CESI, Beniamino
Nacque a Napoli il 6 nov. 1845 da Napoleone e da Vincenza Simonetti. Avviato dal padre allo studio della musica ancora fanciullo, rivelò prestissimo, una singolare predisposizione per il pianoforte tanto che all'età di undici anni, stando a quanto riferisce il figlio Sigismondo, venne affidato a Sigismondo Thalberg, una straordinaria figura di virtuoso della tastiera, che, dopo aver raggiunto nel pur vario e ricco ambiente concertistico internazionale fama e onori, si stabilì poi a Napoli divenendo una delle figure di maggiore prestigio del pianismo partenopeo. Tuttavia secondo quanto riferito dal Fano, che a sua volta riporta una notizia di Alessandro Longo, il C. avrebbe iniziato lo studio del pianoforte all'età di nove anni con Luigi Albanesi, un apprezzato pianista romano, che intuita la non non comune musicalità del giovanissimo allievo avrebbe pensato di affidarlo al più autorevole Thalberg. È comunque certo che, entrato come alunno interno nel conservatorio musicale di S. Pietro a Maiella, per studiarvi armonia, contrappunto e composizione sotto la guida di Salvatore Pappalardo e di Saverio Mercadante, direttore del conservatorio, in considerazione dei risultati ottenuti, ricevette l'autorizzazione per il Thalberg, che non faceva parte del corpo insegnante, di recarvisi regolarmente due volte la settimana per impartirgli lezioni di pianoforte. I progressi rapidamente ottenuti indussero il Thalberg ad organizzare un concerto per presentare al pubblico napoletano il suo unico allievo, che nel 1865, riportò un successo straordinario entrando di diritto a far parte del mondo concertistico internazionale.
Frattanto nel 1863 il C., a soli diciotto anni, aveva vinto per concorso la cattedra di pianoforte nel conservatorio in cui per tanti anni era stato allievo, superando rivali di tutto rispetto come Francesco Simonetti, Costantino Palumbo e Guglielmo Nacciarone. L'attività concertistica ritardò tuttavia l'impegno didattico che iniziato nel 1866 si prolungò fino al 1885; in esso il C. profuse senza risparmio i doni della sua musicalità formando schiere di allievi e contribuendo a tenere alto il nome della scuola pianistica napoletana, di cui fu senza dubbio l'esponente più rappresentativo soprattutto per la lunga e costruttiva operosità didattica. In possesso di una tecnica brillante e precisa, unita a una, conoscenza approfondita della produzione pianistica e clavicembalistica italiana ed europea, poté affrontare con successo la carriera concertistica rivaleggiando con i nomi più prestigiosi del pianismo europeo. Si esibì infatti, oltre che nei maggiori centri italiani, in Francia, in Egitto, in Russia e in Inghilterra, riportando ovunque successi entusiastici per il rigore stilistico cui erano improntati i suoi programmi.
Fu infatti tra i primi a diffondere le composizioni clavicembalistiche di J. S. Bach, le sonate di Domenico Scarlatti e la produzione, di Jean Philippe Rameau, di cui fu interprete brillante ed efficace. Non trascurò naturalmente la produzione romantica e, accanto all'opera pianistica beethoveniana - tra l'altro per primo eseguì in Italia quell'autentico monumento della letteratura pianistica che è la Sonata op. 106 - eseguì per tutto l'arco della sua carriera le composizioni di Chopin, Mendelssohn, Liszt, Brahms e soprattutto di Schumann, di cui diffuse la produzione più significativa con memorabili interpretazioni.
Nel 1885 il C. si recò a Pietroburgo su invito di Anton Rubinstein, che gli affidò la cattedra di pianoforte nel conservatorio imperiale da lui fondato. Non tralasciò peraltro l'attività concertistica e durante il soggiorno pietroburghese sotto la direzione dello stesso Rubinstein eseguì il Concerto in si bemolle minore op. 66 per pianoforte e orchestra di Giuseppe Martucci, il più famoso dei suoi allievi, destinato insieme con Sgambati e con F. Busoni a divenire uno dei protagonisti del rinnovamento strumentale italiano. La sua attività durante gli anni di permanenza in Russia fu particolarmente intensa soprattutto sul piano didattico; su proposta dello stesso Rubinstein fu infatti nominato ispettore generale negli educandati imperiali e fino al 1891 si dedicò attivamente all'insegnamento formando numerosissimi allievi.
