BENJAMIN NEÉEMJAH
Cronista ebreo, visse intornoallametà del sec. XVI. Nulla è noto di lui, salvo che era figlio di Elnathan o Diodato e dimorava a Civitanova Marche. È da ritenersi che in questa città coprisse l'ufficio o di rabbino capo o di dirigente amministrativo della locale, piccola comunità ebraica. La sua notorietà è affidata a una cronaca redatta in ebraico, priva di titolo, la quale è tornata alla luce di recente. Essa descrive alcune delle vicissitudini occorse agli ebrei dello Stato della Chiesa sotto il pontificato di Paolo IV (1555-59), che ordinò la segregazione degli ebrei nei ghetti; si estende poi ai primi due anni del pontificato di Pio IV. Nel contesto sono intercalate anche interessanti notizie su avvenimenti contemporanei, di pertinenza estranea agli ebrei.
Fra le fonti ebraiche, quella di B. non è l'unica che ricordi la persecuzione di Paolo IV; sovrasta però le altre per esattezza di dati e varietà di particolari. Non è chiaro se nelle intenzioni dell'autore questo memoriale dovesse servire soltanto a fissare alcuni dati per un personale ricordo degli avvenimenti, ovvero fosse destinato a un pubblico più largo. Fa propendere per la seconda ipotesi lo schema della esposizione che sembra ricalcare quello del libro biblico di Ester nella descrizione minuta delle incombenti calamità e nell'improvviso avverarsi della salvezza.
La freschezza di questa cronaca deriva anche dal fatto che, di non pochi episodi riferiti, B. fu non soltanto spettatore, ma attore. La cronaca prende le mosse dalla emanazione della bolla del 12 luglio 1555 di Paolo IV, la quale relegava in un ghetto gli ebrei di tutte le città dello Stato pontificio e li spogliava quasi completamente di ogni dignità e di ogni mezzo di sussistenza economica. Descrive lo smarrimento da cui furono colti gli ebrei fuori di Roma, e in particolare quelli delle Marche, dell'Umbria e della Campania; si sofferma sulle persecuzioni di cui fu fatta oggetto, nel luglio del 1555, la colonia marrana di Ancona e sul martirio a cui furono sottoposti, l'anno appresso, venticinque suoi componenti. Dà speciale risalto all'atteggiamento della cittadinanza locale, apertamente contraria ai decreti contro gli ebrei; questa riluttanza però si affievolì a mano a mano che in ogni città giungevano speciali commissari incaricati della integrale applicazione delle bolle pontificie. Il commissario di Civitanova si insediò in città nel 1558 e, per rompere ogni resistenza di ebrei e di cristiani, nel giugno dell'anno successivo fece arrestare sette fra i principali ebrei del luogo e li fece trasferire a Roma perché fossero sottoposti a processo da parte del tribunale della Inquisizione; fra gli altri era anche Benjamin Neḥemjah. Questi prosegue nel descrivere minutamente la prigione romana di Corte Savella; poi, la improvvisa liberazione, nell'agosto del 1559, a seguito della morte di Paolo IV.
Nelle ultime pagine del memoriale tutte le speranze dell'autore sono rivolte all'opera iniziata da Pio IV. Egli descrive con soddisfazione lo smantellamento del cupo fortilizio eretto da Paolo IV e le draconiane pene inflitte ai nipoti del pontefice; B. riferisce poi della attenuazione delle leggi contro gli ebrei e conclude con la fiducia che l'iniziativa del nuovo papa sia preludio a una completa abrogazione di esse. La cronaca si arresta agli ultimi mesi del 1561.
Fonti e Bibl.: I. Sonne, Da Paolo IV a Pio V. Cronaca ebraica del XVI secolo (in ebraico), Gerusalemme 1954; A. Milano, Storia degli ebrei in Italia, Torino 1963, pp. 663 s.