BENEDETTINI
. Monaci che professano la regola di S. Benedetto di Norcia (v.). Questo patriarca del monachismo occidentale raccolse dal patrimonio dell'ascesi cristiana il fior fiore degli elementi vitali e creò una famiglia fondata sulla pratica dei consigli evangelici. A Subiaco, S. Benedetto esperimentò sé stesso e i suoi primi discepoli alla vita monastica; e ancora oggi il monastero del Sacro Speco richiama alla mente le origini primitive e la culla del monachismo benedettino. A Montecassino, invece, ove più tardi S. Benedetto si ritirò, e dove scrisse la sua Regola, sono evidenti le tracce di un'applicazione monastica fatta in grande stile. Su quell'altura il monastero prese l'aspetto di cittadella fortificata, e fu rifugio alle lettere e alle arti.
S. Gregorio Magno (590-604), dal chiostro benedettino salito al trono pontificio, con l'animo romano disciplinato dalla virtù monastica, diffuse e propagò, con l'autorità dell'esempio più ancora che con l'autorità di capo della Chiesa, la regola di S. Benedetto in molti luoghi, vicini e lontani; l'Inghilterra, per esempio, ebbe per impulso di S. Gregorio e per merito di monaci la luce del Vangelo e della civiltà cristiana.
Le invasioni barbariche turbarono quella vita che si era affermata nelle solitudini e presso le città. Molti monasteri furono devastati e i monaci dispersi. Lo stesso Montecassino ne provò le conseguenze.
Frattanto la Regula Monachorum di S. Benedetto era divenuta il codice prevalente e quasi unico, generalmente riconosciuto, della vita monastica. L'uniformità sulla base comune della regola benedettina non era però d'ostacolo alla varietà degli ordinamenti né alle particolarità di osservanze, giustificate da ragioni speciali di tempi e di luoghi. Onde, fin dai secoli VIII e IX, grazie agl'impulsi di Pipino, di Carlomagno, di Ludovico il Pio e di S. Benedetto di Aniano (v.), il movimento che tendeva a organizzare e raggruppare i monasteri sotto una medesima disciplina, e a stabilire strette relazioni tra i varî monasteri, non precluse la via a varietà di organizzazioni, che presero poi il nome o dal luogo della loro vita o dal fondatore speciale di quell'ordinamento.
Così, a poca distanza, tra il sec. X e il XV, la regola di S. Benedetto incontrò pratiche applicazioni speciali che s'incentrarono, per opera di santi uomini, a Cluny, a Camaldoli, a Cîteaux, a Vallombrosa, a Montefano, a Montoliveto e a Santa Giustina di Padova. Tutti coloro che diedero vita a queste congregazioni monastiche presero a fondamento delle loro osservanze la Regola di S. Benedetto. Molti di essi l'avevano già professata: Bernone, fondatore di Cluny nella Borgogna (910), era abate di Gigny; S. Romualdo, fondatore di Camaldoli (1012), era stato monaco di Sant'Apollinare in Classe a Ravenna; S. Roberto, fondatore di Cîteaux (1098), era abate di Molesme; S. Giovanni Gualberto, fondatore di Vallombrosa (1090), era stato monaco a S. Miniato al Monte sopra Firenze. Altri, invece, l'adottarono nell'atto della nuova fondazione, come S. Silvestro Guzzolini, canonico di Osimo, e poi fondatore del sacro eremo di Montefano (1231) sopra Fabriano; il beato Bernardo Tolomei, fondatore di Montoliveto (1313), nella provincia di Siena; Ludovico Barbo, priore dei canonici regolari di S. Giorgio in Alga presso Venezia, fondatore della congregazione De Observantia di Santa Giustina di Padova (1419), chiamata poi Cassinese dall'unione con Montecassino.