Colpito da paralisi al braccio sinistro, fu costretto a tornare a Napoli dove iniziò a lavorare al suo metodo per pianoforte; ripreso nel 1892 l'insegnamento, nel 1894 gli venne offerta una cattedra di pianoforte nel conservatorio di Palermo. Trasferitosi nel 1900 a Roma per assumere la direzione di una scuola musicale cooperativa, nel 1902 fece ritorno a Napoli chiamatovi dal Martucci, che divenuto direttore del conservatorio gli affidò l'incarico d'insegnamento di musica d'insieme che tenne fino alla morte, avvenuta a Napoli il 19 genn. 1907.
Il nome del C. è legato soprattutto all'attività concertistica e alla didattica; tuttavia egli si dedicò anche alla composizione e lasciò varie pagine pianistiche tra cui si ricordano: Fuga in mi bemolle op. 17, Napoli s. d.; Pensieri musicali op. 25, in Fiori e foglie, Milano 1875; Melodia, in Monumento a Bellini, Napoli 1879; Due Notturni op. 51, Milano s. d.; Gavotta op. 52, ibid. s. d.; Minuetto op. 53, ibid. s. d.; Sei studi per ilperfezionamento del pianoforte su temi di F. Schubert op. 54, ibid. s. d.; Studio in istilepolifonico per il metodo di S. Lebert e L. Stark, Grosse theoretisch-praktische KlavierSchule, Stuttgart 1858, poi tradotto in italiano da A. Berwin con il titolo Gran metodoteorico-pratico per lo studio del pianoforte, Milano 1860; inoltre varie trascrizioni di brani tratte da opere, tutte pubblicate a Milano per lo più dall'editore Ricordi, senza indicazione di data, tra cui: Fantasia sulFaust di C. Gounod op. 18; Romanza nelFaust liberamente trascritta op. 22; Rimembranze sul Matrimonio segreto. Fantasia op. 23 (D. Cimarosa); Pezzo sull'Aida di G. Verdi op. 26; Pensieri dell'opera Aida di Verditrascritti liberamente a quattro mani; Falstaffdi Verdi; Manon Lescaut di Puccini; Quattro Minuetti di Boccherini. Lo si ricorda inoltre per un'opera teatrale, Vittor Pisani (mai rappresentata), per una Tarantella per pianoforte e orchestra e per varie liriche per canto e pianoforte (cfr. La Musica,Diz.).Lasciò manoscritto: Storia ed origine del pianoforte (1905: Napoli, Conserv. di S. Pietro a Maiella) e La technique du piano, poi pubblicato con revisione e aggiunte di I. Philipp, Milano 1914. La sua fama è comunque legata al monumentale Metodo teorico pratico per lo studio del pianoforte in dodici fascicoli, Milano 1893, seguito da una Continuazione, ibid. 1896-1904; Programma d'insegnamento del pianoforte, ibid. 1904. Pubblicò inoltre revisioni di vari autori, tra cui: di D. Scarlatti, 48 nuove Sonate, Milano s. d.; di F. Chopin, Raccolta completa delle sue composizioni, in diciotto volumi, ibid. 1905, oltre alle più importanti composizioni di J. S. Bach, R. Schumann, F. Mendelssohn-Bartholdy, L. van Beethoven e numerosialtri compositori, raccolte in Repertorio del pianista. Pezzi scelti di autori antichi (dieci volumi) e Pezzi scelti di autori classici (ventuno volumi), pubblicati a Milano rispettivamente dagli editori Lucca e Ricordi (s. d.). Insieme con Sgambati, Martucci, Consolo e altri pianisti-compositori fioriti più o meno nello stesso periodo, il C. contribuì alla rinascita della musica strumentale italiana; la sua intensa attività concertistica, come del resto la lunga esperienza didattica, promosse nel pubblico del tempo il risorgere di rinnovati interessi nei confronti della produzione cameristica classico-romantica, in gran parte dimenticata per il crescente predominio del melodramma, che aveva in un certo senso condizionato e comunque limitato la formazione di un gusto musicale prettamente strumentale. Al suo nome è legata tra l'altro la costituzione d'una scuola alla quale si formarono valorosissimi allievi, attivi anche all'estero in vari settori dell'arte musicale, tra i quali si ricordano, oltre al Martucci che fu il più illustre dei suoi discepoli, Pietro Floridia, Florestano Rossomandi, Giuseppe Cotrufo, Alessandro Longo, Luigi Romaniello, Francesco Cilea, Ernesto Marciano, Pietro Boccaccini, oltre ai figli Napoleone e Sigismondo, per non citare che i più famosi.
