BELUS
Zona della Siria settentrionale, compresa tra le città di Apamea, Antiochia, Kyrrus e Aleppo, così chiamata dall'antico nome del massiccio o altopiano calcareo, e formata dalle catene di Jabal Zāwiyya (o Jabal Rīha) a S, Jabal ῾Ala e .Jabal Barīsha al centro, Jabal Sim῾·an e Jabal Ḥalaqa a N-E ed estesa per km. 100 ca. da N a S.Tutta la regione, ellenizzata da tempo (come è testimoniato, tra l'altro, da ca. venti templi, in gran parte del sec. 2°), conobbe uno straordinario sviluppo dai primi secoli dell'era cristiana, allorché divenne parte integrante dell'impero bizantino, fino all'arrivo degli Arabi (636) e alla successiva dissoluzione del sistema economico che era alla base della ricchezza della zona. Alle città di al-Bāra e di Brād si aggiungeva un gran numero di villaggi: si parla, anche se la ricognizione è ben lungi dall'essere terminata, di centinaia di centri abitati databili tra il 4° e il 7° secolo.La scoperta e la prima pubblicazione degli edifici religiosi e civili si devono a Vogüé (1865-1877); seguirono poi delle vere e proprie spedizioni scientifiche americane (dal 1899 all'inizio di questo secolo). La ricerca è continuata con l'opera, tra gli altri, di Butler (1929), Mattern (1933), Krencker (1939), Lassus (1947) e Tchalenko (1953-1958).La stabilità politica, a partire dal sec. 3°, la coltura intensiva, anche se in appezzamenti ridotti, dei cereali e, soprattutto, la produzione su vasta scala di olio e di vino, ampiamente esportati nel Mediterraneo, determinarono uno sviluppo economico particolarmente favorevole della regione, peraltro assai arida. Venne così a formarsi nella zona, densamente popolata, un insieme di villaggi ben collegati tra loro, in cui alle numerose abitazioni, ville, fattorie, si aggiungevano le strutture agricole (mulini, frantoi, depositi, cisterne per raccogliere e conservare la scarsa acqua piovana, ecc.), quelle per la vita sociale (andrónes 'luoghi di riunione', ostelli, mercati, terme) e quelle per l'intensissima vita religiosa; i conventi, i grandi centri monastici dotati anche di vasti ricoveri per pellegrini oltre che di edifici finalizzati all'agricoltura, i piccoli insediamenti di monaci isolati (stiliti, reclusi) e le chiese al servizio delle comunità locali erano infatti innumerevoli.La sostanziale omogeneità stilistica e costruttiva di tali agglomerati, dovuta sia alla relativamente ridotta estensione territoriale in cui si localizzano sia al limitato e ben precisabile lasso di tempo in cui sono stati edificati (il termine ante quem è sempre noto), permette di parlare genericamente di città morte della Siria o del Massiccio Calcareo, anche se i singoli centri, alcuni dei quali solo episodicamente oggetto dell'interesse degli specialisti, si differenziano l'uno dall'altro, evidenziando, oltre alle loro specificità economiche e sociali, anche quelle architettoniche.L'architettura civile e, soprattutto, quella religiosa della zona trovano una loro fisionomia che le caratterizza fortemente nell'ambito della produzione coeva. Il B., unificato dall'utilizzo sistematico dei blocchi di pietra calcarea locale, costituisce un punto di riferimento nello studio delle correnti architettoniche, perché vi si possono trovare da un lato la probabile origine di motivi poi emigrati verso zone diverse (come per es. l'Armenia, la Cappadocia e l'Isauria), dall'altro l'eco di altre civiltà architettoniche, anche più sviluppate (Bisanzio, l'Egitto copto, la Mesopotamia, l'Iran sasanide).Nell'ambito dell'architettura civile, la casa, dal sec. 3° in poi, trova una sua tipologia unitaria: si tratta di una costruzione a pianta rettangolare a due piani con un porticato, anch'esso a due piani, addossato al lato meridionale, quasi sempre preceduta da una corte chiusa da muri. Anche le case più modeste ripetono, in dimensioni minori, lo stesso schema che le c.d. ville