NICHOLSON, Ben
Pittore, nato il 10 aprile 1894 a Denham, Buckinghamshire. Figlio di Sir William Nicholson, uno dei più affermati pittori della tradizione impressionista, e di Mabel Pryde, pittrice anch'essa e sorella del pittore James Pryde. Sposò in prime nozze la pittrice Winifred Robert e in seconde la scultrice Barbara Hepworth. Dopo aver frequentato a Londra la Slade school of art (1910-11), si dedicò assiduamente alla pittura soggiornando a lungo in Francia, Italia, Spagna, S. U. A., Svizzera. Di ritorno dalla California (1918), scoprì Cézanne e Wyndham Lewis sentendosi attratto verso i vorticisti che esprimevano quella ricerca di chiarezza che già era vivissima in lui. Negli anni tra il 1920 e il 1930, N. dipinse nature morte ispirandosi alla scuola di Parigi; successivamente, postosi il problema di una rappresentazione della natura "essenziale", si volse all'astratto anche per il decisivo incontro con P. Mondrian e J. Miró. Nel 1932 incominciò a dedicarsi a quei rilievi astratti, che sono opera di composizione più che di scultura, dove si ammira la precisione degli accostamenti, la delicatezza della linea, e che sono vicinissimi all'opera di Gabo e Pevsner. Nel 1937 dirigeva con N. Gabo e J. L. Martin The circle, rivista che si proponeva di essere la tribuna da cui artisti come Mondrian, Le Corbusier, W. Gropius, L. Mumford, H. Moore, potessero esporre le loro idee. Dal 1930 vive principalmente in Cornovaglia. Dopo la seconda guerra mondiale la fama di N. si è affermata internazionalmente e si sono susseguite mostre personali in Europa (fra le altre, una personale di 53 opere alla XXVII Biennale di Venezia, 1954), nelle Americhe, in Giappone; tra i premî internazionali che gli sono stati attribuiti: 1952, 1° premio per la pittura alla 39a mostra internazionale al Carnegie Institute di Pittsburgh; 1956, gran premio della 4ª mostra internazionale di Lugano; 1957, premio Salomon Guggenheim per la pittura.
La sua pittura ha senz'altro molti punti di contatto con quella di Mondrian ma mentre lo stile pittorico di Mondrian è stato il frutto di un travaglio intellettuale continuamente controllato e sorvegliato, per N. il dipingere è sempre questione istintiva; sua preoccupazione è però di adeguare le sue reazioni emotive a quella visione interiore della natura che costituisce il motivo centrale della sua ispirazione. Nelle opere di N. è ammirevole l'equilibrio, la sobrietà, il lirismo ottenuto proprio dall'eliminazione di tutto quello che l'artista non considera essenziale (si arriva così alle composizioni completamente bianche come White reliefs del 1935, 1939, ecc.); l'unico pericolo è rappresentato da un certo compiacimento troppo sensuale per la materia, che porta spesso alla decorazione più che a una vera costruzione. Tutta l'attività del N. testimonia una coerenza artistica veramente esemplare; egli ha portato in questi ultimi anni l'astrazione alle sue conseguenze logiche, e la sua pittura è diventata qualcosa di "puro e assoluto come la musica" (Rothenstein).
Bibl.: J. Summerson, B.N., Harmondsworth 1948; H. Read, B. N.: paintings, reliefs, drawings, Londra, vol. 1°, 1948, vol. 2°, 1956; H. Vollmer, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler des XX. Jahrh.s, III, Lipsia 1956; J. P. Hodin, B. N., The meaning of his art, Londra 1957.