apporto senese. In B. (e si vedano specialmente le due lettere al Davanzati pubblicate dal Fanfani) forse più chiaramente che negli altri si rintraccia la lezione del Tolomei, nella distinzione netta fra il piano sociale e istituzionale della lingua e quello dell'elaborazione letteraria di essa, e nella concezione della lingua d'arte intesa come nobilitazione dell'uso vivo operata dagli scrittori. Episodio non trascurabile della sua attività filologica è l'iniziativa da lui intrapresa e purtroppo non condotta a termine, probabilmente per motivi di salute, d'una edizione delle opere linguistiche del Tolomei, di cui ci resta testimonianza in una lettera del B. a Girolamo Diedo del 1607 (ms. D VI 7, c. 329) e in un'altra di Giulio Cesare Colombini al B. del 1609 (ms. D VI 7, c. 131), dalla quale risulta che a quella data l'edizione era già a buon punto.
La sua produzione letteraria, anch'essa rimasta quasi interamente inedita e in parte andata dispersa, doveva comprendere un cospicuo numero di rime d'argomento vario e alcune commedie in prosa delle quali una sola, Gli Scambi, fu sicuramente pubblicata ed è giunta a noi, non avendosi altre notizie di un'altra, intitolata Le Trasformazioni, di cui fanno menzione l'Ugurgieri e il Quadrio. Gli Scambi, recitata dagli scolari dello Studio di Siena nel 1574 (nel 1575 secondo il Cerreta) e pubblicata nel 1611, presenta i caratteri tipici della commedia senese del tempo, imitando da vicino i motivi degli Ingannati degli accademici Intronati, e nell'insieme fu giudicata mediocre dal Sanesi "per il soverchio avviluppamento della favola, per la prolissità dei dialoghi fiorettati d'inopportune considerazioni e per l'eccessivo numero di scene oziose...".
Della restante attività erudita del B. si ricorderà inoltre il volgarizzamento del libro III dei Hieroglyfici di Pierio Valeriano (compreso nell'ed. in volgare delle opere di questo, Venezia 1602), e alcune opere e lezioni accademiche in latino. Notevole fu la sua abilità nell'ideare imprese (per cui meritò d'essere introdotto da S. Bargagli nel suo libro Delle imprese, Siena 1578), alcune delle quali figurano stampate nelle sue opere (diverse ne riporta G. Ferro nel suo Teatro d'imprese, II, Venezia 1623, pp. 69 s., 81, 158, 422, 429, 528, 644, 727).
Opere. Scritti danteschi: Alcune considerazioni sopra 'lDiscorso di M. Giacopo Mazzonifatto in difesa della Comedia di Dante,Siena 1583; Repliche di B. B. alle Risposte del Sig. O. Capponi soprale prime cinque particelle delle sue Considerazioni, ibid. 1585; Risposte a' Ragionamenti del Sig. Ieronimo Zoppio intorno alla Commedia di Dante, ibid. 1586; Difese in risposta all'Apologiae Palinodia di M. Alessandro Cariero padovano, ibid. 1588; Riprove delle particelle poetiche sopra Dante disputate dal Sig. I. Zoppio bolognese, ibid. 1602; Annotazioni ovvero chiose marginali sopra la prima parte della difesa fatta da M. Iacopo Mazzoni,per la Commedia di D. Alighieri... Aggiontovi il Discorso di M. Ridolfo Castravilla..., ibid. 1608; Antidiscorso. Ragioni di B. B. in risposta al primo Discorso sopra Dante scritto a penna,sotto finto nome di M. Sperone Speroni, ibid. 1616. Altre opere a stampa: Copia della Triade delle tre Grazie per adombrare le nove Muse..., Siena 1611; Gli Scambi, nella seconda parte delle Commedie degl'Accademici Intronati, Siena 1611; rist. separat. ibid. 1623; inoltre alcune rime e lettere sparse in varie raccolte, per le quali si vedano, oltre al Mazzuchelli e al De Angelis, i repertori inediti del Pecci e del Bichi-Borghesi. Due lettere del B. a Bernardo Davanzati, importanti in materia di lingua, furono ristampate più volte e da ultimo da P. Fanfani in Lettere precettive di eccellenti scrittori, Firenze 1855, pp. 263s. e 268 s.; ilcarteggio fra ilB.e B.Guarini è stato pubbl.da C.Corso in Bull. senese di st.patria, LVII (1950), pp. 55-106. Per i numerosi inediti del B., conservati nella Bibl. com. di Siena, oltre ai repertori cit., si veda L.Ilari, Indice per materie della bibliotecadi Siena, Siena 1844 (lamaggior parte delle rime sono contenute nei mss. C III 18, C VI 9, I XI 6, Y II 23;nel ms. H XI 51 si trova una commedia mutila al fine o incompiuta). Per le lettere, oltre all'Indice dell'Ilari, si veda l'elenco riportato dal Bichi-Borghesi. Le lettere più importanti in materia di lingua sono: alcune al Politi, in D VI 8(spec. cc. 308, 369 e 371);quelle al Davanzati, in D VI 9, cc. 143 s.;quelle a D. Borghesi, in D VII 10, cc. 267 s.; alcune al Cittadini, in D VII 11, cc. 72 s.;quelle a Domenico Chiariti, in C II 25, pp. 211, 233-35, 295 s.
