BOCCANEGRA, Benedetto
Canonico della cattedrale di Genova, fu nominato vescovo di Ventimiglia da Urbano VI, l'8 ott. 1382, succedendo a Iacopo Fieschi, trasferito alla cattedra di Genova.
Questo B. è stato spesso confuso con il contemporaneo Bonifacio vescovo di Venza e collettore dell'antipapa Clemente VII nella Provenza e in Liguria; alcuni gli attribuiscono perciò fatti e vicende relativi a Bonifacio.
Era allora in atto lo scisma, per cui il B. non poté raggiungere subito la sua diocesi, divisa in due parti, l'una di obbedienza avignonese, con centro a Sospello, cui aderivano le chiese sottoposte al conte di Savoia ed ai Lascaris., signori di Tenda, e che aveva come vescovo Bertrand Imberti de Apt (eletto da Clemente VII nel 1380); l'altra, con centro proprio a Ventimiglia, che comprendeva le chiese sotto il dominio della Repubblica di Genova, sotto la signoria dei Doria in Val di Nervia e, all'inizio, Mentone e Roccabruna, e aderiva all'obbedienza romana.
Nel 1383 il B. era perciò ancora a Genova, intervenendo il 19 febbraio con l'arcivescovo Fieschi alla solenne cerimonia, tenuta nella basilica di S. Lorenzo, durante la quale Giacomo di Lusignano accettò l'offerta fattagli dai Genovesi di ritornare come re nell'isola di Cipro. Probabilmente il B. si trattenne a Genova fino al 1386, quando, essendo morto il suo rivale Bertrand Imberti, si decise a raggiungere la sua sede; ma l'antipapa Clemente VII aveva già nominato successore dell'Imberti fra' Pietro Marinaco.
Il B. affrontò animosamente la difficile situazione, anche se all'inizio dovette subire la defezione di Rainero Grimaldi, che passò dalla parte del papa scismatico per ingraziarsi Ludovico d'Angiò. D'altronde nel 1387 Marco Doria, signore di Dolceacqua, ritornò dalla parte del vescovo di Ventimiglia, il quale lo quietò di tutte le decime percepite nel suo territorio durante l'assenza del legittimo vescovo.
Dopo questa data non si hanno più notizie del B. fino al 25 sett. 1399, quando concesse a due sorelle. Ginevra e Luchina Visconti, di costruire nella cattedrale di Ventimiglia una cappella sotto il nome della SS. Trinità e di dotarla di un beneficio. Nel 1401 i Lascaris, signori di Gorbio, Castellaro e Sant'Agnès, località poste sopra Mentone, giurarono fedeltà al vescovo B., il quale rinnovò l'investitura delle decime di quelle località che i Lascaris avevano già ricevuto nel 1398 dal vescovo scismatico. Qualche anno dopo anche i signori di Tenda abbandonarono il vescovo avignonese, richiamarono il B. e, il 15 apr. 1402, accolsero con tutti gli onori fra' Bartolomeo Callimario, suo vicario generale.
Nel periodo fra la fine del 1404 e la fine del 1406 il B. rimase lontano da Ventimiglia e da Genova per ricoprire la carica di tesoriere a Perugia, Città di Castello e nel ducato spoletino: come tale compare più volte nei registri di Innocenzo VI I, fra il 31 dic. 1404 e il 16 ott. 1406 (Archivio Vaticano, Reg. Vat. 333, ff. 112v, 192rv, 262v-263r, 341v-342r; Reg. Vat. 334, ff. 40v-41r, 190rv).
Nel 1409 era presente al concilio di Pisa dove, d'altronde, compariva anche Bartolomeo de' Giudici, che Benedetto XIII aveva nominato successore di Pietro Marinaco, traferito a Famagosta. Ambedue sottoscrivevano - firmandosi "vescovo di Ventimiglia" - la deposizione, decretata dal concilio, di Gregorio XII e di Benedetto XIII (J. Vincke, Schriftstücke zum Pisaner Konzil, Bonn 1942, pp. 193, 199).
Il B. fu riconosciuto dalla stessa Sospello che, dopo più di trent'anni di scisma, ritornò sotto la giurisdizione di Veritimiglia; il 18 ottobre il B. nominò Stefano Rebaudi e Roberto Borrillone suoi procuratori per riscuotere le decime dovute alla mensa vescovile in quella zona; il 31 ottobre egli stesso fu accolto con tutti gli onori in Sospello, riconfermò agli abitanti le franchigie di cui godevano e poté prendere possesso del palazzo vescovile.
Di fronte a questa situazione il vescovo scismatico Bartolomeo de' Giudici accusò il B. presso Giovanni XXIII: questi, richiamandosi ad una decisione del concilio di Pisa il quale stabiliva che nelle diocesi in cui vi fossero due vescovi di diversa obbedienza ambedue i prelati fossero lasciati indisturbati fino alla morte di uno dei due, il 20 sett. 1412 impose al B. di attenersi a questa decisione e reintegrò il Giudici nella sua porzione di diocesi. Ma la volontà del pontefice non fu tenuta in alcun conto a Sospello, che rifiutò di accogliere il vescovo scismatico, come dimostrano gli accordi del 1413 e del 1414 fra l'arcivescovo di Famagosta, Pietro di Marinaco, e Roberto Borrillone, vicario del B., per i crediti che l'ex vescovo di Sospello rivendicava in quella località.
Il B. non intervenne personalmente in questa controversia, perché occupato in Genova, al servizio della Repubblica. Nell'aprile o nel maggio 1413 egli fu infatti inviato come ambasciatore con Tommaso Panzano, Nicolò Spinola e Francesco Giustiniani presso l'imperatore Sigismondo di Lussemburgo sceso in Italia. L'ambasceria dei quattro genovesi fu accolta con benevolenza dall'imperatore, che promise di prendersi cura delle rivendicazioni della città contro la Francia.
Non risulta che dopo questa data il B. raggiungesse più la diocesi: si può supporre che, secondo le intenzioni del papa, avesse raggiunto un compromesso con il vescovo scismatico. Per il 1417 abbiamo infatti documenti per entrambi i vescovi: da un lato il 18 febbr. 1417 il Giudici investì, nel palazzo episcopale di Ventimiglia, Guido dei conti di Ventimiglia delle decime di Gorbio, Castellaro e Sant'Agnès; dall'altro, il 26 agosto il B. investì, tramite il suo procuratore Ludovico Olivari di Sospello, il nobile Ludovico Boneto delle decime di Breglio. Il 9 ottobre dello stesso anno ancora il B. è ricordato in un testamento, fatto a Sospello, con il suo titolo di vescovo di Ventimiglia.
Il B. morì nel 1418 o all'inizio del 1419.
Bibl.: F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, IV, Venezia 1719, p. 307; Georgii Stellae Annales genuenses continuati usque ad annum MCCCCXXXV, in L. A. Muratori, Rer. Italic. Scritt., XVII, Mediolani 1730, col. 1248; G. B. Semeria, Secoli cristiani della Liguria, II, Torino 1843, p. 502; G. Rossi, Storia della città di Ventimiglia, Oneglia 1886, pp. 146-153; Id., Un vescovo scismatico della Chiesa ventimigliese, in Arch. stor. it., s. 5, XII (1893), pp. 140 ss.; Id., Doc. ined. riguardanti la Chiesa di Ventimiglia, in Miscell. di storia it., s. 3, XI, Torino 1906, pp. 362, 382 s.; C. Eubel, Hierarchia catholica…, II, Monasterii 1914, p. 528; Dict. d'Hist. et de Géog. Eccl., IX, col. 301, sub voce Boccanegra Boniface.