Queste congregazioni benedettine, che per l'interno collegamento dei monaci e dei monasteri tra loro ebbero titolo e prerogativa di veri ordini indipendenti l'uno dall'altro, professarono la medesima regola di S. Benedetto e si distinsero sia per la forma del governo sia per alcune costumanze particolari.
Cluny presentò fin dai primi tempi un aspetto di confederazione molto stretta, sottoponendo alla dipendenza completa delle abbazie la vita dei priorati o monasteri di secondo ordine; Camaldoli, per opera di S. Romualdo, mostrò possibile la coesistenza della vita cenobitica con quella eremitica, sotto un medesimo superiore; Cîteaux, per impulso di S. Roberto e più ancora di S. Bernardo, vero propagatore dei cisterciensi in Francia e in Italia, fissò una gerarchia speciale di dipendenza tra le varie abbazie per ragione di filiazione; Vallombrosa ebbe un capo generale eletto da tutti i superiori dei monasteri dipendenti; Montefano coordinò insieme eremo e cenobio; Montoliveto sottopose a un solo abate monaci e monasteri, infondendo maggiore uniformità di vita per mezzo di superiori eletti dall'abate e per via di capitoli annuali; Santa Giustina di Padova pose i monaci sotto la dipendenza del capitolo generale, e il potere in mano di uno dei quattro visitatori, che ne riassumeva l'autorità col titolo di presidente.
Oltre a queste varietà di forme governative, s'introdussero altresì particolari costumanze monastiche. Magnificenza e sontuosità ebbero i cluniacensi; povertà, esclusione di ornamenti, austerità e lavoro manuale i cisterciensi; solitudine somma i camaldolesi e i silvestrini; squisito senso artistico gli olivetani e i cassinesi. E poiché S. Benedetto nella sua regola non determina di quale colore debba essere l'abito monastico, anzi lascia la maggior libertà di scelta a seconda delle esigenze o comodità locali, i monaci o, seguendo usi più antichi, vestirono di bianco (camaldolesi e olivetani) o di bianco e nero (cisterciensi), o adottarono un colore intermedio, che subì varie modificazioni (silvestrini) fino a divenire tutto nero (vallombrosani).
L'operosità monastica non conobbe limiti: apostolato, missioni, scuole, scienze, lettere, arti ebbero culto e incremento, e ognuno di questi ordini o congregazioni militanti sotto la Regola di S. Benedetto si distinse e rese importanti servigi alla civiltà.
Varî di questi ordini col tempo si suddivisero. Così, presentemente, i camaldolesi sono ripartiti in cenobiti ed eremiti. Dapprima il ven. Paolo Giustiniani, veneto, eremita di Camaldoli, partì da quel luogo e istituì la congregazione degli eremiti di Montecorona (1523), che oggi ha sede centrale nel sacro Eremo Tuscolano sopra Frascati. Nel 1616 i cenobiti si costituirono in congregazione distinta e autonoma (con sede principale, ora, a S. Gregorio al Celio in Roma): onde Camaldoli rimase capo della congregazione eremitica di Toscana. I cenobiti sono retti da un abate generale, e i due rami degli eremiti da un superiore detto maggiore, con le insegne e i privilegi degli abati.
L'ordine di Cîteaux (cisterciense) risulta oggi di due principali diramazioni: i cisterciensi della comune osservanza, e i cisterciensi riformati o trappisti, fondati dall'abate Armando Giovanni Le Bouthillier de Rancé nel 1664; ambedue con propria e distinta gerarchia completa.
