BEOWULF
. Poema epico anglosassone di 3183 versi, che ci è pervenuto in un unico ms. (Bnt. Mus. Cotton. Vitellius, A, XXV, f. 132-201 b) della fine del sec. X o dell'inizio dell'XI. È fra le più importanti e vitali produzioni poetiche del Medioevo. Può esser diviso in due parti: la lotta di Beowulf e Grendel (1-2199) e di Beowulf e il drago (2200-3183). Un preludio ci dice come il re danese Scyld Scefing ebbe le esequie su di una nave, che venne lasciata alla deriva sul mare, verso l'ignoto. Il re Hrothgar, figlio del discendente di Scyld, Healfdene, ha fatto erigere una splendida sala, chiamata Heorot, in cui egli tiene a festa e banchetto i suoi cavalieri (1-100). Grendel, un mostro della razza di Caino, venendo, di notte, dalle paludi in cui dimora, entra in Heorot e divora i guerrieri; questo eccidio dura per dodici anni; nessuno può opporsi alla demonica fiera e la sala deve rimanere vuota. Beowulf, nipote di Hygelac, re dei Geatas, varca il mare con quattordici compagni per venire in soccorso a Hrothgar. Nella sua gara di nuoto con Breca (narrata nei vv. 497-606) Beowulf aveva ucciso mostri marini; inoltre egli deve riconoscenza ai Danesi, poiché suo padre Ecgtheow aveva trovato rifugio e amicizia presso Hrothgar quando la sua vita era in pericolo. Perciò egli offre il suo aiuto ed è accolto con onore dal re e dalla regina Wealtheow (101-665 a). Beowulf e i suoi compagni sono lasciati a riposare in Heorot; Grendel entra di notte nella sala e divora uno dei guerrieri; Beowulf lo assale e gli strappa un braccio; ma il mostro, benché mortalmente ferito, riesce a fuggire. Il mattino seguente Hrothgar e Wealtheow rendono grazie a Beowulf e lo ricompensano con ricchi doni (665 b-1232). Mentre i guerrieri del re danese riposano in Heorot, la madre di Grendel penetra nell'aula e rapisce Aeschere, il consigliere capo di Hrothgar. Al mattino, Beo wulf va con i suoi compagni alla dimora dei mostri, un tetro stagno presso il mare, si tuffa e giunge a una grotta, dove combatte e riesce ad uccidere con una spada magica la madre del demone; egli trova il cadavere di Grendel, gli recide la testa e ritorna ai suoi compagni. Hrothgar lo ricolma di regali e Beowulf fa ritorno alla sua terra, dove Hygelac e la regina Hygd lo ricevono con plauso e gli concedono vasti possedimenti nel regno (1233-2199).
Un lungo periodo trascorre, in cui il re Hygelac muore, e il figlio suo Heardred è ucciso dal re svedese Onela; Beowulf ne vendica la morte, succede al trono e vi regna per cinquant'anni. Allora la terra dei Geatas viene devastata da un drago, mosso ad ira perché uno schiavo sfuggito al padrone ha rubato una coppa dal tesoro su cui esso aveva vigilato per tre secoli (2200-2396). Beowulf si reca coi suoi seguaci alla caverna del drago e affronta da solo il mostro; non giunge però a ferirlo, e Wiglaf, l'unico fra i guerrieri che non abbia abbandonato l'eroe, accorre in suo aiuto; Beowulf colpisce il drago sul capo, ma la spada si frange e la fiera afferra l'avversario alla gola; Wiglaf riesce a ferire il drago, che Beowulf finisce con la daga (2397-2709). Ma l'eroe soccombe alle ferite; il suo cadavere è arso su un rogo eretto sopra un promontorio; quindi è innalzato sulla cenere un tumulo, in cui viene riposto il tesoro del drago; e dodici guerrieri, cavalcando attorno alla tomba, proclamano le virtù e il valore dell'eroe (2710-3183).
