STRACCA, Benvenuto
– Nacque ad Ancona nel 1509.
Il padre Anton Giacomo (dall’esame di laurea peraltro indicato come Giovanni Giacomo), discendente da una famiglia originaria di Foligno arricchitasi esercitando la mercatura e ascritta alla nobiltà nel secolo precedente, affiancò alla professione notarile l’impegno nella vita politica cittadina. Oltre al primogenito Benvenuto, egli ebbe dalla moglie Fiordalisa altri quattro figli maschi: Girolamo fu notaio, Nicolò procuratore, Giovanni mercante e Bernardino ecclesiastico.
Formato nelle scienze umane da Ambrogio Nicandro, latinista di chiara fama, Stracca ne divenne discepolo prediletto e amico tanto da pubblicarne i carmi. Il maestrò ricambiò l’allievo introducendo con alcuni versi il suo più famoso Tractatus.
Il definitivo assoggettamento di Ancona al governo pontificio (1532) e le momentanee epurazioni che ne seguirono colpirono con l’esilio Benvenuto e il padre. Trasferitosi a Bologna, intraprese lo studio delle leggi con Ugo Boncompagni, Lodovico Gozzadini, Agostino Berò e Pier Paolo Parisio: ciascuno di loro sarà ricordato nelle opere di Stracca con l’appellativo preceptor meus. Dinanzi all’arcidiacono di Bologna, Tommaso Campeggi, e a due distinte commissioni formate dal priore di ciascun collegio, da cinque dottori collegiati e dai soprannumerari, il 30 aprile 1537 nella sacrestia della cattedrale di S. Pietro, conseguì la laurea in utroque iure, avendo quali promotori Agostino Berò, Andrea Angelelli, Girolamo Grati e Paolo Pini.
Dopo essere stato vicepotestas ad Ascoli tra il 1539 e il 1540, Stracca fece ritorno ad Ancona; qui esercitò con successo la professione forense e assunse ruoli di prestigio nelle più alte istituzioni cittadine, ove succedette al padre, pur non avendo l’età richiesta e non essendo coniugato, grazie a una speciale concessione del legato, il cardinale Rodolfo Pio da Carpi. Per tutta la vita ricoprì uffici pubblici municipali in virtù dei buoni rapporti instaurati con le strutture di governo della Chiesa. Solo nel 1544 si sposò con Minerva Migliorati, da cui non ebbe alcuna discendenza. Nel 1562 fu istituito in Ancona un Collegio dei dottori, fortemente voluto dal giurista e le cui fortune − scarse − furono legate alla sua esistenza.
Fu autore della prima opera scientifica specificamente dedicata alla materia commerciale, il Tractatus de mercatura, seu mercatore, pubblicato a Venezia nel 1553. Fu solo la prima delle numerose edizioni dell’opera (Venezia 1556 e 1575, Lione 1556 e 1558, Colonia 1575 e 1576), fino all’inserimento − quasi una sorta di consacrazione che toccò a tutti i suoi trattati − nel Tractatus universi iuris (Venetiis 1584). L’amplissimo successo editoriale riscosso − si devono ricordare, infatti, anche edizioni successive (Lione 1591, Amsterdam 1593, 1608, 1621, 1658, 1664, 1669, Colonia 1585 e 1622) − testimonia la diffusa circolazione che il testo ebbe tra i giuristi e tra i mercanti.
Dedicato e presentato al Consiglio generale di Ancona, il De mercatura ha il dichiarato scopo di prevenire le liti mercantesche, e l’ulteriore, sotteso, di riunire in un unico corpus il diritto commerciale e marittimo, fornendo così alla prassi uno strumento di indiscussa utilità. Pur continuando a essere legato al mos italicus iura docendi, le cui auctoritates spesso richiama, Stracca cita classici, sfoggia una buona cultura umanistica e manifesta la propria opinio, non sempre in sintonia con la dottrina precedente; talvolta menziona propri Responsa, che però non furono mai pubblicati e dei quali non si conosce alcun testimone manoscritto.
L’opera − articolata in otto parti seguendo la consueta tripartizione gaiana in personae (prime tre), res (dalla quarta alla sesta) e actiones (ultime due) − raccoglie e collega i profili soggettivi, contrattuali e processuali dello ius mercatorum. Precisato cosa si intendesse per mercatura e chi fosse il mercante, Stracca individua i limiti oltre i quali non doveva spingersi. In particolare, poteva aspirare a un guadagno lecito e ragionevole, ma non essere coinvolto in contratti usurari, nei confronti dei quali l’autore formula una severa condanna. Illustrati diritti e obblighi del mercator, sempre tenuto ad agire secondo bona fides, Stracca indica le modalità secondo cui doveva tenere i libri contabili. Tratta poi dei soggetti che non potevano esercitare la mercatura, del suo oggetto, dei contratti, della giustizia e delle cause per cui veniva meno la condizione di mercante. Tra queste, accanto alla morte e alla cessazione volontaria, vi era il fallimento, oggetto di un vero e proprio trattato, il De conturbatoribus sive decoctoribus, nel quale fu introdotta la distinzione tra fallito per colpa e fallito per cattiva sorte. Di particolare interesse la spiegazione del diritto marittimo, suddivisa in tre trattatelli − De nautis, De navibus e De navigatione − secondo una sistematica propria degli statuti marittimi italiani e del Consolato del mare. Nel De nautis il giurista definisce le persone protagoniste dell’impresa sul mare e individua la loro responsabilità; riprendendo Angelo degli Ubaldi distingue tre diverse tipologie di naviganti: pirati, procacciatori di forniture all’Annona e mercanti (i soli da lui indagati). Il De navibus si occupa di tutto ciò che concerneva la nave e del contratto di noleggio consistente in una locazione. Il De navigatione, infine, è dedicato alla libertà di navigare, con una particolare attenzione per il naufragio, spesso causato dall’imperizia o dall’audacia eccessiva dei naviganti, che non esitavano a ignorare le regole nautiche pur di conseguire lucri maggiori. Per ammissione dello stesso autore questa parte del Tractatus... è incompleta, non occupandosi del cambio marittimo e dell’assicurazione.
