BELLOTTO, Bernardo, detto il Canaletto, come lo zio e maestro suo Antonio Canal
Pittore, nato a Venezia il 30 gennaio 1720. Formatosi sulla maniera di Antonio, tra il 1740 e il 1745 all'incirca visitò Roma e varie città dell'Italia settentrionale: Torino, Milano, Brescia e Verona. Di questo suo viaggio rimane ricordo, oltre che nelle incisioni, nelle vedute fantastiche ispirate ai monumenti romani della R. Galleria di Parma; nelle due di Torino (celebre la Veduta del Ponte Rotto sul Po) conservate in quella Pinacoteca; nei due paesaggi della Gazzada della R. Pinacoteca di Brera in Milano; nelle vedute di Verona della Galleria di Dresda; mentre vedute di Venezia posseggono la Galleria nazionale d'arte antica in Roma, la pinacoteca di Torino e le gallerie di Amburgo, di Francoforte e di Monaco. Circa il 1745 il B., abbandonata la patria, era a Monaco, donde Augusto III re di Polonia ed elettore di Sassonia lo chiamava tra il 1746 e il '47 a Dresda, dopo avervi invano invitato Antonio Canal. A Dresda il B. rimase fino al 1766, ricevendo nel 1748 il titolo di pittore di corte e divenendo nel 1764 membro dell'Accademia. Vi eseguì, specialmente negli anni 1747-54, numerose vedute della città e di Pirna, che si conservano quasi tutte nella Galleria nazionale di Dresda (altre poche nel museo di Berlino). Il B. interruppe il soggiorno nella capitale della Sassonia forse nel 1756 per recarsi a Varsavia al seguito di Augusto III; certo negli anni 1759-60 per trattenersi a Vienna dove dipinse numerose vedute della città e di Schönbrunn oggi nella galleria viennese. Intanto in quell'anno 1760 le truppe prussiane bombardavano Dresda, distruggendo anche la casa del B. insieme coi dipinti che vi si trovavano. Forse anche per riparare al danno finanziario avutone, il pittore ottenne un congedo di nove mesi per recarsi a Pietroburgo; ma l'anno seguente era a Varsavia ove, congedatosi nel 1768 dalla corte di Sassonia, si stabilì divenendo pittore aulico di Stanislao Augusto, e rimase fino alla morte, avvenuta il 17 ottobre 1780. Anche a Varsavia il B. eseguì molte vedute della città: il re ne avrebbe possedute una trentina (ne rimangono cinque nella Galleria di Dresda, e dieci erano prima della guerra nel castello di Gatčina, ora Trock presso Leningrado). Eseguì, tra l'altro, anche una veduta del castello reale con la figura di Stanislao Augusto a cavallo; una composizione storica con l'Elezione del re avvenuta nel 1764; un'altra, anche retrospettiva, con la solenne Ambasciata del conte Ossolinski a Roma nell'anno 1632; e un'altra per la Elezione di Stanislao II nel 1776. Incise anche dopo il 1770 alcune vedute della città.
Lo stile del B. come quello di quasi tutti i vedutisti italiani e stranieri d'allora si formò su Antonio Canal, stile di cui Bernardo aiutò la diffusione. Questa dipendenza devota è evidente sino dal primo gruppo dei dipinti di Brera e di Dresda. La sua visione, benché più estesa di quella dello zio, anche nel campo della pittura di figura è meno fine, ma di maggiore effetto. Egli ne mantiene la luce fantastica, ma questa non è limpida e quasi acquea come nel Canal, bensì di sole filtrato attraverso nuvole nere: luce che si unifica col paesaggio e arriva al significato di uno stato d'animo. In questa predilezione per il livido e lunare si può scorgere una certa derivazione dalle tinte ceree di Pietro Bellotto che dovette esserne precorritore e diretto parente, come par dimostrare l'esistenza di un altro Pietro Bellotto paesista (v. sotto), forse fratello di Bernardo, detto anch'esso Canaletto.
Il B. fu incisore al pari di Antonio Canal e lo seguì fedelmente anche in questo campo, con bei giochi di chiari e di scuri, ma senza la sua squisitezza di gradazioni. Si conoscono 37 acqueforti di sua mano; un primo gruppo è di otto Vedute di fantasia tratte da luoghi italiani (secondo il Heinecken raggiungerebbero la dozzina) e l'altro è di 29 vedute di luoghi stranieri ove il B. dimorò, Austria, Sassonia, Varsavia ecc. Una sola è ricavata da invenzioni altrui, e precisamente dal Van der Heyden. (V. tavv. CXLVII e CXLVIII).
Bibl.: W. v. Seidlitz, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, V, Lipsia 1911 (con la bibl. precedente); G. Ferrari, I due Canaletto, Torino 1914; M. Stuebel, Der jüngere Canaletto u. seine Radierungen, in Monatsh. f. Kunstw., IV (1911), pp. 471-501; P. Ettinger, Der jüngere C. u. seine Radierungen, ibidem, V (1912), pp. 24-26; id., Die Warschauer Veduten B. Bellottos, in Der Cicerone, XV (1923), pp. 231-32; T. Borenius, Bellottos equestrian subjects, in The Burl. mag., XL (1922), p. 31; G. Fiocco, La pittura veneziana alla mostra del Settecento, in Riv. della città di Venezia, 1929, pp. 513-18.