JACOVITTI, Benito
Nacque a Termoli il 9 marzo 1923 da Michele, ferroviere e operatore cinematografico, e da Elvira Talvacchio di origine albanese. Nel 1931 si trasferì con la famiglia a Ortona, poi a Macerata, ove frequentò per due anni le scuole commerciali, e nel 1934 a Firenze, dove, tra il 1937 e il 1940, compì i suoi studi al liceo artistico per poi iscriversi alla facoltà di architettura.
Negli anni della sua formazione, compiuta per lo più come autodidatta, si avvicinò al mondo del fumetto guardando a illustratori quali C. Schmidt, che lo interessava per l'uso del controcampo nella continua variazione delle inquadrature e per l'accurata ricostruzione degli ambienti (Bellacci, p. 116), il francese A. Dubout, per le sue grandi e affollatissime tavole, e W. Faccini, per il gusto dell'assurdo che caratterizzava l'invenzione dei personaggi.
Nel 1939 iniziò la collaborazione al periodico settimanale per ragazzi di area cattolica Il Vittorioso, per il quale lavoravano esclusivamente autori italiani, creando alcuni dei suoi personaggi più famosi quali Pippo, Palla e Pertica. Tra le storie di quegli anni si ricorda la serie a sfondo propagandistico Pippo e gli Inglesi, che ironizzava sugli Inglesi in guerra contro l'Italia. Nel 1940 nel Brivido, diretto dal disegnatore A. Manetti, aveva pubblicato Come ha visto la guerra un ragazzo sul fronte occidentale: le linee Maginot Sigfrido, la prima delle sue "panoramiche", tavole dense di personaggi, che da questo momento distingueranno ogni fase della produzione dello Jacovitti. Tra il 1940 e il 1941, con la casa editrice torinese Taurina, pubblicò una storia a puntate dal titolo Caccia grossa in cui le avventure del protagonista, l'antieroe Patacca, rappresentarono il contraltare della produzione legata al Vittorioso.
Il successo ottenuto in quegli anni gli valse anche la cura dell'ultima pagina del Vittorioso, l'unica interamente a colori, dove illustrò le vicende di Alì Babà e i quaranta ladroni e iniziò a introdurre elementi grafici estranei al contesto narrativo. Alle barchette di carta, scatole di cerini e sigarette, che cominciarono ad animare le sue tavole, si aggiunsero via via nuovi segni, come la fortunata lisca di pesce adottata nella serie ambientata nella Spagna del XVII secolo dal titolo Caramba. Nel 1942 fu inviato a Weimar dove, in occasione di un incontro della gioventù fascista europea, avrebbe dovuto disegnare le caricature dei personaggi presenti. Lo stesso anno diede vita al nuovo personaggio di Cucù, le cui storie, ambientate negli Stati Uniti, si caratterizzavano per l'uso disinvolto nei dialoghi di un lessico del tutto personale.
Dopo l'8 sett. 1943, catturato durante un rastrellamento, fu trasferito dai Tedeschi nel Nord d'Italia e internato in un campo presso Udine dove fu costretto a lavorare per la Flak, la contraerea germanica. Evaso, tornò a Firenze dove rimase in clandestinità per alcuni mesi fino alla Liberazione, continuando a inventare storie e personaggi che negli anni successivi comparvero ancora sul Vittorioso. Il 5 maggio 1945 sul primo numero della rivista Intervallo, pubblicazione della gioventù studentesca dell'Azione cattolica, uscì Pippo e il dittatore, in cui i protagonisti erano direttamente ispirati alla realtà politica contemporanea.
Nel 1943, per La Scuola editrice di Brescia, aveva illustrato per la prima volta Pinocchio di Collodi; una seconda versione apparve tre anni dopo sulle pagine del Vittorioso; e ne seguirono numerose altre. Come illustratore lo J. accompagnò con le sue tavole alcuni volumi tra cui si ricordano Il flauto magico dei fratelli Grimm, Gli incantesimi del mago Pampùss di Lina Guerrini (1944), Il pastorello e altri racconti, ancora dei fratelli Grimm (1953), Pelandrone e la fattoria di Pietro Sissa (1958). Il 1945 vide nascere la prima serie delle "cartoline", un genere che lo J. coltiverà con continuità lungo tutta la sua carriera con una ricchissima e variegata produzione. Alle cartoline, ispirate alla realtà dell'Italia appena uscita dal conflitto, alle imprese atletiche, a fenomeni di costume o d'impegno civico, affiancò, negli anni, anche la realizzazione di francobolli e di immagini finalizzate a promozioni pubblicitarie ed elettorali. L'incisività del tratto, la rapida successione delle vignette che nello spazio di poche strisce sintetizzavano brevi avventure di Cocco Bill o di Pasqualino e la vespa si dimostreranno efficaci strumenti di comunicazione commerciale anche attraverso il mezzo televisivo.