Quasi una sorta di appendice al più famoso De mercatura, nel 1558 Stracca pubblicò a Venezia il De proxenetis, et proxeneticis tractatus. La silloge, dedicata al cardinale Rodolfo Pio da Carpi, ebbe l’indiscusso merito di condensare e di organizzare in modo sistematico in un solo testo la communis opinio in materia, fornendo un quadro d’insieme dei principali temi inerenti al sensale e alla senseria allo schiudersi della prima età moderna.
Il De proxenetis... muove dalla definizione di prosseneta, per poi specificare i versanti oggettivi e soggettivi della professione. Il testo è ravvivato da alcune quaestiones che, a detta dell’autore, hanno il pregio di renderlo «uberiorem et fertiliorem». La valenza eminentemente pratica e rispondente alle esigenze del mondo mercantile assicurò al De proxenetis... una certa fortuna, come attestano le numerose edizioni (Venezia 1584 e 1597, Francoforte 1593, Amsterdam 1658, 1668 e 1669, Ginevra 1718, Colonia 1718, 1751 e 1754).
L’esposizione delle tematiche mercantili, iniziata con il De mercatura, fu completata nel 1569 con la pubblicazione congiunta del De assicurationibus, dedicato a Ugo Boncompagni, suo maestro di diritto a Bologna e futuro pontefice con il nome di Gregorio XIII, e del De adiecto, dedicato al futuro papa Innocenzo IX.
Il primo, dopo un’ampia prefazione di carattere generale, è incentrato sulla spiegazione − articolata in 40 glosse in latino − di una polizza assicurativa in uso ad Ancona e scritta in volgare. Attraverso costanti riferimenti alla compilazione giustinianea e ai doctores di diritto comune, Stracca cercò di dare una risposta agli interrogativi che nella pratica potevano sorgere in materia, spesso contraddicendo le opinioni espresse da Pedro de Santarem nel suo precedente e diffuso trattato in materia, rispetto al quale quello del giurista anconetano appare più corposo e completo, seppure espressione di una scelta esegetica e locale che meglio rispondeva alle richieste di quei mercatores che spesso si rivolgevano a lui come consulente.
Il secondo, aperto da un proemio del fratello Nicolò, si articola in cinque parti in cui tratta dell’adiectus e delle sue facoltà, della sua nomina e delle modificazioni dell’obbligazione principale nei suoi confronti, dei pagamenti corrispostigli, di questioni varie, dei rapporti con il creditore principale. In quest’opera Stracca segue la teoria romana secondo cui il rappresentante, nominato nell’atto obbligatorio, ricopre una posizione di fatto ed è persona autorizzata solo a riscuotere il pagamento per il creditore.
Se l’impulso a redigere i trattati venne a Stracca dai mercanti anconetani − come più volte ricorda −, non così le Annotationes in Responsa Cravettae, cui si dedicò negli ultimi anni della sua vita e che non sono riconducibili al filone dello ius mercatorum. Si tratta di un testo − risalente probabilmente al 1575, ma pubblicato postumo a Venezia nel 1580, dedicato a papa Gregorio XIII che lo avrebbe incoraggiato all’impresa editoriale − con il quale egli cercò di inserirsi nella tradizione che voleva i giuristi impegnati a commentare le opere dei propri predecessori.
Morì ad Ancona il 26 novembre 1578, lasciando − così il testamento del 22 maggio 1574 − il suo cospicuo patrimonio ai fratelli Nicolò e Giovanni e al nipote Anton Giacomo; le nipoti e la moglie beneficiarono di legati.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Bologna, Studio, Libri segreti del Collegio di diritto civile, reg. 28B, c. 176v; Libri segreti del Collegio di diritto canonico, reg. 23, c. 263v.
L. Franchi, B. S., giureconsulto anconitano del secolo XVI. Note bio-bibliografiche, Roma 1888; A. Lattes, Lo S. giureconsulto, in Rivista di diritto commerciale, VII (1909), 1, pp. 624-649; C. Donahue jr., B. S.’s De mercatura: was there a lex mercatoria in sixteenth-century Italy?, in From lex mercatoria to commercial law, a cura di V. Piergiovanni, Berlin 1987, pp. 69-120; V. Piergiovanni, Considerazioni comparative tra B. S. e Gerard Malynes, in Relations between the ius commune and English law, a cura di R.H. Helmolz - V. Piergiovanni, Soveria Mannelli 2009, pp. 185-196; C. Giacomini - G. Giubbini - G. Sturba, Nuovi documenti su B. S., in Notiziario del porto di Ancona, 2013, n. 13, pp. 15-21; V. Piergiovanni, S., B., in Dizionario biografico dei giuristi italiani, II, Bologna 2013, pp. 1920-1922; A. Legnani Annichini, Il Tractatus de proxenetis et proxeneticis di B. S. (1509-1578), in Honos alit artes. Studi per il settantesimo compleanno di Mario Ascheri, I, a cura di P. Maffei - G.M. Varanini, Firenze 2014, pp. 219-228.