Pittore (forse Ferrara 1481 - ivi 1559), probabilmente originario di G., villaggio del Polesine; secondo G. Vasari, fu scolaro di D. Panetti: anche se le sue prime opere (Presepe della pinacoteca di Ferrara; affresco del palazzo di Ludovico il Moro, ivi) mostrano l'influsso prevalente di B. Boccaccino, col quale lavorò a Cremona dal 1498 al 1499, e di L. Costa, col quale lavorò a Mantova. Era allora già stato a Roma (diciannovenne) e aveva forse conosciuto a Venezia qualche opera di Giorgione. Verso il 1513 compiva un secondo viaggio a Roma. Quivi ammirò Michelangelo, ma più ancora si accostò a Raffaello. Fra le sue opere ricordiamo alcuni dipinti di soggetto classico (Poseidone e Pallade Atena, 1512, Dresda). L'influsso di Raffaello è evidente nella Madonna in trono e santi (Modena, Gall. Estense). Altre sue opere: il S. Sebastiano (Napoli, Pinacoteca) e gli affreschi del Seminario Ferrarese (1517 circa). Le tendenze giovanili rivivono ancora in dipinti come il Sacrificio pagano della National Gallery di Londra (1526). Confuso talora con il pittore Giovanni Battista Benvenuti detto l'Ortolano; il G. firmò le sue opere con un garofano ("garofalo"). Nel 1531 perdette un occhio; nel 1550 divenne completamente cieco.