Benedettini
Monaci che vivono secondo la regola di s. Benedetto di Norcia, morto a Monte Cassino verso il 547. Verso l'800 tale regola s'impose in tutto l'Occidente, pur con molteplici differenze nell'osservanza. All'epoca di D., i B. traversavano una crisi nella loro storia in seguito ai cambiamenti culturali, e, tra l'altro, alla commenda, imposta alle abbazie da alcuni papi, e alle difficoltà economiche.
È quindi facile capire il motivo delle severe parole di s. Benedetto in Pd XXII 73-96 o, ancora, del fatto che gl'ipocriti, in If XXIII 61-63, vestano abiti monastici. La stima di D. va più al passato che non alla situazione contemporanea dei monaci. Ma egli ricorda le campane della Badia presso la casa paterna, che annunciavano le ore (Pd XV 98), nomina l'abate di s. Zeno di Verona (Pg XVIII 122) e la badia di Monte Cassino (Pd XXII 37). Forse D. visitò Cluny, la celebre abbazia, se è vero il suo viaggio in Francia. Inoltre, tra le altre abbazie, egli dovette conoscere quella di s. Apollinare in Classe, vicina alla celebre pineta di Ravenna.
D. conosce per nome alcuni santi monaci: in Pd X 104, tra i sapienti, trova il monaco Graziano. Altri, come Macario e Romualdo (Pd XXII 49), si trovano nel settimo cielo con Pier Damiani (XXI 121) e Benedetto (XXII 28 ss.; cfr. anche XXXII 35 e Cv IV XXVIII 9), che si intrattengono in colloquio con lui e lo guidano. Al settimo cielo D. sale per una scala, che ricorda, quella del VII capitolo della regola benedettina, per incontrarvi, tra gli spiriti contemplativi, i santi monaci, vicini al cielo degli angeli e il più lontani possibile dalla terra. Colà ascoltano una musica celeste che D. è incapace di intendere, poiché, dove si trovano i monaci per lui regna il silenzio. È ancora una volta un monaco, Bernardo, l'ultima sua guida verso il trono di Dio. Nei monaci D. ammira il fatto che trovino nella contemplazione la capacità di agire sul mondo, accesi di quel caldo / che fa nascere i fiori e ' frutti santi (Pd XXII 47-48). Dai monaci egli attende la pace, la vivace carità di colui che 'n questo mondo, / contemplando, gustò di quella pace (Pd XXXI 109-111).
Tra le fonti più importanti di D., va annoverata la curiosa Visio Alberici dovuta a un monaco di Monte Cassino nel XII secolo. Va infine ricordato, tra i B. che scrissero su D., Vincenzo Borghini, morto nel 1580.
Bibl. - P. Schmit, Histoire de l'ordre de st. Benoît, Maredsous 1942-48; T. Leccisotti, B., in Enciclopedia Cattolica u 1233-1246; G. Penco, Storia del monachesimo in Italia, Roma 1959, 604; M. Barbi, Della fortuna di D. nel sec. XVI, Pisa 1900; O. Graf, Mònchtum und Mönche in Dante's D. C., in " Erbe und Auftrag " XLI (1965) 359-373.