duplicano o comunque ampliano (Serjilla, sec. 4°; Ruwayha, secc. 4°-5°; case di Bāqirhā, secc. 2°-6°; ville di Beḥyō, secc. 5°-6°; Qirqbīze, sec. 6°; case di Qāṭūra e di Bā῾udā, sec. 6°). La pietra, squadrata con grande accuratezza, era messa in opera direttamente sul terreno roccioso, senza fondamenta; le coperture, su travature lignee, erano in tegole; la decorazione, sobria ancor più che nelle costruzioni religiose, si limitava ai capitelli e agli architravi.La peculiarità del B., luogo non solo di intensi scambi commerciali, ma soprattutto di frequentati pellegrinaggi, ha determinato la costruzione di numerosi edifici - mercati e, soprattutto, ostelli - ancor oggi chiaramente identificabili: riconducibili nella planimetria alle abitazioni private essi erano caratterizzati da un porticato sul lato lungo e da una serie di vani interni, disposti generalmente su due piani (al piano terra le stalle, al primo gli alloggi). Fra gli esempi sono da citare quelli di Dār Qīṭā, restaurato nel 436, presso la basilica nord, di Kafr Nābo (504-505) e ancora la c.d. residenza di Dayr Sim῾ān, dove le strutture di ospitalità costituiscono un vero e proprio quartiere, data la vicinanza con Qal῾at Sim῾ān, e infine i c.d. magazzini-ostelli di Bā῾udā. Solo i villaggi più ricchi si distinguono per la presenza di terme destinate a tutta la comunità (Brād, sec. 3°; Mujliyya e Serjilla, sec. 5°; Bābisqā, secc. 5°-6°). Diffusissimi sono invece gli andrónes, a sala unica, situati al piano terreno di costruzioni a due piani con un lato a portico e utilizzati parzialmente anche come magazzini (Me῾ez del 129; Brād e Berīsh, sec. 3°; Bābisqā e Serjilla, sec. 5°; Bā῾udā, sec. 6°).Tra le chiese più antiche costruite nel B., quelle del tipo a navata unica sembrano riconducibili, nella pianta, oltre che nel materiale e nella tecnica costruttiva (grossi blocchi di pietra ben squadrati e accostati), alle abitazioni, anche se non mancano somiglianze con gli andrónes: per es. Qirqbīze, dove la chiesa (sec. 4°), conosciuta anche come chiesa-casa e i cui resti sono stati in un primo tempo identificati con una villa (Butler, 1929), era dotata di bema ma priva di abside; Ishrūq e Nūriyya - questa caratterizzata dal più antico esempio di abside sporgente - entrambe del sec. 4°; Bā῾·udā (392); Rbei῾a, con porticato sul lato meridionale; Ma῾aramāyā (seconda metà del sec. 4°); la chiesa est di Bābisqā (390-407) e inoltre le chiese di Bābuṭṭa e Serjible, degli inizi del sec. 5°, e quelle di Bānaqfūr e Kfeir, della seconda metà del 5° secolo. Del sec. 6° sono la chiesa conventuale di Sitt al-Rūm, la chiesa del villaggio di Qaṣr Iblīsū, la chiesa di Kefr Finshe, con porticati su tre lati, la chiesa nord di Kharāb Shams e quelle di Bardkhān, Kimār, Dayr Sim῾·an. Si tratta di costruzioni abbastanza modeste, di dimensioni ridotte, caratterizzate da abside quasi sempre inglobata, copertura lignea, accessi generalmente da S di influenza mesopotamica, decorazione architettonica scarsissima. La chiesa di villaggio con funzioni di parrocchia non si distingue sostanzialmente da quella conventuale.Le chiese basilicali, non necessariamente posteriori a quelle a navata unica (le prime dovrebbero risalire alla metà del sec. 4°, come per es. a Sūgāne e Zebed), segnano nel loro evolversi lo sviluppo architettonico proprio della regione. Il prototipo - la cui origine, anche se non precisamente individuabile, va ricercata nei centri maggiori, vista anche la posizione del B., non lontano da Apamea e attraversato dalla direttrice che da Antiochia andava verso E - è abbandonato già alla fine del sec. 4° dagli architetti che operavano localmente. Le prime basiliche - caratterizzate da una pianta allungata, da dimensioni ridotte, da archi su tozze colonne ravvicinate, da abside inglobata e da decorazione assai limitata - mostrano già nel sec. 5° alcune