Benincasa da Laterina
L'Aretin che da le braccia / fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte (Pg VI 13-14) fu, per designazione concorde dei commentatori, B. da Laterina (castello tra il Valdarno medio e il superiore sulla via per Arezzo). Valente civilista del sec. XIII, egli, secondo l'Anonimo, avrebbe insegnato nello studio di Bologna, avendovi a collega il grande Accursio. Ricoprì la carica di assessore ( giudice) in vari comuni; era in tal veste nel 1285 a Siena ove fu anche vicario del podestà, conte Guido da Battifolle dei conti Guidi, quando questi, il 25 ottobre di quell'anno, dové partire con l'esercito per vendicare la morte del conte Tollo da Prata. Durante il suo ufficio senese B. si trovò a dover giudicare alcuni membri di una famiglia di violenti e rubatori di strade che avevano sottratto a Siena un castello di Maremma (sembra Torrita), dove avevano posto la base per le loro imprese; e uno o forse due di essi perdettero la vita per mano del carnefice. I giustiziati, o piuttosto uno di essi, era parente stretto del masnadiero Ghino di Tacco (v.; i commentatori antichi oscillano fra fratello e zio; solo il Lana e il Buti sostengono che furono impiccati entrambi). Di qui l'odio inestinguibile che divampò in Ghino, il quale, saputo che B. era stato chiamato a svolgere in Roma l'ufficio di giudice, lo seguì travestito, si introdusse nella sala dove questi rendeva giustizia, e lo uccise; decapitatolo, se ne fuggì presso i suoi portando con sé, macabro trofeo, la testa della vittima.
Bibl. - Oltre agli antichi commentatori della Commedia, vedi A. Lisini - G. Bianchi Bandinelli, La Pia dantesca, Siena 1939, 89.