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BARZMAN, Ben

di Giuliana Muscio - Enciclopedia del Cinema (2003)
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Barzman, Ben

Giuliana Muscio

Sceneggiatore canadese, di famiglia ebrea, naturalizzato statunitense, nato a Toronto il 19 ottobre 1911 e morto a Santa Monica (California) il 15 dicembre 1989. Vittima del maccartismo, lavorò a lungo in Europa, rivelandosi particolarmente versato nell'apologo socio-politico e nel racconto epico, senza disdegnare una vena ironica.

Dopo aver frequentato l'università nella Columbia Britannica, negli anni Trenta esordì come giornalista e romanziere all'interno della comunità intellettuale di origine ebraica aderente al comunismo, lavorando anche per il Federal Theatre. Nel 1939 si trasferì a Hollywood dove fu scritturato da Samuel Goldwyn. I suoi primi soggetti cinematografici si interrogavano sul ruolo sociale dello spettacolo: True to life (1943) di George Marshall, una commedia su uno scrittore radiofonico desideroso di ispirarsi alla realtà, e Meet the people (1944) di Charles Riesner, un musical che auspicava un maggior impegno sociale a Hollywood. L'oscillazione tra impegno ed evasione, con un sostanziale predominio del primo, percorse tutta la sua carriera. Nel 1945 B. cosceneggiò Back to Bataan (Gli eroi del Pacifico) di Edward Dmytryk, un sobrio film di guerra di impianto realistico; l'anno seguente, insieme alla moglie Norma Levor, scrisse il soggetto della commedia Never say goodbye (Preferisco mio marito) di James V. Kern. Sempre nel 1946 collaborò, non accreditato, al bizzarro film noir The locket (Il segreto del medaglione) di John Brahm. All'inizio della guerra fredda adattò un racconto di B. Beaton, un apologo sociale sulla diversità, The boy with green hair (1949; Il ragazzo dai capelli verdi) di Joseph Losey, con cui avviò una proficua collaborazione artistica.B. era sotto contratto alla Metro Goldwyn Mayer, quando fu chiamato da Dmytryk, uno dei Dieci di Hollywood, il quale si era trasferito forzatamente in Gran Bretagna in quanto il suo nome compariva nella lista nera che comprendeva coloro che erano stati accusati di attività antiamericane. Il regista gli propose di riprendere il lavoro di sceneggiatura, iniziato a Hollywood, sul romanzo Christ in concrete dell'italoamerica-no P. Di Donato. Il film che ne derivò, Give us this day (1949; Cristo fra i muratori), un dramma sociale d'ispirazione neorealista incentrato sul personaggio di un muratore italiano nella New York degli anni Venti, risultò diviso tra simbologie cristiane e tensioni marxiste. I Barzman lasciarono quindi Hollywood e si trasferirono in Inghilterra prima ancora di essere oggetto d'attenzione dell'HUAC (House Un-American Activities Committee); quando si resero conto che la situazione per i comunisti a Hollywood stava precipitando, decisero di recarsi in Francia, dove vissero per ventisette anni.

Durante la sua permanenza in Europa, B. riprese la collaborazione con Losey, anch'egli costretto ad abbandonare gli Stati Uniti essendo politicamente compromesso. In Italia Losey diresse il film Imbarco a mezzanotte (1952) anche se nei credits la regia è attribuita ad Andrea Forzano (figlio del produttore Giovacchino Forzano che produsse il film per la Tirrenia). B. scrisse la sceneggiatura del progetto di ispirazione neorealista, basato sul romanzo di N. Calef La bouteille de lait, ma non poté partecipare alle riprese, né essere accreditato, in quanto sgradito in Italia per motivi politici, dato che nelle udienze dell'HUAC era stato fatto il suo nome come appartenente al partito comunista. Nel 1957, basandosi su un romanzo di N. Kazantzakis, cosceneggiò il film Celui qui doit mourir (Colui che deve morire) girato in Italia dal regista statunitense Jules Dassin, in esilio a Parigi per motivi politici dai primi anni Cinquanta. Il film è una pesante metafora cristologica ambientata tra i greci ortodossi di un villaggio dominato dai turchi. Nello stesso anno riprese la sua collaborazione artistica con Losey, proseguita per altri tre film, che diede vita a un cinema in cui si indaga la matrice sociopolitica di un malessere, racchiuso in un racconto tendente al metaforico e all'astrazione, fino a risolversi in fantascienza. Ispirandosi a una pièce teatrale di E. Williams, B. sceneggiò con lo stesso regista Time without pity (1957; L'alibi dell'ultima ora), amara vicenda legata al tema della pena capitale e dell'errore giudiziario. Quindi, basandosi su un romanzo di L. Howard, cosceneggiò Blind date (1959; L'inchiesta dell'ispettore Morgan) in cui un commissario scopre la corruzione di un ricco politicante dietro a un delitto apparentemente passionale. Nel 1962, sempre per Losey, B. scrisse il film di fantascienza sociale The damned (conosciuto anche come These are the damned, e uscito in Italia con il titolo Hallucination), adattando un romanzo di H.L. Lawrence; questo film, però, per le tensioni nate fra i due, segnò la fine della loro collaborazione, e B. non fu accreditato (al suo posto figura il nome di Evan Jones, che rimaneggiò la sceneggiatura). Negli anni Sessanta, con l'attenuarsi dell'emarginazione per coloro che comparivano nella lista nera, poté lavorare, sempre in collaborazione, su sceneggiature per alcune superproduzioni spettacolari dirette da Anthony Mann (El Cid, 1961; The fall of the Roman Empire, 1964, La caduta dell'Impero romano, e The heroes of Telem-ark, 1965, Gli eroi di Telemark). Per quanto nel 1968 avesse messo in crisi la propria adesione al comunismo, B. non abbandonò mai una qualche forma di impegno politico e sociale. Collaborò infatti, non accreditato, a Z (1969; Z, l'orgia del potere) di Costantin Costa-Gavras, e cosceneggiò il film L'attentat (1972; L'attentato) di Yves Boisset, un giallo politico su Ben Barka. Nel 1976, esauritosi il clima persecutorio da caccia alle streghe, B. poté infine rientrare negli Stati Uniti.

Bibliografia

G. Kahn, Hollywood on trial: the story of the 10 who were indicted, New York 1948.

L. Ceplair, The inquisition in Hollywood: politics in the film community, 1930-1960, Garden City (NY) 1980 (trad. it. Roma 1981).

P. McGilligan, P. Buhle, Tender comrades: a backstory of the Hollywood blacklist, New York 1997.

G. Muscio, Cinema e guerra fredda,1946-56, in Storia del cinema mondiale, a cura di G.P. Brunetta, 2° vol., Gli Stati Uniti, t. 2, Torino 2000, pp. 1448-57.

Vedi anche
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