PASQUARELLI, Benedetto
PASQUARELLI, Benedetto. – Nacque verosimilmente intorno alla metà del secolo XIV ad Ascoli nella Marchia Anconitana (attuale Ascoli Piceno): precisazione necessaria, perché nella generale incertezza delle notizie che lo riguardano non è mancato chi lo abbia riferito ad Ascoli Satriano, in Puglia.
Sembra che in gioventù si trovasse nel Regno di Napoli e che qui militasse nell’esercito di re Luigi I d’Ungheria contro la regina Giovanna I di Napoli, distinguendosi nella presa della città di Capua.
Il Regno di Napoli fu, tra la fine del Trecento e i primi del Quattrocento, coinvolto negli scontri politici e dinastici conseguenti allo Scisma d’Occidente e alla crisi angioina. Si formarono, infatti, due partiti contrapposti: uno filofrancese, capeggiato dalla regina Giovanna I, che sosteneva l’antipapa Clemente VII, e l’altro, locale, schierato a favore del papa “legittimo”, il napoletano Urbano VI, sostenuto dall’avversario nonché già figlio adottivo poi rifiutato della medesima Giovanna, Carlo di Durazzo, nipote del suddetto re Luigi I d’Ungheria.
Abbandonate le armi, Pasquarelli vestì l’abito dell’ordo eremitarum Sancti Augustini e nel 1389 era vescovo della diocesi di Acerno, nel Regno di Napoli (anche se una parte della tradizione erudita lo colloca, meno verosimilmente, ad Acerenza o ad Ancona). Su chi lo abbia promosso a questa cattedra vescovile, vi è disparità di opinioni: secondo alcuni (Ughelli, Italia sacra, col. 447; Marcucci, p. 305; Capponi, p. 109) fu nominato dall’antipapa Clemente VII, mentre altri affermano che l’elezione fu dovuta al «vero Papa Urbano VI» (Torelli, p. 268). In ogni caso riconobbe poi l’autorità del papa romano Bonifacio IX che a sua volta confermò la sua elezione vescovile. Certo è che il 13 gennaio 1389, già episcopus Accernensis, ricevette dal generale del suo ordine, Bartolomeo Veneto, l’autorizzazione a «retinere duos fratres nostri ordinis sub forma et clausulis consuetis et cum additionibus de benefitiis non habendis et de modo residendi extra conventus ordinis».
È poi attestata una bolla del febbraio 1393 con cui Bonifacio IX, su istanza dell’arcivescovo di Salerno, ordinava al vescovo di Acerno di obbligare i suoi sudditi a rendere noti i nomi di coloro che avevano usurpato terre, decime e altri beni alla Mensa arcivescovile di Salerno, e a risarcirla (Balducci, I, p. 62).
Vi è anche incertezza sulle date delle tappe successive della sua carriera episcopale. Nel 1396 (con bolla datata 20 o 21 marzo), il frate eremitano Benedetto fu traslato da papa Bonifacio IX alla sede di Castellaneta, cattedra rimasta vacante per la morte del vescovo Bartolomeo da Siena, dell'Ordine francescano. Definito «magis ad arma pronus» (Ughelli, col. 448), sembra che abbia inizialmente appoggiato re Luigi I d’Ungheria (col quale aveva a suo tempo militato) contro il re di Napoli, Ladislao d’Angiò-Durazzo, per poi cambiare partito e schierarsi a favore di quest’ultimo. Viene allora il dubbio che quanto attestato riguardo alla presenza di Benedetto Pasquarelli nel regno meridionale in gioventù non vada invece riferito al suo operato in qualità di vescovo di Castellaneta. L’anno successivo (ma secondo alcuni nel 1398), il 6 aprile, fr. Benedictus de Asculo, Picenus, fu traslato ad [Ecclesiam] Asculanam in Piceno, dunque nella sede vescovile di Ascoli nella Marca (benché l’Andreantonelli non lo menzioni tra i presuli ascolani), dove sostituì il vescovo Antonio Archeoni, nobile romano, a sua volta trasferito a Castellaneta. Occorre però far presente che il Torelli, poi ripreso dall’Eubel, segnala la presenza di un certo Pasquarello come presule di Ascoli, in Puglia, eletto il 6 aprile 1397 in seguito alla morte del precedente vescovo Pietro. In tempi recenti, anche il Bullarium ordinis sancti Augustini, ha riportato la notizia dell’elezione a vescovo e pastore ecclesiae Asculanae (senza però precisare se si tratti dell’una o altra Ascoli; ma si sa che la sede era vacante per obitum Petri, ultimi illius episcopi) di un certo Pascharellus de Asculo, electus Asculensis, definito «ordinis Eremitarum sancti Augustini professor». La varietà delle affermazioni, aggravata dall’incertezza della cronotassi vescovile della sede picena (v’è chi asserisce, come il Colucci ed il Torelli, che in quel periodo fosse effettivamente venuto a morte il vescovo Pietro IV; altri pongono sulla cattedra vescovile ascolana il romano Archeoni, all'epoca però trasferito ad Arezzo), non permette di dirimere in maniera decisiva la questione di tale elezione vescovile.