Fonti e Bibl.: Per la data di battesimo cfr. Arch. di Stato di Siena, Pieve di S. Giovanni Batt. 43, c. 144v, e Biccherna 1135, c. 420 v (in entrambe le fonti non è indicato il giorno di nascita). La data di morte risulta dal Libro della parrocchia di S. Andrea Apostolo in Siena (Arch. arcivesc. di Siena, 445, pp. 42v-43r). Per notizie sull'Accad. degli Accesi cfr. G. Mazzi, La congrega dei rozzi di Siena nel sec. XVI, II, Firenze 1882, pp. 344-46. Sulla vita e la varia attività del B. si veda: Iani Nicii Erythraei Pinacotheca altera..., Colonia 1645, pp. 70-74; I. Ugurgieri Azzolini, Le pompe sanesi, I, Pistoia 1649, pp. 585-88, 620; F. S. Quadrio, Della storia e della ragione d'ogni poesia, II, 2, Milano 1742, p. 318; III, 2, ibid. 1744, p. 98; IV, ibid. 1749, pp. 259-62; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, pp. 2284-88; A. Zeno, in G. Fontanini, Biblioteca dell'eloquenza italiana, I, Venezia 1753, pp. 340-54, 369; L. De Angelis, Biografia degli scrittori sanesi, Siena 1824, pp. 170-177; Siena, Bibl. com., ms. A VII34, I: G. A. Pecci, Scrittori sanesi, cc.185-88; Ibid., ms. P IV 10, S. Bichi-Borghesi, Bibliografia degli scrittori senesi,ad vocem;P.Colomb de Batines, Bibliografia dantesca, I, Prato 1845, pp. 416-37; M. Barbi, Della fortuna di Dante nel sec. XVI, Pisa 1890, pp. 37 s., con varie lettere in Appendice, pp. 327-53; G. Toffanin, La fine dell'Umanesimo, Torino 1920, pp. 164-70; U. Cosmo, Con Dante attraverso il Seicento, Bari 1946, pp. 2-4, 38-41; C. Corso, Carteggio inedito fra B. Guarini e B. B., cit., pp. 55-106; A. Vallone, Aspetti dell'esegesi dantesca nei secc. XVI e XVII, Lecce 1966, pp. 131-70; Id., L'interpretazione di Dante nel Cinquecento, Firenze 1969, ad Indicem;R. Weiss, The Sienese Philologists of the "Cinquecento". A Bibliographycal Introduction, in Italian Studies, III (1946-1948), pp. 34-49; I. Sanesi, La Commedia, I, Milano 1954, pp. 396 s.; N.Borsellino, Commediedel Cinquecento, I, Milano 1962, p. 198; D. E. Rhodes, Perla biblioteca di B. B. …, in Studi bibliografici. Atti del Convegno dedicato alla storia del libro ital. (Bolzano,7-8 ott. 1965), Firenze 1967, pp. 159-168; F. Cerreta, A note on the first performance of B.'s "Scambi", in Italica, XLV (1968), pp. 83-88; A. Accame Bobbio, B. B., in Enciclopedia Dantesca, I, Roma 1970, ad vocem.