COSTABILI, Beltrando
Discendente di una famiglia che era tra le più antiche di Ferrara di nobiltà, come si diceva, matildica nacque intorno al 1456 da Rinaldo, uomo di corte e consigliere segreto di Borso e Ercole I d'Este. Si indirizzò alla carriera ecclesiastica e fu promosso all'antico vescovado d'Adria, succedendovi il 27 ag. 1507 a Nicolò Maria d'Este. Detenne il vescovado, pur in perpetua assenza dalla sede, sino alla morte.
Era dottore in diritto canonico, decretalium doctor, come dice la Matricola dei dottori dello Studio ferrarese, che, sotto la data del 26 apr. 1484, registra la laurea di "Beltramus de Costabilis", già "canonicus Ferrariensis", che ebbe come "testes" alla cerimonia Nicolò Maria d'Este, "decretorum professor", il conte e cavaliere Ambrogio del fu Uguccione de' Contrari, e il cavaliere Antonio Bevilacqua, "iudex XII sapientum". Seguendo la tradizione di famiglia servì, anche in abito ecclesiastico, i suoi principi: fu, nel senso più pieno della parola, fiduciario di casa d'Este per i rapporti con la Curia romana, anche nel ruolo formale di oratore estense presso la Curia.
Come tale, fu testimone del pontificato di Alessandro VI Borgia, mediatore nel contratto matrimoniale per le nozze di Lucrezia Borgia e Alfonso I d'Este, relatore della morte di papa Borgia. Circa l'esposizione del cui cadavere scrive a Ferrara: "El corpo del papa è stato tuto ogi in Sancto Petro, scoperto, cossa bruttissima da vedere, negro et gonfiato, et per molti se dubita non li sia intravenuto veleno". Presenziò ai conclavi da cui uscirono eletti Pio III, Giulio II e Leone X. Fu anche oratore del duca di Ferrara al concilio lateranense, dove la sua presenza è ricordata in apertura della settima sessione, il 17 giugno 1513 (vi figura però come vescovo d'Adria, e il duca Alfonso I vi presenzia di persona), della decima, il 4 maggio 1515 ("episcopus Adriensis orator ducis Ferrariae"), della dodicesima e ultima, il 16 marzo 1517, quando intervenne con un'aggiunta limitativa sulla formula di chiusura del concilio.
Oltreché di Alfonso, il C. fu uomo del cardinale Ippolito d'Este: quando questi, undicenne, ebbe la commenda del monastero della Pomposa nella diocesi di Ferrara, il C. lo affiancò nell'amministrazione per sette anni (1480-1487) e nel 1487 lo accompagnò alla sua sede di Esztergorn (Strigonium), in Ungheria.
Nel 1510, con Ludovico Ariosto, dovette curare presso Giulio II la lista per la successione all'abbazia di Nonantola: era morto nel febbraio il cardinale Giuliano Cesarini, commendatario dell'abbazia dal 1505, e Ippolito d'Este, recatosi a Nonantola, indusse il capitolo (cinque monaci) alla sua elezione, il 5 maggio 1510, suscitando le ire di papa Della Rovere. Il C. tentò invano, assieme a Ludovico Ariosto, nei mesi di maggio e giugno, di placare l'indignazione di Giulio II: avevano commesso l'errore di ricorrere ai buoni uffici di Alberto Pio da Carpi, che a parole offriva appoggio e in realtà, in odio agli Este, attizzava l'ira del pontefice. Giulio II cassò l'elezione e nello stesso anno nominò commendatario, in luogo di Ippolito, il suo cameriere segreto ("commensalis et cubicularius noster secretus"), Giammatteo Sertorio di Modena.
Miglior fortuna ebbe il C., alcuni anni dopo, quando, sotto Leone X fu procuratore di Ippolito per la nomina all'arcivescovado di Milano, conseguita il 23 ag. 1517. Il 16 dic. 1497 insieme col fratello Antonio fu dei "Domini de Consilio Secreto,) di Ludovico il Moro.
Morì in Roma nel giugno 1519; alcuni anni dopo la sua salma fu traslata in S. Maria del Popolo a cura del fratello Antonio.
Fonti e Bibl.: Testimonianze dell'attività diplom. del C. sitrovano all'Archivio di Stato di Modena, Cancelleria ducale, Ambasciatori, agenti, corrispondenti estensi, busta 1298/13; 1293/14 (Carteggio con principi estensi, Roma). Alcuni dispacci sono editi in U. Dallari, Carteggio tra iBentivoglio e gli Estensi dal 1401 al 1542esistentenell'Arch. di Stato di Modena, Bologna 1902, pp. 193 s., e in F. Seneca, Venezia e Giulio II, Padova 1962, pp. 198 ss., 203 ss., 207 ss. Per il dottorato cfr. G. Pardi. Titoli dottorali conferitidallo Studio di Ferrara nei secc. XV e XVI, Lucca 1900, p. 76; per il ruolo di consigliere segreto a Milano, C. Santoro, Gli Uffici del dominio sforzesco, 1450-1500, Milano 1948, p. 29; per il vescovado di Adria cfr. F. Ughelli-M. Coleti, Italia sacra, II, Venetiis 1717, col. 405 e G. Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica..., III, Monasterii 1923, p. 95. Sull'attività a Roma, cfr. I. Burckardi Liber notarum ab anno 1483 usquead annum 1506, in Rer. Ital. Script., XXXII, I, 1, a cura di E. Celani, ad Indicem. Inoltre, M. Catalano, Vita di L. Ariosto, I, Genève 1931, pp. 310, 325, 337. Indicazioni sulle partecipazioni del C. al concilio lateranense in Histoire desconciles, a cura di Ch. J. Hefele-J. Hergenroether- H. Leclercq, VII, 1, Paris 1917, pp. 404, 464 ss., 544; L. von Pastor, Storia dei Papi, III-IV, Roma 1912, ad Indices.