BENĪ GHĀNIYAH (Banū Ghaniyah)
Dinastia araba nelle Baleari e nell'Africa settentrionale, discendente da un ‛Alī ibn Yūsuf, capo di una tribù berbera donde uscirono gli Almoravidi, il quale aveva sposato una parente di Yūsuf ibn Tāshufīn, il conquistatore almoravide della Spagna, chiamata Ghāniyah, che legò il nome ai suoi discendenti. Dei due figli di ‛Alī il primo, Yaḥyà, governatore della Spagna occidentale e signore di Cordova, dopo aver combattuto valorosamente contro i regni cristiani di Aragona e di Castiglia e contro gli Arabi spagnoli ribellatisi agli Almoravidi, finì, dopo la caduta di questi ultimi, col dichiararsi vassallo di Alfonso VII di Castiglia (540 èg., 1146. d. C.) e, poco dopo, col riconoscere la supremazia degli Almohadi, sopraggiunti alla conquista della Spagna (543 èg., 1149). Il secondo figlio di ‛Alī, Muḥammad, governatore delle Baleari, non volle riconoscere gli Almohadi, e si atteggiò a sovrano indipendente (o meglio dipendente teoricamente dal califfato abbaside di Baghdād), facendo del suo piccolo stato il centro dell'estrema resistenza almoravide. Suo figlio Isḥāq (c. 550-580 èg., 1155-1184) rafforzò la propria posizione, specialmente esercitando la guerra di corsa e facendo delle Baleari una delle più notevoli potenze marinare del Mediterraneo occidentale, con cui Genova e Pisa strinsero trattati (il testo arabo e latino di quelli con Genova, del 1181 e 1188, è pubblicato dal de Sacy, in Notices et Extraits des Manuscrits, XI, 1827, p. 7 segg.; di quello con Pisa, del 1184, dall'Amari: I diplomi arabi del R. Archivio fiorentino, Firenze 1863, pp. 14, 230, 273 segg.): i commercianti delle due repubbliche vi ebbero diritto di dimora stabile. Ma il prevalere della potenza almohade costrinse i Benī Ghāniyah a venire a patti: il figlio di Isḥāq, Muḥammad, dovette, alla morte del padre, accogliere a Maiorca un residente almohade. Pochi mesi dopo, tuttavia, una rivolta lo depose e gli sostituì il fratello ‛Alī.
Questi, noto col nome di ‛Alī ibn Ghāniyah, è la più cospicua personalità della dinastia: concepito l'audace disegno di portare la lotta contro gli Almohadi nel centro stesso del loro impero, in Africa, sbarcò all'improvviso a Bugia con un piccolo corpo di truppe, si alleò con tutti gli elementi ostili agli Almohadi (i partigiani della caduta dinastia dei Ḥammādidi di Tunisi, i beduini arabi, il turco Qarāqūsh, già ufficiale di Saladino, che si era fatto signore di Tripoli e del suo retroterra) e, battuti ripetutamente gli Almohadi, s'impadronì di quasi tutta la parte orientale del loro impero, facendo centro della sua potenza le regioni deserte a sud del massiccio dell'Aurès, dove si rifugiava, imprendibile, ogni volta che le forze soverchianti degli avversarî lo costringevano alla ritirata. ‛Alī si proclamò legittimo successore degli Almoravidi ed ebbe l'investitura dal califfo abbaside.
Il suo fratello Yaḥyà, succedutogli nel 584 (1188-9), ne continuò le conquiste, dapprima in accordo con Qarāqūsh; poi, venuto a lite con lui, gli tolse quasi tutto lo stato costringendolo a rifugiarsi a sud della Tripolitania, a Waddān, dove varî anni più tardi (609, 1212-13) lo sconfisse e uccise. Yaḥyà era per tal modo signore di tutta la Tunisia e Tripolitania; ma il suo dominio non fu mai stabile: a varie riprese, nel suo lunghissimo regno di quasi cinquant'anni, ne perdette e ne riconquistò la maggior parte. Tuttavia le sue imprese furono uno dei fattori più cospicui dello sfacelo della potenza degli Almohadi, logorati dalla guerra coi regni cristiani di Spagna e dalle ribellioni delle tribù berbere e arabe d'Africa. Quando in Tunisia sorse la dinastia degli Ḥafṣidi, il vecchio capo dei Benī Ghāniyah non riuscì a tener loro testa: battuto, si rifugiò un'ultima volta nel deserto, donde usciva periodicamente a compiere scorrerie verso le città della costa, finché fu ucciso presso Milyānah nel 633 (1237-8), e con lui si estinse la sua dinastia.
Le Baleari, culla della potenza dei Benī Ghāniyah, erano già da tempo (600, 1203) cadute in potere degli Almohadi, cui succedettero i re di Aragona.
Bibl.: A. Bel, Les Benou Ghânya, derniers représentants de l'empire almoravide, Parigi 1903 (Bull. de Corr. Afric., XXVII); M. Amari, I Diplomi arabi del R. Archivio fiorentino, Firenze 1863, pp. xxxvi, xl-xliii.