La sua fama è comunque legata, più che all'attività di compositore, a quella di didatta e di revisore e in particolare al metodo teorico-pratico di tecnica pianistica, con cui offrì un panorama quanto mai ricco della produzione pianistica europea, in gran parte sconosciuta o ignorata in certi ambienti musicali italiani ancorati ad un pericoloso e inerte provincialismo. La gloriosa scuola pianistica napoletana trovò nel C., considerato sotto vari aspetti il suo fondatore, il suo rappresentante più autorevole, capace di assimilare i vari stili del pianismo internazionale, che alla fine del XIX secolo aveva trovato nella città partenopea un fertile centro di propagazione. Oggi parte delle sue edizioni critiche, secondo quanto sostenuto dal Casella, appaiono forse superate e talora discutibili, come quelle chopiniane, per la diteggiatura e il pedale, tuttavia è ancora in gran parte valido il criterio didattico del suo metodo costituito da una successione progressiva di esercizi, con cui vengono affrontati determinati problemi tecnici presentati per gradi e sullo studio serio e approfondito dei classici della tastiera antichi e moderni, attraverso i quali deve formarsi non soltanto un bagaglio di nozioni tecnico-meccaniche ma soprattutto svilupparsi il gusto musicale e la personalità artistica dei discenti, troppo, spesso condizionati esclusivamente da problemi di natura esclusivamente tecnica.
Pianista e compositore fu anche il figlio Napoleone, nato a Napoli il 24 ag. 1867. Allievo del padre, fu precocissimo e a soli dieci anni iniziò la carriera concertistica presentando sue composizioni. Nel 1881 con l'Epicedio in nome di Garibaldi vinse il concorso bandito dall'Archivio musicale di Napoli e nel 1885, recatosi a Parigi, fu vincitore di un altro concorso con il Lamento in morte di Victor Hugo per pianoforte. Allievo del conservatorio di S. Pietro a Maiella, studiò il pianoforte con P. Serrao; la composizione con L. Rossi e P. Platania. Affermatosi anche come compositore, nel 1892 ex aequo con F. Busoni vinse a Pietroburgo il concorso internazionale A. Rubinstein presentando la Sonata in re minore per violino e pianoforte, un concerto per pianoforte e orchestra e quattro pezzi per pianoforte. Nel 1896 ottenne la cattedra di pianoforte al conservatorio di Palermo, poi passò alla scuola nazionale di musica di Roma e nell'istituto dei salesiani di Caserta. Nel 1927 fu nominato ad honorem docente di pianoforte nel liceo musicale "Umberto Giordano" di Foggia. Fondò e diresse i licei musicali di Caserta e di Cassino. Ottimo pianista, emerse per la tecnica perfetta e la grande sensibilità musicale; fu anche apprezzato didatta e dalla scuola uscirono valorosi allievi, tra cui si ricordano Mario Ceccarelli, Eugenio Coppola e Franz Carella.