peculiarità. I monumenti in questione sono: Sinkhār (metà del sec. 4°), Fafertīn del 372, Khirbat Sharqiyya (sec.4°), Kafr Nabo (fine sec. 4°), la chiesa conventuale di Dayr Dēḥes (fine sec. 4°-inizio 5°), Ṣarfūd (fine sec. 4°-inizio 5°), Bāfetīn (sec. 5°), la chiesa conventuale di Qaṣr Iblīsū (sec. 5°), la chiesa est di Kseijbe, del 414, la chiesa dei Ss. Paolo e Mosè a Dār Qīṭā, del 418 (queste ultime due, opera, con altre, dell'architetto Markianos Kyris), nonché la basilica di Julianos a Brād, del 399-402. Tra le caratteristiche salienti è da rilevare la navata sud notevolmente più larga di quella nord, cui spesso corrisponde una cappella, detta dei Martiri, nella parte meridionale del santuario (come si può notare a Taqle, Sinḥār, nella chiesa ovest di Bāṣūfān, nella chiesa del convento est, detto Kavan, di Burj Ḥaydar, nella chiesa est di Kalōta). La fine del sec. 5° e l'inizio del successivo segnano un ulteriore progresso nelle costruzioni, che assumono un aspetto monumentale e tendono a essere isolate nell'ambito dell'abitato, spesso al centro di complessi religiosi con battisteri e mausolei. Dotate di una maggiore luminosità per l'aumentata altezza e larghezza della navata centrale, non più rinserrata da stretti colonnati, e circondate da portici, esse sono inoltre oggetto di una particolare attenzione per quanto riguarda il programma decorativo. Esempi sono individuabili a Qerrāte, del 480-520, nella chiesa conventuale di Turmānīn, variamente datata dal 480 all'inizio del sec. 6°, caratterizzata da due torri gemelle in facciata e oggi scomparsa (Vogüé, 1865-1877), nella chiesa principale di al-Bāra (sec. 5°), in altre tre chiese di al-Bāra (sec. 6°), in S. Foca a Bāṣūfān, del 491-492, per molti aspetti vicina a Qal῾at Sim῾·an, nella chiesa est di Kalōta, del 492, nella chiesa sud di Ruwạyha (sec. 5°), nella chiesa sud di Kharāb Shams (sec. 5°), nella chiesa ovest di Beḥyō (metà del sec. 5°), nella chiesa est (del 537) e in S. Sergio (del 567) a Dār Qīṭā, nella chiesa nord di Bafetīn (sec. 6°), a Berīsh nord e a Khirbat Shaykh Barakat, del 600 ca., nella basilica nord e in quella ovest di Dayr Sētā (secc. 6°-7°), nella chiesa conventuale di Qaṣr Ta῾nūr (sec. 6°). Nell'ambito di questo processo va inserita anche la creazione della basilica a pilastri, che permette di allargare ulteriormente le arcate interne facendo delle tre navate quasi un unico ambiente. Ne sono esempi significativi le chiese di Qalb-Lōze e Fidre (metà del sec. 5°), Bettir (del 469), la chiesa al centro del villaggio di Bāshmishli (ora distrutta, del 536-537), la chiesa est di Behyō (prima metà .del sec. 6°), con due pilastri a base rettangolare, Juwāniyya (del 554), la basilica nord di Brād (del 561), con quattro pilastri cruciformi, la chiesa conventuale di Qal῾at al-Tuffa vicino a Me῾ez (fine sec. 5°-inizio 6°), la chiesa di Bizzos a Ruwayḥa (sec. 6°), con pilastri cruciformi all'interno di un témenos, la chiesa di Barīsha, probabilmente a pilastri (sec. 6°), la chiesa nord di Bāshmishli (fine del sec. 6°), la chiesa di Bāmuqqa (del 600 ca.), con un solo pilastro a pianta rettangolare per lato.In quest'epoca si costruirono anche le grandi chiese di pellegrinaggio, come per es. a Turmānīn, la chiesa di Bizzos a Ruwayha, la basilica extraurbana a colonne di al-Ḥuṣn a al-Bāra, la chiesa sud di Ḥās, la chiesa est di Me῾ez e altre di dimensioni minori, nei luoghi resi sacri dagli stiliti o dai reclusi. A questa categoria appartiene la basilica di Qalb-Lōze, variamente attribuita dalla metà del sec. 5° al 6°; costruita all'interno di un recinto poligonale, la grande basilica a pilastri con tre archi per lato è caratterizzata da due torri quadrate in facciata nonché da un'unica abside sporgente decorata da semicolonne addossate e da portichetti (ora scomparsi) sui lati nord e sud.L'altro grande centro di pellegrinaggio era