Hecht, Ben
Sceneggiatore, regista cinematografico, scrittore e commediografo statunitense, nato a New York il 28 febbraio 1894 e morto ivi il 18 aprile 1964. Definito lo 'Shakespeare di Hollywood', fu un prolifico e poliedrico autore che attraverso la sua carriera letteraria, teatrale e cinematografica, seppe dare dell'America dei suoi tempi un ritratto cinico e sentimentale insieme. Le sue sceneggiature, più di un centinaio fra quelle ufficiali e quelle non riconosciute, sono spesso diventate film di grande successo diretti dai più importanti registi del periodo. Ottenne due premi Oscar, il primo nel 1929 per la sceneggiatura originale del film Underworld (1927; Le notti di Chicago o Il castigo) di Josef von Sternberg; il secondo nel 1936 per quella di The scoundrel (1935), scritto e diretto con Charles MacArthur, fedele amico e collaboratore.
Figlio di immigrati ebrei di origine russa, si trasferì da giovane a Chicago, dove diventò prima reporter, poi scrittore e commediografo, conquistandosi un posto di rilievo nei circoli letterari della città. Il lavoro di cronista di nera per il "Chicago Journal" e il "Chicago Daily News" gli fornì materiale per i suoi primi racconti e romanzi. Dopo aver scoperto l'espressionismo e il dadaismo, si spostò a New York e, grazie alla fama conquistata con la commedia The front page, scritta con MacArthur, fu invitato a Hollywood dall'amico sceneggiatore Herman Mankiewicz. Nella sua prima sceneggiatura, Underworld, il gangster film risulta elevato a tragedia attraverso una mistura di amaro cinismo e romanticismo esasperato. Qualità riscontrabili anche in Scarface (1932; Scarface ‒ Lo sfregiato), tratto da un romanzo di A. Trail, la prima di una serie di collaborazioni con il regista Howard Hawks. La storia del boss Tony Camonte (in parte ispirata a quella del gangster Al Capone, ma arricchita da H. e dal regista con riferimenti alle scabrose vicende della nobile famiglia dei Borgia e in particolare al legame tra Cesare e la sorella Lucrezia, vissuti alla fine del 15° sec.) riesce a esprimere splendidamente il senso di fatale tragicità dell'esistenza e il groviglio di passioni e di spietata amoralità che animano i personaggi sullo sfondo dell'America del proibizionismo. Il film (di cui nel 1983 Brian De Palma ha realizzato un remake) all'epoca ebbe guai con la censura, tanto che Hawks fu costretto a girare tre finali diversi e il produttore Howard Hughes lo fece uscire con il sottotitolo Shame of the nation.La collaborazione con Hawks produsse alcune fra le più riuscite commedie sofisticate del cinema statunitense, tra cui Twentieth century (1934; Ventesimo secolo), da un testo teatrale di H. e MacArthur, His girl Friday (1940; La signora del venerdì) e, più tardi, Monkey business (1952; Il magnifico scherzo), basato su un soggetto di H. Segall e scritto da H. in collaborazione con Charles Lederer e I.A.L. Diamond. In particolare His girl Friday, seconda trasposizione di The front page dopo quella realizzata da Lewis Milestone del 1931 (cui però H. non aveva collaborato), restituisce perfettamente il ritmo scoppiettante dei dialoghi originali, e ne interpreta fedelmente, nonostante il cambio di sesso di uno dei due protagonisti (in questa versione interpretati da Cary Grant e Rosalind Russell), quell'amabile miscellanea di spregiudicato sarcasmo e di disincantato romanticismo, in una vicenda ambientata in un mondo che H. conosceva bene, quello del giornalismo.
