benessere sociale, funzione del
Concetto centrale nell’economia del b., tale funzione (Social Welfare Function, SWF) consiste nel costruire uno strumento analitico che consenta l’aggregazione delle preferenze individuali in preferenze collettive, al fine di guidare le scelte pubbliche, tra i diversi equilibri di ottimo paretiano possibile (➔ Pareto, ottimo di), verso quello ritenuto socialmente ottimo. Seppure rintracciabile in nuce nelle argomentazioni di J. Bentham (1789), J.S. Mill (1859), F.Y. Edgeworth (1925) e A.C. Pigou (1920), il concetto fu dapprima introdotto, nel quadro dell’analisi paretiana, da A. Bergson (1938) e poi, successivamente, approfondito da P.A. Samuelson (1947).
Il sottostante delle funzioni del b. s. è rappresentato dalle curve di indifferenza individuali dei consumatori (rispetto a due beni x1 e x2), rappresentative delle funzioni di utilità individuali, U=f(x1,x2). Tramite la mappa delle curve di indifferenza si ottiene, per ogni consumatore, un ordinamento completo di preferenze che, dato il vincolo di bilancio, lo orienta verso la scelta economica a più elevata utilità. Allo stesso modo, per una collettività di due individui (A e B), si possono avere infinite situazioni di ottimo paretiano, con diversi livelli di utilità individuale (Ua, Ub), tutte potenzialmente raggiungibili e tra loro indifferenti sotto il profilo dell’efficienza.
Il quesito, analogamente a quello affrontato per il singolo consumatore, risiede nell’esigenza di ottenere, dati gli ordinamenti completi di preferenza individuale, un ordinamento altrettanto completo di preferenze sociali (collettive). Questo passaggio fa assumere allo strumento analitico il nome di funzione del b. s. Bergson–Samuelson, esprimibile con: W=f(U1, U2, …, Un), riferita a una collettività di 1, 2,…, n individui, dove W indica l’utilità sociale, Ui l’utilità dell’i-esimo individuo, con dW/dUi>0 la variazione di b. s. correlata positivamente alla variazioni dell’utilità individuale. La ‘variante individualista’, introdotta da Samuelson (1947), consiste nella specificazione del giudizio di valore per cui il b. s. (W) è determinato solo dalle preferenze individuali dei singoli cittadini che compongono la società. Con l’introduzione di un ordinamento completo delle preferenze collettive, la funzione del b. s. di Bergson-Samuelson è ordinalista e può, a ben vedere, essere interpretata come il punto di arrivo delle critiche degli ordinalisti degli anni 1930 (Robbins, 1932) all’impostazione cardinalista della vecchia economia del b. (Pigou, 1920).
L’andamento della funzione esprime importanti implicazioni di ‘giustizia’ sociale. Nel caso della funzione Bergson-Samuelson, infatti, la pendenza della funzione (Tasso Marginale di Sostituzione sociale, TMS), ossia il rapporto incrementale tra le variazioni di utilità dei due individui, che lascia la collettività indifferente, è sempre decrescente e la funzione rappresentativa è pertanto convessa. Il TMS, che indica di quanto, al diminuire dell’utilità di un individuo, si deve incrementare l’utilità dell’altro, al fine di rimanere socialmente indifferenti, realizza il principio della compensazione (o indennizzo), che permette il confronto interpersonale fra perdite e guadagni di utilità. La convessità di tale funzione del b. s. implica che la disuguaglianza tra le utilità individuali sia socialmente indesiderabile. Maggiore è la convessità, maggiore sarà l’intollerabilità sociale alla disuguaglianza tra i due individui.
Così impostato, il quadro analitico tracciato consente di recuperare e di esporre il pensiero di alcuni filosofi ed economisti che hanno affrontato questi temi. In particolare, tra le funzioni del b. s. è possibile inserire l’impostazione utilitaristica (cardinalistica) di Bentham (1789) e il neo-contrattualismo di J. Rawls (1971).
Lo scopo dell’azione sociale, per Bentham (➔), è quello di promuovere la maggiore felicità del maggior numero di cittadini. La funzione cosiddetta benthamiana, considerato che l’utilità di ciascun individuo vale quanto quella dell’altro, è data dalla somma delle utilità individuali, ovvero: W=Ui, dove i=1, 2,…, n individui. La funzione è lineare e il TMS è negativo e costante (−1). L’assenza di convessità implica che le utilità individuali abbiano lo stesso peso e che vi sia totale assenza di avversione alla disuguaglianza (fatte salve le considerazioni sull’utilità marginale decrescente del reddito).
Rawls, in A theory of justice (1971), reinterpreta i confronti interpersonali. Egli argomenta che «la giustizia è il primo requisito delle istituzioni sociali, così come la verità lo è dei sistemi di pensiero». Il principio dell’uguale libertà degli individui e il principio di differenza (una distribuzione eguale è sempre da preferirsi, a meno che non ne esista un’altra che faccia stare meglio entrambi) devono guidare le scelte sociali. La funzione sociale di Rawls assume la forma di una curva a squadra e, in termini analitici, rispetta la condizione del maximin (massimizzare l’utilità di chi sta relativamente peggio), esprimendosi come massimizzazione di W=min (Ua, Ub). La funzione alla Rawls esprime il grado più elevato di avversione alla disuguaglianza: ogni incremento nell’utilità di un solo individuo non determina mai un incremento di b. s., a meno che non si tratti di quello che sta peggio nella società.