Dedicatosi anche alla composizione, della sua produzione in gran parte inedita si ricordano: Berceuse per violino e pianoforte (Milano 1914); Moto perpetuo per violino e pianoforte (ibid. 1914); Nonetto per due violini, viola, violoncello, contrabasso, flauto, clarino, corno e fagotto; Quartetto in si minore; Konzertstück per pianoforte e orchestra; liriche per canto e pianoforte; pezzi per pianoforte e musica da camera; fu autore inoltre dell'operetta Amor vince (Napoli 1888) e delle opere Gli adoratori del fuoco e Cecilia (libretto di P. Cossa, 1904), mai rappresentate. Attivo anche come critico, collaboròcon L'Italia musicale,Musica italiana,L'Amico dei musicisti.
Morì a Napoli il 20sett. 1961.
Non meno apprezzato fu il secondogenito Sigismondo, che nacque a Napoli il 24 maggio del 1869. Anch'egli fu allievo del padre, studiò in seguito il pianoforte con Alfonso Viscardi e Alessandro Longo e armonia e composizione con Nicola D'Arienzo. Dedicatosi alla carriera concertistica, nel 1898 con Ernesto Marciano fondò il liceo musicale di Napoli, di cui fu direttore e insegnante di pianoforte.
Autore con il Marciano di numerose revisioni, curòl'edizione del Gradus ad Parnassum e di dodici sonate di M. Clementi (Milano 1915) e pubblicò un'Antologia pianistica per la gioventù in dodici volumi (ibid. 1928-29), Appunti di storia e letteratura del pianoforte (ibid. s.d.) e in collaborazione con E. Marciano Prontuario di musica (ibid. 1918).Fu apprezzato didatta e dalla sua scuola uscirono numerosi allievi affermatisi in campo internazionale, tra i quali si ricordano Vincenzo Vitale e Marta de Conciliis. Morì a Napoli il 1º sett. 1936.
Fonti e Bibl.: Necrologio (per Sigismondo), in Il Corriere della sera, 3 sett. 1936; Musica d'oggi, XVII (1936), 8-9, p. 303; Il Giornale d'Italia, 3sett. 1936; P. Boccaccini, L'arte di suonare il pianoforte, Roma 1913, ad Indicem;A. Longo, B. C., in L'arte pianistica nella vita e nella cultura musicale, I(1914), n. 1; S. Cesi-E. Marciano, Prontuario di musica, Milano 1918, p. 81; A.Bonaventura, Storia e letteratura del pianoforte, Livorno 1925, pp. 29, 37 s., 46, 64, 83 s., 86, 90 s., 96, 114, 132, 135-138, 140, 143, 158, 163(per Beniamino), 140 (per Napoleone), 91, 140(per Sigismondo); S. Cesi, Appunti di storia e letter. del pianoforte, Milano s. d., pp. 37 s.; A. Brugnoli, La musica pianistica ital. dalle origini al 900, Torino 1932, ad Indicem;Maestro Leo, La musica ital. tra il XIX e il XX secolo. Il risorg. dell'arte planistica, in Corr. musicale dei piccoli (Firenze), 1º sett. 1934; A. Casella, Il pianoforte, Roma 1939, pp. 87, 141, 172 s.; L. Finizio, Quello che ogni mattina deve sapere, Milano 1950, pp. 89, 107, 109 (per Beniamino), 109 (per Napoleone), 109, 112 (per Sigismondo); F. Fano, G. Martucci, Milano 1950, p. 133; A. Della Corte-G. M. Gatti, Diz. di musica, Torino 1952, p. 119; G. Pannain, Ottoc. music. ital., Milano 1952, p. 153; P.Causa, Ricordo di Napoleone Cesi,un musicista infaticabile, in Il Quotidiano di Napoli, 13 dic. 1962; S. Martinotti, Ottocento strumentale ital., Bologna 1972, ad Indicem; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, pp. 135 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p.112; La Musica,Diz., I, p. 383; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, XV, coll. 1415 s.