Il S. Ordine Cisterciense (della comune osservanza) è retto da un abate generale, residente in Roma e coadiuvato da sei assistenti o definitori generali. Consta di cinque congregazioni (austroungarica, ripartita in tre gruppi, gallica, belga, italica, augiense), ciascuna delle quali è governata da un proprio superiore, chiamato, a seconda delle regioni, vicario generale, padre primario o presidente generale, con il consiglio di tre o quattro definitori. La congregazione italica, retta da un abate presidente generale, risulta dei monasteri di Chiaravalle (Marche), di Santa Croce in Gerusalemme e S. Bernardo alle Terme (Roma), di Sant'Antonio in Cortona e di Santa Maria de' Lumi (Sanseverino Marche). La congregazione di Casamari (Frosinone), con i monasteri di S. Domenico di Sora e di Valvisciolo (Sermoneta) e le case di S. M. di Cotrino presso Latiano (Brindisi) e di S. M. della Consolazione in Martano (Lecce), è retta da un presidente generale, che è l'abate di Casamari.
I cisterciensi riformati o trappisti sono retti da un abate generale. Vicino a Roma hanno l'abbazia delle Tre Fontane. La loro attività si estende in molte regioni: hanno monasteri e missioni nel Giappone, nella Cina, nell'Asia Minore, nella Palestina, nel Congo Belga, negli Stati Uniti d'America (Kentucky).
L'Italia ospita, nell'isola veneta di S. Lazzaro, una più recente congregazione monastica militante sotto la regola di S. Benedetto: quella dei benedettini armeni, fondata dal ven. Pietro Mekitar di Sebaste nel 1701. Sono retti da un abate generale col consiglio di alcuni assistenti (v. mechitaristi).
Ma questo non è ancora tutto l'ordine di S. Benedetto. Una parte non meno cospicua nel 1893 fu costituita in confederazione, in capo alla quale è un primate, che è abate del collegio internazionale di Sant'Anselmo sull'Aventino (Roma).
Quindici sono le congregazioni benedettine che costituiscono la confederazione. Eccole in ordine cronologico: la Congregazione cassinese (o di S. Giustina di Padova, eretta nel 1419 da Martino V), che comprende i monasteri di Montecassino, di S. Paolo fuori le mura di Roma, di Cava de' Tirreni, di S. Pietro di Modena, di S. Pietro di Perugia, di S. Pietro di Assisi, di S. Maria del Monte a Cesena, di S. Nicolò in Arena a Catania, di S. Martino delle Scale a Palermo, di Farfa e di S. Giacomo a Pontida, con un totale di 153 religiosi, retta da un preside, che è l'abate e ordinario di Montecassino. La Congregazione inglese (formata nel 1300 e ricostituita nel 1607), con 5 monasteri e 346 religiosi. È retta da un abate presidente. La Congregazione ungherese (affigliata alla cassinese e ridotta a forma di congregazione nel 1514), con 11 monasteri e 238 religiosi. E retta dall'arciabate del S. Monte di Pannonia, che ne è il presidente perpetuo. La Congregazione svizzera (formata nel 1602), governata da un preside, che è attualmente l'abate di Einsiedeln. Ha 5 abbazie e 377 religiosi. La Congregazione di Baviera (fondata nel 1608 e ristabilita nel 1868), con 12 monasteri e 432 religiosi. È retta da un preside, che è l'abate di Santo Stefano di Augusta. La Congregazione del Brasile (eretta nel 1827), con 7 monasteri e 152 religiosi. È retta da un presidente che è l'arciabate di Rio de Janeiro. La Congregazione francese (eretta nel 1837 e affigliata alla cassinese), governata dall'abate di Solesmes. Ha 11 monasteri e 504 religiosi. La Congregazione americano-cassinese (eretta nel 1855), con 11 abbazie e 970 religiosi. È retta da un preside, che è l'abate di Newark. La Congregazione beuronense (fondata nel 1868), con 11 monasteri e 653 religiosi. La Congregazione cassinese della primitiva osservanza (iniziata nel 1851 e costituitasi nel 1872), con 31 monasteri e 1136 religiosi. È divisa in cinque provincie o nazioni, a ciascuna delle quali presiede un abate visitatore e, in capo a tutti, un abate generale. In Italia appartengono a questa congregazione i monasteri di Santa Scolastica e del sacro Speco in Subiaco, di S. Giuliano d'Albaro a Genova, di Finalpia, di S. Giovanni di Parma, di Praglia (Padova), di S. Giorgio di Venezia, di Santa Giustina a Padova, di Montevergine (Avellino), di Sant'Ambrogio a Roma (sede del procuratore generale). La Congregazione elveto-americana (iniziata nel 1870 e costituita nel 1881), con 7 monasteri e 470 religiosi. È retta da un preside. La Congregazione austriaca dell'Immacolata (eretta nel 1889), con II monasteri e 600 religiosi. È governata da un preside. La Congregazione austriaca di S. Giuseppe (eretta nel 1889), con 7 monasteri e 302 religiosi. È governata da un preside. La Congregazione di S. Ottilia per le missioni estere (fondata nel 1884 ed affigliata alla congregazione cassinese ed alla confederazione nel 1904), con 8 luoghi e 445 religiosi. È retta da un superiore generale. La Congregazione belga (eretta nel 1920), con 4 monasteri e 268 religiosi, governata da un preside.
