Poeta e drammaturgo inglese (Londra 1572 - ivi 1637). Creatore di un nuovo tipo di commedia, la "commedia di umori" (alla base della sua rappresentazione umana sta la teoria fisiologica degli "umori", o caratteri predominanti), osservatore rigoroso delle unità drammatiche, ha lasciato nelle sue opere una galleria di tipi elisabettiani di rara efficacia. Esercitò anche con la sua opera lirica grande influsso sui poeti dell'epoca di Carlo I; né rimase senza effetto la sua assimilazione dello spirito classico. Eccezione fra i drammaturghi dell'epoca, curò egli stesso la stampa di parte delle proprie opere (1616). Sulla sua tomba nell'abbazia di Westminster fu scolpita la famosa iscrizione: "O rare Ben Jonson".
Nella scuola di Westminster ricevette solide basi di cultura classica; combatté poi nei Paesi Bassi contro gli Spagnoli; nel 1597 faceva parte d'una compagnia di attori ambulanti; poco dopo uccise in duello l'attore Gabriel Spencer e dopo breve prigionia fu segnato con un marchio sul pollice. Nel 1598 rappresentò la commedia Every man in his humour cui fece seguire: The case is altered (1598); Every man out of his humour (1599); Cynthia's revels (1600); Poetaster (1602), dove in Orazio e in due poetastri che lo invidiano (Crispino e Demetrio), J. adombrò rispettivamente sé stesso, J. Marston e Th. Dekker. Nel 1603 rappresentò una tragedia di soggetto classico, Sejanus, accuratamente studiata sulle fonti. Collaborò in seguito con J. Marston e G. Chapman nella commedia Eastward Hoe (1604), che fruttò agli autori la prigione e la minaccia di taglio del naso e delle orecchie per gli insulti in essa contenuti contro gli Scozzesi, e indirettamente contro Giacomo I. Venuto poi in favore della corte, scrisse parecchi masks per i trattenimenti reali, produzioni d'arte decorativa intercalate da leggiadre effusioni liriche. La piena maturità del suo genio si rivela nella composizione dei drammi Volpone or the Fox (1605), dove la meschina perversità della natura umana trova una delle più acri e incisive rappresentazioni; Epicoene or the silent woman (1609); The alchemist (1610), e Bartholomew Fair (1614) in cui è ammirevole la variopinta resa dell'ambiente popolaresco della Londra del tempo. Aveva intanto prodotto (1611) una seconda tragedia classica, Catilina. Dopo The staple of news (1625), la sua produzione drammatica andò declinando con The new inn (1629); The magnetic lady (1632); The tale of a tub (1633). Negli ultimi anni compose note erudite di grammatica e stilistica intitolate Discoveries (1641) e raccolse le traduzioni e gli epigrammi che poi figurarono in Underwood (1640).