Qal῾at Sim῾·an, sorto tra il 480 e il 490 per volere dell'imperatore Zenone attorno alla colonna di s. Simeone Stilita il Vecchio. La pianta cruciforme dell'imponente edificio principale trova il suo perno e il suo centro generatore proprio nella colonna, inglobata in una struttura ottagonale, da cui si dipartono quattro grandi costruzioni basilicali a colonne. La basilica ovest e quella sud, che funge da ingresso, hanno un nartece; quella est, leggermente più lunga, termina con tre absidi semicircolari sporgenti, di cui quella centrale decorata con colonnette addossate. A breve distanza sorge il coevo battistero, esternamente a pianta quadrata, internamente ottagonale con ambulacro; gli si addossa dal lato occidentale una basilichetta a tre navate, che forma, insieme con altri edifici colonnati, il secondo polo delle costruzioni del grande complesso. Non si può escludere, in questa fase, un'influenza di Antiochia e dello stesso potere imperiale, rilevabile in più di una chiesa con una precisa committenza; compaiono infatti absidi sporgenti e narteci strutturati autonomamente, come nelle coeve chiese bizantine, a Qalb-Lōze, Turmānīn, Qal῾at Sim῾·an, S. Foca di Bāṣūfān.La decorazione architettonica delle chiese del B., globalmente assai sobria, si limita ai capitelli, generalmente corinzi, dalle foglie spesse e pesanti, talvolta piegate come per effetto del vento, per es. a Qal῾at Sim῾·an, oppure ionici, assai schematizzati, e ai portali, spesso esemplati su modelli di tipo romano provinciale. Caratteristica di questa regione è, a partire dal sec. 5°, una fascia continua in rilievo che collega tra loro le finestre, dando un'unità lineare all'intera costruzione: Turmānīn, ῾Arshīn, chiesa est di Me῾ez, edificio esagonale e basilica nord di Dayr Sētā, basilica est di al-Khereibat, chiesa del villaggio di Qaṣr Iblīsū, chiesa est di Bāqirḥā e a Herbert Tezin. L'interno delle chiese presenta quasi sempre un vasto bema, spesso assai elaborato nella decorazione.Va detto che, se la costruzione delle chiese si arresta all'inizio del sec. 7° - S. Sergio a Bābisqā, costruita nel 609-610, è l'ultima chiesa datata -, quando l'occupazione sasanide e la successiva invasione araba cambiarono sostanzialmente la situazione locale, l'attività dei monasteri continuò ancora per almeno tre secoli: è infatti attestata a Burj al-Sab῾ fino all'858-859, a Dayr Sim῾·an fino al sec. 11°, a Dayr Tell ῾Āde fino al 962. Tra il sec. 11° e il 14° la zona si trovò a vivere una sia pur parzialissima ripresa costruttiva; risalgono infatti a epoca medievale fortificazioni bizantine, ma più frequentemente crociate e arabe. Talvolta si tratta di rifacimenti: è il caso di Qal῾at Sim῾an, inglobato già nel sec. 10° in una struttura fortificata bizantina con ventisette torri; della chiesa di al-Ḥuṣn vicino a al-Bāra; di S. Foca a Bāṣūfān; della chiesa di Qal῾at Kalōta; della chiesa nord di Brād, trasformata in fortino; della chiesa di Berish nord; di una chiesa di Kharāb Shams; del convento di Qal῾at al-Tuffa, trasformato all'inizio del sec. 12° in avamposto militare crociato, e della chiesa di Sermadā. Nuove strutture difensive vennero costruite in molte località (al-Bāra, Dayr Sētā, al-Muazzara, Tell ῾āde) e inoltre caravanserragli a Funduq e a Khān Erḥāb (sec. 14°).Con il consolidarsi del potere ayyubide prima (1186-1260) e di quello mamelucco poi, nei centri del B. si costruirono moschee, sia utilizzando edifici preesistenti (a Bamuqqa nel 1196, a Ṣarfūd nel 1306, a Erḥāb, a Dayr Sētā, a Serjilla) sia ex novo, sempre però con abbondante uso di elementi di spoglio (a al-Bāra in numerosi oratori, a Ḥās nel sec. 10°, a Kafr Lāta, a Kfer Rūma, a Ma῾ar Dibze, a Me῾ez, a Mesh῾·ale nel sec. 13°, a Buraqli nel 1460-1461). Numerosi sono anche i cimiteri con stele datate, del 12° e 13° secolo.
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