A questo punto, sembra lecito ipotizzare che, a un certo stadio della tradizione, si sia fatta confusione tra fr. Benedetto di Ascoli nella Marca di Ancona e il Pascharellus eletto ad Ascoli in Puglia (riguardo al quale è da notare che il presule successivo sulla sede di Ascoli Satriano è attestato solo nel 1419 per obitum Pascarelli) e si sia pervenuti all’unione dei due antroponimi nella forma unica di nome-cognome (Benedetto Pasquarelli) come è oggi attestato. Secondo il Wadding, nel 1398, quando era a capo della diocesi ascolana, Benedictus ex Ordine Eremitarum sancti Augustini Asculanus (episcopus) partecipò alla consacrazione della chiesa dei frati minori di Fabriano insieme al vescovo di Nicopoli, il francescano Giovanni da Offida. Lasciata nel 1399 Ascoli – dove fu nuovamente reinsediato l’Archeoni – tornò a Castellaneta («obligavit se personaliter» il 27 ottobre 1399) e vi rimase per un periodo imprecisato; il suo immediato successore è tuttavia attestato solo nel 1409.
La documentazione, già carente quanto alle vicende della sua vita, non ci soccorre neanche in merito alla sua scomparsa; sembra comunque che Benedetto Pasquarelli sia morto probabilmente a Castellaneta intorno al 1400, anche se alcuni indicano il 1405 (o il 1408-1409).
Fonti e Bibl.: Ascoli Piceno, Biblioteca Comunale, Fondo Pastori, 13, n. IX (olim 19), Religiosi agostiniani in meriti ed in dignità cospicui sortiti dal convento di S. Agostino d’Ascoli, raccolti e descritti da f. Luigi Pastori dello stesso ordine, ed inseriti dal signore abate Giuseppe Colucci nella sua opera delle Antichità Picene fra le memorie degl’uomini illustri della stessa provincia, 1790, cc. 149r-150r; T. de Herrera, Alphabetum Augustinianum, I, Madrid 1644, p. 106; G. Gabrielli, Episcoporum ecclesiae Asculanae catalogus, in Id., Constitutiones et decreta synodalia Asculanae dioecesis, Ascoli 1649, p. 19; S. Andreantonelli, Historiae Asculanae Libri IV. Accessit Historię Sacrae liber singularis, Padova 1673, pp. 122 s. (in trad. ital., S. Andreantonelli, Storia di Ascoli. Traduzione di P. B. Castelli e A. Cettoli. Indici e note di G. Gagliardi, Ascoli Piceno 2007, pp. 180 e 386 n. 249); L. Torelli, Secoli agostiniani ouero historia generale del sacro ordine eremitano del gran dottore di santa chiesa s. Aurelio Agostino vescovo d'Hippona divisa in tredici secoli, VI, Bologna 1680, pp. 268 s., 336, 339; F. Ughelli, Italia sacra sive de episcopis Italiae… editio secunda aucta et emendata cura et studio Nicolai Coleti, I, Venetiis 1717, coll. 467 s., VII, Venetiis 1721, coll. 447 s.; VIII, Venetiis 1721, coll. 157 s.; F.A. Marcucci, Saggio delle cose ascolane e de’ vescovi di Ascoli nel Piceno. Dalla fondazione della Città fino al corrente secolo decimottavo, e precisamente all’Anno mille settecento sessantasei dell’era volgare, Teramo 1766, p. 305; G. Colucci, Anchità Picene, XIII, Fermo 1791, pp. LII-LIV; G. Cappelletti, Storia della Chiesa ascolana, Venezia 1851 (Le Chiese d’Italia dalla loro origine sino ai giorni nostri, VII), pp. 99 s.; P.B. Gams, Series episcoporum Ecclesiae catholicae quotquot innotuerunt a beato Petro apostolo, Regensburg 1873-1886, ed. anast. Graz 1957, pp. 668, 873; G. Lanteri, Eremi Sacrae Augustiniane pars prima in qua agitur de omnibus Augustinianis episcopis Italis deque exteris qui intra Italiam episcopatum gesserunt post magnam Ordinis unionem peractam ab Alexandro 4. anno 1256, Romae 1874, p. 34; P. Capponi, Memorie storiche della Chiesa ascolana e dei vescovi che la governarono, Ascoli Piceno 1898, p. 109; K. Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevi sive Summorum Pontificum, S.R.E. Cardinalium, Ecclesiarum Antistitum series ab anno 1198 usque ad annum 1431 perducta, II ed., Monasterii 1913, pp. 111 s., 172; L. Wadding, Annales Minorum seu trium Ordinum a S. Francisco institutorum, VI (1301-1322), Ad Claras Aquas, 1931, III ed., p. 434; L. Bartoccetti, Serie dei vescovi delle diocesi marchigiane, in Studia Picena, XII (1936), p. 115; U. Cameli, Appunti di storia ascolana: il cardinale Antonio Arcioni, in Studia Picena, XII (1936), pp. 61 s.; A. Balducci, L’archivio diocesano di Salerno. Cenni sull’Archivio del Capitolo metropolitano, I, Salerno 1959, p. 62; A. De Santis, Ascoli nel Trecento, II (1350-1400), Ascoli Piceno 1988, pp. 318, 484; Bullarium Ordinis Sancti Augustini. Regesta, II (1362-1415), ed. C. Alonso O.S.A., Roma 1997, p. 134 n. 388; Bartholomaei Veneti O.S.A. Registrum Generalatus, II (1387-1389), quod edendum curavit Arnulfus Hartmann eiusdem ordinis, Roma 1998, p. 356 n. 1089.