CAPPELLO, Benedetto
Figlio di Marino di Giovanni, svolse la sua attività di uomo politico e di diplomatico veneziano nei primi decenni del secolo XV; tuttavia la sua biografia non può essere sempre tracciata con certezza, soprattutto per l'impossibilità di distinguerlo dagli omonimi.
Nel novembre 1400 partecipò, in più scrutini, all'elezione del doge Michele Steno. Se si considera che nel 1405, nella guerra contro Francesco da Carrara, il C. fu nominato provveditore in campo, si deve pensare che già in altre occasioni gli fossero stati affidati incarichi di responsabilità in cui aveva dimostrato capacità e preparazione. Si potrebbe perciò identificare il C. con l'omonimo chiamato, nel dicembre 1404, a far parte di una commissione di venti nobili che con il Collegio doveva trattare un affare della massima importanza e segretezza; e sembra probabile che nel 1405 il C., forse mentre era savio grande, fosse inviato presso il re Ladislao per stipulare un trattato di alleanza. La Repubblica diede al suo delegato precise direttive, prima con la commissione (marzo) e poi (maggio) durante le trattative, perché firmasse una semplice assicurazione di reciproco aiuto in caso di invasione e minaccia ultramontana; non voleva, infatti, in alcun modo compromettere la posizione di neutralità assunta di fronte ai due pretendenti al trono di Ungheria.
Il 27 luglio 1405 il C. fu nominato provveditore in campo, rimanendo in carica sino alla fine di agosto. La guerra con Francesco Novello, che si sarebbe conclusa in novembre con la dedizione di Padova, era ormai circoscritta al territorio padovano, ma appariva ancora incerta nell'esito. Venezia, insoddisfatta del modo in cui venivano condotte le operazioni militari e preoccupata anche dell'eroica ostinazione del Carrarese, inviò tre provveditori per esaminare la situazione dell'esercito, stimolare il capitano generale e gli ufficiali, decidere e stabilire la via migliore per cui "potest vici et expelli de statu inimicus noster" (Senato,Secreta, reg. 2, f. 132v). Il C. fu, nel dicembre 1406, fra gli otto ambasciatori eletti da Venezia per rendere omaggio al veneziano Angelo Correr asceso al soglio pontificio col nome di Gregorio XII. Fu una difficile missione: nel viaggio si presentarono molti ostacoli, provocati soprattutto dall'animosità degli Orsini e dei partigiani dell'antipapa, tanto che all'inizio dell'aprile successivo la Repubblica scrisse agli ambasciatori, giunti ad Acquapendente, di tornare indietro se il cammino non fossestato sicuro. In aprile, comunque, la legazione veneziana giunse a Roma, dove, dopo essere stata accolta con grandi onori, si adoprò con buon esito per una riconciliazione degli Orsini con il papa.
Alla fine del giugno 1407 il C. si trovava già a Venezia e ricopriva la carica di avogador de Comun, che tenne fino al giugno 1409.
Il Priuli ricorda, per il 1409 (errando presumibilmente nell'indicare la data), una missione diplomatica compiuta dal C. presso Sigismondo "per la sua elettione", ma le fonti non ne danno testimonianza.
Incerte le notizie per il successivo biennio e confuse dalla presenza di tre omonimi del C. con i quali o con alcuni dei quali non è da escludere che il C. possa identificarsi: il primo fu savio grande dall'ottobre 1410 al marzo 1411; il secondo fu procuratore di Venezia per la resa di Muggia nel marzo 1411; ed il terzo fu savio per la guerra con Sigismondo dal dicembre 1411 all'aprile seguente.
Nel 1412 il C. fu nominato podestà di Chioggia, di cui prese il governo, secondo la tradizione, il 1º maggio. Infine nel 1417 fu nominato conte di Sebenico; rimase in carica per due anni.
La natura di quest'ultimo incarico autorizza a supporre che l'11 nov. 1413 il C. fosse stato inviato, con due colleghi, provveditore in Dalmazia (per la prima ed unica volta le fonti lo indicherebbero maior). Le sue precedenti missioni diplomatiche infine fanno pensare che il 15 novembre 1405 il C. possa essere stato inviato presso il pontefice per appoggiare le richieste di autonomia avanzate da Forlì, e che nel 1414 (aprile) sia stato scelto come mediatore di pace fra il re Ladislao e Firenze, ma abbia rifiutato l'incarico "pro eundo extra".
Non si conosce la data della morte.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Consilium Rogatorum,Partes Secretae, reg. 2, ff. 75, 88rv, 90v, 91v, 93v, 96, 110v, 132v, 139, 163v, 165; reg. 4, ff. 128v, 137v, 139v, 144, 149v, 151, 152v, 159-165v, 213v, 227, 228v, 239v; reg. 5, ff. 160, 179; Ibid., Maggior Cons., Deliberaz., Leona, ff. 111rv, 157v, 158v, 160v-161, 162; Ibid., Avog. de Comun,Raspe, reg. VI, ff. 26, 61v; Ibid., Procur. di S. Marco de Ultra, busta 229, fasc. 1, 1; Venezia, Bibl. naz. Marciana, cod. Ital. VII, 15 (= 8304): G. A. Cappellari Vivaro, Il Campid. Veneto, ff. 227, 231v-232; Ibid., cod. Ital. VII, 800 (= 7151): M. Sanuto, Vite dei dogi, ff. 363, 370v, 382; Ibid., cod. Ital. VII, 50 (= 9275): G. Zancaruolo, Cronaca venez. dalle origini della città fino al 1446, f. 462; Venezia, Civico Museo Correr, cod. Cicogna 3781: G. Priuli, Pretiosi frutti del Maggior Consiglio, I, f. 126; Listine o odnoèajih izmedju južnoga Slavenstva i mletačke Republike, V, in Monumenta spectantia historiam Slavol meridionalium, a cura di S. Ljubič, V, Zagrabiae-Zagreb 1875, pp. 51 s.; VI, ibid., IX, ibid. 1878, pp. 135, 203, 209, 223, 232, 240, 247; VII, ibid., XII, ibid. 1882, pp. 134 s., 242, 259, 280; I libri commemoriali della Repubblica di Venezia,Regesti, a cura di R. Predelli, III, Venezia 1883, p. 349 n. 120; G. Zabarella, Il Pileo..., Padova 1670, pp. 17, 38; F. Corner, Ecclesiae Venetae antiquis monumentis nunc etiam primum editis illustratae ac in decades distributae, XIII, Venetiis 1749, pp. 66-69; G. A. Gradenigo, Serie dei podestà di Chioggia, Venezia 1767, pp. 11, 46.