BENE da Firenze
Insegnò grammatica nello Studio di Bologna; dove, nel 1218, giurava a quel podestà che non avrebbe lasciato la cattedra per un'altra altrove; salvo nel caso che, chiamato a Firenze, egli avesse, come ecclesiastico, dovuto insegnare ai suoi proprî chierici, cioè nelle scuole annesse alla sua chiesa. Da una lettera, che fu male attribuita a Pier della Vigna, si ricava che egli compose una grammatica e commentò le Istituzioni di Prisciano da Cesarea. Boncompagno da Signa ebbe con lui un fiero scambio di censure. Fu supposto che Bene mutasse il proprio nome in Bono, per confondere le proprie scritture con quelle di Boncompagno, salito più presto in maggior fama di lui. Ma se nel Candelabrum seu Summa recte dictandi (conservato nella Chigiana di Roma) si chiama da sé Bonus, cercando ravvicinare questo nome a Bononia, in quel giuramento si firma Bene. Il Candelabrum fu scritto tra il 1220 e il 1223; pare nel 1221. In un documento del 1226 Bene è chiamato scriba domini episcopi; nella quale carica introdusse o divulgò alcune riforme dell'interpunzione.
Bibl.: A. Corradi, Notizie sui professori di latinità nello Studio di Bologna sin dalle prime memorie, in L'Università, II, Bologna 1888, p. 228 segg., con la bibliografia precedente; la lettera attribuita a Pier della Vigna, mentre invece è di maestro Terriglio, si ha emendata in J. L. A. Huillard-Bréholles, Vie et correspondance de P. d. V., Parigi 1864, pp. 300-302, e cfr. p. 7 segg.; R. Davidsohn, Storia di Firenze, traduz. ital., Firenze 1909, pp. 1249, 1256, 1262-63. Per le contese con Boncompagno cfr. anche A. Gaudenzi, Sulla cron. delle opere dei dettatori bolognesi da Buoncompagno a Bene di Lucca, in Bull. dell'Ist. stor. ital., XIV (1895). Per la confusione tra i varî Boni e Bene, v. N. Tamassia, in Rass. bibliogr. della letter. ital., III (1895), p. 93 segg. Sul Candelabrum, vedi A. Gaudenzi, in Bull. dell'Istit. Stor. ital., XIX (1898), pp. 42-43.