BENEDETTO di Aniane, Santo
Monaco benedettino di origine visigota (750-821 ca.). Figlio del conte di Maguelone, B. apparteneva per nascita all'élite della Septimania, legata da rapporti di stretta collaborazione con il potere franco. Divenuto monaco a Saint-Seine in Borgogna dopo il 774, tornò verso il 779-780 ad Aniane, suo paese natale, dove fondò un monastero (la costruzione della chiesa abbaziale, dedicata al Salvatore, fu iniziata solo nel 782). Dopo aver esitato fra differenti modelli di vita monastica, optò infine per la Regola di s. Benedetto da Norcia e fece di Aniane (a partire in particolare dal 787) un grande centro della riforma monastica fondata sulla Regula Sancti Benedicti. Nell'814 Ludovico il Pio gli affidò il compito di estendere la Regola benedettina a tutti i monasteri del regno franco, impresa poderosa avviata da B. in base ai decreti dei sinodi di Aquisgrana (816, 817, 818-819), peraltro ampiamente rielaborati. Per diffondere e consolidare tale riforma, Ludovico il Pio fondò nell'814 o nell'815, vicino Aquisgrana, il monastero del Salvatore di Inden, detto poi Kornelimünster, preponendovi B., che ne fece effettivamente una sorta di monastero-modello del movimento di riforma. Dopo la morte di B., Inden perse peraltro la sua importanza, anche in seguito al declino del potere di Ludovico il Pio (ca. 830). L'attività di B. portò comunque alla progressiva adozione della Regola benedettina nella maggior parte delle comunità monastiche del regno franco, contribuendo inoltre alla sua diffusione anche in altre regioni dell'Europa latina. Non fu però possibile ottenere di fatto la complessiva uniformità delle osservanze monastiche caldeggiata dai sinodi di Aquisgrana (Semmler, 1963).Secondo la Vita Benedicti abbatis Anianensis et Indensis scritta da Ardone, B. si sarebbe impegnato in prima persona nella costruzione e nella decorazione dei suoi monasteri, tanto da scegliere lui stesso le forme di arredo liturgico in base a considerazioni di ordine teologico. In ogni caso, alla sua attività riformatrice corrisponde un ben preciso indirizzo tipologico dell'architettura carolingia, nato, come ha dimostrato Jacobsen (1983b), per influsso del pensiero di B., le cui fonti di ispirazione sono da ricercare nell'essere, il riformatore, originario della Septimania. Di fatto, dalla Vita si apprende che i monaci di Aniane andarono spesso a dar vita alle comunità dei nuovi monasteri fondati per iniziativa di Benedetto.Il progetto-modello ispirato dalla riforma, realizzato nella chiesa di Inden, consisteva in una basilica a tre navate, molto corta, provvista di un transetto recintato e aggettante, su cui si innestavano tre grandi absidi, quella centrale preceduta dalla larga campata del coro (Hugot, 1968). Questo progetto riprende l'idea mediterranea del capocroce a tre absidi in una versione propria della Septimania (Aniane, Psalmodi), adattandola però alle tradizioni sviluppatesi a partire dalla seconda metà del sec. 8° nell'architettura monastica dell'Austrasia e della Neustria (tre navate, una campata di coro, portico occidentale). La nuova tipologia architettonica così realizzata trovò la sua principale area di diffusione nella parte germanica dell'impero: Marmoutier, Steinbach, Vreden (prima fase), Landen. Altrove i possibili esempi sono meno sicuri oppure pongono problemi di datazione (cattedrale di Ebbone a Reims, Ligugé, prima fase di Saint-Philbert-de-Grandlieu).Secondo Jacobsen (1983b), per le loro dimensioni ridotte e per la recinzione del corpo orientale le chiese volute da B. secondo i dettami della riforma manifestano l'intento di valorizzare anzitutto l'ufficio dei monaci, discostandosi per questo notevolmente dalle grandi basiliche costruite more romano sotto Carlo Magno al fine di servire da luoghi prestigiosi per la riunione di un gran numero di fedeli, per fastose liturgie processionali e per uno sviluppatissimo culto delle reliquie (Saint-Denis, Centula/Saint-Riquier). Questa tipologia si esaurì con il fallimento delle riforme ecclesiastiche avviate da Ludovico il Pio, ma alcuni elementi del suo programma architettonico sopravvissero anche in seguito nell'architettura benedettina preromanica e romanica (Cluny I e II, chiese della Congregrazione di Hirsau).Il piano di San Gallo (San Gallo, Stiftsbibl. 1092) viene di norma citato come la testimonianza più significativa della presenza del pensiero riformista nella prassi architettonica dei Benedettini e proprio per questo lo si è spesso voluto direttamente ispirato da B. (Schlosser, 1889; Boeckelmann, 1956; Horn, Born, 1979), mettendolo talora in relazione con la sua attività anteriore ai sinodi di Aquisgrana (Hecht, 1983). Ma di fronte alle evidenti differenze che sussistono tra i documenti relativi a questi ultimi e l'architettura degli edifici derivati da Inden, alcuni studiosi hanno espresso in proposito opinioni più sfumate (Binding, 1981) o sono addirittura giunti a mettere in dubbio l'esistenza stessa di un effettivo rapporto (Noll, 1982; Jacobsen, 1983b)
