CAPELLETTI (Cappelletti), Benedetto
Nato a Rieti dal barone Muzio e da Caterina Colelli il 2 nov. 1764, venne educato dai monaci benedettini dell'abbazia di Montecassino e abbracciò quindi il sacerdozio. Pio VI lo nominò canonico coadiutore della basilica di S. Maria Maggiore. Nel 1802 Pio VII l0 ascrisse tra i prelati referendari delle Due Segnature, quindi lo nominò primo ponente della Congregazione del Buon Governo e protonotario apostolico. Nel 1810, avendo rifiutato di prestare il giuramento richiesto dal governo francese, venne deportato a Piacenza, e successivamente nell'isola di Capraia (cfr. A. Sacchetti Sassetti, Il brigadiere Giuseppe Capelletti, Rieti 1913, p. 86).
Nel 1816, quando col Motu proprio del 6 luglio il pontefice, su ispirazione del card. Consalvi, riorganizzava lo Stato pontificio dal punto di vista amministrativo, giudiziario, finanziario, il C. venne nominato delegato apostolico di Viterbo e in tale veste collaborò col vescovo Severoli, cercando di incrementare vari istituti assistenziali: per sua iniziativa vennero ampliati l'ospizio degli esposti e l'ospedale, fu creato un orfanotrofio e ripristinato il Monte di Pietà. Dal 1819 al 1823 ricoprì la carica di delegato nella provincia di Macerata e dal 1823 al 1829 di quella di Pesaro e Urbino. Nel primo anno in cui fu delegato a Pesaro il C. presiedette la commissione speciale che giudicò un gruppo di ventisei persone accusate di propaganda carbonara; il processo si concluse con varie condanne, una delle quali a morte, contro don Giuseppe Piccilli, di Maddaloni. Un altro processo per la stessa accusa, contro tre cittadini di Cesena, sempre presieduto dal C., si concluse nel settembre 1829 con pesanti condanne. Frattanto però, nel concistoro del 15 dic. 1828, il C. era stato nominato dal pontefice Leone XII governatore di Roma, vicecamerlengo e direttore generale della polizia.
Il nuovo incarico lo mise in una situazione notevolmente difficile. Infatti il periodo di sede vacante nello Stato pontificio, apertasi con la morte di Pio VIII e che si protrasse dal 30 nov. 1830 al 2 febbraio 1831, creò una situazione propizia a tentativi insurrezionali.
A Roma in particolare si verificò una congiura con l'intervento di alcuni Bonaparte, e il C. mostrò tutta la sua esperienza e abilità nel fronteggiare la non facile situazione. Avuto sentore del complotto, egli provvide innanzitutto a rafforzare la difesa militare nei punti strategici della città, fece trasportare armi e munizioni in Campidoglio; quindi, arrestato un congiurato, venne a conoscenza dei piani dei cospiratori, che prevedevano (a parte l'arresto del C. stesso, che avrebbe dovuto essere portato in castel S. Angelo) l'incoronazione a re d'Italia del figlio di Napoleone e frattanto la reggenza di Carlo Luigi Napoleone (il futuro Napoleone III); quest'ultimo risiedeva in quel momento a Roma.
Avendo scoperto i piani dei congiurati, il C., mentre otteneva l'allontanamento dallo Stato pontificio del giovane Carlo Luigi, prendeva straordinarie misure di ordine pubblico, intimando agli albergatori di notificare immediatamente le generalità degli alloggiati, proibendo, col pretesto del recente lutto, qualsiasi festeggiamento per l'Immacolata, aumentando il numero delle truppe nella città. Faceva intanto pervenire al conclave la raccomandazione di procedere senza indugio all'elezione del nuovo pontefice. La crisi del dicembre venne comunque agevolmente superata. Ma il conclave si concluse solo il 2 febbraio con l'elezione al soglio pontificio di Gregorio XVI; e negli stessi giorni e in quelli successivi scoppiarono i moti nei ducati e quindi nello Stato pontificio, che però, come è noto, non toccarono Roma se non marginalmente.Il C. ad ogni modo si adoperò energicamente nell'applicare le eccezionali misure di sicurezza e di repressione volute dal papa. Dopo gli incidenti provocati dai carbonari in piazza Colonna il 12 febbraio, approfittando dei festeggiamenti per il carnevale, egli proibì i festeggiamenti medesimi e fece operare numerosi arresti. Nella città quindi il delicato momento fu superato con relativa facilità. Pochi mesi dopo, nel maggio 1831, il C. presiedette la Commissione speciale che doveva giudicare un gruppo di cittadini accusati di cospirazione contro lo Stato. Il processo si concluse con la condanna a morte di Giovanni Pasqualini e di Pietro Simone Gabrielli e con pene molto dure per gli altri accusati.
Il C. continuò ad occupare la carica di governatore di Roma e direttore generale di polizia fino a quando Gregorio XVI non lo creò cardinale in pectore nel concistoro segreto del 30 sett. 1831; venne poi pubblicato cardinale dell'Ordine dei Preti nel concistoro del 2 luglio 1832; gli venne assegnato il titolo della chiesa di S. Clemente il 17 dic. 1832.
Infine nel concistoro del 29 luglio 1833 egli venne nominato vescovo della sua città natale, ma poté occupare solo per breve tempo tale carica; ammalatosi gravemente, morì nella città di Rieti il 15 maggio 1834.
Fonti e Bibl.:Numerose sue lettere sono alla Biblioteca Angelica diRoma (Doc. n. 2194, III gruppo, n. 3) e nella Biblioteca Oliveriana di Pesaro (Doc. n. 1194, 1763, 1764, 1781, 1899, fasc. III, n. 9, 1904; n. 6, 1908, fasc. D, n. 4). E. Fabbri, Sei anni e due mesi della mia vita, Roma 1915, p. 140; G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, Viterbo 1908, pp. 298, 307; Id., Viterbo dal 1789 al 1800, Viterbo 1914, pp. 327, 389; R. Del Piano, Roma e la rivoluzione del 1831, Imola 1931, ad Ind.; J. Schmidlin, Papstgeschichte der neuesten Zeit, I, Papsttum und Päpste im Zeiltalter der Restauration, München 1933, pp. 455, 484, 650; L. Marchetti, Lo Stato pontificio nel quadriennio 1831-1834, in Aevum, XIII (1939), pp. 117-78; G.Moroni, Diz. di erudiz. stor-eccles., IX, p. 168, e ad Indicem; R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia cattolica…, VII, Patavii 1968, pp. 25 s., 411, 319.