WALDECK, Benedikt Franz Leo
Uomo politico tedesco, nato il 31 luglio 1802 a Münster, morto il 12 maggio 1870 a Berlino. Magistrato, si batté per l'uguaglianza giuridica e per l'indipendenza della magistratura e sostenne il principio della divisibilità della proprietà terriera. Nel 1846 era nominato membro della corte suprema di Berlino. Col '48 entrò sulla scena politica. Eletto deputato all'Assemblea nazionale prussiana, divenne il capo delle sinistre. Eletto presidente della commissione per la revisione del progetto di costituzione presentato dal governo, redasse i "diritti fondamentali". Il progetto, che fu chiamato "Carta Waldeck", era ispirato al principio d'una monarchia democratica con una sola camera. Vi si abolivano le decime, i privilegi feudali, l'esenzione dalle imposte fondiarie. e vi era garantita la libertà personale.
Prese parte con grande coraggio ed energia alle tempestose discussioni provocate dai tumulti della piazza e dalla minaccia della controrivoluzione. Eletto il 26 ottobre vicepresidente dell'assemblea, propose la nomina d'una commissione dell'assemblea per i provvedimenti atti a sostenere la situazione. Occupata Berlino dal generale F. H. E. von Wrangel, aggiornata l'assemblea, sciolta la guardia civica, proclamato lo stato d'assedio, il W. fu tra i più arditi fautori della resistenza. Nella riunione della sala Mielenz, il 15 novembre, approvò la mozione che negava al governo il diritto di levar imposte, finché l'assemblea non fosse riconvocata, e cacciò dalla sala l'ufficiale incaricato di sciogliere la riunione. Si rifiutò di recarsi a Brandeburgo, dove il governo aveva riconvocato l'assemblea e respinse la Carta octroyée del 5 dicembre 1848. Rieletto nel 1849 alla seconda camera prussiana, contestò la legalità della Carta. Dopo che Federico Guglielmo IV ebbe respinto la corona imperiale offertagli dall'Assemblea nazionale di Francoforte, sostenne che la questione nazionale poteva esser risolta soltanto da un "imperatore del popolo", deciso a rispettare le libertà popolari. Allorché la Camera accolse la sua mozione per la cessazione dello stato d'assedio, il governo rispose con lo scioglimento. Il 16 maggio 1849 era arrestato. Accusato d'aver voluto instaurare una repubblica socialdemocratica unitaria in Germania, fu processato sulla base di lettere falsificate e di false testimonianze di agenti provocatori. Assolto, fu portato in trionfo dal popolo.
Avendo frattanto il governo introdotto il sistema dell'elezione per classi e soppresso il voto segreto, W. si ritirò dalla scena politica riprendendo il suo posto di giudice. Ricomparve soltanto dieci anni dopo, quando, con la reggenza e l'ascesa al trono di Guglielmo I, sembrò aprirsi una nuova era. Deputato al Landtag, fondò nel 1861 il partito progressista (Deutsche Fortschrittpartei in Preussen), si batté contro la riforma dell'esercito e in difesa della Landwehr, fu indomabile avversario di Bismarck. In politica estera si oppose alla convenzione russo-prussiana del 1863, difese i Polacchi e negò i crediti per la guerra contro la Danimarca.
Dopo il 1866 il suo partito si indebolì. L'ala destra si staccò e formò il partito liberale-nazionale. Egli rimase all'opposizione. Nel Reichstag costituente del Norddeutscher Bund e nella Camera prussiana attaccò il progetto della costituzione federale e l'istituzione del Bundesrat, sostenendo la necessità d'un governo centrale con ministri responsabili. Rimase capo dell'estrema sinistra anche nel primo Reichstag del Norddeutscher Bund, fedele sino all'ultimo alla dottrina politica accolta in gioventù, incapace di compromessi.
Bibl.: Le sue Briefe u. Gedichte furono edite a cura di C. Schlüter, Paderborn 1883; G. Eberty, W., ein Lebensbild, Berlino 1870; H. B. Oppenheim, B. F. L. W., ivi 1880; W. Biermann, B. F. L. W., Paderborn 1928.