BENVENUTI, Pietro, detto Pietro dagli Ordini
Ferrarese, figlio di maestro Benvenuto dagli Ordini, che nel 1434 era succeduto a Pietrobuono Brasavola nella direzione dei lavori delle mura meridionali di Ferrara, fu architetto, attivo nella seconda metà del sec. XV.
La notizia che la famiglia dei Benvenuti fosse detta dagli Ordini per aver avuto parte nella costruzione dei primi ordini del campanile della cattedrale di Ferrara, sembra essere smentita da alcuni documenti del 1407 e dei 1432, in cui risulta che un avo della famiglia, Pietro, morto prima del 1407, era già noto con il cognome "dagli Ordini". .
Il B. è ricordato per la prima volta nel 1458 ("M.° Piero degli Ordeni") in una partita relativa al compimento del primo ordine della torre campanaria della cattedrale. Il campanile era stato impostato fin dal 1412, ma i lavori non erano andati oltre il basamento gotico. Nel 1451, per volere di Borso d'Este, la costruzione fu ripresa, forse sulla base di un progetto dell'Alberti, e nel 1458 il primo dado era compiuto. In questa fase della costruzione intervennero sia il maestro Benvenuto sia i figli Pietro e Giovanni: ed è verosimile che la direzione dei lavori - ai quali partecipava una folta schiera di tagliapietre, da Bartolomeo da Firenze a Lorenzo da Como, nonché il maestro muratore Cristoforo del Cossa, padre del pittore - in un primo tempo fosse assunta dal più esperto Benvenuto, ma successivamente passasse nelle mani di Pietro, citato più volte nelle partite di spese. Nel 1461, per esempio, "M.° Piero de Benvegnudo" riceve una somma per i lavori di rivestimento in marmo d'Istria eseguiti da "M.° Meo da Fiorenza". I lavori del campanile sembrano procedere senza soluzione di continuità sino al compimento del secondo ordine (1466) sempre sotto la direzione del Benvenuti. All'architetto erano stati nel frattempo affidati altri incarichi di notevole importanza: la costruzione di porta S. Pietro, aperta nelle mura meridionali della città edificate alcuni anni prima da maestro Benvenuto; l'ampliamento della "delizia" estense di Belriguardo (1465); il progetto e l'esecuzione dell'Ospedale degli Ammorbati (1466) nell'isola di S. Sebastiano detta il Boschetto; la direzione dei lavori di tre palazzi destinati dal duca Borso al favorito Teofilo Calcagnini a Ferrara, a Bellombra e a Benvegnante. Si inserisce a questo punto nell'attività del B. una delle sue imprese più cospicue: la sopraelevazione di palazzo Schifanoia, compiuta con la collaborazione del giovane Biagio Rossetti tra il 1465 e il 1469.
All'originaria fabbrica trecentesca il B. sovrappose un piano nobile - comprendente l'appartamento ducale - sormontato da un ricco coronamento di merli, che più tardi il Rossetti sostituirà con un cornicione in cotto. Da una nota spese risulta che il B. nel 1469 ebbe lire 1000 per i lavori di Schifanoia. Una lettera di Ercole d'Este del 1474 (Campori, p. 57) testimonia che "Maestro Piedro de Benvegnudo... hebe la cura et governo di quelle fabriche et lavoreri del palazo di Schivanoglia...". È quindi verosimile che l'intervento del Rossetti in questa fase dei lavori si limitasse all'attuazione di alcuni particolari, ad esempio le finestre e il portale.