Alcuni critici (Kemble, Leo, Ettmüller) han creduto di scoprire un significato simbolico nel poema; Beowulf sarebbe una divinità solare o della primavera; Grendel una personificazione delle brume invernali; la madre di Grendel, del furore del mare; il drago, dell'inverno. Abbondano punti di contatto con le saghe scandinave: Beowulf può, con probabilità, essere identificato con Böthvarr Biarki, il capo dei cavalieri di Hrólfr Kraki. Nella scandinava Hrólfs Saga Kraka, Biarki si reca dal Götaland a Leire, la dimora del re danese, e uccide un demone in forma di fiera che infestava le possessioni del re a Yule. Un altro raffronto venne trovato nella scandinava Grettis Saga, in cui Grettir - che pare sia un personaggio reale (morto nel 1031) a cui vennero riferiti gli eventi di una storia assai più antica - uccide due demoni, maschio e femmina, e, benché la scena sia in Islanda, il carattere dei mostri, i siti ch'essi abitano, ed il modo con cui l'eroe li combatte presentano grandi somiglianze coi luoghi corrispondenti nel Beowulf. Un altro parallelo si ritrova nella leggenda di Orm Storolfsson, un eroe di prodigiosa forza, del sec. XIII, cantato in una saga islandese del secolo seguente, e, più tardi, in ballate svedesi. Orm fa vela ad un'isola della Norvegia, devastata da una diabolica, gigantesca fiera, alcunché simile ai mostri del Beowulf. Essa e il figlio suo vengono uccisi da Orm, come Grendel e la madre sua da Beowulf, e, come nello speco del drago, un tesoro viene scoperto nella loro grotta. Scyld, l'antenato dei Schyldungas, la stirpe reale di Danimarca, venne identificato con Skiöldr, l'antenato degli Skiöldungar nella sköldunga Saga; Healfdene ed i suoi figli Hrothgar e Halga corrispondono al re danese Halfdan ed ai suoi figli Hróarr e Helgi; Hrothwulf, nipote di Hrothgar, Froda ed Ingeld rispettivamente a Hrólfr Kraki, figlio di Helgi, a Frotho IV, re di Danimarca, ed al figlio suo Ingialdr. Il principe svedese Eadgils, figlio di Ohthere, è il re degli Svear, Athils, figlio di Ottarr. I Geatas sono i Gautar, il popolo del Götaland, nel sud della Svezia, di cui Procopio parla, nel 520, come di una nazione assai numerosa. La maggior parte degli avvenimenti storici a cui si fa allusione nel poema accaddero nella prima metà del VI secolo. Un evento la cui menzione occorre quattro volte nel poema (1203-23-55-2503-2914), cioè la spedizione di Hygelac contro i Franchi, è ricordato nella Historia Francorum di Gregorio di Tours (lib. III, cap. II) e nell'anonimo e un poco più tardo Liber Historiae Francorum (cap. XIX). I Geatas devastarono alcune terre del re Teodorico che mandò contro di loro il figlio Teodoberto con un grande esercito; questi, ucciso Hygelac, sconfisse e disperse i rapinatori. L'evento accadde fra il 512 ed il 520. Può quindi esser vera la circostanza ricordata nel poema (2501) che Beowulf, come parente e seguace di Hygelac, lo vendicò e trasse a salvamento il rimanente dei Geatas; ciò spiegherebbe come Beowulf, siccome salvatore della sua gente, potesse in processo di tempo venir confuso con l'eroe tradizionale Beowa. Di speciale interesse, siccome unico ricordo di personaggi connessi a una dinastia anglosassone, è la menzione del re Offa, di Eomor e Garmund (1949-1960), che vengono notati nella genealogia dei re della Mercia nelle Cronache Anglosassoni (Eomaer - Offa - Waermund) e che sono da collocare nella prima metà del IV sec.; il fatto che la stirpe regnante nella Mercia proveniva dagli Angli del continente spiegherebbe questa menzione nel Beowulf.
