Benessere
Benessere Dal punto di vista biopsicologico, per benessere si intende l'appagante percezione fisica e psicologica della completa e armonica realizzazione delle proprie disposizioni e funzioni. Il benessere è una condizione biopsicologica determinata dalla ottimale percezione generale e immediata del proprio corpo, risultante dall'insieme delle sensazioni (non sempre coscienti), associata a un senso di vigore e di tono corporeo positivo, in assenza di tensioni spiacevoli, provenienti dall'interno della compagine somatica, di stanchezza, fastidio, di senso di disagio e sofferenza, di pena, angustia e dolore (tutte fonti, invece, del malessere). Sia il benessere sia il malessere sono il risultato di una complessa interazione fra stato somatico fisico e condizione emotivo-affettiva. Tanto i disturbi psichici (per es., ansia, malumore, depressione, irritabilità, rabbia), quanto le disfunzioni organiche (indigestione, tensione addominale, febbre, spasmi interni, cefalea, dolenzie diffuse, oppressione toracica, 'tirature', palpitazioni ecc.) possono diminuire o cancellare del tutto la sensazione di benessere, le cui fonti possono essere sia prevalentemente psicologiche sia prevalentemente fisiologiche.Le afferenze provenienti da tutte le terminazioni nervose, esterocettive, viscerocettive, propriocettive degli apparati interni dell'organismo (muscolari, articolari, viscerali) si integrano a diversi livelli neurologici: midollari, bulbari, talamici, corticali. Inoltre, nella corteccia vi sarebbero zone che, integrando altre rappresentazioni sensoriali, consentono di realizzare la rappresentazione spaziale del corpo, il cosiddetto schema corporeo (v. spazio). Normalmente, sia gli eccitamenti afferenti proprio- e viscerocettivi sia le interazioni a base dello schema corporeo e delle sue modificazioni non superano la soglia della coscienza, traducendosi in un generico senso comune di benessere o di malessere (detto anche cenestesi). Anche gli stimoli metabolici e quelli dei bisogni organici (sete, fame, sesso, riposo, sazietà) sono retti non soltanto da sensazioni locali ma anche da una sensazione diffusa generale, espressione del bisogno, soddisfatto o da soddisfare, e quindi determinante uno stato cenestesico da moderato a intenso, a tonalità sgradevole, di fastidio, di peso, di smania, di oppressione, di accasciamento (malessere), oppure a tonalità gradevole, di rilassamento, di piacevolezza, di comodo, di pienezza robusta, di agio, di sentirsi in forma (benessere). Il sentimento del benessere (e del malessere) concerne dunque lo stato generale del corpo e della vita, situandosi a livello intermedio tra le sensazioni somatiche (fisiologiche) e i sentimenti, psichici e spirituali (Baruk 1938). Si può anche dire che il benessere non è altro che l'espressione di bisogni organici soddisfatti, di assenza di dolori, o di esigenze psichiche realizzate o assenza di frustrazioni; è il momento positivo della semplice coscienza di esistere (Jaspers 1948) o, meglio, quello stato d'essere dell'organismo che è la sintesi integrativa del sentimento della propria personalità con la tonalità affettiva di base e con le esigenze dell'Io.La mancanza del benessere si traduce molto spesso ‒ ma non sempre: per es. negli stati di indolenza, di apatia ‒ nel vissuto cenestopatico, cioè in un vissuto di malessere continuo o subcontinuo, non associabile a una specifica parte del corpo o a una particolare funzione, ma generale e diffuso, in presenza o meno di una base organica. Le cenestopatie sono proprie degli stati tossinfettivi iniziali, di condizioni di grande astenia, spossatezza, sfinimento, scoramento, ma soprattutto sono caratteristicamente rilevabili nei più svariati stati psiconeurotici, in particolare neurastenici, in molti quadri psicotici distimici e depressivi, in deliri allucinatori cronici come le cosiddette allucinazioni cenestopatiche (Scharfetter 1991). Stati di intenso benessere si osservano nelle esaltazioni maniacali, negli stati di eccitamento da sostanze come metedrina, cocaina, crack, estasi, in certe ebbrezze alcoliche, in stati di elazione pseudomistica, nelle euforie proprie di alcuni deliri di grandezza o di trasformazione.In genere, gli stati di malessere tendono a durare più a lungo degli stati di benessere (la tristezza dura più a lungo della gioia, come dice R.M. Rilke) e sono notevolmente dipendenti dall'età (fanciullezza, vecchiaia). bibl.: h. baruk, Psychiatrie, Paris, Masson, 1938; u. galimberti, Il corpo, Milano, Feltrinelli, 1983; k. jaspers, Allgemeine Psychopathologie, Berlin, Springer, 19485 (trad. it. Milano, Sansoni, 1964); c. scharfetter, Allgemeine Psychopathologie. Eine Einführung, Stuttgart, Thieme, 19913 (trad. it. Milano, Feltrinelli, 1992).