Le congregazioni benedettine confederate, secondo l'ultima statistica (fine 1925), contano 8176 religiosi, distribuiti in 180 monasteri.
Le altre congregazioni (camaldolesi, cisterciensi, vallombrosani, silvestrini, olivetani, mechitaristi), contano 5340 religiosi, ripartiti in 160 monasteri.
L'ordine dei religiosi che seguono la regola di S. Benedetto, per la parte maschile, risulta di 12.578 individui.
Il monumentale collegio internazionale di Sant'Anselmo, sull'Aventino, è aperto agli alunni benedettini di tutte le congregazioni, e vi si accolgono ogni anno un centinaio di giovani studenti, che vi sono istruiti nelle discipline. All'ordine di San Benedetto è affidato altresì il pontificio collegio greco di Sant'Atanasio in Roma, destinato alla formazione del clero secolare di rito greco.
Anche la revisione della Vulgata è affidata a un gruppo di monaci benedettini, costituito in speciale commissione pontificia, insediata nel palazzo pontificio di S. Callisto in Roma.
Per cura dei monaci benedettini è promossa la divulgazione dello spirito liturgico, segnatamente in Germania, nel Belgio, in Francia e in Italia, e sono pubblicati un centinaio di periodici di indole scientifica e di carattere popolare.
L'Italia conta la Rivista Storica Benedettina di Roma, la Rivista liturgica di Finalpia, il Bollettino liturgico di Parma, la Rivista di meteorologia pratica dell'osservatorio di Montecassino, Il S. Speco di S. Benedetto di Subiaco, Il Santuario di Montevergine e altri minori. Fra i più importanti periodici benedettini pubblicati all'estero vanno ricordati la Revue bénédictine di Maredsous; la Revue Mabillon di Ligugé; Studien und Mitteilungen aus dem Benediktiner und dem Cistercienser Orden di Salisburgo.
Nell'apostolato, i benedettini spiegano la loro attività reggendo 150 parrocchie e 45 missioni, e insegnando in 170 scuole a più di 20.000 alunni. Dell'attività di una scuola d'arte, sorta per impulso di D. Desiderio Lenz nell'abbazia di Beuron dopo la metà del sec. XIX si hanno esempî anche in Italia, nella decorazione a marmi e a musaico della cripta a Montecassino. Riguardo all'attività svolta dai benedettini nel campo musicale, e soprattutto circa gli studî paleografici che hanno condotto la congregazione francese ad una molto importante dottrina d'interpretazione del canto gregoriano, v. canto liturgico.
Nelle abbazie di Montecassino e di Cava fioriscono due collegi, frequentati da giovani di buone famiglie italiane.
L'Italia conta 6 abbazie benedettine nullius: Montecassino, Montevergine, S. Paolo fuori le mura, Cava de' Tirreni, Subiaco e Monte Oliveto Maggiore.