Come il poema venne intessuto di elementi storici e leggendarî, così vi troviamo caratteri cristiani nel pensiero e nel sentimento, commisti a credenze pagane nelle usanze e nei riti. Vi sono diretti riferimenti all'Antico Testamento: alla Creazione (92-7), a Caino ed ai giganti come progenitori di Grendel (113), al Diluvio (1690). Si può scorgere un accenno al Nuovo Testamento (Epistola agli Efesî, VI, 16) nel v. 1743. Beowulf è aiutato da Dio nella sua lotta con la madre di Grendel (1553); viene inoltre condannata la follia di sacrificare agli dei pagani, ma il poeta adduce la scusa: "Essi non conoscevano il Signore". In contraddizione a ciò, Hrothgar rende grazie a Dio per la morte di Grendel (1724). "Il Re di gloria opera meraviglia su meraviglia; rendiamo tosto grazie a lui. Ora ha l'eroe, per mezzo della potenza di Dio, compiuto ciò che tutta la nostra saggezza non poteva fare". La potenza del fato (Wyrd) è riconosciuta, però esso dipende da Dio, che può stornarlo, e che domina i destini umani. L'orgoglio è considerato come il peggior peccato nel discorso di Hrothgar e Beowulf dopo la vittoria su Grendel. Fede nell'immortalità risulta da alcune perifrasi per la morte; così dice il poeta parlando della morte di Hrethel, padre di Hygelac. "Egli abbandonò l'umana gioia e scelse la luce di Dio" (2468-2469).
Dall'esame delle forme grammaticali, ad es., dell'articolo definito, che ha ancora il valore di dimostrativo, dall'uso del caso strum-entale senza preposizione, si è congetturata la sua redazione circa il 700, e da criterî linguistici e metrici si può dedurre che il poema, che ci è pervenuto nel dialetto letterario West-Saxon, della seconda metà del X sec., come quasi tutte le altre poesie anglosassoni a noi giunte, venne composto in origine in un dialetto del Nord o delle Midlands. Lo stile ha una nobiltà severa, ma non disadorna; similitudini colorano l'espressione poetica; la nave cinta di spuma viene paragonata a un uccello (flota fámíheals, fuoge gelícost), (218); la fulgida spada magica nella grotta di Grendel al sole "alla candela del cielo, che splende serenamente dal firmamento" (1571; il Brandl confronta con Eneide, VIII, 621, l'armatura di Enea), e lo adornano quelle perifrasi, o kenningar, come son dette nell'antica poesia scandinava, che occorrono piuttosto frequentemente, ma non con tale insistenza come in altri poemi anglosassoni, ad es. nell'Elene; così beadoléoma íil raggio della battaglia) per la spada (1523); hronrád (la via della balena) per il mare (10). La forma metrica, come nella massima parte delle poesie anglosassoni a noi pervenute, è un verso diviso da una cesura in due emistichî connessi dall'allitterazione; esso può assumere varie forme, secondo il numero delle sillabe accentuate ed atone e delle sillabe allitterate; nella forma normale esso presenta quattro accenti, due in ciascun emistichio, e tre sillabe iniziali allitterate (con allitterazione consonantica o vocalica), usualmente due nel primo emistichi o e una nel secondo; benché il numero delle sillabe atone possa variare v'è sempre una certa simmetria nella struttura del verso.
Es.: béornas on blancum tháer waes Béowulfes (857)
hú thá aethelingas ellen fremedon (3).
Bibl.: Ediz.: J. Zupitza, Autotypes of the Cot. Ms. Vit. A. XV in the Brit. Mus., Londra 1882; M. Heyne, Beowulf, Paderborn 1863; A. J. Wyatt, B., Cambridge 1894; F. Holthausen, B., Heidelberg 1905; W. J. Sedgefield, B., Manchester 1913. Versioni in italiano: D. Grion (prosa), in Atti della Reale Accademia Lucchese, XXII; in inglese: W. Morris e A. J. Wyatt (in verso allitterativo), Londra 1895; J. R. CLark Hall (prosa), Boston 1904; F. B. Gummere (verso allitterativo), New York 1909; in francese: L. Botkine, Le Hâvre 1877; in tedesco: M. Trautmann, Bonn 1904. Critica: Brandl, Geschichte der altenglischen Literatur, in Grundriss der germ. Phil.; H. Chadwick, The Heroic Age, Cambridge 1912; G. Sarrazin, Beowulf's Studien, Berlino 1888 e Neue Beowulfs-studien, in Englische Studien, XXIII; L. Morsbach, Zur Datierung des Beowulfs, in Göttinger Ges. d. Wiss., 1906; F. Blackburn, The Christian Colouring in Beowulf, in Pubblications of the Modern Language Association of America, XII; F. Klaeber, Das christliche Element im B., in Anglia, XXXV; M. Kaluža, Studien zum altgerm. Alliterationsvers, II, Die Metrik des Beowulfliedes, Berlino 1894.