Nello stesso anno della conclusione dei lavori di Schifanoia (1469) il B. è nominato architetto ducale, carica che manterrà anche con il successore di Borso, Ercole I. Tra le prime cose realizzate nell'ambito del nuovo ufficio sono: la cinta del "barco [parco] nuovo" (1472), entro il quale fu ricavato anche un "serraglio" per cavalli; la via coperta (1472), passaggio su cinque arcate - ora interamente rifatto - che congiunge palazzo ducale con Castelvecchio; e il restauro della torre di Rigobello (1472). Nel 1473 il B. avviò la fabbrica del cortile nuovo di palazzo ducale e nel 1476 la cappella del cortile risulta già compiuta: ma i lavori sembra rimanessero interrotti per essere ripresi soltanto nel 1479, quando dalla Toscana, ove stava guerreggiando, il duca inviò al suo architetto un nuovo progetto di sistemazione della corte, raccomandando di distruggere la parte già realizzata. Nell'aprile del 1481 "... fu compito de hedificare la corte nova del Duca e de coprire la schala de marmoro per la quale se va in sala grande...". Lo scalone di palazzo ducale, tutt'ora esistente, nella copertura a lastre di piombo sorretta da un'elegante serie di arcate, indica un innegabile accostamento del B. a esempi costruttivi veneti. A partire dal 1474 il B. è documentato anche come "Inzignero dela Comunità". 2 possibile che già nel 1455 egli (ricordato solo come "m.° Piedro muradore di Ferrara") si fosse recato a Vignola per suggerire lavori di restauro attorno alla rocca. Sopravvenuta nel 1482 la guerra tra Ferrara e Venezia, il B. fu impegnato in opere di difesa e di fortificazione sia in città sia nelle campagne vicine, in particolare nel bastione detto della Rotta e nella Bastia del Zaniolo che controllava il Po di Primaro al confine col territorio ravennate. Da alcune lettere di Ercole I risulta che nel 1476 e nel 1481 il B. lavorò nella cittadella di Reggio e nel 1481 compì alcuni restauri nel palazzo estense di Venezia (Fondaco dei Turchi). Tra le sue opere tarde è possibile debba annoverarsi anche il progetto e la direzione dei lavori del palazzo di S. Francesco a Ferrara (ora sede dell'università) prima dell'intervento di Biagio Rossetti, documentato dal 1483 al 1487 (Padovani, 1955). Il grande loggiato del cortile d'onore, sopravvissuto ai rifacimenti settecenteschi della fabbrica, mostra in effetti un gusto costruttivo vicino a quello delle cose certe del Benvenuti.
Il B. deve essere considerato la figura più significativa dell'architettura ferrarese del sec. XV prima dell'apparizione di Biagio Rossetti, che appunto accanto al più vecchio maestro compie la sua formazione, per succedergli infine nella carica di architetto ducale. Ad un gusto fondamentalmente gotico il B. innesta con cautela elementi di cultura più moderna, traendoli sia dagli esempi albertiani sia dall'architettura veneziana.
Il B. morì il 2 settembre 1483, lasciando erede il fratello Giovanni, che era anch'esso maestro muratore. Aveva avuto dalla moglie Caterina Coracina due figlie, Margarita e Lodovica. Figli di Giovanni furono Teofilo e Francesco.
Fonti e Bibl.: U. Caleffini, Cronica de la... Casa da Este (1471-93), a cura di A. Cappelli, in Atti e Mem. d. R. Deputaz. di storia patria per le prov. modenesi e parmensi, II (1864), pp. 267-312; Bibl. Ap. Vaticana, ms. Chigi I, 1°, 4: U.. Caleffini, Cronica [1471-94], cc. 85v, 176v, 198v; B. Zambotti, Diario ferrarese [1476-1504], a cura di G. Pardi, in Rer. Italic. Script., 2 ed., XXIV, 7, pp. 68, 91; A. Frizzi, Guida... di Ferrara, Ferrara 1787, p. 142; L. N. Cittadella, Memorie storiche... di S. Francesco in Ferrara, Ferrara 1860, p. 11; Id., Notizie relative a Ferrara..., Ferrara 1864, pp. 4, 27, 97, 98, 102, 237, 337, 396, 447, 539 s., 578, 594, 704; Id., Documenti... riguardanti la storia artistica ferrarese, Ferrara 1868, pp. 48, 51;G. Campori, Artisti degli Estensi…, Modena 1882, pp. 36-38, 57-59; A. Venturi, L'Arte a Ferrara nel periodo di Borso d'Este, in Riv. stor. ital., II (1885), pp. 702 s.; Id., Il campanile della cattedrale ferrarese, in L'Arte, XX (1917), pp. 351-54; Id., Storia dell'arte ital., VIII, 2, Milano 1924, p. 397; G. Baum, Baukunst und dekor. Plastik der Frührenaissance in Italien, Stuttgart 1926, pp. 188, 317; G. Padovani, P. B. dagli Ordini, in Corriere Padano, 6 e 8 febbr. 1930; G. Giovannoni, La Cattedrale di Ferrara, Verona 1937, p. 240; G. Padovani, Architetti ferraresi, Rovigo 1955, pp. 25-33; E. Ruhmer, Francesco del Cossa, München 1959, pp. 72, 73, 91; B. Zevi, Biagio Rossetti architetto ferrarese, Torino 1960, v. Indice; M. Salmi, Il campanile della cattedrale di Ferrara, in Commentari, XIII (1962), pp. 79-87; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, XXVI, p. 41 (sub voce Ordini, dagli).