Bibl.: Fonti. - Ardone, Vita Benedicti abbatis Anianensis et Indensis, in MGH. SS, XV, 1, 1887, pp. 198-220; Legislatio Aquisgranensis, a cura di J. Semmler, in Corpus consuetudinum monasticarum, I, Initia consuetudinis Benedictinae. Consuetudines saeculi octavi et noni, a cura di K. Hallinger, Siegburg 1963, pp. 423-582.Letteratura critica. - J. von Schlosser, Die abendländische Klosteranlage des früheren Mittelalters, Wien 1889; J. Narberhaus, Benedikt von Aniane. Werk und Persönlichkeit (Beiträge zur Geschichte des alten Mönchtums und des Benediktinerordens, 16), Münster 1930; P. Schmitz, s.v. Benoît d'Aniane, in DHGE, VIII, 1935, coll. 177-188; R. Rey, Un précurseur de l'art des cloîtres: Saint Benoît d'Aniane, Pallas. Etudes sur l'antiquité 1, 1953, pp. 141-154; J. Coquet, Les édifices religieux du haut moyen âge à l'abbaye de Ligugé, Revue Mabillon 45, 1955, pp. 45-94; W. Boeckelmann, Der Widerspruch im St.Galler Klosterplan, ZSchwAKg 16, 1956, pp. 125-134 :130; P. Schmitz, L'influence de saint Benoît d'Aniane dans l'histoire de l'ordre de Saint-Benoît, in Il monachesimo nell'Alto Medioevo e la formazione della civiltà occidentale, "IV Settimana di Studio del CISAM, Spoleto 1956", Spoleto 1957, pp.401-405; J. Coquet, L'intérêt des fouilles de Ligugé, Ligugé 1960; Studien zum St. Galler Klosterplan, a cura di J. Duft (Mitteilungen zur vaterländischen Geschichte, 42), St. Gallen 1962; J. Semmler, Die Beschlüsse des Aachener Konzils im Jahre 816, ZKg 74, 1963, pp. 15-82; P. Lebouteux, L'église de Saint-Philbert-de-Grand-lieu, Bullettin Archéologique du Comité des travaux historiques et scientifiques, n.s., 1-2, 1965-1966, pp. 49-107; M. Durliat, Une construction de l'époque de saint Benoît d'Aniane à Argelliers (Hérault), Revue archéologique de Narbonnaise 1, 1968, pp. 233-247; L. Hugot, Kornelimünster. Untersuchung über die baugeschichtliche Entwicklung der ehemaligen Benediktinerklosterkirche (Rheinische Ausgrabungen, 2; Beihefte der BonnJb, 26), Köln-Graz 1968; E. Magnou-Nortier, La société laïque et l'église dans la province ecclésiastique de Narbonne (zone cispyrénéenne) de la fin du VIIIe à la fin du XIe siècle (Publication de l'Université de Toulouse-le Mirail, 20), Toulouse 1974; C. Heitz, Du IVe au Xe siècle. Poitiers foyer d'art chrétien, Archeologia 113, 1977, pp. 10-22: 22; W. Horn, E. Born, The Plan of St. Gall. A Study of the Architecture and Economy of, and Life in a Paradigmatic Carolingian Monastery, 3 voll., Berkeley-Los Angeles-London 1979; J. Semmler, H. Bacht, s.v. Benedikt v. Aniane, in Lex. Mittelalt., I, 1980, coll. 1864-1867; B. Uhde-Stahl, Ein unveröffentlichter Plan des mittelalterlichen Klosters Aniane, ZKg 43, 1980, pp. 1-10; G. Binding, Köln - Aachen - Reichenau. Bemerkungen zum St. Galler Klosterplan von 817-819 und zu den Kölner Dombauten VI und VII, ZArchM 9, 1981, pp. 129-143; G. Noll, The origin of the so-called Plan of St Gall, Journal of Medieval History 8, 1982, pp. 191-240: 198; K. Hecht, Der St. Galler Klosterplan, Sigmaringen 1983, pp. 256-313; W. Jacobsen, Ältere und neuere Forschungen um den St. Galler Klosterplan, Unsere Kunstdenkmäler 34, 1983a, pp.134-151; id., Benedikt von Aniane und die Architektur unter Ludwig dem Frommen zwischen 814 und 830, in Riforma religiosa e arti nell'epoca carolingia, a cura di A.A. Schmid, "Atti del XXIV Congresso Internazionale di Storia dell'Arte, Bologna 1979", I, Bologna 1983b, pp. 15-22; J. Semmler, Benedictus II: una regula - una consuetudo, in Benedictine culture 750-1050, a cura di W. Lourdaux, D. Verhelst, (Mediaevalia Lovaniensia, s. I, Studia 11), Leuven 1983, pp. 1-49; R. Feuillebois, Essai de restitution de l'autel érigé par saint Benoît dans l'abbatiale d'Aniane, Archéologie du midi médiéval 3, 1985, pp.19-26; J.D. Dodds, The Carolingian Abbey Church of Psalmodi: Formal History and Historical Context, Gesta 25, 1986, pp. 9-16; W. Jacobsen, Gab es die karolingische ''Renaissance'' in der Baukunst?, ZKg 51, 1988, pp. 313-347; M.-T. Camus, Abbaye de Ligugé, in Romains et barbares entre Loire et Gironde. IVe-Xe siècles, cat., Poitiers 1989, pp. 34-36.