MANZOLI, (Manzuoli) Benedetto
Nacque a Modena intorno al 1530, figlio di Melchiorre, discendente da una famiglia dell'aristocrazia cittadina che aveva ricevuto diploma di nobiltà dall'imperatore Carlo V.
Fu dapprima allievo a Modena di Ludovico Castelvetro; in seguito, nel 1553, si trasferì presso l'Università di Padova per studiare filosofia. Qui strinse amicizia con il filosofo Francesco Patrizi da Cherso, che nel 1577 lo inserì tra i protagonisti del dialogo Amorosa filosofia, dedicandogli nel 1581 il quarto tomo delle Discussioni peripatetiche. A questo periodo deve forse riferirsi l'amicizia con il filosofo aristotelico Giulio Castellani da Faenza. Tale legame è documentato da una lettera databile ai primi anni Settanta del Cinquecento, in cui Castellani si confronta con il M. sulla dottrina di Simplicio riguardante l'intelletto, tema che era stato già oggetto di un libro di Castellani stesso, il De humano intellectu, stampato per la prima volta a Bologna nel 1561. Da questa lettera si ricava che il M. conosceva e partecipava ai lavori dell'Accademia degli Invaghiti, fondata a Mantova nel 1562 da Castellani. Un'altra lettera del M. (Londra, British Library, Add. Mss., 10268, cc. 35-36) testimonia la sua stima per il vescovo di Faenza Giambattista Sighicelli, protettore di Castellani.
Gli anni giovanili non furono segnati solo dagli studi filosofici, ma anche dalla passione per la poesia. Tuttavia, solo uno dei suoi componimenti poetici fu edito in appendice (c. 153r) al volume Varia opuscula (Venezia, P. Manuzio, 1565) di Pietro Bizzarri, riformato italiano vissuto a lungo in Inghilterra.
Il carme del M., in latino, è un omaggio in versi alla regina di Inghilterra, Elisabetta I, e probabilmente avrebbe dovuto far parte di una silloge più ampia di componimenti in onore della sovrana, a quel tempo non ancora scomunicata dalla Chiesa cattolica.
Terminati gli studi, il M. entrò a servizio come segretario presso il cardinale Luigi d'Este, per il quale svolse numerose e delicate missioni diplomatiche, oltre a seguirlo nei suoi soggiorni francesi del 1571 e del 1573. Nel 1571 il M. fu inviato a Roma al capezzale del cardinale Ippolito d'Este, zio di Luigi, gravemente malato, per rinsaldare i rapporti tra i due congiunti, ormai molto deteriorati. Il successo del M. fu completo e nel febbraio 1572 il cardinale Ippolito scriveva al nipote in modo affettuoso e conciliante. A suggello dell'avvenuta pacificazione, nel maggio 1572 il M. andò a Torino, su ordine del cardinale Luigi, per tentare di ottenere l'appoggio dei Savoia a favore della candidatura di Ippolito nel conclave seguito alla morte di Pio V. La candidatura di Ippolito d'Este al soglio pontificio era in realtà molto debole, a causa delle sue precarie condizioni di salute. La legazione del M., più che rivestire un significato politico, serviva a dimostrare le ristabilite buone relazioni tra zio e nipote. Il M. ritornò poi a Torino come ambasciatore del cardinale Luigi nel 1577. Nel dicembre 1572 il M. era ancora a Roma, e da qui informò il duca di Ferrara, Alfonso II d'Este, della morte di Ippolito.
Il M., benché servitore del cardinale Luigi, fu anche in rapporto con suo fratello il duca e il suo segretario, il letterato Giovanbattista Pigna. Oltre che per i suoi compiti politici, il M. era conosciuto alla corte estense come uomo di cultura. Lo ricordava T. Tasso, che, nel primo trattato sul Segretario, elogiava il M. per la sua cultura, perché "possede tutte le lingue, e tutte le scienze". Le frequentazioni letterarie del M. coinvolsero anche un altro esponente di spicco del mondo culturale estense, Battista Guarini, con cui mantenne buoni rapporti anche dopo essere divenuto vescovo: il poeta continuò a scrivergli dalla sua villa in Polesine, la Guarina, dove si era ritirato dopo il suo allontanamento dalla corte. Il M. fu incluso tra i personaggi del dialogo Del terremoto (Modena 1571) scritto da Giacomo Antonio Buoni, medico ferrarese.
In quest'opera il M. era investito del ruolo di portavoce delle teorie aristoteliche sul terremoto, presentate nel 1538 dal filosofo napoletano Simone Porzio nel De conflagratione agri Puteolani. D'altra parte egli mantenne sempre vivi i suoi interessi culturali, con il tempo concentratisi per lo più nel campo della filosofia. A un periodo imprecisato risalgono per esempio alcuni suoi scoli al De igne e agli scritti sulle piante di Teofrasto e alcune Adnotationes ai Problemata di Aristotele, la cui presenza è stata segnalata da Kristeller (Iter Italicum, I, p. 314) tra i codici Pinelliani della Biblioteca Ambrosiana di Milano. Sembra che queste opere siano gli unici scritti di argomento filosofico del M. giunti fino a noi, anche se Tiraboschi segnala un numero molto maggiore di testi già ai suoi tempi non più reperibili. Sempre su argomenti di carattere filosofico il M. tenne una corrispondenza con Pietro Vettori, che gli spedì varie sue opere, tra cui i commentari all'Etica Nicomachea di Aristotele (Firenze 1584) e i Variarum lectionum libri (ibid. 1582). Dalle lettere tra i due, che risalgono tutte al triennio 1582-84, si comprende come anche in tarda età il M. continuasse a interessarsi di filosofia antica.
