FALIER, Benedetto
Della nota famiglia veneziana, influente da tempo nella politica locale, era parroco della ricca parrocchia di S. Maria Zobenigo nei pressi di S. Marco quando, nel 1180, sotto il doge Orio Mastropiero, fu nominato primicerio di S. Marco. Divenne così il prelato di rango più elevato nella cappella dogale: nella gerarchia ecclesiastica veniva dopo i vescovi di Venezia ma prima di tutti gli altri membri del clero secolare. Nelle sue prerogative rientravano tra l'altro importanti incarichi di rappresentanza; ad esempio riceveva il nuovo doge sul portale di S. Marco dopo l'elezione e gli consegnava le insegne del potere, il baculum ed il vexillum. Così egli dovette accogliere nel 1192 Enrico Dandolo, dopo che quest'ultimo era stato eletto doge.
In qualità di primicerio di S. Marco, nel 1195 il F. partecipò a più riprese alle trattative relative ai diritti di proprietà del monastero femminile veneziano di S. Zaccaria nel borgo di Ronco presso Verona. La ripetuta presenza a Verona, nel corso di quell'anno, del F. e del magister Domenico canonico di Chioggia - il quale già nel 1193 aveva partecipato come incaricato del doge Enrico Dandolo alla nomina degli arbitri per controversie tra i Veronesi e i Veneziani - testimonia l'interesse che Venezia attribuiva ai diritti di proprietà che il grosso monastero possedeva nel Veronese.
Nel marzo del 1195 il F., insieme col magister Domenico e col chierico Giovanni, procuratore del monastero di S. Zaccaria, andò a Verona, dove l'8 di quel mese alcuni arbitri riconobbero al monastero i diritti sul borgo e sulla corte di Ronco. Nel maggio un'altra e più numerosa delegazione veneziana si recò a Verona; oltre al F., ne facevano parte Casota, badessa di S. Zaccaria, ancora maestro Domenico, Pietro Michiel, gastaldo del monastero, il futuro doge Pietro Ziani e numerosi altri nobili veneziani, tra i quali anche un parente del primicerio, Tommaso Falier. Nello stesso anno, in dicembre il F. si recò una terza volta a Verona; nel suo seguito figuravano ancora maestro Domenico, il gastaldo Pietro Michiel, il procuratore del monastero Giovanni e un altro suo parente, Pietro Falier.
Il F. appare come testimone in un interessante documento del marzo del 1199 relativo all'acquisto di uno schiavo slavo di nome Bratemiro compiuto in Venezia dal vescovo di Chioggia.
Nel 1201 morì il patriarca di Grado Giovanni Signolo ed il F. venne eletto a succedergli. La sua elezione e la sua ordinazione dovettero essere però subordinate alla soluzione di una serie di problemi. Infatti nel settembre papa Innocenzo III ingiunse ai suffraganei di Grado di inviare l'eletto in Curia affinché fossero esaminate la regolarità della elezione e le sue personali capacità. Analoghe comunicazioni ricevettero il doge di Venezia Enrico Dandolo e i canonici di Grado. Da una lettera del papa ai canonici, del dicembre dello stesso anno, si ricava che l'inchiesta sull'elezione era stata affidata alla fine ad un legato pontificio. Dovettero tuttavia rimanere insoluti problemi riguardanti l'ordinazione episcopale del Falier. In una lettera del 20 febbr. 1204 Innocenzo III accusò il patriarca eletto di aver rinviato la consacrazione "propter infirmitatem et pinguedinem, sed magis cordis quam corporis, plus mentis quam ventris". Il 20 genn. 1205 il papa ordinò al vescovo di Ferrara Ugo di recarsi a Venezia e di indagare sulla ordinazione episcopale del Falier.
All'incirca nello stesso periodo il F. dovette occuparsi delle ripercussioni della quarta crociata sulle sue prerogative.
La capitale dell'Impero d'Oriente fu conquistata dai crociati nell'aprile del 1204: poco dopo, da ecclesiastici veneziani, "qui ecclesiae S. Sophiae se canonicos electos appellant", fu eletto primo patriarca latino di Costantinopoli un diacono, pure veneziano, Tommaso Morosini. Innocenzo III intervenne immediatamente, annullando l'elezione come irrita, ma nominando nel contempo il Morosini patriarca di Costantinopoli (21 febb. 1205). In seguito lo ordinò e lo consacrò solennemente, a Roma, in S. Pietro (20 marzo).