Nel dopoguerra lo J. aveva collaborato brevemente al Travaso, diretto da G. Guasta, inizialmente con lo pseudonimo di Françito, e alla pubblicazione per studenti Intervallo. Al Travaso tornerà nel 1957 con i nuovi personaggi di Bobby Cianuro, Sempronio, uomo della preistoria trasportato nel mondo contemporaneo, Pasqualino Rififì e le Vignette per così, stampate per una lettura di traverso. Lasciata Firenze per Roma, entrò in contatto con F. Fellini e M. Marchesi, con i quali creò alcune testate che ebbero vita breve. Per i comitati civici di L. Gedda, nel 1948 aveva realizzato manifesti elettorali, carte da gioco e cartoline.
Nel 1956 iniziò la sua collaborazione al quotidiano milanese Il Giorno, illustrando il supplemento per i ragazzi del giovedì e dando vita alla figura di Tex Revolver, antecedente di Cocco Bill che, creato nel 1957, ha conosciuto fama internazionale.
Nel 1968 C. Triberti, direttore del Corriere dei piccoli, poi Corriere dei ragazzi, chiamò lo J. a collaborare al settimanale. Oltre a un Jack Mandolino venato da marcati accenti surreali, propose ai lettori anche un inedito Zorro Kid e il fortunatissimo personaggio del cow boyCocco Bill.
Attento ai mutamenti della realtà contemporanea, lo J. continuò a creare personaggi che nel corso degli anni rappresentarono una testimonianza delle trasformazioni politiche e sociali dell'Italia della ricostruzione, del boom economico degli anni Settanta e Ottanta. Dal 1973 iniziò la sua collaborazione a Linus, rivista fondata da O. Del Buono e U. Eco per il quale inventò le avventure di Gionni Peppe ironizzando sul movimento studentesco. Dopo una interruzione dovuta alle contestazioni dei lettori, sulle pagine del settimanale ci sarà ancora, tra il 1981 e il 1982, la breve apparizione di Joe Balordo, protagonista di un thriller parapsicologico.
Caposaldo della produzione dello J. è stato il Diario Vitt, il fortunato diario scolastico che sarà pubblicato ininterrottamente dal 1949 al 1980. Tra il 1980 e il 1982 ideò alcune tavole erotiche con testi di M. Marchesi per la rivista Playmen, alla quale collaborava dal 1979: questo filone si concluderà nel 1993 con le quarantadue tavole del Kamasutra spaziale per le edizioni di Stampa alternativa. Nel 1995 ottenne la nomina a cavaliere della Repubblica Italiana.
Lo J. morì a Roma il 3 dic. 1997.
Tra il dicembre del 2001 e il gennaio del 2002 una mostra antologica itinerante, curata dalla figlia Silvia Jacovitti, nata dal matrimonio con Floriana Jodice, sposata nel 1949, ha riproposto la figura e la carriera dello J. presentando tavole originali, manifesti, riproduzioni. A Silvia si deve anche l'istituzione, nel 1999, della borsa di studio "Benito Jacovitti", creata per incentivare la conoscenza dell'opera di suo padre.
Fonti e Bibl.: Oltre alla documentazione conservata a Roma nell'Archivio Jacovitti si vedano: A. Candoni, Battista l'ingenuo fascista, San Lazzaro di Savena 1974; L'immagine nel libro per ragazzi: gli illustratori di Collodi in Italia e nel mondo (catal.), Trento 1977, ad nomen; E. Cassoni, Il cartellonismo e l'illustrazione in Italia dal 1875 al 1950, Roma 1984, pp. 158-161; U. Eco, Tra menzogna e ironia, Milano 1991, p. 107; D. Barbieri, I linguaggi del fumetto, Milano 1991, pp. 74, 101, 111, 269; F. Bellacci et al., Jacovitti. Il cartoonist e il mito in cinquant'anni di fumetto italiano, Bologna 1992 (con esaustiva bibliografia); G. Bono, Guida al fumetto italiano, Milano 1994, ad ind.; J. antologia 1939-1997 (catal.), Torino 1998 (con cronologia delle opere); V. Sgarbi, Elogio della medicina di J.: breve storia di un capolavoro sconosciuto, Milano 2001.