BENEDETTO IX papa
Teofilatto, figlio di Alberico III, conte del Tusculo, e nipote di Benedetto VIII e di Giovanni XIX, alla morte di quest'ultimo, nel gennaio del 1033, fu fatto papa in età di forse dodici anni, per opera dei Tusculani. Assunse il nome di Benedetto IX. Ligio per interessi familiari agl'imperatori tedeschi, si fece incontro a Corrado II a Cremona nel 1037, e per compiacergli, scomunicò nel marzo del 1038 Ariberto d'Intimiano; come pure, d'intesa con Enrico III, scomunicò nel 1041 i grandi d'Ungheria che avevano sbalzato dal trono il re Pietro. Nel suo governo ecclesiastico meritano di essere ricordate la canonizzazione di Simone di Treviri (1041) e l'indipendenza della chiesa di Grado dal patriarca d'Aquileia (1044): atto che, diretto contro uno dei più potenti signori dell'Impero creatura d'Enrico III, segna un mutamento nei rapporti fra papa e imperatore.
La condotta di B., l'insofferenza della città al dominio dei Tusculani, forse le ambizioni dei Crescenzî di Sabina, provocarono sulla fine del 1044 una sollevazione popolare che costrinse il papa a fuggire nei suoi castelli e levò alla tiara nel gennaio 1045 Giovanni, vescovo di Sabina, col nome di Silvestro III. Vinto e costretto il rivale a tornare nel suo vescovado, B. riassunse il papato nel marzo del 1045; ma di fronte alle difficoltà create dai Crescenzî ai Tusculani, s'indusse il 1 maggio 1045 a cedere la tiara Giovanni Graziano, arciprete di San Giovanni a Porta Latina, che prese il nome di Gregorio VI. Il concilio di Sutri, la sua deposizione, fatta pronunciare da Enrico III nella sinodo romana del 23-24 dicembre 1046, l'elezione dei papi tedeschi cioè Clemente II, Damaso II, Leone IX, riaccesero i risentimenti e le ambizioni dei Tusculani e di B., che, tornato a Roma, vi riassunse il papato l'8 novembre 1047, e, cacciatone il 16 luglio 1048, non rinunciò alle sue pretese. Morì sulla fine del 1055 o sui primi del 1056.
Bibl.: G. B. Borino, L'elezione e la deposizione di Gregorio VI, in Arch. R. Soc. rom. di storia patria, XXXIX (1916), pp. 145 segg., 295 segg.; J. Hergenröther, Handb. d. Kirchengesch., 6ª ed., II, Friburgo 1925, pp. 221 segg., 802.