Gli anni Trenta e Quaranta lo videro incessantemente al lavoro, spaziando con grande facilità e velocità di realizzazione da un genere all'altro. Infatti, oltre a scrivere per Ernest Lubitsch la memorabile sceneggiatura di Design for living (1933; Partita a quattro), irresistibile commedia, tratta da una pièce scritta dall'amico N. Coward e incentrata su un triangolo amoroso, e quella, ancora di ambiente giornalistico, di Nothing sacred (1937; Nulla sul serio), feroce satira dell'American dream di stampo rurale diretta da William A. Wellman e basata su un soggetto di J.H. Street, instaurò una felice collaborazione con Alfred Hitchcock, per il quale realizzò le sceneggiature di Spellbound (1945; Io ti salverò), tratto da un romanzo di H. St. George Sanders, e Notorious (1946; Notorious, l'amante perduta), basato su un soggetto originale dello stesso H., oltre a quelle, non accreditate, di Foreign correspondent (1940; Il prigioniero di Amsterdam), The Paradine case (1947; Il caso Paradine), Rope (1948; Nodo alla gola) e Strangers on a train (1951; Delitto per delitto o L'altro uomo).
Sebbene resti ancora da chiarire il reale peso degli innumerevoli contributi di H. a film famosissimi come Gone with the wind (1939; Via col vento) di Victor Fleming, Gilda (1946) di Charles Vidor o Duel in the sun (1946; Duello al sole) di King Vidor, solo per citarne alcuni, e quello dei suoi collaboratori, da MacArthur a Gene Fowler o Ch. Lederer, per sceneggiature a lui attribuite, è indubbio che da lui e dalla sua 'scuola' siano giunti apporti decisivi a tutto il cinema classico statunitense. Con la sua personalità brillante, il carattere iconoclasta ma anche contraddittorio, H. incarnò Hollywood con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. Insofferente nei confronti del sistema produttivo, aveva fondato nel 1934 con MacArthur una società indipendente che produsse alcuni film, ritenuti dai due una possibilità di sfogo artistico rispetto ai lavori su commissione: delle sette regie di H., spesso realizzate con l'amico ma rese possibili grazie al contributo determinante del direttore della fotografia Lee Garmes, almeno Crime without passion (1934; Delitto senza passione) e The scoundrel, entrambi di matrice espressionista, presentano tratti interessanti; in particolare il secondo, con Noël Coward nel ruolo di un giornalista odiato in vita, il cui fantasma non riuscirà a trovare pace fino a quando qualcuno non verserà una lacrima per la sua morte.
Dopo la Seconda guerra mondiale l'attività di H. si ridusse notevolmente: era il periodo dell'attivismo politico contro il nazismo e in favore dei diritti degli ebrei, un impegno da lui molto sentito e che gli valse perfino l'ostracismo del governo inglese, verso la cui politica in Palestina egli fu molto critico. In quegli anni il suo apporto al cinema, a parte i contributi non ufficiali, fu piuttosto di routine e può essere ricordato soprattutto per la sceneggiatura di Miracle in the rain (1956; Incontro sotto la pioggia), un bel melodramma tratto da un suo romanzo e diretto da Rudolph Maté, e per quella di A farewell to arms (1957; Addio alle armi) di Ch. Vidor, dal romanzo di E. Hemingway.
Negli anni Cinquanta, inoltre, H. si dedicò a scrivere libri di memorie: in particolare sono da ricordare, oltre all'autobiografia, A child of the century (1954), l'omaggio reso all'amico MacArthur (Charlie. The improbable life and times of Charles MacArthur) del 1957 e, qualche anno prima, l'aiuto decisivo dato a Marilyn Monroe per la stesura dell'autobiografia (pubblicata soltanto nel 1974 con il titolo My story). H. morì durante la lavorazione del film Casino Royale (1967; James Bond 007 ‒ Casino Royale) diretto da John Huston, Kenneth Hughes, Val Guest, Joseph McGrath e Robert Parrish, che uscì senza il suo nome nei titoli.
R. Corliss, Talking pictures ‒ Screenwriters in the American Cinema: 1927-1973, Woodstock (NY)1974; G. Fetherling, The five lives of Ben Hecht, Toronto 1977.