BENEDETTO
Vescovo di Porto nella seconda metà del sec. X, fu consacrato da Giovanni XII probabilmente intorno al 960. Scoppiata la lotta fra il papa e Ottone I (963), B. si accostò al partito filoimperiale, e quando Ottone, conquistata Roma dopo il tentativo di resistenza e la successiva fuga di Giovanni XII a Tivoli, convocò sotto la sua presidenza un sinodo che giudicasse l'operato del pontefice, fu tra gli oltre quaranta prelati che, lì convenuti, assistettero ed approvarono la violenta accusa del cardinale arcidiacono Benedetto e votarono la condanna e la deposizione del papa fuggiasco. Eletto dall'assemblea un nuovo pontefice nella persona di un laico, il protoscriniario Leone VIII, B. svolse un ruolo di primo piano nelle cerimonie che seguirono all'elezione: fu infatti uno dei tre vescovi che ordinarono successivamente ostiario, lettore, accolito, suddiacono, diacono e quindi presbitero Leone; officiò inoltre, insieme con Gregorio di Albano e Sicone di Ostia, il rito della consacrazione papale (6 dic. 963).
Rientrato a Roma agli inizi dell'anno successivo, Giovanni XII si affrettò a convocare un secondo sinodo che nelle tre sessioni del 26, 27, 28 febbraio condannò e depose come eretico ed intruso il protoscriniario Leone, e similmente depose quanti fossero stati da lui ordinati o da lui promossi a gradi più alti nella gerarchia ecclesiastica.
Costoro, con solenne cerimonia, vennero presentati al concilio e, spogliati pubblicamente dei paramenti sacri e delle altre insegne del loro grado, furono costretti a firmare un documento nel quale si riconoscevano colpevoli. Il 27 febbraio anche B., insieme al vescovo Gregorio di Albano, comparve davanti al concilio, dove fece una pubblica ritrattazione del suo operato, ammettendo di aver errato nel voler consacrare contro i sacri canoni, vivendo ancora il legittimo pontefice, un antipapa. La sua sorte non venne però decisa in quel giorno: contro la solenne formula di anatema e la deposizione minacciata nella prima sessione del concilio a quanti avessero partecipato alla elezione e alla consacrazione dell'antipapa, facendo così il gioco dell'imperatore, ogni decisione sul destino di B. venne rimandata all'ultima seduta del concilio stesso, quella in cui avrebbe dovuto esser giudicato e condannato anche lo stesso Sicone di Ostia, latitante.
Alcuni storici hanno creduto di poter dedurre che allora B. fosse stato privato della sua sede episcopale, e che uguale sorte avesse incontrato anche il vescovo di Albano. Ma gli atti della terza sessione del sinodo nella quale avrebbe dovuto essere stato preso questo provvedimento, se riportano la solenne formula di condanna in contumacia di Sicone, nulla dicono a proposito di provvedimenti presi a carico di B. e del vescovo Gregorio di Albano: si può dunque pensare che fossero stati perdonati (nulla si può dedurre, circa la deposizione di B., dal fatto che nella cessio donationum di Leone VIII [Mon. Germ. Hist., Constit., I, pp. 676 ss.] compaia un Georgius come vescovo di Porto, essendo tale documento spurio).
Nel 967 B. partecipò al concilio convocato in Ravenna, presente l'imperatore, da papa Giovanni XIII, concilio nel corso del quale venne tra l'altro decisa la deposizione e lanciata la scomunica contro il vescovo Eroldo di Salisburgo, il quale venne sostituito con Federico: anche B., infatti, appose insieme con gli altri dignitari ecclesiastici la sua firma al documento relativo (25 apr. 967). Due anni dopo interveniva al sinodo che creò, secondo i desideri di Ottone I e del principe di Capua e Benevento Pandolfo, l'arcidiocesi di Benevento: B. sottoscrisse il decreto che nominava il presule di Benevento, Landolfo, arcivescovo. conferendogli autorità metropolitica su ben dieci diocesi dell'Italia meridionale. A questa l'ultima notizia sicura che abbiamo di lui.
È noto che un cardinale Benedetto prese le difese di Leone VIII e attaccò il legittimo papa Benedetto V nel sinodo della fine del giugno 964 e che un altro cardinale Benedetto, incaricato - insieme a Wido di Silva Candida - di insediare come metropolita di Magdeburgo Adalberto, già abate di Weissenburg (il quale, scelto da Ottone I a reggere quella nuova cattedra arcivescovile, era stato consacrato a Roma il 18 ott. 968 da papa Giovanni XIII), portò a termine la sua missione in Germania tra la fine dell'ottobre ed il dicembre di quello stesso anno 968. Ma non abbiamo alcuna prova per identificare i due personaggi con B., dato che in questo periodo appaiono nel clero romano numerosi prelati con quel nome; sembra inoltre difficile che - ove fossero tutt'uno, con B. - sia stato omesso sia per l'uno sia per l'altro il titolo vescovile o l'indicazione della diocesi, che son sempre attribuiti nelle fonti relative alla missione in Germania al suo collega Wido di Silva Candida.
Fonti e Bibl.: G. D. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio…, XVIII, Venetiis 1773, Coll. 472 ss., 507; XIX, ibid. 1774, Coll. 19 ss., 495; Iohannis XII synodus Romana, a cura di G. Weiland, in Monum. Germ. Hist., Legum Sectio IV, Constitutiones et acta publica imperatorum et regum, I, Hannoverae 1893, pp. 532-536; LiudPrandus, Liber de rebus gestis Ottonis Magni imperatoris, a cura di G. H. Pertz, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, III, Hannoverae 1839, pp. 342 ss.; Annales Magdeburgenses, ad ann. 970, ibid., Scriptores, XVI, ibid. 1859, pp. 150 ss.; Gesta episcoporum Magdeburgensium, a cura di G. Schum, ibid., Scriptores, XIV, ibid. 1883, pp. 381 s.; Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, II, Paris 1892, pp. 246 ss.; F. Ughelli:-N. Coleti, Italia sacra…, I, Venetiis 1717, col. 114; P. B. Gams, Series episcoporum..., Ratisbonae 1873, p. VIII; Ch-J. Hefele-H. Leclercq, Histoire des Conciles, IV, 2, Paris 1911, pp. 813 ss.; O. Engelmann, Dio päpstlichen Legaten in Deutschland, Marburg 1913, p. 98; F. Gregorovius, Gesch. der Stadt Rom im Mittelalter, I, Dresden 1926, pp. 759, 763; L. Santifaller, Saggio di un elenco dei funzionari..., in Bullett. dell'Ist. stor. ital. per il Medio Evo. LVI (1940). p. 297; H. Zimmermann, Die Deposition der Päpste Johannes XII., Leo VIII., und Benedikt V., in Mitt. des Instituts für Oesterreich. Geschichtforschung, LXVIII (1960), pp. 212 ss.; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VIII, coll. 250 s.