benivolenza (benvoglienza)
Nel senso proprio di " disposizione della volontà al bene ", " affetto ", " simpatia " che lega una persona a un'altra, in Pg XXII 16, detto da Virgilio a Stazio: mia benvoglianza inverso te fu quale / più strinse mai di non vista persona (cfr. anche Detto 330; in Fiore XXXIX 5 e CII 7 ha il valore più attenuato di " affabilità ").
Di un rapporto amichevole fra due persone si tratta anche in Cv III XI 8 Ne la 'ntenzione d'Aristotile... quelli si dice amico la cui amistà non è celata a la persona amata e a cui la persona amata è anche amica, sì che la benivolenza sia da ogni parte (cfr. Arist. Eth. nic. VIII 2, 1155 b 33 -1156 a 5 " Benevolentiam enim contrapassis amicitiam esse. Vel apponendum non latentem... Amicos autem qualiter aliquis dicat latentes, ut habent sibi ipsis? Oportet ergo bene velle ad invicem, et velle bona non latentes propter unum aliquod dictorum "), dove però D. intende dimostrare quale debba essere il rapporto tra il filosofo e la sapienza: continua infatti, nello stesso paragrafo: E così, acciò che sia filosofo, conviene essere l'amore a la sapienza... conviene essere lo studio e la sollicitudine... sì che familiaritade e manifestamento di benivolenza nasce tra loro. Il termine ricorre ancora, sempre nel senso di " buona disposizione ", " affetto ", ma a proposito del volgare, in Cv I XIII 1 (per beneficio e concordia di studio e per benivolenza di lunga consuetudine l'amistà è confermata e fatta grande), e 8 (Anche c'è stata la benivolenza de la consuetudine: da notare in entrambi i casi l'espressione ‛ benivolenza di consuetudine '). Cfr. Arist. Eth. nic. IX 5, 1167 a 11-12 " benevolentiam [gr. εὔνοια] diuturnam autem, et in consuetudinem advenientem, fieri amicitiam ". Si noti anche che la forma ‛ benvoglienza ' (cfr. Iacopone Co l'occhi c'aio 17 e 45; Chiaro Valer vorïa 18, Io son certa 2) è limitata alle opere in versi, mentre l'altra sembra riservata alla prosa.