ZACCARIA, Benedetto
Consigliere del comune di Genova nel 1256, l'anno dopo combatté una battaglia navale sfortunata contro i Veneziani; ma una serie di speculazioni capitalistiche e una missione diplomatica (1267) gli aprirono i mercati del Levante; Michele Paleologo concesse a lui, e a suo fratello Manuele, Focea con le sue ricchissime miniere d'allume. Egli lo esportò in tutto l'Occidente sbarazzando i mari circostanti dai pirati franco-veneti e imponendo il proprio monopolio a rischio d'una guerra con la madrepatria; estese il suo commercio in tutto il Mar Nero, verso Trebisonda, l'Armenia, Caffa (di cui fu console suo genero) e l'interno della Russia. Contro Carlo d'Angiò combatté nel 1275 e tramò nel 1282, l'anno del Vespro, un'alleanza dinastica dell'erede bizantino con la casa di Castiglia e poi, a Vespro avvenuto, con Pietro d'Aragona. Ammiraglio della flotta genovese contro Pisa (1284-87), fu più che Oberto D'Oria il vero vincitore della Meloria, e ribadì il trionfo con due audacissime incursioni nel porto pisano. Stabilì un protettorato genovese su Tripoli di Siria (1288) e lo rinsaldò con l'alleanza del re d'Armenia e di Cipro, ma perché mal secondato dai suoi concittadini dovette lasciar cadere Tripoli in mano degli Egiziani, dei quali si vendicò catturando una nave (1289). Sconfessato da Genova, passò al servizio di Sancio IV di Castiglia che gli concesse in feudo Puerto Santa María presso Cadice e lo nominò almirante mayor: sbaragliò a Marzamosa la flotta marocchina (1291: in quella occasione sembra inventasse il terzarolo) e cooperò alla presa di Tarifa, ma guastatosi col generale in capo passò presso Filippo il Bello come ammiraglio generale (1294). Presiedette con altri Genovesi alla fabbricazione del primo arsenale navale di Francia, e scrisse un piano di blocco continentale dell'Inghilterra; ma non riuscì del tutto ad applicarlo e mentre bloccava Bruges gli avvenimenti di Siria lo richiamarono a Genova. Quivi preparò una crociata alla quale volevano prender parte molte gentildonne genovesi (1301), che andò a monte perché Bonifacio VIII si oppose a una riconquista di Tripoli; poi s'impadronì dell'isola di Scio, centro della produzione del mastice. Aveva sempre più sviluppato lo sfruttamento delle allumiere: esportava l'allume su navi proprie e in parte lo utilizzava in una sua tintoria; in parte lo inoltrava in Francia e in Fiandra, sia per Aigues-Mortes e le fiere di Champagne, sia per la via oceanica che probabilmente fu prescelta dal commercio in seguito alle sue campagne navali in Francia: alle quali sembra si debbano anche i progressi del portolano di Pietro Vesconte e degli altri cartografi genovesi. Morì nel 1307, e il figlio Paleologo gli succedette nel dominio di Focea e di Scio.
Bibl.: R. Lopez, Genova marinara nel Duecento: Benedetto Zaccaria, Messina-Milano 1933.