Per più ragioni la storia dell'ordine benedettino non si può facilmente riassumere in breve spazio. La diffusione fu certo rapida. A preseindere dai dodici monasteri fondati da S. Benedetto stesso nel tempo della sua permanenza a Subiaco, e dalla tradizione, comunissima ma ora messa in dubbio, delle missioni dei due discepoli, S. Placido e S. Mauro, rispettivamente in Sicilia (534) e in Gallia (543), ricordiamo appena l'opera di S. Gregorio Magno e la missione di S. Agostino di Canterbury (v.) in Inghilterra, che diede alla chiesa di quella nazione il suo carattere prevalentemente monastico, e le missioni che dall'Inghilterra stessa, per opera specialmente di S. Bonifacio (v.) e di S. Willibrod (v.), portarono nei secoli VII e VIII cristianesimo e monachismo benedettino in Germania e di qui in tutta l'Europa settentrionale. Un altro fenomeno importante è il graduale passaggio alla regola benedettina di monasteri sorti sotto altre regole, soprattutto d'origine celtica, quale la famosa abbazia di S. Gallo.
Il carattere stesso della regola benedettina, che lascia così ampî poteri all'abate, doveva favorire la formazione di consuetudini proprie dei singoli monasteri, facendo al tempo stesso sentire di tanto in tanto il bisogno di riforme, causa a sua volta del sorgere delle varie congregazioni, ognuna delle quali ha una sua speciale storia interna. Alla storia della diffusione dell'ordine è a sua volta strettamente collegata quella dell'opera civilizzatrice ch'esso svolse, ad opera delle diverse abbazie proprietarie di grandi estensioni di terreno, sovente, specie dai cisterciensi, messo a coltivazione per la prima volta, e centri di cultura, e spesso di attività artistica e politica importantissima in mezzo alla società pre-feudale e feudale. Precisamente l'epoca che va, all'ingrosso, dal sec. IX al XIII rappresenta il momento della maggior fioritura dell'ordine benedettino, nella quale esso esercitò più notevole influsso su tutta la civiltà dell'Europa occidentale: nel movimento culturale con le scuole abbaziali, e con uomini, tra i quali basterà citare Lanfranco, S. Anselmo, S. Bernardo; nella vita della Chiesa con la riforma monastica e della Chiesa stessa; nella vita dell'Impero con l'attività dei grandi abati feudali; nelle contese tra la Chiesa e l'Impero. Perciò, mentre di questa grandiosa somma di attività è impossibile parlare qui particolareggiatamente, di abbazie e di personaggi dell'ordine si fa spesso menzione in articoli quali: chiesa: Storia; investiture, lotta delle; monachismo; oltre che negli articoli dedicati ai singoli personaggi, alle diverse congregazioni (come cisterciensi, camaldolesi, ecc.) e alle grandi abbazie (bec, chiaravalle, cluny, farfa, montecassino, ecc.).
(V. tavv. CLIII e CLIV).
Bibl.: L'ampia bibliografia sull'ordine di S. Benedetto può contenersi nelle seguenti indicazioni fondamentali e di immediata utilità: I. Mabillon, Annales Ordinis Sancti Benedicti, Lucca 1739-45 e Acta Sanctorum O. S. B., Parigi 1668-1701; E. Gattula, Historica Abbatiae Cassinensis, Venezia 1733; Accessiones, 1735; L. Tosti, Storia dell'Abbadia di Montecassino, Napoli 1842; Montalembert, I Monaci d'Occidente da S. Benedetto a S. Bernardo, trad. italiana di A. Carraresi, Firenze 1864-1871; C. Butler, Benedictine Monachism, Studies in Benedictine Life and Rule, Londra 1919; U. Berlière, L'Ordre Monastique des origines au XIIe siècle, Parigi 1921: trad. ital., Bari 1929; P. Lugano, L'Italia Benedettina, Roma 1929. Per la bibliografia delle singole congregazioni benedettine v. sotto le voci relative.