L'avvento del Morosini sulla cattedra di Costantinopoli come patriarca latino provocò l'apertura di un contenzioso per i diritti metropolitici tra il nuovo presule - cui Innocenzo III con lettere del 30 marzo aveva confermato i beni, i privilegi e le immunità della sua Chiesa - ed il F., al quale, in quanto patriarca di Grado, spettava in forza della bolla Inter omnia caeli sidera di Adriano IV del 13 giugno 1157 il diritto di ordinare e di consacrare i vescovi delle Chiese veneziane site nei territori dell'Impero bizantino. Nel marzo del 1205 il F. nominò il priore Ada come proprio procuratore per l'amministrazione dei beni del patriarcato di Grado a Costantinopoli. È da presumere che nella tarda primavera di quello stesso anno, quando si trovava a Venezia, il Morosini sia stato costretto a chiarire le reciproche competenze e a fare concessioni al patriarca di Grado. Il 15 maggio, infatti, con il consenso del capitolo della sua cattedrale egli rese noto ufficialmente al F. e a tutti i vescovi suoi suffraganei, come pure agli abati ed agli altri prelati che detenevano chiese nell'Impero d'Oriente, che tutte le chiese dei Veneziani in Costantinopoli e nel resto dell'Impero sarebbero state esenti da qualsiasi giurisdizione spirituale e temporale del patriarca costantinopolitano, sebbene proprio a lui fosse stata conferita dal papa Innocenzo III la piena ed illimitata giurisdizione su tutte le Chiese della "Romania". Nell'ottobre dell'anno successivo il podestà veneziano di Costantinopoli, Marino Zeno, trasmise al F. un lungo elenco di edifici e di terreni di proprietà ecclesiastica esistenti in quella città.
Il F. morì nell'anno 1207, tra il mese di marzo, quando viene citato come ancora attivo nei documenti noti, e l'agosto, quando appare già come patriarca di Grado il suo successore Angelo Barozzi.
Fonti e Bibl.: Origo civitatum Italiae seu Venetiarum, a cura di R. Cessi, Roma 1933, in Fonti per la storia d'Italia, LXXXIII, p. 127; Andreae Danduli ducis Venetiarum Chronica per extensum descripta..., a cura di E. Pastorello, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., XII, I, pp. 275, 285; L. Santifaller, Beiträge zur Geschichte des lateinischen Patriarchats von Konstantinopel (1204-1261) und der venezianischen Urkunde, Weimar 1938, pp. 67 ss.; Documenti del commercio veneziano nei secoli XI-XIII, a cura di R. Morozzo della Rocca-A. Lombardo, I-II, Torino 1940, nn. 442 e 470; W. Hagemann, Contributi per la storia delle relazioni fra Verona e Venezia dal sec. XI al sec. XIII, in Raccolta monografica di studi storici veronesi, VII (1950), pp. 24, 26, 50-53, 55; G. L. F. Tafel-G.M. Thomas, Urkunden zur älteren Handels- und Staatsgeschichte der Republik Venedig mit besonderer Beziehung auf Byzanz und die Levante, Wien 1954, I, pp. 551 ss.; II, pp. 4 s., 43 ss., 52 ss., 59 ss.; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, III, Venezia 1830, p. 87; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia..., IX, Venezia 1853, pp. 73, 409; G. Cracco, Società e Stato nel Medioevo veneziano (secoli XII-XIV), Firenze 1970, p. 82; I. Fees, Reichtum und Macht im mittelalterlichen Venedig: Die Familie Ziani, Tübingen 1988, p. 212; A. Potthast, Regesta pontificum Romanorum..., I, Berolini 1874, nn. 1475, 1476, 1565, 2132, 2394; K. Eubel, Hierarchia catholica, I, Monasterii 1913, p. 265 n. 4; II, ibid. 1914, p. XXV; Dict. D'hist. et de géogr. ecclés., VIII, col. 210 (s.v. Benoit, patriarche de Grado).