Del Falco (o Falcone), Benedetto
Grammatico, nato a Napoli nella prima metà del sec. XVI, disse di sé stesso: " io sono Benedetto de l'ansegna del Falcone ". Insegnò a Napoli e a Sarno; avversario del Bembo, proponendosi nel Rimario (Napoli, per Matthio Canze da Brescia, 1535) d'illustrare le voci e le forme grammaticali più adatte alla lingua poetica, e avendo constatato come in Italia mancasse " una forma di lingua comune ", per cui era necessario costituire un lessico della lingua toscana con una scelta di voci attinte a dieci scrittori da D. a Machiavelli, prese le difese di Dante.
Combatté l'opinione comune che D. sia uno scrittore " dal parlare molto corrotto e irregolare, e onde non si debba trarre autorità della toscana lingua "; anzi egli è un modello di leggiadria e d'erudizione e deve essere preso come esempio nella scelta di voci lessicali e di forme grammaticali e retoriche. Ma nelle pagine che seguono il Rimario la difesa dell'Alighieri non è più episodica, anche se succinta e breve, poiché attraverso la difesa di D. il Del F. esprime in un certo senso quel fastidio generato dalla mania dell'imitazione della lirica e della lingua petrarchesca e allo stesso tempo combatte i malevoli che lo avevano schernito per aver dato spazio alla lingua di D.; costoro infatti, egli scrive, sono " huominucci " pedanti che sanno solo poetare " sonettando de la fronte, de la luna, de' capei d'oro... " o uomini oziosi, che invaghiti di loro stessi " con alcune amorose paroluzze " fanno i gelosi con le loro amanti. Ma D. al contrario può essere compreso soltanto da letterati finissimi, che sono capaci d'intendere i suoi artifici retorici, i vocaboli appropriati, le favole e le storie antiche e moderne, ma sua qualità essenziale è quella di piacere soltanto ai dotti, e a pochi di essi.
Bibl. - C. Minieri RIccio, Biografia degli Accademici Alfonsini..., Napoli 1881, 109-110; B. Croce, Aneddoti di varia letteratura, I, Bari 1953, 283-290.