BRIN, Benedetto
Uomo di stato italiano, tecnico insigne, rinnovatore della nostra marina militare, nato a Torino il 17 maggio 1833, morto a Roma il 24 maggio 1898.
Sorto da modeste origini, s'impose per forza d'ingegno e di volontà. Chiamato nel 1873 dal Saint-Bon, allora ministro della Marina, a coadiuvarlo nello svolgimento del suo programma di rinnovamento, gli succedette come ministro nel marzo 1876 nel gabinetto Depretis e vi rimase fino al dicembre 1878, salvo un breve intervallo dal marzo all'ottobre 1878; fu ancora ministro della Marina nei gabinetti Depretis e Crispi dal marzo 1884 al febbraio 1891, e di nuovo nel marzo 1896 nel gabinetto Di Rudinì, dove rimase fino alla morte. Fu anche ministro degli Esteri nel primo gabinetto Giolitti dal maggio 1892 al novembre 1893.
Nei suoi undici anni di partecipazione al governo, ma specialmente nel settennio 1884-1891, il B. lasciò tracce indelebili della sua attività. Unificando le due scuole di marina esistenti a Genova e a Napoli, fondò l'Accademia navale di Livorno; sostenne la Scuola superiote navale di Genova (ora Scuola d'ingegneria navale) per la formazione degl'ingegneri navali; provvide per la sistemazione alla Spezia di una vasca per esperienze di architettura navale; favorì la marina mercantile, istituendo premi per le costruzioni navali fatte in paese. Volle far sorgere in Italia un'industria meccanica e metallurgica capace di fare seria concorrenza all'industria estera: e furono così fondate sotto i suoi auspici le Acciaierie di Terni per la fabbricazione delle corazze, lo stabilimento Armstrong di Pozzuoli per quella delle artiglierie e il silurificio di Venezia; inoltre gli stabilimenti meccanici Ansaldo di Sampierdarena e Guppy di Napoli (ora parte delle Officine e cantieri Partenopei di Napoli) strinsero accordi, rispettivamente, con i noti costruttori inglesi di macchine marine Hawthorn e Mausdlay, per valersi dell'esperienza di questi a pro' dell'industria nazionale. Il seme allora gettato dal B. permette ora alla nostra marina la completa indipendenza dall'industria estera per le costruzioni navali.
Ma l'opera del ministro e dello statista fu ampiamente superata da quella dell'ingegnere navale. Studiava il B. nel 1873 i piani del tipo Duilio, nel quale per la prima volta si adottavano i potenti cannoni da 100 tonn. ad avancarica e le grosse corazze da 55 cm.; questo tipo era altresì nuovo per le strutture cellulari largamente . adottate a difesa della galleggiabile e per l'elevatezza della velocità, che all'atto pratica superò le più ottimistiche aspettative. Il Duilio e il Dandolo furono una sorpresa per tutto il mondo e diedero all'Italia un indiscusso primato. Ad esse succedettero l'Italia e la Lepanto, studiate nel 1875, nelle quali per la prima volta fu adottato l'acciaio nella costruzione degli scafi, che mantennero all'Italia il primato già raggiunto e diedero luogo a vivissime discussioni negli ambienti tecnici e marinari. Il B. vi prese parte, oltre che con ampie discussioni in Parlamento anche con un prezioso libro, La nostra marina militare (Roma 1881), nel quale dissertò a lungo sui tipi delle navi. Le navi tipo Tripoli e Folgore da lui studiate furono l'applicazione degli stessi concetti che dopo più di dieci anni portarono all'adozione e allo sviluppo dei cacciatorpediniere. Universale ammirazione riscossero allora anche le navi tipo Re Umberto di suo progetto, sulle quali per la prima volta si adottarono nel doppio fondo particolari disposizioni di struttura per difesa contro gli scoppî subacquei; esse costituirono per velocità ed autonomia la prima incarnazione dei concetti moderni dei grandi incrociatori. Prima della sua morte aveva vigilato sullo sviluppo dei progetti di altre corazzate, ad una delle quali fu poi dato il suo nome (14.974 tonn. di dislocamento, 20 nodi di velocità, armata di 4 cannoni da 305 mm., 4 da 203 e 12 da 152, oltre a 4 lanciasiluri; fu distrutta da un'esplosione interna nei depositi munizioni di poppa a Brindisi il 27 settembre 1915). Sotto il suo ministero vennero altresì impostate le navi Fieramosca e Marco Polo, le cinque navi tipo Lombardia, le dodici navi tipo Tripoli e tipo Partenope, e vennero largamente introdotte le torpediniere, delle quali ben 96 furono costruite.