BENEDETTO (Benedictus de Cornetta, Benedictus Cornetus)
Secondo la testimonianza del cronista Salimbene de Adam, che asserisce di averlo conosciuto di persona, B. era originario della valle di Spoleto "vel de partibus Romanis". La figura di questo strano predicatore vagante che non apparteneva a nessun ordine religioso, pur nutrendo forti simpatie per i francescani, colpì profondamente il cronista, che ne ha lasciato una descrizione dettagliata e colorita.
Uomo semplice che non sapeva né leggere né scrivere ("illiteratus" lo chiama Salimbene), si atteggiava a nuovo Giovanni Battista:indossava un alto berretto e un abito nero a sacco, di foggia genericamente ecclesiastica, lungo fino ai piedi, con due grandi croci rosse sopra, una sul petto e l'altra sulle spalle, e si distingueva soprattutto per un piccolo corno o trombetta di rame che soleva intonare per adunare i fedeli. Da questo strumento gli derivò verosimilmente il soprannome di "cornetta" o "cornetus", che è poco probabile si riferisca, come suppone il Sutter, alla sua presunta città di origine, cioè a Cometo.
La vicenda di B. si ricollega al tempestoso movimento religioso dell'anno 1233, passato a storia come "la grande devozione" oppure "il grande alleluja", che, alimentato e strumentalizzato dai nuovi ordini mendicanti, si diffuse rapidamente in tutta Italia. Sotto la sua spinta travolgente alcune città si consegnarono all'effimero governo dei frati, mentre altre si votarono alla pace, ponendo fine alle lotte di fazione che le dilaniavano.
A Parma., dove fece la sua apparizione nei prinu mesi del 1233, B. riuscì in breve a pacificare l'irrequieto Comune che sotto la sua direzione fu dominato da un'ondata di zelo religioso, contenuto tuttavia dalla natura mite del singolare apostolo entro i limiti di un'esperienza estremamente semplice e popolare. Seguito da uno stuolo di bambini con rami e candele, B. era solito introdurre le sue prediche, che teneva instancabilmente nelle chiese e nelle piazze cittadine, con una lode della Trinità in volgare e un triplice alleluia; poi, intonata la trombetta, aggiungeva parole di esortazione e finiva con un inno latino alla Vergine. Ma la sua esperienza parmigiana fu di breve durata: poco tempo dopo egli infatti abbandonò la città per lasciare il posto a frati domenicani e francescani. Verso quale direzione dirigesse i suoi passi non è noto: Salimbene riferisce di averlo visto anche a Pisa, ma le cronache pisane non accennano alla presenza in questa città di Benedetto.
Manifestazioni del tutto analoghe a quelle descritte da Salimbene si svolsero nello stesso anno 1233 anche nel Regno di Sicilia. Riccardo da San Germano ricorda infatti nella sua cronaca che nel giugno di quell'anno apparve a San Germano un certo frate i cui atteggiamenti richiamano quelli di Benedetto. Anche lui si serviva di un corno per convocare i fedeli. cantava tre volte l'alleluia e le lodi della Trinità e concludeva con un inno alla madre di Dio. Pare che questo stesso frate riuscisse in seguito a raccogliere intorno a sé tanti seguaci da indurre l'imperatore Federico II a protestare presso papa Gregorio IX contro gli assembramenti provocati dalle sue devozioni. La sorprendente analogia dei due casi indusse il Sutter a identificare questo frate con B., ma il Winkelmann, richiamandosi alla circostanza che Riccardo da San Germano parla di un "frater I." escludeva tale ipotesi.
Fonti e Bibl.: I. F. Böhmer, Regesta Imperii, V, a cura di J. Ficker e E. Winkelmann, Innsbruck 1881-1901, nn. 219o, 13126a; Chronica fratris Salimbene do Adam ordinis Minorum, a cura di O. Holder-Egger, in Monum. Germaniae Historica, Scriptores, XXXII, Hannoverae et Lipsiae 1905-1913, pp. 71 s.; Chronicon Parmense ab anno 1038usque ad annum 1338, a cura di G. Bonazzi, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., IX, 9, p. 10; Ryccardi de Sancto Germano notarii Chronica, a cura di C. A. Garufi, ibid., VII, 2, p. 185; C. Sutter,.Johann von Vicenza und die italienische Friedensbewegung im Jahre 1233, phil. Diss., Freiburg 1891, pp. 15, 29-32, 172, 176; E. Winkelmann, Kaiser Friedrich II., II, Leipzig 1897, pp. 439 s., 442; E. Kantorowicz, Kaiser Friedrich der Zweite, Berlin 1927, p. 364.