BENCI di Cione
Lapicida e architetto di origine comacina, attivo a Firenze nel sec. 14° per oltre un quarantennio, fin quasi alla morte, nel 1388. La sua attività, ricostruibile attraverso numerosi documenti, sembra avere interessato pressoché tutti i principali cantieri fiorentini della seconda metà del Trecento. Rimane in ombra, purtuttavia, la sua formazione anteriormente al 1345-1346, quando, al fianco di Neri di Fioravante - cui sarebbe rimasto legato per buona parte della sua carriera -, era attivo alla ristrutturazione e all'ampliamento del palazzo del Bargello ed era verosimilmente già iscritto all'Arte dei maestri di pietra e legname.Gli inizi della sua attività sono stati ipoteticamente situati nel cantiere di S. Maria Novella (Frey, 1909; Saalman, 1980), da cui a più riprese esperti e maestranze furono cooptati per la costruzione di S. Maria del Fiore. Negli stessi anni, però, è possibile che le maggiori opportunità di lavoro per giovani architetti fossero offerte dall'Opera del duomo per la costruzione del campanile e dal cantiere - gestito dall'Arte della seta - di Orsanmichele. In tale ambito peraltro è stato ipotizzato già per gli anni immediatamente successivi alla fondazione, avvenuta nel 1337, l'intervento di B. (Milanesi, 1873; Busignani, Bencini, 1982). Resta poco probabile l'attribuzione a B. - oltre che a Neri di Fioravante - dell'ideazione del ponte Vecchio, ricostruito nel quinto decennio del secolo (Bucci, 1971, p. 64), in assenza di prove documentarie a carico del giovane architetto.Dai pagamenti relativi ai lavori di B. al palazzo del Bargello (Passerini, 1865; Paatz, 1919-1932) emerge il dato che i compiti a lui affidati erano ancora, se non di secondario rilievo, limitati alla scultura architettonica (come nel caso del finestrone del prospetto meridionale del palazzo), al trattamento delle superfici o alla sistemazione di ambienti minori (camere, scale).La prima opera autonoma di B. fu la progettazione e la costruzione dell'oratorio di S. Giovanni Battista nel monastero di S. Maria del Fiore - detto 'di Lapo' dal nome del fondatore - alle porte di Firenze, lungo la via Faentina. Il piccolo edificio religioso, a lui commissionato nel 1348 mediante un contratto a tutt'oggi conservato (Milanesi, 1893; Carocci, 1907), mostra ancora - malgrado gli estesi rimaneggiamenti - la struttura modulare fissata nel contratto stesso (2:1:1) e consistente nell'accostamento di due cubi di quattordici braccia fiorentine di lato. La semplice facciata è a capanna, la copertura era originariamente a capriate. Una struttura simile per proporzioni, ma probabilmente più complessa nei particolari decorativi, oltreché voltata a crociera costolonata, fu prevista da B. - di nuovo associato a Neri di Fioravante - per la chiesa fiorentina di S. Anna (od. S. Carlo dei Lombardi). Iniziata nel 1349 (Passerini, 1865; Franceschini, 1892), essa fu lasciata interrotta già nel 1351 per il sopraggiunto compito di progettare installazioni militari per la campagna intrapresa dal comune di Firenze contro gli Ubaldini nel Casentino (Gaye, 1839). La chiesa, rimasta per alcuni decenni incompiuta e poi rapidamente ultimata da Simone di Francesco Talenti secondo un più semplice progetto, conserva ancora la sezione inferiore dei pilastri in controfacciata non utilizzati nel completamento talentiano. È impossibile determinare con sicurezza l'aspetto finale della chiesa previsto da B., anche se sono stati avanzati confronti tipologici (Paatz, Paatz, 1940-1954) con oratori a due campate voltate costruiti nei decenni precedenti, in special modo con S. Martino della Scala. I documenti relativi a S. Anna sono talvolta stati erroneamente riferiti alla vicina chiesa di Orsanmichele (Frey, 1885; 1909; Braunfels, 1953), dove pure esiste un altare dedicato alla santa. In effetti, una presenza di B. e Neri di Fioravante sul cantiere di Orsanmichele, per quanto probabile già in questo periodo, è accertata relativamente agli anni successivi: nel 1361 la signoria autorizzò difatti la confisca dei beni di B. a fronte dei danni da lui causati alla struttura delle parti superiori dell'edificio (Franceschini, 1892); alcuni anni più tardi, B. risulta tuttavia ancora attivo al completamento della costruzione (Paatz, Paatz, 1940-1954). Non è impossibile che B. fosse addirittura imprigionato a causa del lavoro ritenuto mal eseguito in Orsanmichele: egli venne sollecitato nel 1359, ricorda un documento, alla consegna di mensole in marmo di differenti misure per il campanile del duomo, "secondo che promise quando fu tratto di prigione" (Guasti, 1887, p. 123).Questo marginale intervento per il campanile si inserisce tuttavia in una serie di collaborazioni con l'Opera del duomo ampiamente documentata (Guasti, 1887; Crispolti, 1937; Paatz, Paatz, 1940-1954) e organicamente ricostruita di recente dalla critica (Pietramellara, 1984; Bassan, 1986), comprendente consulenze e partecipazioni a