Christensen, Benjamin
Regista, sceneggiatore e attore cinematografico danese, nato a Viborg il 28 settembre 1879 e morto a Copenaghen il 2 aprile 1959. Fu uno dei maggiori cineasti del suo Paese; le sue opere più importanti, dai toni cupi e fortemente contrastati, con un'accentuata tendenza alla sperimentazione linguistica, furono realizzate ai tempi del muto, in patria, in Svezia, in Germania e negli Stati Uniti. Di quasi tutti i suoi film fu sceneggiatore, e fino al 1922 anche attore. Il suo nome è legato soprattutto a Häxan (1922; La stregoneria attraverso i secoli), considerato uno dei capisaldi del genere fantastico.Figlio di un negoziante di tessuti, iniziò gli studi di medicina all'università di Copenaghen, ma li interruppe nel 1901 per dedicarsi allo studio del canto lirico. Persa la voce due anni dopo a causa di disturbi di origine nervosa, fu costretto a passare al teatro di prosa, dove tra il 1904 e il 1907 lavorò come attore e regista; a partire dal 1906 interpretò anche delle piccole parti in alcuni film. Lasciato il teatro, dopo aver lavorato per un periodo nel commercio dei vini, si dedicò interamente all'attività cinematografica. Fu per breve tempo soggettista per August Blom, uno dei maggiori registi dell'epoca, e ottenne la prima parte di rilievo come attore in Skæbnebæltet (1911, La cintura del destino) di Sven Rindom. Due anni dopo gli venne affidata la regia di Det hemmelighedsfulde X (Il misterioso X), un film di spionaggio prodotto dalla Dansk Biografkompagni; il grande successo ottenuto gli permise di abbandonare il lavoro di attore per film di altri registi, e di diventare addirittura il presidente della società. Nel 1915 diresse Hævnens nat (Notte di vendetta), un melodramma sociale a forti tinte che rappresentò la più costosa produzione danese di quel periodo. Nonostante la convenzionalità e l'inverosimiglianza delle trame, lo stile di C. venne apprezzato in tutto il mondo, e in particolare negli Stati Uniti. In quello stesso anno aveva iniziato le riprese di Manden unden ansigt (L'uomo senza volto), che non fu mai portato a termine a causa della grave crisi produttiva che dal 1916 colpì il cinema danese. Trasferitosi in Svezia, dal 1918 al 1921 lavorò al suo progetto più ambizioso, Häxan. Benché girato in Danimarca, con un cast e una troupe locali, il film fu prodotto dalla Svensk Filmindustri, la stessa società per cui lavoravano Victor Sjöström e Mauritz Stiller. Doveva essere la prima parte di una trilogia, da completare con un lungometraggio sui santi e uno sugli spiriti, ma il progetto non andò mai in porto. Vasto affresco sulla stregoneria medioevale e sulle sue cause psicologiche (viste, in chiave positivistica, alla luce delle moderne teorie sull'isteria), è improntato a un'aspra critica contro le superstizioni di ogni genere ed epoca. Suscitò scandalo per le scene di nudo e di tortura (che causarono tagli o proibizioni in diversi Paesi), ma anche grande ammirazione per la ricchezza formale delle immagini, dovuta soprattutto all'uso della luce, cui diede un geniale contributo l'operatore Johan Ankerstjerne. Alternando sequenze di taglio documentaristico e ricostruzioni in studio, in un costante equilibrio tra realismo e invenzione fantastica, Häxan si ispira largamente alla tradizione figurativa fiamminga (e in particolare all'opera di H. Bosch). Benché accolto con perplessità dal pubblico (fu sostanzialmente un insuccesso commerciale), procurò una notevole fama a C., che nel 1923 fu quindi chiamato in Germania dalla Decla-Bioskop. Qui, oltre a interpretare la parte del protagonista in Mikaël (1924; Desiderio del cuore) di Carl Theodor Dreyer, diresse nel 1923 due film, Unter Juden e Seine Frau, die Unbekannte (La moglie sconosciuta). Ma nel 1925 la casa di produzione, coinvolta nella grave crisi economica e finanziaria che aveva colpito la Germania, sospese la lavorazione del film che C. stava girando, Die Frau mit dem schlechten Ruf, con Lionel Barrymore nel ruolo principale. Nel 1926 il regista decise perciò di trasferirsi negli Stati Uniti dove, modificata in Christianson la grafia del suo cognome, fu assunto dalla Metro Goldwin Mayer e girò due commedie sentimentali, The devil's circus (1926) e Mockery (1927), quest'ultima con Lon Chaney. Cambiò genere una volta passato alla First National, che gli produsse nel 1928 The hawk's nest e The haunted house (le cui sinistre atmosfere, create con i chiaroscuri, derivano direttamente da Hævnens nat), e nel 1929 The house of horror e Seven footprints to Satan (Sette passi verso Satana), considerato il miglior film del suo periodo americano: tutti thriller di grande impatto emotivo (anche se talvolta non privi di venature ironiche), quasi degli antesignani del genere horror. L'anno successivo però, scoraggiato dai problemi economici insorti con la produzione e preoccupato dall'avvento del sonoro, decise di rientrare in patria. Ingaggiato dalla Nordisk Films Kompagni, dopo un lungo periodo di inattività, tornò dietro alla macchina da presa per realizzare Skilsmissens børn (1939; I figli del divorzio) e Barnet (1940, Il bambino), sui temi del divorzio e dell'aborto illegale: i film portarono nel cinema danese l'esigenza di una riflessione seria su problemi così drammatici ed ebbero un certo successo di pubblico, nonostante le difficoltà incontrate con la censura. Molto più fredda fu invece l'accoglienza ricevuta dal melodramma sentimentale sugli adolescenti Gå med mig hjem (1941, Vieni a casa con me) e dal poliziesco Damen med de lyse handsker (1943, La signora con i guanti chiari). C. fu così costretto al ritiro. A partire dal 1944 fino alla morte fu direttore di una piccola sala cinematografica della periferia di Copenaghen, il Rio Bio.
J. Gillett, The mysterious X, in "Sight and sound", Spring 1966.
C. Higham, Christensen continued, in "Sight and sound", Autumn 1966.
J. Ernst, Benjamin Christensen, København 1967.
M. Tessier, La sorcellerie à travers les âges, in "Cinéma", 1968, 130.
Schiave bianche allo specchio. Le origini del cinema in Scandinavia (1896-1918), a cura di P. Cherchi Usai, Pordenone 1986 (in partic. M. Sopocy, Benjamin Christensen: 'Det hemmelighedsfulde X' e 'Häxan', pp. 79-84; C.I. Olsen, Lettura di 'Hævnens nat', pp. 85-101; H. Komatsu, Benjamin Christensen, l'Europa e l'America, pp. 103-21).