Nel 1577, corse voce che il M. fosse stato nominato vescovo di Ferrara, ma la notizia si rivelò infondata. La nomina vescovile arrivò, invece, nell'aprile dell'anno successivo, quando fu chiamato a reggere un'altra diocesi dello Stato estense, quella di Reggio Emilia. La nuova dignità episcopale non interruppe i contatti del M. con la corte e l'ambiente ferrarese. Egli rimase, infatti, informatore e servitore di Luigi d'Este anche dopo la partenza da Ferrara, come testimoniano il carteggio tra il cardinale e il M., e il nuovo incarico di ambasciatore presso la corte di Torino tra l'ottobre e il novembre 1580. Inoltre, le sue numerose amicizie con i membri della corte estense non permisero una cesura completa: negli anni del suo episcopato il M. continuò a ricevere lettere da uomini come Guarino e Agostino Mosti.
Cionostante, non trascurò mai i suoi doveri episcopali. Da subito impose al clero reggiano il rispetto dell'obbligo di residenza e condusse personalmente almeno due visite pastorali della diocesi, nel 1580 e nel 1582, delle quali si conservano i registri. Nel 1581, in seguito alla visita pastorale, tenne un sinodo diocesano i cui atti, editi l'anno seguente (Constitutiones… Benedicti Manzoli episcopi Regiensis, et principis, in synodo dioecesana editae MDLXXXI, Bononiae, G. Rossi, 1582), testimoniano la volontà del M. di imporre i canoni della Chiesa postridentina nella sua diocesi. Il sinodo del 1581 non fu l'unico celebrato a Reggio Emilia durante l'episcopato del M.: il 16 ott. 1584 egli scriveva a Luigi d'Este di essere nuovamente impegnato nei lavori sinodali della sua diocesi. Di questo sinodo, però, non furono pubblicati gli atti. Nel 1582, il M. partecipò al concilio provinciale di Ravenna, al quale, in una lettera del 14 maggio di quell'anno indirizzata al cardinale, lamentava la scarsa partecipazione, essendo presenti solo nove vescovi su diciassette.
Geloso della propria giurisdizione, non si peritò di aprire conflitti sia con alcuni ecclesiastici appartenenti al clero regolare, come l'abate di Nonantola, sia con i poteri laici riguardo all'esenzione fiscale del clero. Questi atteggiamenti bellicosi portarono a numerosi conflitti con le autorità reggiane, tanto che il M. si lamentava con la corte estense, in una lettera del 13 febbr. 1582, che dai "ministri temporali ho patito qui dal primo giorno che fui fatto Vescovo continue difficoltà" (Arch. di Stato di Modena, Giurisdizione sovrana, b. 270, cc. n.n.). I magistrati di Reggio Emilia indirizzarono più volte le loro lamentele all'autorità ducale per arginare le iniziative del M., che si rivolgeva a sua volta alla congregazione dei Vescovi e regolari. Durante questi anni di episcopato il M. fu ricordato dall'architetto della corte estense Pirro Ligorio in un trattato sui magistrati romani ora conservato nell'Archivio di Stato di Torino. Inoltre ricevette l'omaggio del suo concittadino Antonio Cavallerini, che nel 1582 gli dedicò la tragedia Rosimonda regina. Il legame con Luigi d'Este, che perdurò inalterato fino alla morte del M., è documentato dalle disposizioni testamentarie del M., che indicava il cardinale quale esecutore delle sue ultime volontà.
Nel 1585 si recò a Tivoli presso il suo patrono estense, allora governatore della città, dove il M. morì il 26 agosto dello stesso anno.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Modena, Archivio Manzoli dal Monte, b. 1, m. 1-2; Giurisdizione sovrana, bb. 270-271; Ambasciatori, Torino, b. 4; Ambasciatori, Francia, b. 60; Londra, British Library, Add., 10268, cc. 33-44; 10277, cc. 94-95; G. Castellani, Epistolarum libri IV…, Bononiae 1575, pp. 83-87; F. Patrizi, Discussionum peripateticarum tomi IV…, Basileae 1581, p. 363; A. Cavallerini, Rosimonda regina. Tragedia, Modena s.d. (ma 1582), c. 2; P. Sacrati, Epistolarum libri sex…, Ferrariae 1582, pp. 292-295, 391-393; T. Tasso, Il secretario et il primo volume delle lettere familiari…, Venezia 1588, p. 8; B. Guarini, Lettere…, Venezia 1615, pp. 32-34, 72 s.; Documenti inediti per servire alla vita di Lodovico Ariosto, a cura di G. Sforza, Modena 1926, pp. 343-376; D. Giannotti, Lettere a Pietro Vettori, a cura di R. Ridolfi - C. Roth, Firenze 1932, ad ind.; F. Patrizi, L'amorosa filosofia, a cura di J.C. Nelson, Firenze 1963; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, III, Modena 1733, pp. 146-152; A. Solerti, Ferrara e la corte estense nella seconda metà del secolo decimosesto, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie delle Romagne, s. 3, X (1892), pp. 164-203; A. Solerti, Vita di Torquato Tasso, I, Torino-Roma 1895, pp. 106, 160 s.; C. Saccani, I vescovi di Reggio-Emilia. Cronotassi, Reggio Emilia 1902, pp. 176-178; V. Pacifici, Ippolito secondo d'Este cardinale di Ferrara, Tivoli 1920, pp. 351, 356; E. Garin, La filosofia, II, Milano 1947, pp. 40, 62; P. Manzi, Annali di Giovanni Sultzbach (Napoli 1529-1544 - Capua 1547), Firenze 1970, p. 90; M. Firpo, Pietro Bizzarri esule italiano del Cinquecento, Torino 1971, pp. 35-37; Hierarchia catholica, III, p. 284; P.O. Kristeller, Iter Italicum. A Cumulative Index to volumes I-VI, p. 337.