commissioni giudicatrici sui vari stadi di avanzamento dei lavori del corpo longitudinale della cattedrale. Incarichi di maggior rilievo dovevano però essere affidati a B. negli anni seguenti: nel 1366, ancora con Neri di Fioravante, fece parte della commissione dei maestri di pietra e legname e dei pittori (tra i quali l'anziano Taddeo Gaddi, Orcagna e Andrea di Bonaiuto) incaricati di elaborare un progetto per la continuazione delle navate e per il corpo orientale della cattedrale (Guasti, 1887; Crispolti, 1937; Paatz, Paatz, 1940-1954; Saalman, 1964). Il disegno, presentato l'anno successivo, approvato come definitivo e tradotto in un modello ligneo dal caputmagister Giovanni di Lapo Ghini con diverse modifiche, si basava, nelle linee generali, sul progetto arnolfiano, fatte salve le accresciute dimensioni e alcune variazioni (Romanini, 1983). Il ruolo avuto da B. nell'ideazione della pianta non è facile da stabilire, tuttavia non dovette essere di secondo piano se l'architetto risulta talvolta, in importanti riunioni (Crispolti, 1937), portavoce del gruppo degli estensori del progetto, peraltro probabilmente capitanati da Neri di Fioravante (Saalman, 1964; 1980). È probabile che tale disegno sia da identificarsi con il prototipo di un'antica pianta (Firenze, Uffizi, Gab. Disegni e Stampe) in cui si è talvolta voluto riconoscere l'elaborato grafico originale (Geymüller, 1908; Pietramellara, 1984), ma la cui anteriorità al sec. 16°, in assenza di un esame tecnico e metrologico, resta ancora da provare; la chiesa vi appare sostanzialmente corrispondente a quella realizzata, a parte la pianta delle sacrestie e una variante proposta per la forma dei pilastri esterni tra navate e corpo orientale. Per controllare la realizzazione del modello, B. venne assunto dall'Opera del duomo, insieme ad altri progettisti, come consigliere, a fianco dei capicantiere della cattedrale. Diventò egli stesso caputmagister dell'Opera una prima volta nel 1376 insieme a Simone di Francesco Talenti e Taddeo Ristori, e nell'anno di carica si occupò dell'innalzamento dei pilastri che avrebbero sostenuto la cupola (Crispolti, 1937; Toesca, 1951). Nello stesso anno iniziò, sempre al fianco di Simone, la loggia della Signoria, la più rappresentativa realizzazione di architettura civile a Firenze nell'ultimo quarto del Trecento. Il compito fu affidato ai due architetti in quanto il cantiere era gestito dall'Opera del duomo, di cui essi erano appunto capimaestri per quell'anno. Malgrado i lavori fossero progrediti rapidamente e già a partire dal 1380 si pensasse al coronamento della loggia, i pochi mesi di direzione dei lavori da parte di B. e il pagamento al solo Simone Talenti del disegno dei pilastri dell'edificio impediscono di assegnare a B. la realizzazione della loggia se non nella sua fase iniziale. Per quanto riguarda il progetto, ricco di riferimenti all'architettura di S. Maria del Fiore, ma già foriero di una spazialità prerinascimentale (Frey, 1885; Crispolti, 1937), questo è stato attribuito tanto a Simone Talenti (Frey, 1885; 1909; Bassan, 1986) quanto a B. (Milanesi, 1893; Toesca, 1951), mentre resta ipotesi probabile un lavoro di équipe, prassi comune in quei decenni, in cui peraltro il ruolo di Simone Talenti può essere visto come preminente, stanti tra l'altro le conferme della collaborazione di quell'architetto con l'Opera negli anni successivi, anche in relazione allo stesso cantiere.B. fu di nuovo caputmagister dell'Opera del duomo negli anni 1382-1383 - periodo in cui si procedeva all'erezione delle cappelle della tribuna settentrionale - per essere poi bruscamente licenziato nel dicembre di quest'ultimo anno pro utilitate opere (Frey, 1885). L'architetto è ancora testimoniato attivo nel 1384 (Pietramellara, 1984) e nel 1386, anno in cui si occupò dell'ampliamento e della pavimentazione della piazza della Signoria (Frey, 1885; Braunfels, 1953).La personalità di B., dal punto di vista artistico definibile con una certa difficoltà, malgrado la ricca documentazione pervenuta, è stata talvolta ridotta a quella di un esecutore di progetti elaborati da altri o di una figura al limite della prassi artigianale (Frey, 1909). Ciò contrasta, tuttavia, con il prestigio delle cariche, anche politiche, da lui ricoperte soprattutto negli ultimi anni della sua carriera, e con la frequenza delle consulenze a lui richieste, tra le quali figura un parere scritto, di cui si conserva copia, circa la stabilità delle strutture del Duomo Nuovo di Siena (Milanesi, 1854; Lusini, 1911). È da ritenere, dunque, che malgrado non possa essergli interamente attribuita l'arditezza concettuale e tecnica di opere come la loggia della Signoria o di parti fondamentali della cattedrale di S. Maria del Fiore, B. sia una delle figure che più ha contribuito alla realizzazione di molte tra le più significative costruzioni gotiche di Firenze.
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