JUÁREZ, Benito Pablo
Presidente della repubblica del Messico, nato a Guelatao, nello stato di Oajaca, il 21 marzo 1806, morto a Messico il 18 luglio 1872. Discendente da razza indiana, esercitò l'avvocatura fino dal 1834. Giudice alla corte civile nel 1843, segretario del governatore provinciale d'Oajaca nel 1845, l'anno dopo fece parte di una specie di triumvirato che, in seguito a moti rivoluzionarî, fu creato nello stato d'Oajaca; poi, restaurata la costituzione federale, fu eletto deputato al Congresso. L'anno dopo ebbe la nomina a governatore d'Oajaca. Quando (1853) Santa Anna tornò al potere, il J. fu costretto all'esilio, ma nel 1855 poté tornare a Messico, dove partecipò al moto rivoluzionario diretto dal generale Álvarez che, nominato presidente, affidò al J. il Ministero di giustizia e dei culti. Si dimise quando il Comonfort succedette all'Álvarez, ottenendo però la carica di governatore provvisorio di Oajaca. Contrario all'elezione presidenziale del generale Zuloaga, il J. si ritirò a Vera Cruz, organizzandovi un governo provvisorio, per cui scoppiò la guerra civile, durante la quale egli fu sconfitto dal generale Miramón, succeduto poi (23 dicembre 1858) allo Zuloaga nella presidenza della repubblica, e che marciò su Vera Cruz difesa dal J. Il quale, intesosi col governo degli Stati Uniti, che strinse con lui un compromesso per il protettorato sulle provincie di Chihuahua e Sonora, confinanti con la California, poté ottenere aiuti d'armi, di danaro, di vettovaglie, che valsero a sostenere con successo gli assalti del Miramón, costretto a ritirarsi a Messico, quindi a rifugiarsi in Europa. Il J. entrò da vincitore nella capitale della repubblica (11 gennaio 1861), e, riconosciuta la sua autorità dall'Inghilterra e dalla Francia, l'11 giugno si fece eleggere per un quadriennio presidente della repubblica. Il Messico si trovava però in condizioni finanziarie e ammistrative assai disastrose; tentò il J. di rimediare alle prime con la confisca dei beni ecclesiastici e con forzate esazioni d'ogni sorta; quando però (17 luglio 1861) emanò un decreto con cui sospendeva per due anni il pagamento degl'impegni assunti con la Francia e con l'Inghilterra, queste, d'intesa con la Spagna, decisero d'intervenire militarmente negli affari messicani. In realtà solo la Francia inviò un corpo di spedizione, poiché le altre due potenze si erano nel frattempo messe d'accordo col J., il quale, avendo contratto un prestito con gli Stati Uniti, ottenuti pieni poteri dal Congresso, e prese rigorose misure contro i suoi avversarî all'interno, si dispose a combattere contro l'invasore francese, ottenendo sulle prime qualche successo, specialmente a Puebla; ma quando i Francesi, avuti dei rinforzi, ripresero l'offensiva, il J. dovette evacuare Messico e rifugiarsi a San Luis Potosí (31 maggio 1863). Instaurato, mercé le vittorie francesi, l'impero messicano di Massimiliano d'Austria (v.), il J. fu costretto a desistere dalla lotta e a rifugiarsi (agosto 1864) a El Paso del Norte, verso la frontiera degli Stati Uniti, con i quali rimase sempre in contatto. Riprese le ostilità quando il corpo di occupazione francese abbandonò il Messico (gennaio 1866), e con una serie di guerillas riescì a impadronirsi di Matamoros (25 giugno 1866), costringendo Massimiliano ad abbandonare Messico e a rifugiarsi a Querétaro, dove fu fatto prigioniero, poi fucilato (19 giugno 1867). Due giorni dopo l'esercito repubblicano entrava in Messico, dove il J. convocò il Congresso nazionale, e si fece rieleggere alla presidenza (25 dicembre 1867).
Nel suo messaggio il Juárez annunziò riforme in senso liberale; quindi concesse una completa amnistia, promulgò una legge sulla stampa, e il 16 settembre 1869, inaugurando il quinto Congresso costituzionale del Messico, poté dichiarare che il paese godeva di grande prosperità e di essere in amichevoli rapporti con le potenze estere. Nel febbraio del 1870 dovette tuttavia sedare una rivolta in alcune provincie. Riconfermato nella presidenza della repubblica il 20 settembre 1871, una nuova rivolta, fomentata da generali avversi al J., minacciò di riuscir fatale al Messico, che fu per più mesi in preda all'anarchia; nel frattempo il J. moriva per un colpo apoplettico.
Bibl.: Burke, A Life of B. J., Londra 1894; A. Pereyra, J. discutido como dictator estadista, Messico 1904; F. Bulnes, El verdadero J., Messico 1904; id., J. y las revoluciones de Ayutla y de Reforma, Messico 1905; García Jenaro, J., Messico 1907.