beneplacito
Voce dotta (cfr. il tardo latino beneplacitum, che si incontra in autori cristiani): in Cv II II 2 li spiriti de li occhi miei a lei [la Donna gentile della Vita Nuova] si fero massimamente amici. E così fatti, dentro [me] lei poi fero tale, che lo mio beneplacito fu contento a disposarsi a quella imagine. Il termine ricorre anche in Mn II IV 3, IX 13; III w 11; VE I IX 6 e 10. Esso designa la libera espressione della volontà, tanto in Dio che negli uomini, e come tale indica il loro ‛ volere ' o ‛ arbitrio '. L'uso prevalente del termine nel latino cristiano spiegherebbe l'uso analogo dantesco nelle opere latine, dove designa la decisione libera e insindacabile di Dio (Monarchia) o l'arbitrario volere degli uomini (De vulgari Eloquentia).